One night stand

di
genere
etero

Esci dalla doccia e vai in camera, mentre apri il barattolo della crema ti arriva la notifica su WhatsApp, numero non in rubrica: è un contatto Insta. Nelle info c'è la nuca di un tizio e un "Ciao! Sto usando Whatsapp". Dai un'occhiata a Insta pensando a qualcuno che si è sbagliato e... wow! anvedi che figo! Tra le foto un bel faccino e qualche posa in costume da bagno che valorizza la tartaruga, come le mie valorizzano il sedere. Poi pensi che è raro che certe cose avvengano così per caso e gli mandi un dm: "Scusa, chi cazzo saresti?". Dopo un po' quello finalmente ti risponde e ti dice che stasera avete un appuntamento e che bisogna festeggiare l'esame appena dato. Momento di sconcerto e "Chi sei, James Bond?", "No", "Peccato, come hai il mio numero?", domandi con la mente che va a Daniel Craig. L'arcano si svela, confessa che gliel'ha dato la tua migliore amica e che vi vedete direttamente lì perché purtroppo non può passare a prenderti. Tu tralasci di investigare cosa e dove sia questo "lì", gli scrivi "Posso chiamarti tra un'oretta? sto entrando a lezione" e vai al citofono a rispondere sbuffando al fattorino di Amazon: "Scusi, non posso proprio scendere, non sarebbe così gentile da portarmelo su?". Gli apri in accappatoio e con un asciugamano sulla testa, prendi il pacco mentre quello cerca di sbirciare nella scollatura, "Grazie, davvero gentile", richiudi la porta e finalmente fai quella telefonata che dovevi fare. La tua migliore amica ti riattacca e poi ti arriva un sms che dice che ti richiama perché, ora che ci pensi, lei sì che sta entrando a lezione. Ti prepari con calma per andare all'università e chiaramente la suoneria parte quando hai appena messo piede in ascensore: "Scusa, prende male, ti richiamo tra un attimo". Scendi in strada e arriva il momento di... "Stefy, chi cazzo è questo?". Lei sghignazza e ti fa "Fico, no?". Ok, per essere figo è figo ma resta sempre la domanda di prima, chi è? È un amico di Simo, il suo ragazzo: "Ho pensato che ti sarebbe interessato". Ti dici "uh, che amore, mi ha organizzato il venerdì sera". Magari te l'eri organizzato da sola, ma poi il “facciamo venerdì sera” con i compagni di corso è diventato “facciamo venerdì sera, forse” e infine “facciamo un’altra volta”. Allora uscita a quattro e disco, no? No. Simo ha preso un agriturismo dando buca al suo amico per stasera, tu sei il risarcimento. “Mi stai a prende per il culo?”. “Dai, scherzo, se ti va vacci, sennò no…”. “Questo dice che ho un appuntamento con lui e sa che ho appena fatto un esame e…”. “Cazzeggiavamo, era per scusarci, un po' è uno scherzo e un po' cazzeggia pure lui, gli piace darsi un tono… ma guarda che è simpatico, giuro, un bravissimo ragazzo… poi, oh, te l’ho detto: se non ti va e non ci vai mica si offende". Le dici "sei pazza, lo sai, vero?" ma che in ogni caso ci pensi. In genere non sei tanto per i bravi ragazzi, semel in anno si può fare.

