La mia nipotina e la gita in montagna
di
Trozzai Gotusva
genere
incesti
La mia nipotina e la gita in montagna
Dal pomeriggio estivo in piscina, trascorsero settimane frenetiche che mi portarono lontano dalla famiglia e dagli affetti per impegni di lavoro. Sentivo mia moglie al telefono tutte le sere ma non avevo intenzione di dedicare spazio nient’altro visto il livello di stress. Un pomeriggio, dopo circa un mese dall’esperienza con Noemi, ricevo un messaggio da Luca che ha bisogno di confrontarsi con me per una questione di famiglia. Leggo e rispondo che dopo le venti può chiamarmi in qualsiasi momento. Non mi preoccupo, anzi, non ci penso fino a quando squilla il telefono; con Luca le telefonate per cercare di dirimere questioni tra lui e suo padre sono abbastanza frequenti.
La conversazione stavolta non inizia con la solita confidenziale serenità; il ragazzo pare stizzito dal dover dedicare tempo ad una questione del genere. Ciò che stava per dirmi turbava il solido equilibrio del suo menage. Mi racconta la versione dei fatti che Noemi gli ha esposto circa l’esperienza fatta nella radura vicino alla piscina, vantandosi di come fosse riuscita a gestire l’orgasmo a suo vantaggio. Luca in sostanza voleva sapere se avessi fatto degli apprezzamenti relativi al suo modo di farmi godere, in merito alla nostra esperienza.
Lo ascoltai con attenzione cercando di percepire ogni sfumatura, lasciandolo esprimere completamente fino a che mi passò la palla per rispondere. Ero assolutamente sereno; gli ricordai che nel momento in cui lei volle il confronto, mi limitai ad affermare trattarsi di due cose diverse. Giudizio del quale mi sento ancora serenamente coerente. Luca riprese narrando come Noemi avesse posto l’accento sulla mia dotazione nonché sulla maestria con la quale la portai a ripetuti orgasmi con il cunnilinguo e di come avessi apprezzato la sua performance nel concludere il rapporto del pompino con ingoio. Mi voleva far sentire un diverso, un frocio che non capirà mai cosa significa seriamente godere; questa la conclusione alla quale era arrivato il ragazzo.
Non esiste nulla del genere lo rassicurai, probabilmente sta maturando pensieri diversi da quelli che hanno contraddistinto il vostro percorso di cugini che condivisero tutto, lei sa tutto di te e tu di lei, altrimenti non avrebbe mai avuto l’idea di arrivare a me con la proposta di un confronto tra chi di voi due riuscisse a portarsi a casa i miei favori. Sarà un momento particolare tento di giustificare e chiedo con quali argomenti in sospeso si fossero lasciati. Mi sono fatto una risata (amara), continua Luca, e l’ho invitata a raccontarmi anche il prosieguo dell’esperienza, perché, le ho detto, presumo che ci saranno anche nel tuo caso più puntate di questa storia. E lei: puoi contarci che ci saranno, e ti terrò aggiornato.
Quindi devo attendermi un nuovo approccio continuai; ne sono convinto, disse Luca, sfoderando un tono più rilassato ed abbozzando un sorriso, quelle sfumature vocali che anche al telefono riesci chiaramente a percepire pur non vedendo il tuo interlocutore. Mi sa che come feci io, ti ha scelto come il suo primo uomo e se la conosco bene, non passerà molto prima che passi all’attacco per attuare il suo progetto. Luca la conosceva bene, io no, era sempre stata lontano dalle mie relazioni, Noemi giocava volentieri con mia moglie, Mara che ha sempre desiderato una bambina, le riservava mille attenzioni, mentre io preferivo condividere i giochi con Luca. Nella mia generazione ho sempre trovato giusto così.
La settimana successiva si presentava piuttosto rilassante per me. Avevo dipanato molte situazioni che si trascinavano da tempo e l’idea dominante era quella di trascorrere qualche giorno in montagna, magari compiendo un’escursione in alta quota con l’imbracatura pronta per le ferrate. Ne stiamo parlando con Mara quando arriva Mirka, mia cognata. Si intrufola immediatamente nella discussione e propone di fare l’esperienza della montagna con la sua famiglia. Anche loro sono liberi la settimana successiva e farebbero volentieri qualche giorno in montagna. Mara accetta immediatamente, lei detesta le passeggiate con me che pretendo sempre di percorrere sentieri a suo dire “estremi”. La presenza della sorella le permetterebbe di avere un alleata nella gara a chi fa meno. Per quanto riguarda Piero, lui è sempre disponibile ad aiutare chi non vuole fare niente.
