In calore
di
RunningRiot
genere
etero
Sono in calore, non posso farci niente. Non lo posso ignorare, non lo posso fermare. Non lo posso nascondere a me stessa. Sono un corpo surriscaldato in mezzo a corpi che appaiono e scompaiono, tra effetti di luci lampeggianti e percezioni sensoriali sull’orlo dell’epilessia fotosensibile. Effusioni ritmiche, mani che si inabissano, desideri sconsigliati ai minori pronti ad essere soddisfatti. Percussioni e musica sintetizzata sparata nelle orecchie, lyrics and autotune: in the night time when the world is at it's rest you will find me. E' così. Cercami, trovami, mi offro, prendimi. E’ l’occasione di una notte, coglila al volo, domani non ci sarò più. Mi offro, possiedimi, sono in calore.
Un tipo ci riprende con il telefono, non so nemmeno da dove sia arrivato. Grida agli altri "ve lo dicevo che sto posto è pieno de mignotte, guarda ste due...". Ride, ridono pure gli altri, tutti. Ci guardano. Ride anche sta cagna con le unghie glitterate seduta sul divanetto accanto a me, addirittura sghignazza. E sempre sghignazzando strilla "vaffanculo!" al tipo con il telefono. Un altro le tiene una mano su una coscia. Due centimetri più su e si chiama ditalino.
C'è bisogno di strillare per coprire il beat ossessivo della techno. Ridere invece viene spontaneo perché siamo una cosa a metà tra fatti e completamente sbronzi. Fino a poco fa ridevano quando parlavo io. Non so perché e a dirla tutta non so nemmeno cosa dicessi. Personalmente, da quando sono qui dentro, ho già buttato giù due birre e tre shot, più una pillola di non so bene cosa, ma che non ha fatto un grande effetto, e una canna.
Da quando è arrivato questo che ci riprende io comunque ho smesso di ridere. Mica per il video, ma perché non mi piace lui. Mi fa pure un po' paura. E anche sta stronza non mi piace. Diamole un nome convenzionale, diciamo che si chiama Bea. Quello vero proprio non me lo ricordo. E' volgare. E non perché si sarà fatta mettere le mani addosso da una cinquantina di persone. E' volgare perché è volgare, punto. Lo sarebbe pure se invece di starsene seduta accanto a me facesse il cambio di stagione dell'armadio. Anche due dei tre tizi che stanno con noi non mi piacciono. Uno è quello che le sta tastando le cosce, l'altro sta fissando da mezz'ora la mia succinta bralette nera. Ci stanno due tette sotto e nemmeno tanto grandi, che cazzo ti credi a bello? Mai viste? Non sono qui per loro, sono qui per Frank, il ragazzo con cui sono venuta e sul quale anche Bea - è evidente - sta facendo dei pensieri. Ci credo, è l'unico che valga la pena. Ma stasera penso proprio che le andrà male. Una come lei Frank può averla in qualsiasi momento, gli basta schioccare le dita per ritrovarsela inginocchiata tra le gambe. Una come me, invece, non ci crede ancora di essersela uncinata, sono convinta che ogni tanto si chieda come cazzo sia stato possibile. Se il suo benchmark è questa mignotta senza speranza non posso che dargli ragione.
Ma sticazzi, può prendersela domani e tenersela. Sempre che non se la sia già presa e ripresa. Giusto una come lei può pendere dalle sue labbra e ridere alle sue battute sceme. Ridere di gusto, intendo dire, perché a fare finta sono capace pure io. Sono persino capace di fare finta di non considerarli subumani.
Sticazzi-bis, io non voglio pendere dalle sue labbra, è lui che deve pendere dalle mie. E tenendomi una mano sulla nuca. Ho bisogno di un cazzo in bocca. E non voglio neanche ridere, basta. Ho bisogno di piangere, strillare e lagnarmi mentre lui ci dà dentro. Dentro di me, è chiaro.
Fisico da bestia e cervello da agente immobiliare, almeno la smettesse di guardarmi con quel sorriso scemo. Per quanto ancora dovrò fare finta di essere così cretina da sopportare la compagnia di questi qua? Dei suoi amici deficienti, compresa sta troia che si sono portati dietro. D’accordo, non è che Frank sia Leonardo da Vinci. Ma tanto non è che siamo qui per parlare. Che c’è da aspettare ancora? Santo Iddio quanto mi sta sul cazzo, now. Santo Iddio quanto voglio il suo cazzo, right now. Pulsa la musica e pulsano le luci, pulsano le tempie e pulsa la fica. Sono in calore.
