In albergo III parte.

di
genere
etero

LA MIA AFRICA.
È sorprendente come, con quanta velocità, la psiche umana si abitui ai nuovi comportamenti e, vieppiù, li renda parte di sé stessa.
Quando, dopo la morte di mia zia, affittai la casa di *** ove, dal 1980 al 2002, avevo trascorso le mie vacanze estive, avrei giurato, su tutto ciò che di più sacro vi è al mondo, che le mie vacanze non sarebbero più state le stesse e che quelle a venire non avrebbero avuto lo stesso sapore...ed altre baggianate del genere.
Invece, per dirla con Alphonse Karr, "plus ca change, plus c'est la meme chose".
Così, mi sono, tranquillamente, assuefatto, alle vacanze in albergo, beninteso sempre accanto alla mia adorata "Lady Rowena", ed a tutto ciò che, uno stile di vita, per dir così cenobitico, comporta...ivi compreso l'insieme degli assolutamente detestabili pettegolezzi e dei miei sovrumani sforzi per starne ben alla larga.
Due anni dopo i fatti da me narrati nella seconda parte di questo mio "trittico", pochi giorni dopo l'esservi giunti, l' "Albergo ***" divenne preda di una del tutto inusuale agitazione che, tuttavia, non concerneva clienti di vecchia data, quali eravamo io e mia moglie.
Conferita, alla mia dolce metà, la "mission almost impossible" di indagare sulle cause di cotanto orgasmo, rimasi in fiduciosa attesa, ingannando il tempo con i consueti "ignobilia otia".
Neanche ventiquattro ore dopo, "Lady Rowena Bond" fece rapporto, e fu un rapporto assolutamente sconvolgente.
Di lì a tre giorni, l'albergo avrebbe ospitato le "mannequins" che avrebbero partecipato ad una serie di sfilate di moda che si sarebbero svolte nella piazza principale della cittadina.
Lascio al Lettore, immaginare la scenata di gelosia, "di profilassi", propinatami dalla mia "dolce metà" e culminata con le seguenti parole:
- E guai a te se ti scopro a scambiare anche una sola parola con "una di quelle"...
Non so quanti Lettori possano condividere l'affermazione seguente ma, in tutta onestà, ritengo che le "muliebri" scenate di gelosia racchiudano, in sé stesse, una "vis comica" a dir poco dirompente.
Non è minimamente necessario fare riferimento al genio di Georges Feydeau per rendere l'idea: basta osservare, beninteso col necessario distacco.
Per quanto mi riguarda, ottemperai, e di ottimo grado, agli ordini della mia "Signora e Padrona": infatti, due ragioni mi inducevano a limitarmi al consueto "buongiorno e buonasera".
La prima era data dal vistoso "ingiallimento" del mio certificato di nascita; la seconda dall'aver, fin dalla più tenera età, aborriti gli atteggiamenti da "enfant gate' tra le fanciulle in fiore" assunti da certi pateticissimi "Ganimedi" da ospizio.
Questi, altro non fanno che farmi tornare in mente la sceneggiatura del "Prelude a l'apres midi' d'un faune" di Claude Debussy fatta da Bruno Bozzetto nel suo "Allegro non troppo".
Indipendentemente da quanto sopra, le cose andarono pel verso giusto, e le ragazze videro, in me, soltanto il componente maschile di una coppia "leggermente" attempata.
Le ragazze soggiornarono dal lunedì al sabato; fu il mercoledì che avvenne il primo "contatto".
Io e mia moglie stavamo finendo la prima colazione quando entrò nella "salle a manger" una delle ragazze: una negrona di un metro ed ottanta, con gl'immancabili capelli crespi ed i piedi spropositatamente lunghi.
Il pareo bianco che indossava, rivelava il sottostante "bikini", di dimensioni,potrei scrivere, monacali, ed una desolante mancanza di tessuto adiposo: stile Ravensbruch, per intenderci.
Sorrisi, tra me e me: un sorriso amarissimo, quando domandai a me stesso con quali diabolici farmaci fosse stato soppresso, in quelle povere ragazze, il naturalissimo stimolo della fame.
Uscimmo, e non vi pensai più sino al pomeriggio quando, di ritorno in albergo dopo aver accompagnato mia moglie ad un mercatino di antiquariato, incontrai al concierge la medesima ragazza.
Mi fissò, per un lungo secondo, negli occhi, per poi passarsi la lingua sulle labbra carnose.
Entrammo in ascensore ed, appena chiusa la porta, mi bisbigliò:
- Ho voglia di te...
- Lusingatissimo, signorina, ma, a parte l'età, noi..."caucasici" abbiamo il sesso di dimensioni ben inferiori...
- Non importa, vieni con me...
