La moglie schiava - Ai piedi anche della suocera (parte 14)
di
Kugher
genere
sadomaso
Anna sentì di stare bene, stesa su quel sedile posteriore con suocera e compagna del marito sedute su di lei, mentre andavano all'aeroporto dove la famiglia si sarebbe divisa.
Girando al massimo la testa, per quanto la natica della suocera glielo consentisse, riuscì a toccare appena un po’ la pelle con la lingua.
Mentre, schiacciata dal suo peso, lo faceva, ripensò ancora al giorno del matrimonio, alla suocera che le andava incontro appena arrivata in chiesa.
Grace se ne accorse.
Si rivolse agli altri presenti in auto: “Dovreste essere contenti: la stupida sulla quale siamo sedute è decisamente schiava”.
“Cosa sta facendo?”
“Carina, le schiaccio il viso e lei mi sta accarezzando una gamba mentre cerca di leccare la coscia”.
Si spostò quel tanto che le consentisse di mettere la vagina sul suo viso, appena sopra la sua bocca.
Anna, sforzandosi al massimo, riuscì a toccarla con la lingua.
Fu quel gesto ad eccitare la suocera. Non tanto il contatto con la lingua, ma la sottomissione di quella ragazza che la portava a sforzarsi, mentre era scomoda e sofferente, a leccare il suo sesso.
Per Anna voleva essere una carezza ma anche cercare di dare il benessere maggiore alla
Suocera.
Anche Edith iniziò a sorridere.
“Ora sta accarezzando anche le mie gambe”.
Anna non sentiva i loro discorsi e si concentrava al massimo nel suo lavoro e nel piacere di poter accarezzare quelle gambe sia per sé stessa, sia per fare capire a chi la schiacciava quanto lei volesse essere la schiava di famiglia.
Se fosse stato possibile, avrebbe voluto anche Diego, in quel momento, seduto su di lei.
“Diego, potremmo invitare a casa mio padre e presentargli la schiava bianca”.
“Mi sembra un’ottima idea”.
Anna ancora non sentiva a causa della natica di Grace sul viso.
Nel garage dell’aeroporto scelsero una parte isolata, così la suocera poté fare inginocchiare Anna per l’ultima leccata ai piedi mentre si accomiatava dal figlio e dalla sua nuova compagna.
Le sarebbe mancata sua nuora.
“Arrivederla, Signora Suocera”.
“Verrò a trovarti, bestiolina”.
Quest’ultimo era il termine più affettuoso che avesse mai usato con lei.
Le accarezzò il viso con la scarpa, poi la fece stendere sulla schiena per prendersi il piacere di camminarle sopra ancora una volta e sentire la nuora sotto di lei.
Anna le accarezzò piedi e gambe mentre era su di lei. Le sarebbe mancata. L’aveva fatta sentire tanto schiava e le aveva insegnato molte cose.
Solo ora che si stavano salutando comprese ciò che era accaduto in quei giorni nei quali erano stati tutti assieme e ciò che la suocera tante volte le aveva detto.
Si rese conto che di fatto era un incontro di famiglia, solo che in quella famiglia lei aveva il ruolo della schiava ed il suo compito era quello di servire e divertire tutti i componenti.
Per questo le sarebbe mancata Grace, perché sarebbe stata lontana da una parte della sua famiglia.
Grace glielo aveva detto ma solo adesso aveva capito.
Capì meglio perchè Grace aveva preteso di essere chiamata Signora Suocera, perchè quello lei era. Anna continuava ad essere moglie di Diego e, quindi, Grace era la suocera. La “differenza” rispetto alle famiglie “normali” era il ruolo della moglie-nuora.
Mentre era sotto i piedi, nonostante la fatica, le si addolcì lo sguardo.
“Spero di vederla presto, Signora Suocera e che possiamo stare tutti assieme”.
In quel momento Grace capì che Anna aveva compreso.
Mentre era su di lei si tolse una scarpa ed offrì la pianta del piede sudata al bacio ed alla carezza con la lingua della nuora.
“Ricordati Anna, tu sei la schiava ed il cane di famiglia”.
La nuora con affetto prese in mano quel piede offerto e cominciò a leccarlo per trasmettere alla Suocera le sue sensazioni prima di rimetterglielo nella scarpa.
Mentre era ancora sul tappeto umano, Grace abbracciò il figlio ed Edith per salutarli.
