La moglie schiava - Ai piedi anche della suocera (parte 12)
di
Kugher
genere
sadomaso
La schiava non vedeva l’ora che iniziassero. Quell’attesa era di per sé una tortura.
Edith guardo Grace.
“E’ bella la definizione bestia da frusta”.
Diego baciò la sua amata.
“Tesoro, dopo che avrai provato a frustarla a piacimento, fino alle sue lacrime, con il corpo tutto segnato, capirai cosa intende mia madre”.
Si erano portati qualcosa di fresco da sorseggiare durante il divertimento.
Finalmente Edith iniziò. Si mise alla spalle della bestia e attese ancora, così da farla ulteriormente tremare di paura.
Il primo colpo fu fortissimo. In quel momento la Padrona quasi si pentì di averle messo in bocca le mutandine che attutirono l’urlo.
Si eccitò moltissimo a frustare la moglie del suo compagno.
Le dava scariche di piacere vederla tremare in attesa del colpo che tardava sempre ad arrivare.
La bagnava ogni frustata sotto la quale la bestia si contorceva facendo suonare le catene e mugolando con le sue mutandine in bocca.
Era bello vedere come prima del colpo si muoveva sperando di sfuggire a ciò che era inevitabile.
Quando passò la frusta a Grace, l’animale aveva la schiena piena di strisce rosse.
La suocera scelse i seni quale bersaglio.
Edith, che si sentiva scoppiare dall’eccitazione, chiese a Diego di penetrarla.
La faceva impazzire di piacere il fatto che la moglie, incatenata, mentre veniva frustata dalla suocera, vedeva suo marito scopare con lei godendo della sua umiliazione e del suo dolore.
Quando Grace ritenne di smettere, Diego le chiese di abbassare la catena e di far mettere sua moglie in ginocchio, pur con le braccia ancora alzate.
Si erano messi proprio davanti al viso della schiava inginocchiata e tutta segnata.
Per quanto abituata alla frusta, le avevano fatto molto male e aveva segnato tutto il corpo dalla frusta e, nonostante il masochismo, il viso era bagnato dalle lacrime che avevano iniziato a scorrere molte frustate addietro, cosa che eccitò maggiormente tutti.
Quando Diego stette per godere, uscì dall’amante e mise il membro nella bocca di sua moglie per venire e farle ingoiare il tutto. Voleva che Anna fosse testimone diretta del suo piacere.
Si fecero pulire a turno, lui lasciandole in bocca il membro, Edith chinandosi davanti alla sua faccia e spingendo indietro il bacino fino a farle tendere i polsi incatenati costringendola ad arretrare.
“Asciugami le natiche che hai bagnato con le inutili lacrime”.
Anna passò la lingua su quelle natiche che, a differenza dalle sue, erano integre.
Quando il lavoro di pulizia fu concluso, Grace la tolse dalle catene.
Anna, affaticata, crollò a terra ai loro piedi.
Edith si pulì la suola delle scarpe strofinandole sulla sua guancia ancora bagnata dalle lacrime. Restò ad ammirare la scena qualche minuto, durante il quale Diego passò la punta della sua scarpa sulla vagina della moglie trovandola bagnata.
Grace era l’unica non ancora soddisfatta e, in attesa di farsi leccare, le mise un piede sul corpo.
Piacque molto a tutti vederla a terra sotto le loro scarpe.
La suocera, andatasi a sedere, la chiamò a sé, facendola strisciare sul pavimento della stalla. Si fece leccare prima i piedi e poi la vagina, stando comodamente seduta fino ad avere l’orgasmo.
Terminato il divertimento, i Padroni vollero tornare in casa per consumare uno spuntino.
Incatenarono la schiava a terra nella stalla, sulla paglia dove le era capitato di dormire.
Grace fu l’ultima ad andarsene.
La giovane era stesa sul ventre. Le poggiò una scarpa sul collo schiacciandole il viso nella paglia.
“Ti abbiamo frustata. Ora sei a terra, in una stalla, stesa sulla paglia, sotto il mio piede ed hai il sesso con i filamenti di umore tanto sei bagnata. Sei una schiava Anna. Lo sei dentro. Stai giù, sempre con la testa e l’anima sotto i piedi dei tuoi Padroni, ubbidisci e servi bene Diego e la sua compagna. Sii te stessa, sarai la schiava ed il cane di famiglia”.
Tolse il piede dal collo e glielo mise a terra davanti al viso.