Così il lunedì successivo partiamo per Vigo di Fassa in sette, perché a noi si unisce inaspettatamente la signorina Noemi. Non ci eravamo più incontrati dal pomeriggio in piscina e se non fosse per la parentesi aperta e chiusa da Luca, non avevo più alcuna notizia di Lei. Saliamo in albergo ed entriamo nelle nostre camere, il lungo viaggio ci ha stancato molto e faremo un breve riposino prima di cena. A cena non ci troviamo assieme, predispongono due tavoli non vicinissimi e per la prima sera lasciamo le cose come stanno, per il giorno dopo chiederò di unire i tavoli per stare assieme. Noemi cena e si allontana dall’albergo appena terminato, dice di aver incontrato amici conosciuti lo scorso anno e trascorrerà con loro il resto della serata.
Facciamo due passi in paese con Mara e mi telefona Luca per sapere se ci sono novità. Lo rassicuro che nulla ancora è accaduto e che non vi sono novità. Tienimi informato, si raccomanda, sicuro che a breve qualcosa potrebbe accadere. La mattina successiva tutte le donne decidono di visitare il tradizionale mercato. Tento di coinvolgere Pietro per una breve passeggiata ma capisco che non avrò successo dal modo in cui inizia a campare scuse circa la pendenza del sentiero, la lunghezza l’altitudine ecc. ecc. non c’è speranza, decido di spostarmi da solo e imboccato il sentiero che danno percorribile in un paio d’ore, di difficoltà media, ritorno in albergo soddisfatto ed in larga parte in pace con il mondo.
Nel pomeriggio, Pietro non si schioda dalla camera mentre Mara e sua sorella aderiscono ad una escursione guidata con il minibus dell’albergo. Io non ho deciso ancora nulla, pago della passeggiata compiuta al mattino e mi riposo qualche minuto dopo pranzo, spaparazzato sul lettone a baldacchino in legno di pino. Mara è uscita da una decina di minuti, sento bussare alla porta della stanza: sono Noemi, posso entrare? Ci siamo, penso mentre mi alzo e vado ad aprire. Entra come se fosse nella sua stanza e rassicura: le ho viste partire, stanno con altre cinque sei vecchie, cosa penseranno di vedere non so, comunque, meglio così. Sono tornato a letto, avvolto nella copertina di pile per garantire il giusto calore addominale per la digestione.
Noemi irridente si inginocchia sul letto e strattonandone un angolo, la toglie lasciandomi scoperto con i miei succinti slippini che fasciano coprendolo a stento, il salame e le grosse palle. Mi piace così le dico, in questo modo rimane tutto raccolto, i boxer non sono contenitivi e mi crea disagio sentire il mio apparato libero di muoversi sotto i pantaloni. Lei si libera della lunga Tshirt e allungando una mano, inizia ad accarezzare il pacco che immediatamente reagisce rendendo inutilmente contenitivo, lo slip elasticizzato che inizia a pulsare ritmicamente mentre il fianchetto che tenta di tenere la punta (oramai visibilmente in espansione), evidenzia una ampia zona bagnata e appiccicaticcia.
Noemi accarezza percorrendo l’asta con la mano e soffermandosi sulla punta ne preleva qualche goccia e la lecca con voluttà. Stavolta non attendo spettatore indeciso e stupefatto, le accarezzo direttamente la patata infilando subito la mano sotto il tanga mentre con l’altra esploro quel corpo giovane, esposto al sole fino a sembrare fuso nel bronzo quanto è liscio e privo di imperfezioni. Si china a baciarmi il torace, lisciando i pettorali per scendere a leccare e mordicchiare gli addominali. Si ferma con la testolina sopra l’ombelico, forse sta osservando il cazzo che sta esplodendo sotto lo slip.
Prendo l’iniziativa e la stendo supina, inizio a brucare dalle tettine all’ombelico, senza mai staccare la mano che massaggia la patatina che oramai ha allagato la mano impegnata in quella infinita monotona ripetitiva carezza. Ma voglio rimandare il momento del cunnilinguo e capire cosa vorrà fare oggi e, nei prossimi giorni. Noemi mi lascia fare, si è impossessata del cazzo che sega lentamente nella parte che esche dallo slip. Libero la figa dal lembo di tessuto e inizio a leccarla, apre le gambe creandomi spazio e si riempie la bocca del cazzo. Come avverto la manovra e sento la cappella catturata tra le fauci della pantera, rimango per un attimo immobile.