Smadonnando un pochino, la sera chiami un taxi. Non poteva passarti a prendere, pazienza, ma poiché è un bravo ragazzo a casa ti riaccompagnerà comunque, no? Speriamo. Chissà che idee si è fatto. Le solite, probabilmente. Già una volta hai avuto un appuntamento al buio e non è andata proprio benissimo. È vero però che è un amico di Simo, non dovrebbe essere particolarmente aggressive. Dall'altro lato, proprio perché è amico di Simo, certe figure eccessive è meglio evitarle. Anche per questo hai optato per un outfit-elegant che ti lascia la schiena scoperta ed è vero che è un po' cortino di suo, ma è comunque più che decente. Non hai grandissime aspettative, semmai è per domani sera che programmi disastri: sei invitata a due feste e vuoi andare a tutte e due. Tuttavia, prima di entrare nel club ti dici “ma sì” e stringi il laccetto sul collo, lo alzi, accorci di quel paio di centimetri che ti fanno passare da chic a zoccola-chic. Sarà il richiamo della foresta. Cominci a fare pensieri improvvidi: ad esempio sei curiosa di sapere se il tipo meriterà qualche tua “distrazione”, come sederti su un divanetto basso senza chiudere abbastanza le gambe. Le mutandine però te le sei messe, sempre perché certe figure è meglio evitarle. Entri e ti dirigi al bar, è lì che vi siete dati appuntamento, lo riconosci e ammetti con te stessa che di persona, pure vestito, non è male. Lui, cui la tua amica ha fatto vedere una TUA foto in costume da bagno, guarda a volte la simmetria, invece te lo dice proprio che pure vestita stai benissimo. Ringrazi e ti compiaci per la consonanza di giudizi anche se eviti di dire "ho pensato la stessa cosa di te". Bevete, parlate, ridete, vi annusate, è simpatico senza essere strafottente, è abbastanza in fiducia di sé, ha sorrisi e modi decisamente catchy. La danza della seduzione può cominciare. Ballate, vi divertite, bevete ancora, ballate ancora. Lui è bravo, il beat vi prende. Non è goffo e, caso raro, a ballare sembra divertirsi anche più di te e non ha una fretta particolare di metterti le mani addosso o di portarti alle toilette. Certo, quando viene alle tue spalle si struscia e tu lo senti benissimo ma, del resto, questo è il gioco che si consuma ogni sera sotto i laser e al suono della techno: lo fanno tutti, perché non lui? Magari, se non lo facesse, ci resteresti pure male. Anche quando ti abbraccia da dietro volti la testa e in quel momento chiunque, anche un bambino, scommetterebbe che state per baciarvi: tu invece all'ultimo ti neghi e lui si mette a ridere, ti allontana tenendoti per mano come se volesse invitarti a una specie di pas de deux. Pensi che il suo pacco sul sedere in quel momento lo sentivi proprio bene e un po' ti manca, gli afferri la faccia tra le mani, gli infili la lingua in bocca. E scopri che sa baciare. "Ho voglia di una sigaretta", scappi via ridendo, lo semini. Ti cerca, ti rincorre, ti bracca e scopri che sa anche afferrarti con un misto di forza e delicatezza. Andate fuori e scopri che ti sa pomiciare: “Mi piaci tanto”, “Fammi vedere quanto”. Il suo dito gioca con il bordino del perizoma e ti dici "ehi, ma se andassi anche io giù con la mano? o con altro?".

Ti trattieni, ma comunque non c'è molto da aspettare, perché ti porta a casa sua e ti si bomba all night long, ma proprio all night, non tanto per dire. La mattina ti svegli in un letto sconosciuto, accanto ad uno sconosciuto e avverti una sensazione impagabile: siete nudi come vermi, belli, liberi e potenti. Scendi dal letto e schiacci la bustina del preservativo che lui ha scartato quando ti si è fatta la prima volta, prima che gli chiarissi che, se è sano, per te non c'è problema a fare senza domopack, anzi è dieci volte meglio. Sempre nuda come un verme ti fai un giretto circospetto per una casa sconosciuta, hai visto mai che sia rientrato qualcuno o, chessò, la signora delle pulizie. Cerchi il bagno, la cucina per bere un bicchiere d'acqua, fumi una sigaretta senza nemmeno sapere se in questa casa è permesso fumare. Marchi il territorio come gli hai marcato le lenzuola. Raccogli da terra il vestito che ti sei slacciata nell'ingresso subito dopo esserti messa in ginocchio di tua iniziativa. "Beh, dovrei andare". "Dove?". Rispondi "Via", ti spinge con un dito e ti orizzontalizza, ridete per l’ennesima volta, apri le cosce per l'ennesima volta e lui si sistema in mezzo per l'ennesima volta con l'arma già caricata. Nudo lui, vestita tu, una volta tanto, per cambiare. Senza mutandine, però, perché il regalino che hai lasciato in bella vista di là se l'è proprio meritato. Prima pensi "cazzo, come mi scopa", poi pensi "cazzo, QUANTO mi ha scopata", è ovvio che deve avere un serbatoio supplementare di sperma. Poiché siamo in tema di sperma e di cazzo, ti godi il suo: bello caldo e al naturale. Poiché siamo in tema di sperma e di cazzo, inizi a ripetere "cazzo-cazzo-cazzo", lui dura tanto e prima di innaffiartela un'altra volta ti costringe tutto il tempo al silenzio baciandoti, dato che ha imparato quanto puoi strillare, a volte. Adesso invece impara che, se non ti fa strillare, puoi anche graffiare, a volte. Dopo le mutandine, secondo regalino: strisce rosse sulla schiena. Quando te ne vai davvero, un po' ti dispiace che non abbia insistito per rivedervi, anche se riconosci che persino in questo si è dimostrato un grande: è chiaro a entrambi che era una botta e via e che nessuno dei due vuole mettere in piedi una storia, però un po' di insistenza l'avresti gradita, non troppa. Sì, vi siete detti "rivediamoci qualche volta, eh?", ma sei scettica. Magari potresti assumerlo come scopamico, visto che attualmente ne sei sprovvista. Spoiler: non succederà.

