In albergo II parte.

di
genere
etero

LA VILLEGGIANTE.
Un paio di estati dopo i fatti da me narrati nella prima parte di questo mio "trittico alberghiero", io e "Lady Rowena" trascorrevamo, nella più assoluta tranquillità, le nostre vacanze estive nella medesimo hotel.
Fu la seconda o la terza sera che, all'insieme degli ospiti, si aggiunse una nuova arrivata: una donna sui trentacinque anni, sul metro e settanta abbondante, castano scura, di iridi e di chiome.
Aveva sul viso, una permanente espressione di allegria tanto che, io e mia moglie, le attribuimmo, subito, il nome convenzionale di "Signorina Cuorcontento".
Quella sera, i tavoli erano tutti occupati, sicché, la "maitresse" - beninteso dell'albergo - ci pregò di ospitarla al nostro tavolo. Acconsentimmo volentieri, e mentre ringraziandoci di cuore prendeva posto alla destra di mia moglie, incrociati gli sguardi, mi resi conto della femmina che si celava, sotto quella giovane donna vestita con una polo azzurra ed una gonna blu, al ginocchio, stile tennista.
Più tardi, fu lei stessa a confidarmi di aver subito individuato, in me, il "predator cortese" ed aveva vivamente sperato di poter sedere al nostro tavolo.
In attesa della prima portata, ci presentammo, e fu così che appresi come "Annalisa", così si chiamava, altri non era che una segretaria amministrativa di scuola media superiore in una città umbra.
La conversazione andò avanti su temi leggeri, tipo la stagione ed il tempo; fu tra il primo ed il secondo piatto che iniziai ad andare in "avanscoperta".
Fortuna volle che, quella sera, per dare sollievo alle mie povere estremità, bistrattate da una passeggiata piuttosto lunga, fossi sceso con le pantofole. Mi fu, pertanto, assolutamente facile sfiorare leggermente, col mio piede sinistro, la sua gamba destra: nessuna reazione. Accentuai la pressione, e fu allora che "Annalisa" dette un "riscontro affermativo" al mio "invito a trasmettere".
Lo scambio di messaggi durò per tutta la cena; al levar della mensa, tutti e tre, io, "Lady Rowena" ed "Annalisa", salimmo in ascensore per raggiungere le rispettive camere.
Fu allora che scopersi che alla donna avevano assegnata la camera di rimpetto alla nostra.
Durante il breve tragitto, non mancai di sondare, beninteso con la più totale "discrezione", il suo "lato b", ricevendo un'ulteriore risposta affermativa dalla sua gamba sinistra.
Giunti in camera, indossai le scarpe, mentre "Lady Rowena" si dava una riassettata alle chiome, per poi uscire, insieme, subito dopo.
Per quella sera, nient'altro da segnalare: due giorni dopo, tuttavia, le cose presero ben altra piega.
Era il giorno del mercatino bisettimanale ed io, dopo avervi accompagnato mia moglie, mi ero dilettato di andare un poco in bicicletta per poi fare ritorno in albergo.
Quando mi trovai in corridoio, feci per aprire la porta della nostra stanza quando, a sua volta, la porta della stanza di fronte si aprì, ed "Annalisa" comparve, in tutto il suo splendore.
Scalza, ma sulle punte dei piedi, indossava un bikini bianco, assolutamente normale, ma era l'espressione del volto ad essere oltremodo eccitante; sembrava invitare alla più sfrenata lussuria, pur rimanendo nel più totale silenzio.
Sorrise, e sorridendo pareva dirmi:
- Entra pure, sono tua.
Ed io entrai.
Dopo aver ben chiusa la porta, ci collocammo di fronte allo specchio, l'uno dietro l'altra, senza poter smettere, neppure per un millisecondo, di ammirare il suo corpo.
Era alta all'incirca quanto mia moglie, con una seconda misura di seno ed un "lato b" decisamente da ovazione.
Iniziai, "more solito", ad accarezzarle le braccia mormorando:
- Ho conosciuto moltissime donne, ma nessuna come te...hai il corpo di una dea e lo sguardo di un'amazzone...
- Anch'io io capito subito che stallone di razza si celava dietro le tue maniere alla "Buckingham Palace"...
A queste parole le slacciai, contemporaneamente, il reggiseno e le mutandine restando, una volta di più, abbagliato dalla sua bellezza.
La presi, delicatissimamente, per le spalle e la voltai verso di me; il bacio esplose: rovente, lunghissimo, celante in sé una oscura, occulta, disperazione. Come due antichi cavalieri medievali, le nostre lingue duellavano "a singolar tenzone", mentre le mie mani omaggiavano il corpo di "Annalisa" dalle spalle, al seno, ai glutei.
Senza smettere di baciarci, riuscii a denudarmi: quando la donna vide il mio scettro in erezione dette un lungo sospiro di piacere.
Ci gettammo sul letto, carezzandoci reciprocamente. Fu allora che iniziai a godere della morbidezza del vello di "Annalisa", il cui pube era leggermente depilato ai lati, ovviamente per ragioni "balneari".
Introdussi l'indice ed il medio della mia mano destra nel suo "garofanino", strappandole intensi mugolii di piacere.
Quando ci staccammo, assumemmo la posizione del "sessantanove"; il suo pube aveva un gradevolissimo odore ed il suo miele stillava in quantità, mentre la mia lingua passava dalle sue labbra fucsia al suo petalo rosa.