Ci pensa lei a smuovermi, ingoiandolo tutto fino a farmi sentire il salto dell’arcata tonsillare spingendo al contempo la mia testa a fondo tra le sue cosce, e lì ci siamo persi a succhiare ed a leccare per un bel po’. Cambio registro sdraiandomi sotto di lei per darle l’opportunità di sbocchinarmi con comodo mentre sta con la figa incollata alla mia bocca. Noemi gradisce molto e mi sbroda copiosamente continuiamo ancora in quella posizione finché non arriviamo al dunque, al motivo per cui aveva aderito ad unirsi ai suoi in quella breve vacanza. Cambia posizione e coricandosi sul mio corpo cattura il cazzo tesissimo tra le cosce marmoree in un massaggio da brivido.
Siamo faccia a faccia, sento il suo alito che profuma di dentifricio e ci baciamo come due amanti che anelano da tempo quel bacio poi mi guarda e ordina: adesso zio, scopami, piano ma con decisione, io ti offro la mia verginità come fece Luca, deve essere indimenticabile e sono sicura che lo sarà. Mi ha ricordato che è mia nipote ed ancora quella antipatica rivalsa con il cugino. Non ci dovevo pensare. Si corica al mio fianco dopo aver steso uno spesso riquadro di tessuto sotto il bacino. È per l’eventuale sanguinamento spiega. La accarezzo senza sosta, la patata sembra una roggia da quant’è bagnata, la salvietta che ha messo a salvaguardia del lenzuolo, denuncia già una larga macchia di liquido.
Mi corico su quel corpo senza gravarne il peso e col cazzo inizio a pennellare la fighetta così stretta. L’asta sembra di roccia e la cappella che la sovrasta è rigida come una tazza di ceramica. Non mi ricordo tanta eccitazione, ma in realtà il momento è unico, figa giovane e profumata, vergine da incesto. Le allargo le grandi labbra e Noemi accompagnando l’azione con un profondo sospiro apre ancor più le gambe. Inizio a premere fino all’ostacolo dell’imene e mantenendo la pressione al minimo, mi appoggio appena al suo corpo, le bacio il collo e mi offre la bocca. Il bacio apre un crescendo di leccate e succhiate di lingua che si fa deciso fino alla frenesia ed a quel punto spingo dentro con decisione affondando il cazzo.
Mi fermo finché la sento nuovamente rilassata. Smette di baciarmi, alza il capo quasi in cerca d’aria poi si rilassa e mi incita a continuare piano, aspetto qualche secondo, torniamo a baciarci e riprendo a scoparmela con gusto crescente, sento la figa giovane e fresca che si adatta al cazzo ma non ne è ancora dilatata. Le pareti cingono con resistenza tutta l’asta, abbracciandola con ogni fibra. Noemi sospira ed il lancinante dolore iniziale sta già lasciando il passo al puro piacere da come il respiro inizia a farsi corto. Gli occhi socchiusi e la lingua morbida in un bacio che si fa sempre più distratto per godere di quel mattarello che la sta lavorando in una parte del corpo che non l’aveva mai accolto.
Mugola ed allarga le gambe, si lascia andare ad espressioni colorite: si cazzone maledetto, scopami, allarga la mia fighetta e preparala a prendere i cazzetti degli amici che la aspettano da anni. Sorride divertita dopo questa affermazione e ruotando in avanti il bacino favorisce la penetrazione che si fa aggressiva, le sbatto il cazzo fino a dove posso, sento i testicoli schiantarsi sul perineo e Noemi mi tiene agganciato per i fianchi attirandomi a se ed impedendomi di prendere la rincorsa nel mio frenetico andirivieni. Mi abbraccia, ci giriamo così uniti per sedersi sulla larga pediera del letto. La sento ben piantata sul cazzo e le sfugge qualche lamento quando mi muovo. Le spiego cosa intendo fare e mi risponde subito…
Solo un porco come te può pensarle tutte, scopami come vuoi. Stendo le gambe e la spingo avanti e indietro per sbatterla bene; sento le pareti della vagina cedere sotto la pressione del membro durissimo. Lei geme senza ritegno mentre la sua sborra cola tra le gambe, alterno la manovra con qualche su e giù che lei collabora volentieri per allentare la pressione della scopata ma ben presto (per me sempre troppo presto, ma sono cosciente di non saziarmi mai), Noemi chiede di cambiare perché si sente svenire. Estraggo il cazzo e la corico al centro del letto. Lecco la figa che adesso si presenta bella dilatata e la faccio godere con qualche lappata ma Noemi pretende il cazzo, non vuole sentirsi vuota.