Sali su un taxi con qualcosa che ti cola tra le cosce, torni a casa un po' ciancicata. È troppo presto per chiamare la tua amica e raccontarle com’è andata, troppo tardi per anticipare mamma che ti ha già telefonato. Potresti mettere non una ma due mani sul fuoco su quale sarà la prima domanda: “Dov’eri?”, “dormivo, io e Stefania siamo tornate un po’ tardi, lei dorme ancora”. Tra le cose che dovrai dire a Stefy c'è anche quella di reggerti il gioco, guarda te che ti tocca ancora fare alla veneranda età di vent’anni. Ti becchi la solita svalvolata sul tema: puoi fare quello che vuoi ma facci dormire tranquilli a me e a papà. Sai che ha ragione, ma ti rompe il cazzo. Ti osservi allo specchio, uh che borse, e se ci fai mente locale ti rendi conto che ti fa un po’ male la fica. Non gli mancava l’irruenza, al tipo, ma a te in fondo piace selvaggio. Peccato che, a livello verbale, sia stato davvero un po' troppo bravo-ragazzo, perché tu invece sei stata davvero mignotta e ti sarebbe piaciuto che lo sottolineasse. Pensi “forse è meglio appennicarsi un pochino”, svieni sul letto dei tuoi ancora vestita e a faccia in giù. Ti risvegli alle tre e tre quarti, mas o meno, con un piede fuori dal letto e il vestito tirato su e tutto spiegazzato. Ti metti seduta sul letto proprio davanti allo specchio, gambe larghe e fica en plein air. Ti piace ciò che vedi, quella piccola dolenzia non la senti più e pensi che, se stasera non combini niente, potresti pure masturbarti ricordando la notte appena passata. In ogni caso ti riprometti di farlo quanto prima, ci sono stati dei dettagli davvero notevoli che vanno fissati nella memoria a colpi di dita. Chiami Stefy, non risponde. Poiché la tua mente è ancora dominata dagli accadimenti della notte, la prima cosa che immagini è che starà scopando. Ti dici che sei malata a fare certi pensieri, ma anche che, se invece sta davvero scopando, o sei gelosa o hai un radar speciale, perché non sarebbe la prima volta che le telefoni mentre si diverte. Finalmente vai a lavarti, Stefy ti richiama che ti stai asciugando i capelli: “Stavamo scopando”, “Scusa”. Hai la netta sensazione che Simo debba averla raddrizzata per bene, perché – per dirla più con il Tasso che con Pascoli – la senti garrula: "Femmina è cosa garrula e fallace, vuole e disvuole, folle è l’uom che sen fida”, hai ancora ben presente la sconsiderata battaglia a colpi di vaffanculo et similia tra ragazze e ragazzi davanti all'interdetto prof: deflagrazione ormonale collettiva. "Stefy, ricordi quella volta che il Signoretti ha messo una nota a tutta la classe?", "Sì, perché?", "No, niente". Le racconti per sommi capi come è andata e ti lasci scappare anche qualche confidenza che difficilmente faresti a tua madre. Lei ti chiede se vi rivedete e tu rispondi “mah, non credo”. Poiché ti conosce, non ti domanda il perché. La sera vai a entrambe le feste cui sei stata invitata, in compagnia di un amico che vedi una volta ogni morte di papa. Passa a prenderti e noti che, sul cruscotto della macchina nuova nuova, ha lo stesso adesivo che aveva sul motorino quando eravate a scuola: Pussy. “Ancora co’ sti adesivi Martinè?”, “Me lo sono fatto rifare, a voi pollette piace”, “Ma che pollette conosci?”, “Conosco, conosco… e poi m’hanno detto che pure a te te piace la pussy”, “Chi te l’ha detto?”, “eheheh…”, “No, davvero, chi te l’ha detto?”, “Se dice er peccato…”, “Che stronzo…”. Ti riporta a casa alle tre e tu lo saluti dicendogli "sei il solito tesoro". Ti risponde "e tu sei sempre la solita Annalisa" senza aggiungere altro, verosimilmente perché accanto a lui c'è la ragazza che voleva rimorchiare e che si è rimorchiato. Una volta salita ti ricordi il WhatsApp per mamma: "Home". Ecco, dormite tranquilli. Pensi che, per ripicca verso i tuoi, non sarebbe niente male mandare un messaggio al tuo amico tipo "se quella non te la scopi, ti va di passare da me?" e accoglierlo a gambe spalancate proprio sul loro lettone. Visto che sei ancora leggermente alcolica, su questa cazzata ci ridi pure sopra e poi ti dici che prima o poi dovresti dargliela, al tuo amico. In fondo lui ti piace e ai tempi del liceo gli hai fatto giusto un paio di pompini. Dargliela sì, ma non qui in casa, comunque, perché finora ci hai fatto salire solo un ragazzo ed era un'occasione speciale. Ti lavi i denti e ti infili a letto stanca. Non senti un bisogno particolare di masturbarti ma ti addormenti comunque con la mano sul tuo centro-benessere, pensando non ai due ragazzi di stasera e nemmeno al tuo amico, ma a Giulio, quello con cui hai dormito ieri notte.