Loop.
Non desidero più nemmeno essere blandita. Che sono sorca me l’ha già detto e credo che per uno come lui sia il top del corteggiamento. E' sufficiente. Ora voglio semplicemente essere scopata come una troia qualsiasi, una senza importanza. Voglio andare alla toilette con lui, sedermi sul lavandino e allargare le gambe. Oppure in macchina, anche alla pecorina sul sedile posteriore se sta comodo. E se poco poco mi orizzontalizza su un letto esaudisco qualsiasi capriccio.
Basta che si sbrighi, però. Invece di flirtare e stare qui seduti a perdere tempo con questi stronzi dovrebbe alzarsi e dire che andiamo a ballare, guardarmi le chiappe mentre gli sculetto davanti facendo la scema. Mica male gli shorts, eh? Lo so che gli piace come mi disegnano il sedere, è matematico. E all'inguine non sono nemmeno così stretti da non poterci infilare un dito. Dovrebbe allarmarsi di fronte alle occhiate che gli sconosciuti mi lanciano, perché sono fica e visibilmente zoccola. E perché sono nuda. Perché oltre agli shorts e alla bralette indosso solo cavigliera e braccialetti. Non ha paura che mi rompa il cazzo e che lo molli? Non ha paura che me ne trovi un altro? O è troppo scemo? Dovrebbe limonarmi come ha fatto prima di entrare qui, con le mani sulle chiappe, stringermi a sé per farmi sentire il pacco, per sentire le mie tette sulla sua maglietta.
Dovrebbe imparare a vivere, prendere esempio da quell’altro, diventare esplicito e indecente. No, non parlo del coglione che fa i video. Parlo di un altro. Esattamente sette giorni fa, in un posto molto più top di questo. E’ da allora che sto così.
Non bello ma sicuro di sé. Arrogante quanto basta per pomiciarmi forte contro un muro e domandarmi all'orecchio "bionda, me la fai 'na pompa?". Un bocchino, l’evoluzione naturale di quella limonata, nemmeno una cosa troppo intima. La vedo così e poi mi piace farli. Però dentro quel bagno mi è piombato addosso come un Frecciarossa il bisogno di essere scopata. Non so mai esattamente il come e il perché mi arrivano queste botte assurde, ma arrivano. E lì ho fatto la cazzata, sì. Perché dovevo tenermi lui e invece mi sono detta “me ne trovo uno meglio, più alto, più grosso, più tutto”. E l'ho pure trovato. Se sei bella e puttana non è difficilissimo. Chiaro, dipende anche dalla concorrenza. Ma non ce n'era molta all'altezza. Così mi sono giocata tutto con uno superfigo: “me lo offri l'ultimo drink?”, “non hai bevuto abbastanza?”, “se non avevo bevuto non te lo chiedevo”. Mezz'ora dopo ero nella sua macchina che glielo pompavo come una disperata. L’ultimo drink, appunto, milkshake. Ma è stato una delusione, perché poi non è riuscito a ritirarlo su, quasi non poteva infilarsi l’impermeabile. E sì che sono stata compiacente e per nulla aggressive, eh? Almeno all’inizio. E' stato tutto enormemente cringe. E sgradevole. Ho avuto l’impressione che provasse a infilarmi nella fregna uno straccio bagnato. Mi sono spazientita, incazzata, me ne sono andata sbattendo la portiera.
Però da quel momento ho voglia di cazzo, infinita. Incomprimibile. E' da sabato scorso che sto così. Ho bisogno. Sono in calore.