Vedo che il volto è tornato roeseo, la metto a pancia in giù e la prendo da dietro. Inizio a martellarla e le accompagno la mano a palparsi l’addome a percepire i punti dove la sto penetrando, è un gioco terribilmente eccitante e gli orgasmi non si contano. La alzo sulle ginocchia e poi anche i gomiti si alzano, trovandosi a pecora. Inizio a battere il tempo alla vista di quel panorama, il cazzo sembra uno strumento di feroce violenza che si abbatte su quella patatina oramai aperta senza pietà, grondante di umori ed in balia di bordate che producono rumori osceni.
Noemi si dimena ed esprime il suo godimento sia verbalmente con parole offensive nei miei confronti, sia lanciando i tradizionali monosillabi (sii, ancora dai, scopami mmm, ecc.) ma anche dai porco stupratore, sciupa femmine schifoso, mi stai violentando, mi apri come una cozza, mi sento aperta e bagnata, non sarò mai più come prima, adesso vorrò sentirmi la figa sempre piena, che bello, dai scopami, ecc. mi sentivo eccitato come un animale in foia, ero curioso di guardare il cazzo che si immergeva in quel giovane corpo, in quella patatina dilatata da far paura e sovrastata da un culetto simile ad un piccolo seno virginale. Ero in visibilio, non avrei voluto fermarmi mai in quell’opera d’arte che è la scopata con una creatura di tale levatura e continuavo il mio su e giù.
Le artiglio i fianchi aumentando così l’affondo; sento la pressione sulla cappella che spinge i fornici all’inverosimile e la ragazza smette di incitarmi e cerca di allontanarsi sottraendosi alla crescente aggressività. Mi avvedo del cambiamento e abbasso il ritmo e la profondità della penetrazione. Noemi lascia scivolare le gambe sul letto e la sto penetrando prona, stringe le gambe, appoggio il bacino al suo culetto e roteo il cazzo nella figa invitandola a sentirne la punta che preme sulla parete addominale. Si accarezza nel punto di pressione e nuovamente sottolinea che solo un porco come me può notare cose del genere. Però ti piacciono, sottolineo ridacchiando e continuando a rimescolarle il cazzo in figa.
Rimane in quella posizione per qualche minuto, poi si gira supina e mi invita a coprirla nella classica posizione del missionario. Continuiamo così con calma, senza fretta assestando di tanto in tanto degli affondi estremi, alzandole le gambe sulla pancia o infilando il cazzo di lato con una sola gamba alzata. Variazioni sul tema per cercare di prolungare un piacere che inizia a scemare per il sopraggiungere di un fastidioso bruciore che Noemi lamenta ormai da ingravescente da qualche minuto.
Gli orgasmi si susseguono e non si contano tuttavia ad ogni successivo la sento infiacchirsi e perdere forze. Mi piace scoparla così arrendevole, mi risulta spontaneo dosare forza e dolcezza nel violare la fighetta col cazzo ancora inferocito dalle bordate inflitte pochi minuti prima. Rallento continuando lo stantuffo e aspetto il suo invito che giunge puntuale: adesso lo voglio bere! Si toglie il cazzo e stringendolo a due mani inizia a lavorarlo di bocca. Sega e lecca, sega e succhia strizza e lecca le palle e massaggia il cappellone finché se lo fa scoppiare in bocca, ingoia il possibile, ed il resto lo va a raccogliere subito dopo, pulendo e ingoiando fino all’ultima goccia.
Appoggia arrendevole la testa sul cazzo ancora in tiro, coccolandolo tra il collo ed il mento, mentre mi guarda con un sorriso soddisfatto. Restiamo così in silenzio per qualche minuto. Vorrei accarezzarle la testa ma non so, infatti prende la parola confermando essere stata una bella battaglia amorosa, senza vincitori o vinti. Ho sempre pensato (continua) che perdere la verginità non poteva essere una resa ed è stato solo un attimo che però ho riscattato alla grande vero zio? Confermo di aver fatto l’amore con una vera amazzone; mi corregge immediatamente: abbiamo scopato zio! Come vuoi, rispondo, ma quando io do una parte di me dono e ricevo amore, perché ci metto del mio, corpo e anima.
Noemi rimane un attimo perplessa; si alza, indossa la sua Tshirt e mi bacia su una guancia come se la nipotina avesse fatto allo zio una visita di cortesia. Ci penserò, assicura aggiungendo: adesso forse capisco la stizza di Luca nel discutere di questo argomento. Vorrei vederlo in faccia mentre fa l’amore con te, come dice lui……gliene parlerò. Si allontana per uscire, le raccomando di non farsi vedere in giro per qualche momento, almeno finché non perderà quell’aura di santità che le si legge in faccia. Corre in bagno a specchiarsi e ridendo di gusto conferma. È vero, sembro trasformata in un’altra persona, pacata e matura. Ci vedremo prestissimo io e te zietto, ed esce ridendo.
