Ho consolato mio fratello dolorante con la bocca.
di
Andrea2022
genere
incesti
Quando ero entrata nella sua camera mio fratello aveva gli occhi chiusi ed un'aria sofferente.
La gamba che aveva subito il trauma era appoggiata su alcuni cuscini che la tenevano sollevata.
Il dottore infatti, non aveva ancora deciso come procedere, se ingessare, fasciare o cos'altro.
Era già stato al pronto soccorso e dopo una prima visita gli avevano diagnosticato una distorsione al ginocchio.
L'incidente grave ma non gravissimo avrebbe richiesto un tempo di riposo di 30/40 giorni e questa, oltre al dolore che provava era la cosa che più lo aveva prostrato.
Eravamo infatti a passare una settimana bianca alle Dolomiti dopo di che, io e mio marito saremmo rientrati a Milano mentre lui si sarebbe trasferito a Cortina dove aveva in programma di partecipare ad alcune gare.
Ma la cosa che maggiormente lo faceva arrabbiare con se stesso, era stata la banalità dell'incidente in cui era incappato "Cose che neanche ad un principiante capitano" continuava a ripetere con stizza.
Aveva perso l'equilibrio, roteando rovinosamente il ginocchio (distratto da chissà cosa!) mentre, su una lieve discesa forse ghiacciata in una zona in ombra dietro l'albergo, metteva gli sci.
Naturalmente, l'incidente aveva obbligato me e mio marito ad occuparci di lui ed eravamo rientrati in albergo dal pronto soccorso proprio ad ora di pranzo.
Mio marito era rimasto a pranzare al tavolo assegnatoci insieme ad alcune coppie conosciute durante il viaggio in pullman mentre io ero andata in camera di mio fratello per tenergli compagnia ed aiutarlo a mangiare.
Il dolore davvero insopportabile, gli aveva impedito di consumare le poche cose che gli avevo portato e tuttavia, aveva bevuto un paio di bicchieri di vino che lo avevano calmato e stordito facendolo cadere in uno stato di dormiveglia.
Per tutto il tempo aveva continuato a rimuginare tra se e se parole incomprensibili ed anche quando in segno di affetto lo avevo accarezzato accompagnandolo nel suo stato di sopore, aveva continuato in una specie di nenia.
A quel punto, mi ero alzata ed ero andata a chiudere a chiave la porta dopo di che, aveva scostato il copriletto ed il lenzuolo lasciandogli scoperto il bacino col pube completamente depilato sotto il quale il suo sesso molle si perdeva tra le cosce.
Col tocco leggero di una mano, ero scesa sotto lo scroto iniziando a massaggiarlo e strizzarlo in modo lieve.
Contemporaneamente, gli stringevo il pene scivolava tra le mie dita come un corpo lattiginoso, una sensazione davvero strana, come un palloncino pieno d'acqua.
Ben presto, stimolato dalle mie carezze il pene si era risvegliato riprendendo via via consistenza sino a raggiungere una discreta erezione.
Mentre lo sottoponevo a quel trattamento, tenevo i miei occhi fissi sui suoi per captarne una eventuale espressione di assenso, di stupore o di diniego.
Era bellissimo sentire la sua verga crescere ed indurirsi tra le mie dita e percepire nel contempo un cambiamento nel suo lamento che pian piano si trasformava in gemiti di piacere.
Quando la verga ormai durissima riempiva entrambe le mie mani, aveva dischiuso gli occhi assumendo un'espressione di stupore ed a quel punto, gli avevo portato un dito sulle labbra invitandolo a tacere assecondando quella mia insolita trasgressione.
La sua espressione era come d'incanto cambiata ed anche le smorfie di dolore avevano lasciato il posto ad un sorriso sensuale sul suo viso ormai rilassato.
Quando mi sono chinata per prenderglielo in bocca, avevo sentito le sue mani tra i miei capelli e forte della sua ormai conclamata complicità, mi sono lasciata andare completamente abbandonandomi alla mia lussuria e portando a termine un pompino concluso con una incredibile sborrata calda e potente di cui non avevo disperso neanche una stilla.
Avevo ingoiato tutto succhiandolo ancora e leccandolo per lasciarglielo completamente pulito rimboccandolo sotto le coltri.