“Lecca, bestia”.
Mentre l’animale leccava, la suocera le teneva l’altro piede sulla schiena.
Edith guardo Grace.
“E’ bella la definizione bestia da frusta”.
Diego baciò la sua amata.
“Tesoro, dopo che avrai provato a frustarla a piacimento, fino alle sue lacrime, con il corpo tutto segnato, capirai cosa intende mia madre”.
Si erano portati qualcosa di fresco da sorseggiare durante il divertimento.
Finalmente Edith iniziò. Si mise alla spalle della bestia e attese ancora, così da farla ulteriormente tremare di paura.
Il primo colpo fu fortissimo. In quel momento la Padrona quasi si pentì di averle messo in bocca le mutandine che attutirono l’urlo.
Si eccitò moltissimo a frustare la moglie del suo compagno.
Le dava scariche di piacere vederla tremare in attesa del colpo che tardava sempre ad arrivare.
La bagnava ogni frustata sotto la quale la bestia si contorceva facendo suonare le catene e mugolando con le sue mutandine in bocca.
Era bello vedere come prima del colpo si muoveva sperando di sfuggire a ciò che era inevitabile.
Quando passò la frusta a Grace, l’animale aveva la schiena piena di strisce rosse.
La suocera scelse i seni quale bersaglio.
Edith, che si sentiva scoppiare dall’eccitazione, chiese a Diego di penetrarla.
La faceva impazzire di piacere il fatto che la moglie, incatenata, mentre veniva frustata dalla suocera, vedeva suo marito scopare con lei godendo della sua umiliazione e del suo dolore.
Quando Grace ritenne di smettere, Diego le chiese di abbassare la catena e di far mettere sua moglie in ginocchio, pur con le braccia ancora alzate.
Si erano messi proprio davanti al viso della schiava inginocchiata e tutta segnata.
Per quanto abituata alla frusta, le avevano fatto molto male e aveva segnato tutto il corpo dalla frusta e, nonostante il masochismo, il viso era bagnato dalle lacrime che avevano iniziato a scorrere molte frustate addietro, cosa che eccitò maggiormente tutti.
Quando Diego stette per godere, uscì dall’amante e mise il membro nella bocca di sua moglie per venire e farle ingoiare il tutto. Voleva che Anna fosse testimone diretta del suo piacere.
Si fecero pulire a turno, lui lasciandole in bocca il membro, Edith chinandosi davanti alla sua faccia e spingendo indietro il bacino fino a farle tendere i polsi incatenati costringendola ad arretrare.
“Asciugami le natiche che hai bagnato con le inutili lacrime”.
Anna passò la lingua su quelle natiche che, a differenza dalle sue, erano integre.
Quando il lavoro di pulizia fu concluso, Grace la tolse dalle catene.
Anna, affaticata, crollò a terra ai loro piedi.
Edith si pulì la suola delle scarpe strofinandole sulla sua guancia ancora bagnata dalle lacrime. Restò ad ammirare la scena qualche minuto, durante il quale Diego passò la punta della sua scarpa sulla vagina della moglie trovandola bagnata.
Grace era l’unica non ancora soddisfatta e, in attesa di farsi leccare, le mise un piede sul corpo.
Piacque molto a tutti vederla a terra sotto le loro scarpe.
La suocera, andatasi a sedere, la chiamò a sé, facendola strisciare sul pavimento della stalla. Si fece leccare prima i piedi e poi la vagina, stando comodamente seduta fino ad avere l’orgasmo.
Terminato il divertimento, i Padroni vollero tornare in casa per consumare uno spuntino.
Incatenarono la schiava a terra nella stalla, sulla paglia dove le era capitato di dormire.
Grace fu l’ultima ad andarsene.
La giovane era stesa sul ventre. Le poggiò una scarpa sul collo schiacciandole il viso nella paglia.
“Ti abbiamo frustata. Ora sei a terra, in una stalla, stesa sulla paglia, sotto il mio piede ed hai il sesso con i filamenti di umore tanto sei bagnata. Sei una schiava Anna. Lo sei dentro. Stai giù, sempre con la testa e l’anima sotto i piedi dei tuoi Padroni, ubbidisci e servi bene Diego e la sua compagna. Sii te stessa, sarai la schiava ed il cane di famiglia”.
Tolse il piede dal collo e glielo mise a terra davanti al viso.
“Lecca, bestia”.
Mentre l’animale leccava, la suocera le teneva l’altro piede sulla schiena.
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