Dal pomeriggio estivo in piscina, trascorsero settimane frenetiche che mi portarono lontano dalla famiglia e dagli affetti per impegni di lavoro. Sentivo mia moglie al telefono tutte le sere ma non avevo intenzione di dedicare spazio nient’altro visto il livello di stress. Un pomeriggio, dopo circa un mese dall’esperienza con Noemi, ricevo un messaggio da Luca che ha bisogno di confrontarsi con me per una questione di famiglia. Leggo e rispondo che dopo le venti può chiamarmi in qualsiasi momento. Non mi preoccupo, anzi, non ci penso fino a quando squilla il telefono; con Luca le telefonate per cercare di dirimere questioni tra lui e suo padre sono abbastanza frequenti.
La conversazione stavolta non inizia con la solita confidenziale serenità; il ragazzo pare stizzito dal dover dedicare tempo ad una questione del genere. Ciò che stava per dirmi turbava il solido equilibrio del suo menage. Mi racconta la versione dei fatti che Noemi gli ha esposto circa l’esperienza fatta nella radura vicino alla piscina, vantandosi di come fosse riuscita a gestire l’orgasmo a suo vantaggio. Luca in sostanza voleva sapere se avessi fatto degli apprezzamenti relativi al suo modo di farmi godere, in merito alla nostra esperienza.
Lo ascoltai con attenzione cercando di percepire ogni sfumatura, lasciandolo esprimere completamente fino a che mi passò la palla per rispondere. Ero assolutamente sereno; gli ricordai che nel momento in cui lei volle il confronto, mi limitai ad affermare trattarsi di due cose diverse. Giudizio del quale mi sento ancora serenamente coerente. Luca riprese narrando come Noemi avesse posto l’accento sulla mia dotazione nonché sulla maestria con la quale la portai a ripetuti orgasmi con il cunnilinguo e di come avessi apprezzato la sua performance nel concludere il rapporto del pompino con ingoio. Mi voleva far sentire un diverso, un frocio che non capirà mai cosa significa seriamente godere; questa la conclusione alla quale era arrivato il ragazzo.
Non esiste nulla del genere lo rassicurai, probabilmente sta maturando pensieri diversi da quelli che hanno contraddistinto il vostro percorso di cugini che condivisero tutto, lei sa tutto di te e tu di lei, altrimenti non avrebbe mai avuto l’idea di arrivare a me con la proposta di un confronto tra chi di voi due riuscisse a portarsi a casa i miei favori. Sarà un momento particolare tento di giustificare e chiedo con quali argomenti in sospeso si fossero lasciati. Mi sono fatto una risata (amara), continua Luca, e l’ho invitata a raccontarmi anche il prosieguo dell’esperienza, perché, le ho detto, presumo che ci saranno anche nel tuo caso più puntate di questa storia. E lei: puoi contarci che ci saranno, e ti terrò aggiornato.
Quindi devo attendermi un nuovo approccio continuai; ne sono convinto, disse Luca, sfoderando un tono più rilassato ed abbozzando un sorriso, quelle sfumature vocali che anche al telefono riesci chiaramente a percepire pur non vedendo il tuo interlocutore. Mi sa che come feci io, ti ha scelto come il suo primo uomo e se la conosco bene, non passerà molto prima che passi all’attacco per attuare il suo progetto. Luca la conosceva bene, io no, era sempre stata lontano dalle mie relazioni, Noemi giocava volentieri con mia moglie, Mara che ha sempre desiderato una bambina, le riservava mille attenzioni, mentre io preferivo condividere i giochi con Luca. Nella mia generazione ho sempre trovato giusto così.
La settimana successiva si presentava piuttosto rilassante per me. Avevo dipanato molte situazioni che si trascinavano da tempo e l’idea dominante era quella di trascorrere qualche giorno in montagna, magari compiendo un’escursione in alta quota con l’imbracatura pronta per le ferrate. Ne stiamo parlando con Mara quando arriva Mirka, mia cognata. Si intrufola immediatamente nella discussione e propone di fare l’esperienza della montagna con la sua famiglia. Anche loro sono liberi la settimana successiva e farebbero volentieri qualche giorno in montagna. Mara accetta immediatamente, lei detesta le passeggiate con me che pretendo sempre di percorrere sentieri a suo dire “estremi”. La presenza della sorella le permetterebbe di avere un alleata nella gara a chi fa meno. Per quanto riguarda Piero, lui è sempre disponibile ad aiutare chi non vuole fare niente.