Sì, ok, ho uno scopamico. Logico. Ma è fuori dai radar, ditemi voi se ci si può beccare la varicella a quest'età. Così la sera dopo ho mandato un messaggio a uno che ho conosciuto poco meno di un anno fa al mare. Uno niente di che, con una moglie niente di che, sulla quarantina. Però ci provava di nascosto dalla legittima consorte e io gli avevo lasciato il numero perché, in quel momento, mi divertiva l’idea di finire a farmelo mettere in bocca da uno sposato. O anche da qualche altra parte. Quando ti rendi conto di saper fare dei soffoconi da finale olimpica ti viene la voglia di misurarti con uno che ha il doppio dei tuoi anni, di sentirti dire “nessuna mi ha mai spompinato così, la mia signora neanche se lo sogna”. Comunque, anche se di tanto in tanto si faceva vivo e di tanto in tanto lanciava ipotesi di appuntamenti clandestini, non è mai successo niente. Più che altro chiedeva foto oscene, che qualche volta gli ho mandato badando bene a non mostrare il viso. L’ho contattato con un whatsapp: “che fai?”. Ci siamo dati al sexting, e pure la sera dopo. Un po’ noioso per la verità, anche se la seconda volta mi ha inviato la foto del suo cazzo e della sua mano sborrata. Il terzo giorno gli ho chiesto perché non mi portava da qualche parte, io e lui da soli. Mi sembrava arrivato il momento, lo davo per scontato. Ha risposto che non poteva, che era il compleanno della moglie. Non so se fosse una scusa o meno ma l’ho mandato affanculo, ho bloccato il numero.
Poi è arrivato Francesco. Ok, come vuole lui, Frank. Conosciuto l'altra sera in un posto dove stavo facendo un ape con le mie amiche, tutte in versione elegant-zoccole-at-an-exhibition. Erano incuriosite al cospetto della evidentissima rimorchiation da parte di questo manzo, inequivocabilmente grezzo e a caccia di fica perbene. Per nulla stupite quando sono tornata da loro e ho detto "io quello lo prosciugo". Mi conoscono, probabilmente hanno anche capito che ero zuppa.
Ma poiché mi conosco anche meglio di loro, sapevo benissimo cosa sarebbe successo il giorno seguente. Quando mi si è illuminato il display - “domani sera” senza punto interrogativo, categorico, wow - ho cominciato a contare le ore, i minuti. La stessa attesa si è trasformata in desiderio. Desiderio di colare, di non poterne più, di uscire di casa con le mutandine già bagnate. Desiderio di essere immorale a cominciare dall’outfit. Et voilà, la ragazza di buona famiglia che si presenta vestita da troietta. Solo un camicione bianco per coprire un po’. Il tempo di arrivare dal portone alla macchina e via pure quello, anche se poi tutto sto caldo non fa.
Su Instagram gli piace essere perentorio, vis-à-vis non sa come maneggiarmi, è evidente. Conosco troppe più parole di lui e non sbaglio i congiuntivi. Dopo che abbiamo parcheggiato ho dovuto praticamente tirare fuori la lingua per farmi baciare, stringere. Ho dovuto fare finta di accarezzargli braccia e mani per fargliele spostare un po' più in giù, sulle chiappe. Dai, cazzo, l'unica chance che hai è quel fisico da toro, datti da fare, no? Fatti sentire. Mica vorrai fare un all-in sul tuo Q.I.! Gli ho persino detto "ehi, mi piacciono i morsetti sulle labbra", "davvero?", "mmm... sì, anche altrove ahahahah". Cioè, ho fatto la scema, l'oca, ho recitato la parte di quella già ubriaca. Mica mi si trova sempre così, eh? Adesso però sa che le ragazze del Salario sono delle zoccole. Anche quelle del Nomentano, è vero, ma noi di più.
Si è un po' sciolto, neanche tanto. Per sciogliersi davvero ha bisogno degli amici, del branco. Ma anche lì, solo chiacchiere per ora. E a me le chiacchiere non bastano. Dacci un taglio con le battute, ho bisogno di una lezione, sono in calore.
Peccato, se avessi avuto la gonna mi sarei tolta le mutandine in macchina e gli avrei detto "tienile tu, decidi tu se e quando ridarmele". Qualunque cosa fosse accaduta sarebbe stata meglio della sua scadente conversazione e, forse, non ci saremmo neanche venuti in questa disco da quattro soldi. Magari gli sarebbe partito l'ormone e mi avrebbe detto "adesso ti porto da qualche parte e ti apro in due". Già, aprirmi in due. Speriamo che almeno abbia un bel cazzo. Voglio leccarglielo, voglio leccargli il petto e i coglioni. Adoro leccare i coglioni. Ragiono con la fica, non posso farci niente, sono in calore.
