Gelosie
di
Margie
genere
tradimenti
Lui è via per due giorni. Lui è via per due giorni con un'altra. Sì, sì, lo so che tornerà e so che tutto sarà esattamente come sempre, come prima, come le altre volte.
La tizia (proprio tizia, visto che si chiama Tiziana) non è male: a metà strada fra me e Lara, in tutto. Solo che lei è bionda. Mi hai mandato le foto, carogna, di lei nuda, di lei con te dentro, della sua bocca colma di te. Io non ci riesco fino a quel punto, cazzo! Le chiederei d'insegnarmi. Ah, già, con le altre ti s'ingrossa di meno. E allora, perché ci vai? Hai ragione, per lo stesso motivo per cui ci vado io, con altri. Hai ragione: sto divagando.
Talvolta mi chiedo se sia un blocco legato a quel cesso di educazione che ho ricevuto. Ma è possibile che le religioni s'interessino tanto a come lo fai, con chi lo fai, quando lo fai, dove lo fai, perché lo fai? Lo faccio come mi piace, quando ne ho voglia (cioè di solito), con chi mi pare o con chi mi capita (poco importa che poi abbia bisogno di farlo con te), lo faccio perché mi piace, dovunque mi trovi. Be', non proprio dovunque io sia, ma di certo dovunque sia possibile. Talvolta penso che con un'educazione meno rigida riguardo la sessualità forse sarei meno troia. Ma non importa, ora. Ora sono sola e non ho voglia, non ancora, di mettermi addosso quel poco, salire in macchina e andare da qualche parte. Che poi lo so benissimo, dove andrò: dove si aggancia. In fondo sono quasi le sei, avrei tutto il tempo, quel tempo che ora sto usando per pensare che ti stai sbattendo quella troietta. Puttanella giovane. Avrà dieci o dodici anni meno di me. Una studentessa? Di certo, ora, studentessa della tua anatomia. Non teoria, pratica.
Non è questo che m'importa, lo sai bene. Quel che m'importa è invece che sono sola e mi hai fatto venire voglia, non di te, di lei o di voi. Neanche quella che temo. Voglia di uno che cerchi in me il suo piacere. Anche due, insieme.
La guardo un'altra volta. Sulla sua pelle le linee chiare del perizoma incrociano un tatuaggio. Coi tatuaggi non puoi giocare come coi miei piercing. È anche per questo che non sono tatuata: un dolore che passa e un segno che non si cancella. I piercing invece... Ora ci gioco io.
Ma lei, quella specie di ragazzina tatuata, è almeno brava? Portata, dalle foto, si direbbe proprio. Anche appassionata. Leggo nello sguardo fisso del suo viso la soddisfazione. Scopi bene, tu! Ma non trovo in quegli occhi nocciola la devastazione, quella che lasci in me, sempre. Tranne quando giochi a non darmi il colpo di grazia ma mi fai venire lo stesso. Te lo concedo: è raro. Di solito sei generoso. Ma che cavolo ci vai a fare con una puttanella così? La tua troia sono io e sono io che tiro fuori tutta la tua porcaggine. Neanche l'amore c'è in quegli occhi: soltanto passione, narcisismo. Le piacciono le sconcezze, quelle che dici così bene? L'hai chiamata troia? Non voglio, lo sai, che tu le dica che è la tua troia. La tua troia sono io, perché con me ti riesce meglio, ti sgorga dal cuore, ti erutta dall'uccello. Ho sentito con Lara che non ti viene bene come con me; anche le altre volte, quando te l'ho sentito dire ad altre donne. Non riesci ad impregnare di significato questo insulto come ti viene con me. Con me è un'oltraggiosa adorabile descrizione. Con quella parola ritrai meglio e più fedelmente me che non lei. Nel suo caso è soltanto un orpello. Hanno scarso significato anche quelle fotografie da sito porno. Pensa ai miei occhi mentre mi sbatti e guarda i suoi: il tutto e il nulla, il fuoco ardente e la cenere di qualche giorno prima. Intanto m'infilo le palline cinesi. Le terrò fintantoché non sarò, teoricamente, vestita e non sarò uscita dal cancello con la macchina. Mi rivolgo col pensiero al momento del sacrificio di togliermele. D'altra parte devo guidare io, mica ci sei tu, al volante. Intanto mi lascio travolgere dalle sensazioni. Mi preparo per fare la troia. No, non sono come quella tatuata che ti stai godendo. Io non faccio la troia, io sono troia; sono io la tua troia, anche se adesso tu sei con quella e io sto per andare a cercare chissà chi. Poi aspetterò domani che tu torni a dirmi e a dimostrarmi che sono la tua troia. Da parte mia, ti dimostrerò fino a che punto lo sono. Scenderò io con la macchina a prenderti alla stazione, dove troverai me, la tua troia, che ti aspetto. È primavera e di giorno è abbastanza caldo per fingere che sia estate... Lo sai che d'estate la mia voglia è più intensa. Sentirai, entrando nell'abitacolo, l'odore del mio desiderio. Se le fotografie potessero trasportare qualcos'altro oltre alle immagini, te ne manderei una, ora, della mia passera infradiciata dalle palline che mi fanno inseguire le comete. Lo sento nelle narici, quell'odore. Non l'odore delle comete, non fare le stupido. Non so se ne abbiano uno, o tanti, proprio ed esclusivo, o comune per tutte. Quello del sesso ha mille sfumature: maschile o femminile, durante il ciclo o al culmine della fecondità, dopo una scopata... quanto potrei andare avanti? Me lo dici sempre, che ficcheresti la testa fra le mie cosce in ogni istante per inebriarti del mio cangiante odore, profumo, puzza... Perché? Perché sono la tua troia, la più troia delle troie, non come quelle porche che ti tengono lontano da me ogni tanto, che poi ti lasciano solo col desiderio di una con cui il limite è sempre un po', anche molto, più in là. Intanto scopati questa, inculala, prestando attenzione a non farle troppo male. Grosso come ce l'hai fai ancora male a me, dopo anni che me lo riempi di te.
Sì, sto procedendo più lenta: l'effetto delle palline prevale su tutto mentre giro per casa a vedere quale abito sia più indiscreto per dopo, per la caccia. Ma quale indosserò domani quando ti aspetterò lungo il viale della stazione? Potrei usare quella canottiera cogli spacchi dal bordo inferiore fino alle ascelle. Solo quella, ovviamente. Ricordati che ti aspetterò sul lato sinistro, uscendo. Sul destro ci sono quelle che battono. Per quanto brave, non ne trovi che siano troie per almeno un decimo rispetto a me. E quella che ti sta accogliendo fra le cosce com'è adesso? Addormentata fra le tue braccia? Oppure sta cercando, invano, di dimostrarti di essere abbastanza porca da non farti avere voglia di me, domani quando mi troverai ad aspettarti lungo il viale? Lo so bene che non ci riuscirà. Trovo sempre il modo di farti capire che la tua troia, quella con cui tutto è lecito e tanto è indispensabile, sono io. Le altre? Me lo dirai con rimpianto, conosco le tue parole: come un brodino insipido rispetto a un whisky torbato o a un armagnac stravecchio, che ti riempiono di sé la bocca, il naso, la gola, lo stomaco, il cervello.
Ma adesso sono pronta per la caccia. Preferirei che la mia preda fosse più simile a Priapo che ad Adone. Quanto durerebbe Adone? Priapo invece è affetto da priapismo. Forse meno bello, ma certamente più interessante.
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