"Annalisa", intanto, si rivelava essere una professionista dell' "ars felsinea": la sua lingua, fatata, passava dal tormentare il mio meato, ed il mio glande, per poi percorrere tutto il corpo del mio pene per scendere sino all'attaccatura dei testicoli e risalire. Poi "passava la palla" alle labbra le quali, iniziato con l'aspirazione del glande, proseguivano, anch'esse, su e giù per tutto il corpo del mio scettro.
Il mio cervello, intanto, era come spento: non percepivo il tempo, lo spazio, né concepivo alcun pensiero; l'orgasmo si era mutato in un godimento assolutamente estatico che obliterava tutte le altre funzioni: escluse, beninteso, quelle vitali.
Esplosi!
Una marea di sperma, continua, irruppe dal mio corpo nella bocca e nella gola di "Annalisa"; mi parve, per diversi secondi, che mai dovesse esaurirsi, che, alla fine, anch'io, ridotto, in qualche maniera, allo stato liquido, dovessi essere fagocitato dall'assolutamente avida gola della donna.
Riprendemmo fiato.
Dopo alcuni minuti, la presi per mano e ci alzammo in piedi.
Rimasi, letteralmente, estasiato nel contemplare la sua figura disfatta, il suo corpo di donna cosparso di mille perle di sudore, quasi fosse stata una guerriera vittoriosa in un combattimento all'ultimo sangue.
Ma la "tenzone" era tutt'altro che conclusa.
Una volta alzatici in piedi, l'appoggiai alla parete di fondo della stanza ed, abbracciatala di nuovo, ripresi a baciarla.
Annalisa corrispose con il massimo impegno, vieppiù, sentito il mio scettro, ancora perfettamente eretto, sfiorarle l'addome, iniziò a muoversi, per eccitarmi ulteriormente.
Fu allora che, assunta la posizione "del cigno", entrai in lei, tenendo, nel contempo, con le mie mani, le sue mani rivolte verso il basso.
Mentre il mio pene completava la sua corsa nel suo corpo, dalle sue labbra proruppe un prolungatissimo "Ooohhh".
Riconobbi, subito, dal suo tono, il grido di vittoria per l'orgasmo che, finalmente, iniziava a prendere possesso delle sue membra.
Subito presi a possederla alternando, secondo il mio solito, velocità e lentezza senza staccare, beninteso, le mie labbra dalle sue.
La corsa durò diversi minuti sino a quando, uscito da lei, la feci voltare per assumere la posizione della "levrette au debout".
Subito ghermii le sue natiche, fidiache, riprendendo immediatamente il coito ed attaccando, dopo alcuni minuti di "riscaldamento", il suo clitoride, eretto all'inverosimile.
Fu allora che Annalisa iniziò ad agitare, per intero, il suo corpo, girando tutt'attorno la sua testa ed emettendo inarticolati suoni gutturali.
Debbo, a questo punto, ribadire come, per una curiosa iterazione di fattispecie, la quasi totalità delle mie "partners" ha avuto due "denominatori comuni":
1) essere avide bevitrici di sperma;
2) essere assolutamente prodighe quanto a secrezioni vaginali.
Il primo denominatore, viene a costituire, nella quasi totalità dei casi, l'atto finale delle nostre "sedute di sesso";
il secondo denominatore mi ha, sempre, consentito di passare dal "primo" al "secondo canale" conservando, intatto, l'"elemento sorpresa" ed evitando, in tal modo, rifiuti o, quanto meno, obiezioni.
Quando la femmina, preso ormai, in tutto e per tutto, possesso della "donna", si trova in preda al più invasante e sfrenato degli orgasmi, è pressoché impossibile che rifiuti di "cambiare canale", onde evitare di mandare il tutto a carte quarantotto.
A ciò si aggiunga che, il non interrompere, assolutamente, la stimolazione clitoridea, mette la "partner" in condizioni di intuire, senza soverchio sforzo di cellule grigie, che il giuoco varrebbe, comunque, la candela.
Così fu.
Lo sfintere di Annalisa mi accolse trionfalmente, ed io continuai il martellamento per una buona decina di minuti.
Quando sentii che lo sperma iniziava a montare uscii, per rientrare, dopo averla fatta sedere sui talloni, nella sua bocca insaziabile.
La presi per le tempie, al fine di guidare l'irrumazione e, dopo altri cinque o sei minuti, esplosi di nuovo nelle sue fauci. La quantità di sperma secreto fu tale da tracimare sul suo collo di cigno, sin quasi al "decolleté".
Stremati, ci sdraiammo sul letto.
- Sei proprio insaziabile - bisbigliai mentre la donna finiva di pulirsi con un fazzolettino di carta.
- Dipende, sai? Se trovo il maschio che mi ispira, do sempre tutta me stessa...
- Ma?...
- No...ho sofferto troppo... praticamente, a diciotto anni ero già una vedova bianca...ci amammo molto, e liberamente, poi una malattia, fulminante, lo uccise ed io...
- E tu non hai trovato il coraggio di aprirti, di nuovo, ad un sentimento d'amore...
- Proprio così...
- Ed allora?...
- Vado ad intuito: quando trovo un vero uomo...proprio come con te... sai? Pensa: sino ad oggi ho trascorso quasi due anni in una monacale castità...
- Beh...sono contento di averti fatto felice, almeno per un oretta...
Guardai il "tiranno da polso", il momento del ritorno alla base di "Lady Rowena" si stava, pericolosamente, avvicinando.
Mi rivestii e, quando fummo sulla porta, ci baciammo: ancora una volta.
Fu allora che percepii, nettissimo, quanto fosse stato immenso, quanto fosse stato disperato, quanto fosse stato struggente, il bisogno, la ardente sete d'amore, nel cuore di quella donna.



scritto il
2022-11-28
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