E quindi che dobbiamo fare, Frà? Io non resisto più. Ballare, abbiamo ballato. Le forme sono salve, per quello che me ne frega. Vuoi stare ancora a menartela con questi idioti? Con questo coglione che fa i video e che è già la quarta volta che mi chiede di fargli vedere le tette? Devo essere io a prendere l’iniziativa? Devo venire a sedermi sulle tue ginocchia e dire ad alta voce ”le tette me le vede solo Frank”? Devo sussurrarti “voglio che mi sborri in bocca, andiamo al cesso?”. O devo ridere quando gli dici “hai ragione tu, questa è proprio ‘na troia”?
E che problema c’è, pensi che mi offenda? Vuoi la carta di identità? Guarda, me le hanno dette tutte: nata troia, cresciuta bocchinara, golosa di cazzo, gourmande di fica. Non avrai mica intenzione di riconfigurarmi, no? Non stasera. Credi davvero che mi senta sputtanata da queste domande ridicole? “Te piace proprio il cazzo, eh?”. Che imbecilli, certo che mi piace il cazzo, e ho fatto tanti pensieri sul tuo, Frank. Ma te l'ho già detto, sbrigati. Dammelo, che aspetti? Dammelo caldo, dammelo tutto e dammelo nudo. Stasera sono del Movimento per la Liberazione dello Sperma, non ti preoccupare ché tanto non ci resto incicognata.
Però muoviti, Cristo. Prendimi per mano e annuncia "io e la bionda c'amo da fà", così che tutti capiscano cosa abbiamo da fà. Mollali, molla sta gente. Al massimo glielo puoi scrivere dopo, ok? Gli puoi scrivere "troia inchiodata", ok? Magari poi mi inoltri la chat così domani mi ci sparo un ditale, ok? Vuoi farmi il culo e scrivere ai tuoi amici "l'ho pure spaccata dietro anche se non voleva"? Possiamo parlarne, ok? Ma prima devi farmi godere, devi farmi urlare "basta!", devi denigrarmi dicendo "prima fai ‘a mignotta e adesso gridi basta?".
Devo essere sbattuta finché non mi fa male. Anche oltre. Devo essere giustiziata senza pietà né ritegno. Devo essere io a implorare "ancora". Devo tornare a casa sporca e lacerata. Non posso farci niente. Non lo posso ignorare, non lo posso fermare. Non lo posso nascondere a me stessa. Sono in calore.
Un tipo ci riprende con il telefono, non so nemmeno da dove sia arrivato. Grida agli altri "ve lo dicevo che sto posto è pieno de mignotte, guarda ste due...". Ride, ridono pure gli altri, tutti. Ci guardano. Ride anche sta cagna con le unghie glitterate seduta sul divanetto accanto a me, addirittura sghignazza. E sempre sghignazzando strilla "vaffanculo!" al tipo con il telefono. Un altro le tiene una mano su una coscia. Due centimetri più su e si chiama ditalino.
C'è bisogno di strillare per coprire il beat ossessivo della techno. Ridere invece viene spontaneo perché siamo una cosa a metà tra fatti e completamente sbronzi. Fino a poco fa ridevano quando parlavo io. Non so perché e a dirla tutta non so nemmeno cosa dicessi. Personalmente, da quando sono qui dentro, ho già buttato giù due birre e tre shot, più una pillola di non so bene cosa, ma che non ha fatto un grande effetto, e una canna.
Da quando è arrivato questo che ci riprende io comunque ho smesso di ridere. Mica per il video, ma perché non mi piace lui. Mi fa pure un po' paura. E anche sta stronza non mi piace. Diamole un nome convenzionale, diciamo che si chiama Bea. Quello vero proprio non me lo ricordo. E' volgare. E non perché si sarà fatta mettere le mani addosso da una cinquantina di persone. E' volgare perché è volgare, punto. Lo sarebbe pure se invece di starsene seduta accanto a me facesse il cambio di stagione dell'armadio. Anche due dei tre tizi che stanno con noi non mi piacciono. Uno è quello che le sta tastando le cosce, l'altro sta fissando da mezz'ora la mia succinta bralette nera. Ci stanno due tette sotto e nemmeno tanto grandi, che cazzo ti credi a bello? Mai viste? Non sono qui per loro, sono qui per Frank, il ragazzo con cui sono venuta e sul quale anche Bea - è evidente - sta facendo dei pensieri. Ci credo, è l'unico che valga la pena. Ma stasera penso proprio che le andrà male. Una come lei Frank può averla in qualsiasi momento, gli basta schioccare le dita per ritrovarsela inginocchiata tra le gambe. Una come me, invece, non ci crede ancora di essersela uncinata, sono convinta che ogni tanto si chieda come cazzo sia stato possibile. Se il suo benchmark è questa mignotta senza speranza non posso che dargli ragione.
