Cuckold 12Cap
di
Pensionato
genere
etero
“ C U C K O L D “
Cap. dodici
Passarono due settimane da sogno, facevamo l'amore quasi tutti i giorni, con tutte le varianti che avevamo provato, Francesca era sempre più sciolta, non c'era bisogno di chiederle nulla, anticipava sempre i miei desideri, e ciò mi arrapava all'inverosimile; una sera, mentre eravamo a letto scambiandoci tenerezze, se ne uscì:
“Non credi che sia giunto il momento di rinverdire le nostre esperienze?”
“Cosa hai in mente?”
“Beh veramente avrei pensato che avrei voglia di un sesso un poco più violento, che so, con più uomini arrapati e grezzi, che mi ricoprono di sperma dopo avermi scopata e sodomizzata in tutte le posizioni! Che ne dici?”
Mentre parlava con l'unghia scivolava lungo lo scroto, teneva gli occhi bassi, quasi una pudica ragazzina, ma sapevo che era tutt'altro, e lo dimostrò carezzandosi l'intimità e leccando le dita lucide di umori, che il solo racconto aveva liberato.
“Io naturalmente dovrei stare in disparte a guardare la scena!”
“Certamente, anche questo fa parte del gioco, a meno che....”
“A meno che?”
“Se fosse presente una puttana di quelle di strada....”
“Sei diabolica...ma per questo ti amo alla follia, la follia di quello che vogliamo fare. Fammi capire bene: parli di un luogo aperto, frequentato da figuri strani, guardoni, puttane, camionisti in cerca di sesso facile e tutto di più!”
“Bravo...che ne pensi?”
“Certo, potrebbe essere pericoloso, soprattutto per noi che non siamo usi a queste cose, ma vedrò di organizzarmi, perché la situazione è molto intrigante!”
Mentre parlavo la carezzai le cosce lisce, spingendomi fino al suo sesso che sentii bagnato: Francesca spalancò le gambe spingendomi la testa verso quel fiore roseo ed umido che presi a succhiare, mentre lei si teneva con le mani sulla spalliera del letto ansimando e mugolando:
“Senti quanto sono eccitata? Bevi il mio piacere!” e così dicendo liberò uno squirt dirompente che mi riempì la bocca bagnandomi tutto il viso.
Passai quasi una settimana a programmare la nostra uscita, scelsi il luogo in base ai rapporti delle nostre unità mobili sul campo ed archiviati nella memoria del computer dell'ufficio; si trattava di un'area di parcheggio di un supermercato in periferia, essendo vicino all'autostrada vi sostavano per la notte autoarticolati e vi bazzicavano, naturalmente, le donnine alla ricerca di facili guadagni. Non erano mai stati segnalati fatti gravi, per cui mi sentii abbastanza sicuro e comunque sarei andato con la mia pistola di ordinanza e se le cose si fossero messe male....
Si decise per il giovedì successivo, Francesca si preparò con cura, indossò un intimo rosso e trasparente, autoreggenti dello stesso colore, acconciò i capelli a coda di cavallo, che metteva ancora più in risalto i suoi lineamenti forti e delicati allo stesso tempo, un trucco molto leggero completò la sua preparazione.
“Sei pronta? Sempre della stessa idea? Sai che, se vuoi, possiamo mandare tutto all'aria!
“No...no, sono un poco tesa, ma decisa ad andare sino in fondo; la situazione mi intriga e sono già bagnata.”
Uscimmo verso le undici di sera e in poco tempo raggiungemmo il
posto scelto, ma non tutto andò come programmato.
Ci trovammo in uno spiazzo dove sostavano un camion e diverse roulotte in cerchio, come le vecchie carovane dei film western, al centro era stato acceso un fuoco ed intorno su sedie di fortuna almeno sei uomini.
Ci avvicinammo in auto, ci scambiammo un cenno d'intesa, Francesca si sollevò la gonna, mettendo in mostra le cosce tornite sino al limite delle autoreggenti; lampeggiai a mo' di segnale, attirando l'attenzione degli uomini: in due si alzarono e si avvicinarono, si affacciarono ai finestrini e non si dimostrarono,o almeno non lo diedero a vedere, di essere sorpresi dello spettacolo:
“Uomini qui c'è una nuova coppia in cerca di avventure...che facciamo?” gridò l'uomo con un accento slavo, che stava alla sinistra dell'auto non distogliendo lo sguardo dalle gambe di Francesca.