Il viso di Anna, sofferente per i tacchi sul suo corpo, era ai piedi di tutti e dal basso vedeva gli scambi di affetto.
Girando al massimo la testa, per quanto la natica della suocera glielo consentisse, riuscì a toccare appena un po’ la pelle con la lingua.
Mentre, schiacciata dal suo peso, lo faceva, ripensò ancora al giorno del matrimonio, alla suocera che le andava incontro appena arrivata in chiesa.
Grace se ne accorse.
Si rivolse agli altri presenti in auto: “Dovreste essere contenti: la stupida sulla quale siamo sedute è decisamente schiava”.
“Cosa sta facendo?”
“Carina, le schiaccio il viso e lei mi sta accarezzando una gamba mentre cerca di leccare la coscia”.
Si spostò quel tanto che le consentisse di mettere la vagina sul suo viso, appena sopra la sua bocca.
Anna, sforzandosi al massimo, riuscì a toccarla con la lingua.
Fu quel gesto ad eccitare la suocera. Non tanto il contatto con la lingua, ma la sottomissione di quella ragazza che la portava a sforzarsi, mentre era scomoda e sofferente, a leccare il suo sesso.
Per Anna voleva essere una carezza ma anche cercare di dare il benessere maggiore alla
Suocera.
Anche Edith iniziò a sorridere.
“Ora sta accarezzando anche le mie gambe”.
Anna non sentiva i loro discorsi e si concentrava al massimo nel suo lavoro e nel piacere di poter accarezzare quelle gambe sia per sé stessa, sia per fare capire a chi la schiacciava quanto lei volesse essere la schiava di famiglia.
Se fosse stato possibile, avrebbe voluto anche Diego, in quel momento, seduto su di lei.
“Diego, potremmo invitare a casa mio padre e presentargli la schiava bianca”.
“Mi sembra un’ottima idea”.
Anna ancora non sentiva a causa della natica di Grace sul viso.
Nel garage dell’aeroporto scelsero una parte isolata, così la suocera poté fare inginocchiare Anna per l’ultima leccata ai piedi mentre si accomiatava dal figlio e dalla sua nuova compagna.
Le sarebbe mancata sua nuora.
“Arrivederla, Signora Suocera”.
“Verrò a trovarti, bestiolina”.
Quest’ultimo era il termine più affettuoso che avesse mai usato con lei.
Le accarezzò il viso con la scarpa, poi la fece stendere sulla schiena per prendersi il piacere di camminarle sopra ancora una volta e sentire la nuora sotto di lei.
Anna le accarezzò piedi e gambe mentre era su di lei. Le sarebbe mancata. L’aveva fatta sentire tanto schiava e le aveva insegnato molte cose.
Solo ora che si stavano salutando comprese ciò che era accaduto in quei giorni nei quali erano stati tutti assieme e ciò che la suocera tante volte le aveva detto.
Si rese conto che di fatto era un incontro di famiglia, solo che in quella famiglia lei aveva il ruolo della schiava ed il suo compito era quello di servire e divertire tutti i componenti.
Per questo le sarebbe mancata Grace, perché sarebbe stata lontana da una parte della sua famiglia.
Grace glielo aveva detto ma solo adesso aveva capito.
Capì meglio perchè Grace aveva preteso di essere chiamata Signora Suocera, perchè quello lei era. Anna continuava ad essere moglie di Diego e, quindi, Grace era la suocera. La “differenza” rispetto alle famiglie “normali” era il ruolo della moglie-nuora.
Mentre era sotto i piedi, nonostante la fatica, le si addolcì lo sguardo.
“Spero di vederla presto, Signora Suocera e che possiamo stare tutti assieme”.
In quel momento Grace capì che Anna aveva compreso.
Mentre era su di lei si tolse una scarpa ed offrì la pianta del piede sudata al bacio ed alla carezza con la lingua della nuora.
“Ricordati Anna, tu sei la schiava ed il cane di famiglia”.
La nuora con affetto prese in mano quel piede offerto e cominciò a leccarlo per trasmettere alla Suocera le sue sensazioni prima di rimetterglielo nella scarpa.
Mentre era ancora sul tappeto umano, Grace abbracciò il figlio ed Edith per salutarli.
Il viso di Anna, sofferente per i tacchi sul suo corpo, era ai piedi di tutti e dal basso vedeva gli scambi di affetto.
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