Ma sticazzi, può prendersela domani e tenersela. Sempre che non se la sia già presa e ripresa. Giusto una come lei può pendere dalle sue labbra e ridere alle sue battute sceme. Ridere di gusto, intendo dire, perché a fare finta sono capace pure io. Sono persino capace di fare finta di non considerarli subumani.
Sticazzi-bis, io non voglio pendere dalle sue labbra, è lui che deve pendere dalle mie. E tenendomi una mano sulla nuca. Ho bisogno di un cazzo in bocca. E non voglio neanche ridere, basta. Ho bisogno di piangere, strillare e lagnarmi mentre lui ci dà dentro. Dentro di me, è chiaro.
Fisico da bestia e cervello da agente immobiliare, almeno la smettesse di guardarmi con quel sorriso scemo. Per quanto ancora dovrò fare finta di essere così cretina da sopportare la compagnia di questi qua? Dei suoi amici deficienti, compresa sta troia che si sono portati dietro. D’accordo, non è che Frank sia Leonardo da Vinci. Ma tanto non è che siamo qui per parlare. Che c’è da aspettare ancora? Santo Iddio quanto mi sta sul cazzo, now. Santo Iddio quanto voglio il suo cazzo, right now. Pulsa la musica e pulsano le luci, pulsano le tempie e pulsa la fica. Sono in calore.
Loop.
Non desidero più nemmeno essere blandita. Che sono sorca me l’ha già detto e credo che per uno come lui sia il top del corteggiamento. E' sufficiente. Ora voglio semplicemente essere scopata come una troia qualsiasi, una senza importanza. Voglio andare alla toilette con lui, sedermi sul lavandino e allargare le gambe. Oppure in macchina, anche alla pecorina sul sedile posteriore se sta comodo. E se poco poco mi orizzontalizza su un letto esaudisco qualsiasi capriccio.
Basta che si sbrighi, però. Invece di flirtare e stare qui seduti a perdere tempo con questi stronzi dovrebbe alzarsi e dire che andiamo a ballare, guardarmi le chiappe mentre gli sculetto davanti facendo la scema. Mica male gli shorts, eh? Lo so che gli piace come mi disegnano il sedere, è matematico. E all'inguine non sono nemmeno così stretti da non poterci infilare un dito. Dovrebbe allarmarsi di fronte alle occhiate che gli sconosciuti mi lanciano, perché sono fica e visibilmente zoccola. E perché sono nuda. Perché oltre agli shorts e alla bralette indosso solo cavigliera e braccialetti. Non ha paura che mi rompa il cazzo e che lo molli? Non ha paura che me ne trovi un altro? O è troppo scemo? Dovrebbe limonarmi come ha fatto prima di entrare qui, con le mani sulle chiappe, stringermi a sé per farmi sentire il pacco, per sentire le mie tette sulla sua maglietta.
Dovrebbe imparare a vivere, prendere esempio da quell’altro, diventare esplicito e indecente. No, non parlo del coglione che fa i video. Parlo di un altro. Esattamente sette giorni fa, in un posto molto più top di questo. E’ da allora che sto così.