Il tutto era avvenuto senza che ci scambiassimo una parola ma solo un ultimo bacio sulle labbra accompagnate da un sorriso ed una muta promessa prima che uscissi per tornare da mio marito.
segue
La gamba che aveva subito il trauma era appoggiata su alcuni cuscini che la tenevano sollevata.
Il dottore infatti, non aveva ancora deciso come procedere, se ingessare, fasciare o cos'altro.
Era già stato al pronto soccorso e dopo una prima visita gli avevano diagnosticato una distorsione al ginocchio.
L'incidente grave ma non gravissimo avrebbe richiesto un tempo di riposo di 30/40 giorni e questa, oltre al dolore che provava era la cosa che più lo aveva prostrato.
Eravamo infatti a passare una settimana bianca alle Dolomiti dopo di che, io e mio marito saremmo rientrati a Milano mentre lui si sarebbe trasferito a Cortina dove aveva in programma di partecipare ad alcune gare.
Ma la cosa che maggiormente lo faceva arrabbiare con se stesso, era stata la banalità dell'incidente in cui era incappato "Cose che neanche ad un principiante capitano" continuava a ripetere con stizza.
Aveva perso l'equilibrio, roteando rovinosamente il ginocchio (distratto da chissà cosa!) mentre, su una lieve discesa forse ghiacciata in una zona in ombra dietro l'albergo, metteva gli sci.
Naturalmente, l'incidente aveva obbligato me e mio marito ad occuparci di lui ed eravamo rientrati in albergo dal pronto soccorso proprio ad ora di pranzo.
Mio marito era rimasto a pranzare al tavolo assegnatoci insieme ad alcune coppie conosciute durante il viaggio in pullman mentre io ero andata in camera di mio fratello per tenergli compagnia ed aiutarlo a mangiare.
Il dolore davvero insopportabile, gli aveva impedito di consumare le poche cose che gli avevo portato e tuttavia, aveva bevuto un paio di bicchieri di vino che lo avevano calmato e stordito facendolo cadere in uno stato di dormiveglia.
Per tutto il tempo aveva continuato a rimuginare tra se e se parole incomprensibili ed anche quando in segno di affetto lo avevo accarezzato accompagnandolo nel suo stato di sopore, aveva continuato in una specie di nenia.
A quel punto, mi ero alzata ed ero andata a chiudere a chiave la porta dopo di che, aveva scostato il copriletto ed il lenzuolo lasciandogli scoperto il bacino col pube completamente depilato sotto il quale il suo sesso molle si perdeva tra le cosce.
Col tocco leggero di una mano, ero scesa sotto lo scroto iniziando a massaggiarlo e strizzarlo in modo lieve.
Contemporaneamente, gli stringevo il pene scivolava tra le mie dita come un corpo lattiginoso, una sensazione davvero strana, come un palloncino pieno d'acqua.
Ben presto, stimolato dalle mie carezze il pene si era risvegliato riprendendo via via consistenza sino a raggiungere una discreta erezione.
Mentre lo sottoponevo a quel trattamento, tenevo i miei occhi fissi sui suoi per captarne una eventuale espressione di assenso, di stupore o di diniego.
Era bellissimo sentire la sua verga crescere ed indurirsi tra le mie dita e percepire nel contempo un cambiamento nel suo lamento che pian piano si trasformava in gemiti di piacere.
Quando la verga ormai durissima riempiva entrambe le mie mani, aveva dischiuso gli occhi assumendo un'espressione di stupore ed a quel punto, gli avevo portato un dito sulle labbra invitandolo a tacere assecondando quella mia insolita trasgressione.
La sua espressione era come d'incanto cambiata ed anche le smorfie di dolore avevano lasciato il posto ad un sorriso sensuale sul suo viso ormai rilassato.
Quando mi sono chinata per prenderglielo in bocca, avevo sentito le sue mani tra i miei capelli e forte della sua ormai conclamata complicità, mi sono lasciata andare completamente abbandonandomi alla mia lussuria e portando a termine un pompino concluso con una incredibile sborrata calda e potente di cui non avevo disperso neanche una stilla.
Avevo ingoiato tutto succhiandolo ancora e leccandolo per lasciarglielo completamente pulito rimboccandolo sotto le coltri.
Il tutto era avvenuto senza che ci scambiassimo una parola ma solo un ultimo bacio sulle labbra accompagnate da un sorriso ed una muta promessa prima che uscissi per tornare da mio marito.
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