Così il lunedì successivo partiamo per Vigo di Fassa in sette, perché a noi si unisce inaspettatamente la signorina Noemi. Non ci eravamo più incontrati dal pomeriggio in piscina e se non fosse per la parentesi aperta e chiusa da Luca, non avevo più alcuna notizia di Lei. Saliamo in albergo ed entriamo nelle nostre camere, il lungo viaggio ci ha stancato molto e faremo un breve riposino prima di cena. A cena non ci troviamo assieme, predispongono due tavoli non vicinissimi e per la prima sera lasciamo le cose come stanno, per il giorno dopo chiederò di unire i tavoli per stare assieme. Noemi cena e si allontana dall’albergo appena terminato, dice di aver incontrato amici conosciuti lo scorso anno e trascorrerà con loro il resto della serata.
Facciamo due passi in paese con Mara e mi telefona Luca per sapere se ci sono novità. Lo rassicuro che nulla ancora è accaduto e che non vi sono novità. Tienimi informato, si raccomanda, sicuro che a breve qualcosa potrebbe accadere. La mattina successiva tutte le donne decidono di visitare il tradizionale mercato. Tento di coinvolgere Pietro per una breve passeggiata ma capisco che non avrò successo dal modo in cui inizia a campare scuse circa la pendenza del sentiero, la lunghezza l’altitudine ecc. ecc. non c’è speranza, decido di spostarmi da solo e imboccato il sentiero che danno percorribile in un paio d’ore, di difficoltà media, ritorno in albergo soddisfatto ed in larga parte in pace con il mondo.
Nel pomeriggio, Pietro non si schioda dalla camera mentre Mara e sua sorella aderiscono ad una escursione guidata con il minibus dell’albergo. Io non ho deciso ancora nulla, pago della passeggiata compiuta al mattino e mi riposo qualche minuto dopo pranzo, spaparazzato sul lettone a baldacchino in legno di pino. Mara è uscita da una decina di minuti, sento bussare alla porta della stanza: sono Noemi, posso entrare? Ci siamo, penso mentre mi alzo e vado ad aprire. Entra come se fosse nella sua stanza e rassicura: le ho viste partire, stanno con altre cinque sei vecchie, cosa penseranno di vedere non so, comunque, meglio così. Sono tornato a letto, avvolto nella copertina di pile per garantire il giusto calore addominale per la digestione.
Noemi irridente si inginocchia sul letto e strattonandone un angolo, la toglie lasciandomi scoperto con i miei succinti slippini che fasciano coprendolo a stento, il salame e le grosse palle. Mi piace così le dico, in questo modo rimane tutto raccolto, i boxer non sono contenitivi e mi crea disagio sentire il mio apparato libero di muoversi sotto i pantaloni. Lei si libera della lunga Tshirt e allungando una mano, inizia ad accarezzare il pacco che immediatamente reagisce rendendo inutilmente contenitivo, lo slip elasticizzato che inizia a pulsare ritmicamente mentre il fianchetto che tenta di tenere la punta (oramai visibilmente in espansione), evidenzia una ampia zona bagnata e appiccicaticcia.
Noemi accarezza percorrendo l’asta con la mano e soffermandosi sulla punta ne preleva qualche goccia e la lecca con voluttà. Stavolta non attendo spettatore indeciso e stupefatto, le accarezzo direttamente la patata infilando subito la mano sotto il tanga mentre con l’altra esploro quel corpo giovane, esposto al sole fino a sembrare fuso nel bronzo quanto è liscio e privo di imperfezioni. Si china a baciarmi il torace, lisciando i pettorali per scendere a leccare e mordicchiare gli addominali. Si ferma con la testolina sopra l’ombelico, forse sta osservando il cazzo che sta esplodendo sotto lo slip.
Prendo l’iniziativa e la stendo supina, inizio a brucare dalle tettine all’ombelico, senza mai staccare la mano che massaggia la patatina che oramai ha allagato la mano impegnata in quella infinita monotona ripetitiva carezza. Ma voglio rimandare il momento del cunnilinguo e capire cosa vorrà fare oggi e, nei prossimi giorni. Noemi mi lascia fare, si è impossessata del cazzo che sega lentamente nella parte che esche dallo slip. Libero la figa dal lembo di tessuto e inizio a leccarla, apre le gambe creandomi spazio e si riempie la bocca del cazzo. Come avverto la manovra e sento la cappella catturata tra le fauci della pantera, rimango per un attimo immobile.