Non bello ma sicuro di sé. Arrogante quanto basta per pomiciarmi forte contro un muro e domandarmi all'orecchio "bionda, me la fai 'na pompa?". Un bocchino, l’evoluzione naturale di quella limonata, nemmeno una cosa troppo intima. La vedo così e poi mi piace farli. Però dentro quel bagno mi è piombato addosso come un Frecciarossa il bisogno di essere scopata. Non so mai esattamente il come e il perché mi arrivano queste botte assurde, ma arrivano. E lì ho fatto la cazzata, sì. Perché dovevo tenermi lui e invece mi sono detta “me ne trovo uno meglio, più alto, più grosso, più tutto”. E l'ho pure trovato. Se sei bella e puttana non è difficilissimo. Chiaro, dipende anche dalla concorrenza. Ma non ce n'era molta all'altezza. Così mi sono giocata tutto con uno superfigo: “me lo offri l'ultimo drink?”, “non hai bevuto abbastanza?”, “se non avevo bevuto non te lo chiedevo”. Mezz'ora dopo ero nella sua macchina che glielo pompavo come una disperata. L’ultimo drink, appunto, milkshake. Ma è stato una delusione, perché poi non è riuscito a ritirarlo su, quasi non poteva infilarsi l’impermeabile. E sì che sono stata compiacente e per nulla aggressive, eh? Almeno all’inizio. E' stato tutto enormemente cringe. E sgradevole. Ho avuto l’impressione che provasse a infilarmi nella fregna uno straccio bagnato. Mi sono spazientita, incazzata, me ne sono andata sbattendo la portiera.
Però da quel momento ho voglia di cazzo, infinita. Incomprimibile. E' da sabato scorso che sto così. Ho bisogno. Sono in calore.
Sì, ok, ho uno scopamico. Logico. Ma è fuori dai radar, ditemi voi se ci si può beccare la varicella a quest'età. Così la sera dopo ho mandato un messaggio a uno che ho conosciuto poco meno di un anno fa al mare. Uno niente di che, con una moglie niente di che, sulla quarantina. Però ci provava di nascosto dalla legittima consorte e io gli avevo lasciato il numero perché, in quel momento, mi divertiva l’idea di finire a farmelo mettere in bocca da uno sposato. O anche da qualche altra parte. Quando ti rendi conto di saper fare dei soffoconi da finale olimpica ti viene la voglia di misurarti con uno che ha il doppio dei tuoi anni, di sentirti dire “nessuna mi ha mai spompinato così, la mia signora neanche se lo sogna”. Comunque, anche se di tanto in tanto si faceva vivo e di tanto in tanto lanciava ipotesi di appuntamenti clandestini, non è mai successo niente. Più che altro chiedeva foto oscene, che qualche volta gli ho mandato badando bene a non mostrare il viso. L’ho contattato con un whatsapp: “che fai?”. Ci siamo dati al sexting, e pure la sera dopo. Un po’ noioso per la verità, anche se la seconda volta mi ha inviato la foto del suo cazzo e della sua mano sborrata. Il terzo giorno gli ho chiesto perché non mi portava da qualche parte, io e lui da soli. Mi sembrava arrivato il momento, lo davo per scontato. Ha risposto che non poteva, che era il compleanno della moglie. Non so se fosse una scusa o meno ma l’ho mandato affanculo, ho bloccato il numero.
Poi è arrivato Francesco. Ok, come vuole lui, Frank. Conosciuto l'altra sera in un posto dove stavo facendo un ape con le mie amiche, tutte in versione elegant-zoccole-at-an-exhibition. Erano incuriosite al cospetto della evidentissima rimorchiation da parte di questo manzo, inequivocabilmente grezzo e a caccia di fica perbene. Per nulla stupite quando sono tornata da loro e ho detto "io quello lo prosciugo". Mi conoscono, probabilmente hanno anche capito che ero zuppa.
Ma poiché mi conosco anche meglio di loro, sapevo benissimo cosa sarebbe successo il giorno seguente. Quando mi si è illuminato il display - “domani sera” senza punto interrogativo, categorico, wow - ho cominciato a contare le ore, i minuti. La stessa attesa si è trasformata in desiderio. Desiderio di colare, di non poterne più, di uscire di casa con le mutandine già bagnate. Desiderio di essere immorale a cominciare dall’outfit. Et voilà, la ragazza di buona famiglia che si presenta vestita da troietta. Solo un camicione bianco per coprire un po’. Il tempo di arrivare dal portone alla macchina e via pure quello, anche se poi tutto sto caldo non fa.