Come avevo immaginato, non erano nuovi a queste avventure; aprirono gli sportelli e ci invitarono a scendere, ci accompagnarono al centro del cerchio fatto dai mezzi: l'omaccione che aveva parlato teneva una mano sul sedere di Francesca e palpava senza ritegno: qui successe l'inaspettato: venni immobilizzato da due energumeni che mi tolsero la pistola, cercai di liberarmi ma erano troppo forti, mi legarono ad una seggiola, e mi misero in bocca uno straccio sporco di gasolio, che mi procurò un conato di vomito, che cercai di respingere per non rimanere soffocato: un altro intanto tratteneva Francesca per le braccia, vedevo il suo sguardo spaventato, ma duro, scuoteva la testa cercando di liberarsi senza ottenere che grasse risate.
Le sorprese non erano finite, da dietro un camion venne avanti una donna di carnagione scura, corpulenta e di una certa età, vestita come una zingara con una gonna lunga fino ai piedi, piena di collane ed anelli, probabilmente frutto di furti nella villette della zona:
“Che cosa abbiamo qui? Una coppia in cerca di emozioni? Bene, bene, vedo che sei ben messa!” disse puntando l'indice sotto il mento di Francesca obbligandola ad alzare il viso: le fiamme del falò illuminavano il bel viso contratto dalla paura.
Capii che eravamo capitati nel mezzo di un accampamento di zingari o giostrai e che il gioco oramai mi era sfuggito di mano. Nel mio intimo da un lato sperai che la cosa finisse in fretta e dall'altro ero curioso ed eccitato di quello che ci aspettava e soprattutto aspettava Francesca.
Come seguendo una trama già scritta ad un gesto della donna si accese un faro che stava sopra la cabina di un camion inquadrando la scena come un occhio di bue teatrale:” Sono Zara, la regina di questa famiglia, e tu adesso sei nostra e farai tutto quello che desidereremo!” le disse portando il suo viso a pochi centimetri da quello di Francesca, “Vi piacciono le avventure pericolose, e, credetemi, ne siete proprio nel mezzo! Se sarai abbastanza accondiscendente non soffrirai, anzi, molto probabilmente, godrai, e farai godere il tuo uomo, a cui piace guardare!”
Poi all'improvviso strinse il mento di Francesca e la baciò.
Fu un bacio lungo e profondo a cui Francesca non si sottrasse, anzi rispose con ardore:
“Benissimo, vedo che hai capito quanto ti ho detto, facciamo le presentazioni come fra persone civili, quali siamo. Come ti chiami e come si chiama il tuo compagno?”
“Lei è Tommaso ed è mio marito, io sono Francesca” le rispose senza dimostrare alcuna esitazione, sembrava aver superato la sorpresa iniziale.
“Bene questi sono miei parenti, di cui è inutile che vi dica il nome, ma ti e vi assicuro che sono ben dotati. Lo spettacolo ed il divertimento non mancherà. Dai inizia a spogliarti, con calma e sensualmente: i miei uomini non ne hanno bisogno, ma lo spettacolo piacerà al tuo uomo: so come vanno queste cose. Forza dai!”
Gli uomini presero a battere le mani all'unisono ed a tempo: Francesca dopo qualche esitazione iniziale, spinta dalle grida degli spettatori, iniziò una lasciva danza del ventre; si sbottonò la camicetta che poi si sfilò gettandola ad uno degli spettatori, e così pure fece con la gonna, quindi fu la volta del reggiseno, la cui caduta suscitò fischi e grida di piacere, la vidi avvicinarsi a me e. mentre gli uomini ridevano, si sfilò le mutandine e spinse il suo sesso verso il mio viso: il suo profumo superò la puzza dello straccio che avevo in bocca, provocandomi una scarica di adrenalina; avrei voluto avere le mani libere per stringerle i glutei e tuffare la mia lingua nel suo sesso.
Si girò verso gli uomini ed allargò le braccia come a dire: “Ecco sono qui, prendetemi!”
E così fu! Stesero in terra un materasso, che aveva visto tempi migliori, la obbligarono ad inginocchiarsi e le fecero corona intorno: ne contai sei: accidenti forse erano troppi, pensai, provai a divincolarmi ed ad urlare, ma mi uscì solo un grido strozzato e rischiai di cadere rovesciando la sedia.