E scesa al medesimo piano della mia stanza, si diresse verso il corridoio ove si trovava la sua.
Appena entrati, chiudemmo la porta, e subito dopo si tolse il pareo; poi, portata la mano destra al reggiseno e la sinistra agli slip, si denudò in un battibaleno.
Incredibilmente, un'imponente erezione occupò per intero il mio scettro, talmente rapida ed, oserei scrivere, violenta, da causarmi un leggero dolore al frenulum.
Mi denudai anch'io e restammo, per qualche minuto,in contemplazione l'uno dell'altra; subito dopo "Pat", così mi disse di chiamarsi, mi prese per mano e, delicatamente, mi condusse sul letto.
Iniziai ad accarezzarle il corpo, un traliccio di ossa ricoperto di ebano; la cosa durò per diversi minuti sino a quando "Pat" mi baciò le labbra.
Fu un bacio lungo, profondissimo, dato con quelle labbra estremamente sensuali che solo le donne di colore hanno.
"Pat" si staccò dalla mia bocca per poi dirigersi, "a passo d'uomo" verso il mio scettro.
Il passare del mio sesso dalle sue labbra di seta alla bocca di velluto, mandò, letteralmente in delirio, i miei sensi.
Mi trovavo in una dimensione sconosciuta, circondato di luce abbagliante, e tutto sembrava girare su sé stesso.
Riuscii, tuttavia, a dire a "Pat" di assumere la posizione del sessantanove e presi ad adorare, col massimo impegno e la più totale gratitudine, la sua orchidea nera, completamente depilata.
A differenza di tutte le altre donne da me sino ad allora "conosciute", il miele di "Pat" aveva un sapore leggermente piccante, estremamente gradevole al gusto.
Non so, ancora oggi, dire se fu un puro caso o se, il lungo tempo intercorso tra l'inizio del coito orale e la sua conclusione, sia frutto della sopraffina arte di "Pat"; sta di fatto che, dopo circa venti minuti, esplosi in un fiume di sperma che si riversò nella gola della ragazza.
Quando mi riebbi, "Pat" stava osservando il mio sesso, ancora superbamente eretto.
- Però - disse in tono ammirato - le tue dimensioni sono decisamente da bianco, ma la tua durata è decisamente da negro...e che negro!
Subito assumemmo la "posizione di Andromaca" e "Pat" iniziò la cavalcata.
Mi pareva di trovarmi in mezzo ad una cerimonia tribale, in cui la dea nera avesse ricevuto in sacrificio il malcapitato bianco e lo avesse condotto alla morte facendolo copulare fino a fargli scoppiare il cervello...od il cuore.
Nel frattempo "Pat", impalata sul mio scettro, danzava come se fosse stata posseduta da uno spirito diabolico; dal mio canto, seppur con i sensi in delirio, riuscivo, ancora, a reggere la situazione ancora più eccitato dal contemplare il suo corpo reso lucente dal sudore.
Finalmente, giunse l'ora della riscossa: facendo appello alle mie ultime forze, abbrancati i suoi fianchi, mi girai su me stesso, assumendo la posizione "del missionario".
Subito iniziai a martellarla, mentre le grida di piacere di "Pat" risuonavano nella stanza.
Avevo appreso, nei miei verdi anni, dell'antipatia delle donne di colore per i rapporti anali, così vi rinunciai, continuando l'assalto frontale.
Quando mi avvisi dell'imminenza dell'eiaculazione accelerai, ulteriormente il ritmo, sino ad uscire dal suo corpo appena un paio di secondi prima dell'esplosione.
Una cascata di seme si riversò, in una sola, lunghissima emissione, sul suo addome, sui suoi piccolissimi seni, fin sul suo collo ed, il contemplare l'ebano della sua pelle imbiancato dal mio liquore di maschio, mi procurò una sensazione di puro trionfo.
Crollammo, l'uno accanto all'altra, stremati.
Fui destato dal croscio della doccia: "Pat" stava togliendo dal suo corpo le ultime vestigia della recente battaglia erotica.
Uscì dal minuscolo bagno avvolta in un telo bianco, e mi gratificò di un sorriso abbagliante.
- Non avrei mai creduto...
- Che un distinto signore di mezza età avesse potuto prodursi in siffatte "performances" erotiche?Per la verità neanch'io...sai, deve essere anche questione di fortuna...
Soffrendo per i dolori articolari, mi rivestii; sulla porta ci baciammo ed uscii.
Giunto, fortunosamente in camera, anch'io presi una doccia ed, una volta asciugato e vestito, scesi in giardino ove, tra le braccia di Morfeo, mi trovò, al suo ritorno, "Lady Rowena.


scritto il
2022-12-04
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