Ci pensa lei a smuovermi, ingoiandolo tutto fino a farmi sentire il salto dell’arcata tonsillare spingendo al contempo la mia testa a fondo tra le sue cosce, e lì ci siamo persi a succhiare ed a leccare per un bel po’. Cambio registro sdraiandomi sotto di lei per darle l’opportunità di sbocchinarmi con comodo mentre sta con la figa incollata alla mia bocca. Noemi gradisce molto e mi sbroda copiosamente continuiamo ancora in quella posizione finché non arriviamo al dunque, al motivo per cui aveva aderito ad unirsi ai suoi in quella breve vacanza. Cambia posizione e coricandosi sul mio corpo cattura il cazzo tesissimo tra le cosce marmoree in un massaggio da brivido.
Siamo faccia a faccia, sento il suo alito che profuma di dentifricio e ci baciamo come due amanti che anelano da tempo quel bacio poi mi guarda e ordina: adesso zio, scopami, piano ma con decisione, io ti offro la mia verginità come fece Luca, deve essere indimenticabile e sono sicura che lo sarà. Mi ha ricordato che è mia nipote ed ancora quella antipatica rivalsa con il cugino. Non ci dovevo pensare. Si corica al mio fianco dopo aver steso uno spesso riquadro di tessuto sotto il bacino. È per l’eventuale sanguinamento spiega. La accarezzo senza sosta, la patata sembra una roggia da quant’è bagnata, la salvietta che ha messo a salvaguardia del lenzuolo, denuncia già una larga macchia di liquido.
Mi corico su quel corpo senza gravarne il peso e col cazzo inizio a pennellare la fighetta così stretta. L’asta sembra di roccia e la cappella che la sovrasta è rigida come una tazza di ceramica. Non mi ricordo tanta eccitazione, ma in realtà il momento è unico, figa giovane e profumata, vergine da incesto. Le allargo le grandi labbra e Noemi accompagnando l’azione con un profondo sospiro apre ancor più le gambe. Inizio a premere fino all’ostacolo dell’imene e mantenendo la pressione al minimo, mi appoggio appena al suo corpo, le bacio il collo e mi offre la bocca. Il bacio apre un crescendo di leccate e succhiate di lingua che si fa deciso fino alla frenesia ed a quel punto spingo dentro con decisione affondando il cazzo.
Mi fermo finché la sento nuovamente rilassata. Smette di baciarmi, alza il capo quasi in cerca d’aria poi si rilassa e mi incita a continuare piano, aspetto qualche secondo, torniamo a baciarci e riprendo a scoparmela con gusto crescente, sento la figa giovane e fresca che si adatta al cazzo ma non ne è ancora dilatata. Le pareti cingono con resistenza tutta l’asta, abbracciandola con ogni fibra. Noemi sospira ed il lancinante dolore iniziale sta già lasciando il passo al puro piacere da come il respiro inizia a farsi corto. Gli occhi socchiusi e la lingua morbida in un bacio che si fa sempre più distratto per godere di quel mattarello che la sta lavorando in una parte del corpo che non l’aveva mai accolto.
Mugola ed allarga le gambe, si lascia andare ad espressioni colorite: si cazzone maledetto, scopami, allarga la mia fighetta e preparala a prendere i cazzetti degli amici che la aspettano da anni. Sorride divertita dopo questa affermazione e ruotando in avanti il bacino favorisce la penetrazione che si fa aggressiva, le sbatto il cazzo fino a dove posso, sento i testicoli schiantarsi sul perineo e Noemi mi tiene agganciato per i fianchi attirandomi a se ed impedendomi di prendere la rincorsa nel mio frenetico andirivieni. Mi abbraccia, ci giriamo così uniti per sedersi sulla larga pediera del letto. La sento ben piantata sul cazzo e le sfugge qualche lamento quando mi muovo. Le spiego cosa intendo fare e mi risponde subito…
Solo un porco come te può pensarle tutte, scopami come vuoi. Stendo le gambe e la spingo avanti e indietro per sbatterla bene; sento le pareti della vagina cedere sotto la pressione del membro durissimo. Lei geme senza ritegno mentre la sua sborra cola tra le gambe, alterno la manovra con qualche su e giù che lei collabora volentieri per allentare la pressione della scopata ma ben presto (per me sempre troppo presto, ma sono cosciente di non saziarmi mai), Noemi chiede di cambiare perché si sente svenire. Estraggo il cazzo e la corico al centro del letto. Lecco la figa che adesso si presenta bella dilatata e la faccio godere con qualche lappata ma Noemi pretende il cazzo, non vuole sentirsi vuota.