Non avevo voglia di vedere, il gioco era diventato troppo pericoloso, ma non sapevo come uscirne, rivolsi lo sguardo verso Francesca alla quale avevano legato le mani dietro la schiena, a bocca spalancata riceveva uno alla volta i membri degli uomini che la circondavano, uno via l'altro, sempre più veloci, non riuscivo a vedere bene il suo viso, ma sicuramente era come in trance: poi quel gioco finì: con modi bruschi le portarono le gambe all'altezza delle spalle, poi le legarono i polsi alle caviglie: in questa maniera le sue fessure erano in bella mostra pronte ad essere profanate da quegli energumeni:
“Fate quello che volete, ma mettetemi in modo che quel porco di mio marito possa vedere tutto quello che mi farete!” disse Francesca, con la voce rotta dalla posizione e, forse, dal desiderio; avrei voluto girare il viso da un'altra parte ma Zara me la bloccò, obbligandomi a guardare lo scempio che quegli uomini fecero del tenero corpo di mia moglie: entravano ed uscivano da quella carne rosata, mentre altri la obbligavano a succhiare il membro. Era un osceno girotondo: culo, fica, bocca e così via.
Il corpo di Francesca era scosso da fremiti continui, risplendeva sudato alla luce del faro, indifeso ed offerto dalle ingiurie di sei uomini, che gridavano oscenità mentre la violavano all'unisono.
Il tutto durò per circa un'ora; Francesca aveva il volto trasfigurato da orgasmi multipli, i capelli si erano sciolti e formavano una corona intorno alla sua testa che si agitava sul materasso, era congestionata, bagnata dalla sua saliva che le colava lungo il collo in mezzo ai seni, nei pantaloni sentivo il pene che premeva quasi volesse uscire per trovare la sua soddisfazione: soddisfazione che, invece, cominciarono ad avere gli energumeni che a turno ricoprirono di sperma ogni centimetro di pelle di Francesca, dal viso fino al pube, mentre lei era impossibilitata a qualsiasi azione essendo ancora legata nella posizione che la faceva sembrare una tartaruga rovesciata sul suo guscio, ma non pareva disdegnare il trattamento che stava ricevendo: ma non era finita!
Gli uomini stavano rinfoderando i loro arnesi, oramai soddisfatti, Zara, che aveva assistito defilata a tutto lo spettacolo si avvicinò a Francesca, che, dalla sua posizione di inferiorità, la guardava non sottomessa, anzi mi parve vedere uno sguardo di sfida che sembrava dire:”Ho soddisfatto tutti i tuoi uomini, tu che vuoi?”
Quasi a dimostrare di aver colto la muta domanda Zara le disse sorridendo malignamente:
“Ti pare che possiamo lasciarti così sporca? Sono addetta alle pulizie!”
Gli uomini risero rumorosamente e si disposero a semicerchio, lasciandomi libero lo spazio per vedere quello che succedeva fra le due donne: Zara si mise a gambe larghe sopra il viso di Francesca, si alzò l'ampia gonna e si accucciò, come fanno le donne quando vogliono liberarsi la vescica; la sua lunga donna mi impedì la visione completa, ma di lì a poco vidi rivoli di bagnato che le uscivano da sotto la gonna, scorrevano lungo il corpo di Francesca, le lambivano il sesso e l'ano per formare poi una pozza fra i glutei; anche al lato di dove doveva essere il viso si formarono pozzette di liquido giallo.
Alla fine si alzò, mostrando la povera Francesca boccheggiante alla ricerca di aria, con il viso fradicio dello stesso liquido, la baciò, le sciolse le legature, lasciò poco lontano il coltello e la mia pistola:
“Ora, cara, aspetta che ce ne andiamo, poi slega il tuo ganzo, che si sarà sicuramente divertito, e se sarà destino, ci rincontreremo.”
Per la verità Francesca rimase abbandonata sul materasso per riprendere fiato e sgranchire i muscoli rimasti in posizione innaturale per molto tempo, poi lentamente si alzò, raccolse il coltello venne verso di me, mi liberò e mi abbracciò: emanava un odore nauseabondo, un misto di sperma, urina e sudore, ma la baciai:
“Sei stata magnifica, amore! Mi sono eccitato all'inverosimile, anche se non ho potuto godere pienamente!” così dicendo le presi la mano e le feci sentire la mia eccitazione: con uno sguardo rassegnato, ma sorridente, mi masturbò.
(continua...)
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