Su Instagram gli piace essere perentorio, vis-à-vis non sa come maneggiarmi, è evidente. Conosco troppe più parole di lui e non sbaglio i congiuntivi. Dopo che abbiamo parcheggiato ho dovuto praticamente tirare fuori la lingua per farmi baciare, stringere. Ho dovuto fare finta di accarezzargli braccia e mani per fargliele spostare un po' più in giù, sulle chiappe. Dai, cazzo, l'unica chance che hai è quel fisico da toro, datti da fare, no? Fatti sentire. Mica vorrai fare un all-in sul tuo Q.I.! Gli ho persino detto "ehi, mi piacciono i morsetti sulle labbra", "davvero?", "mmm... sì, anche altrove ahahahah". Cioè, ho fatto la scema, l'oca, ho recitato la parte di quella già ubriaca. Mica mi si trova sempre così, eh? Adesso però sa che le ragazze del Salario sono delle zoccole. Anche quelle del Nomentano, è vero, ma noi di più.
Si è un po' sciolto, neanche tanto. Per sciogliersi davvero ha bisogno degli amici, del branco. Ma anche lì, solo chiacchiere per ora. E a me le chiacchiere non bastano. Dacci un taglio con le battute, ho bisogno di una lezione, sono in calore.
Peccato, se avessi avuto la gonna mi sarei tolta le mutandine in macchina e gli avrei detto "tienile tu, decidi tu se e quando ridarmele". Qualunque cosa fosse accaduta sarebbe stata meglio della sua scadente conversazione e, forse, non ci saremmo neanche venuti in questa disco da quattro soldi. Magari gli sarebbe partito l'ormone e mi avrebbe detto "adesso ti porto da qualche parte e ti apro in due". Già, aprirmi in due. Speriamo che almeno abbia un bel cazzo. Voglio leccarglielo, voglio leccargli il petto e i coglioni. Adoro leccare i coglioni. Ragiono con la fica, non posso farci niente, sono in calore.
E quindi che dobbiamo fare, Frà? Io non resisto più. Ballare, abbiamo ballato. Le forme sono salve, per quello che me ne frega. Vuoi stare ancora a menartela con questi idioti? Con questo coglione che fa i video e che è già la quarta volta che mi chiede di fargli vedere le tette? Devo essere io a prendere l’iniziativa? Devo venire a sedermi sulle tue ginocchia e dire ad alta voce ”le tette me le vede solo Frank”? Devo sussurrarti “voglio che mi sborri in bocca, andiamo al cesso?”. O devo ridere quando gli dici “hai ragione tu, questa è proprio ‘na troia”?
E che problema c’è, pensi che mi offenda? Vuoi la carta di identità? Guarda, me le hanno dette tutte: nata troia, cresciuta bocchinara, golosa di cazzo, gourmande di fica. Non avrai mica intenzione di riconfigurarmi, no? Non stasera. Credi davvero che mi senta sputtanata da queste domande ridicole? “Te piace proprio il cazzo, eh?”. Che imbecilli, certo che mi piace il cazzo, e ho fatto tanti pensieri sul tuo, Frank. Ma te l'ho già detto, sbrigati. Dammelo, che aspetti? Dammelo caldo, dammelo tutto e dammelo nudo. Stasera sono del Movimento per la Liberazione dello Sperma, non ti preoccupare ché tanto non ci resto incicognata.
Però muoviti, Cristo. Prendimi per mano e annuncia "io e la bionda c'amo da fà", così che tutti capiscano cosa abbiamo da fà. Mollali, molla sta gente. Al massimo glielo puoi scrivere dopo, ok? Gli puoi scrivere "troia inchiodata", ok? Magari poi mi inoltri la chat così domani mi ci sparo un ditale, ok? Vuoi farmi il culo e scrivere ai tuoi amici "l'ho pure spaccata dietro anche se non voleva"? Possiamo parlarne, ok? Ma prima devi farmi godere, devi farmi urlare "basta!", devi denigrarmi dicendo "prima fai ‘a mignotta e adesso gridi basta?".
Devo essere sbattuta finché non mi fa male. Anche oltre. Devo essere giustiziata senza pietà né ritegno. Devo essere io a implorare "ancora". Devo tornare a casa sporca e lacerata. Non posso farci niente. Non lo posso ignorare, non lo posso fermare. Non lo posso nascondere a me stessa. Sono in calore.
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