Vedo che il volto è tornato roeseo, la metto a pancia in giù e la prendo da dietro. Inizio a martellarla e le accompagno la mano a palparsi l’addome a percepire i punti dove la sto penetrando, è un gioco terribilmente eccitante e gli orgasmi non si contano. La alzo sulle ginocchia e poi anche i gomiti si alzano, trovandosi a pecora. Inizio a battere il tempo alla vista di quel panorama, il cazzo sembra uno strumento di feroce violenza che si abbatte su quella patatina oramai aperta senza pietà, grondante di umori ed in balia di bordate che producono rumori osceni.
Noemi si dimena ed esprime il suo godimento sia verbalmente con parole offensive nei miei confronti, sia lanciando i tradizionali monosillabi (sii, ancora dai, scopami mmm, ecc.) ma anche dai porco stupratore, sciupa femmine schifoso, mi stai violentando, mi apri come una cozza, mi sento aperta e bagnata, non sarò mai più come prima, adesso vorrò sentirmi la figa sempre piena, che bello, dai scopami, ecc. mi sentivo eccitato come un animale in foia, ero curioso di guardare il cazzo che si immergeva in quel giovane corpo, in quella patatina dilatata da far paura e sovrastata da un culetto simile ad un piccolo seno virginale. Ero in visibilio, non avrei voluto fermarmi mai in quell’opera d’arte che è la scopata con una creatura di tale levatura e continuavo il mio su e giù.
Le artiglio i fianchi aumentando così l’affondo; sento la pressione sulla cappella che spinge i fornici all’inverosimile e la ragazza smette di incitarmi e cerca di allontanarsi sottraendosi alla crescente aggressività. Mi avvedo del cambiamento e abbasso il ritmo e la profondità della penetrazione. Noemi lascia scivolare le gambe sul letto e la sto penetrando prona, stringe le gambe, appoggio il bacino al suo culetto e roteo il cazzo nella figa invitandola a sentirne la punta che preme sulla parete addominale. Si accarezza nel punto di pressione e nuovamente sottolinea che solo un porco come me può notare cose del genere. Però ti piacciono, sottolineo ridacchiando e continuando a rimescolarle il cazzo in figa.
Rimane in quella posizione per qualche minuto, poi si gira supina e mi invita a coprirla nella classica posizione del missionario. Continuiamo così con calma, senza fretta assestando di tanto in tanto degli affondi estremi, alzandole le gambe sulla pancia o infilando il cazzo di lato con una sola gamba alzata. Variazioni sul tema per cercare di prolungare un piacere che inizia a scemare per il sopraggiungere di un fastidioso bruciore che Noemi lamenta ormai da ingravescente da qualche minuto.
Gli orgasmi si susseguono e non si contano tuttavia ad ogni successivo la sento infiacchirsi e perdere forze. Mi piace scoparla così arrendevole, mi risulta spontaneo dosare forza e dolcezza nel violare la fighetta col cazzo ancora inferocito dalle bordate inflitte pochi minuti prima. Rallento continuando lo stantuffo e aspetto il suo invito che giunge puntuale: adesso lo voglio bere! Si toglie il cazzo e stringendolo a due mani inizia a lavorarlo di bocca. Sega e lecca, sega e succhia strizza e lecca le palle e massaggia il cappellone finché se lo fa scoppiare in bocca, ingoia il possibile, ed il resto lo va a raccogliere subito dopo, pulendo e ingoiando fino all’ultima goccia.
Appoggia arrendevole la testa sul cazzo ancora in tiro, coccolandolo tra il collo ed il mento, mentre mi guarda con un sorriso soddisfatto. Restiamo così in silenzio per qualche minuto. Vorrei accarezzarle la testa ma non so, infatti prende la parola confermando essere stata una bella battaglia amorosa, senza vincitori o vinti. Ho sempre pensato (continua) che perdere la verginità non poteva essere una resa ed è stato solo un attimo che però ho riscattato alla grande vero zio? Confermo di aver fatto l’amore con una vera amazzone; mi corregge immediatamente: abbiamo scopato zio! Come vuoi, rispondo, ma quando io do una parte di me dono e ricevo amore, perché ci metto del mio, corpo e anima.
Noemi rimane un attimo perplessa; si alza, indossa la sua Tshirt e mi bacia su una guancia come se la nipotina avesse fatto allo zio una visita di cortesia. Ci penserò, assicura aggiungendo: adesso forse capisco la stizza di Luca nel discutere di questo argomento. Vorrei vederlo in faccia mentre fa l’amore con te, come dice lui……gliene parlerò. Si allontana per uscire, le raccomando di non farsi vedere in giro per qualche momento, almeno finché non perderà quell’aura di santità che le si legge in faccia. Corre in bagno a specchiarsi e ridendo di gusto conferma. È vero, sembro trasformata in un’altra persona, pacata e matura. Ci vedremo prestissimo io e te zietto, ed esce ridendo.
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