Ancora non lo sai, ma tempo tre-quattro giorni passerai con lui una serata molto piacevole, con cena in un posto figo e overpriced, dove farai moderatamente la scema e nessuno dei due accennerà a quanto successo. Lui continuerà e essere molto sicuro di sé, ma senza fare lo sborone. Il discorso lo tirerai fuori tu, in modo quasi “ops”, coprendo con la mano il bicchiere in cui vorrebbe versarti del vino: “Dai non farmi bere, che poi quando bevo faccio cazzate tipo l'altra sera”. “Ah, era una cazzata?”, “No, beh, sono stata bene” e abbasserai lo sguardo come non fai mai. Discorso chiuso, ma bicchiere riempito e proposta: “Dopo ce ne andiamo a bere qualcosa da qualche altra parte?”. Tu berrai un paio di margarita e poi, in un parcheggio a ore, berrai il suo sperma. Il ragazzo è sì un bravo-ragazzo ma è anche uno di quelli che, quando glielo succhi, di tanto in tanto te lo sbattono sulla faccia. Poiché l'altra notte non l'aveva fatto, questo farà guadagnare punti a lui e farà venire voglia di essere scopata a te, anche se per una serie di motivi lì proprio non si può, nemmeno nascosti sul sedile posteriore. Avevi voglia di stare sopra con le mutandine scostate, le tette di fuori e i tuoi biondi capelli che gli spazzavano il naso. Uffi.

L'altra cosa che ancora non sai è che tempo qualche giorno e ti ritroverai, una domenica mattina, a quattro zampe sul letto di una villetta ai confini tra il Lazio e la Toscana a sbocchinarlo appassionatamente dopo che lui è tornato dal forno: "Se me lo dicevi venivo con te", "Fammi lavare un attimo", "Non ci pensare neanche". Ti sei eccitata a sentire Stefania gemere dall'altra stanza e non vuoi essere da meno. Metti il pompino in pausa, ti volti, ti sistemi alla pecorina e te la apri con le mani: “Dai, sfondami”. Lui dice una cosa che morissi fulminata se ti ricordi le precise parole, ma che è un modo molto obliquo ed elegante per dirti che non ti basta mai. Sei già abbastanza partita di tuo, quel giudizio ti fa sbroccare definitivamente. Gli rispondi "te l'ho detto che sono una zoccola" perché, beh sì, stanotte gliel'hai proprio detto papale papale e vaffanculo alle buone maniere. Ti bastano pochissime spinte per venire la prima volta e, se Stefy e Simo hanno finito, ti sentiranno di certo recitare la preghiera del mattino: oddio-così-così-ancora-di-più-più-forte-non-smettere-mai. Non sei particolarmente esibizionista, ma stavolta è proprio la consapevolezza di essere ascoltata che ti fa perdere ogni controllo residuo, posto che tu un controllo residuo lo abbia ancora. E obiettivamente lui è proprio bravo, non sei solo tu che sei zoccola. Impilati l'uno sopra l'altra e un po' in debito d'ossigeno, assapori il piacere di farti schiacciare dal suo corpo e di sentirlo ancora dentro di te ma in ritirata, più morbido. Pregusti la sottilissima sensazione che la sua uscita ti sta per regalare, probabilmente il suo seme tracimerà e disegnerà l'ennesima macchia sul lenzuolo. Cominci a ridere, dapprima sommessamente poi in modo sempre più forte. "Perché ridi?", "Niente...". Lui insiste ma ci sono cose che sono davvero troppo intime per essere raccontate: "Ma visto che state a Chiarone, perché non venite a pranzo domenica?". Sì, certo mamma, come no. Peccato che non abbiamo fatto qualche video, sennò li vedevamo insieme. Con Simo e Stefy, durante il resto della giornata, giocate al gioco delle coppiette felici. In casa, nelle passeggiate, al ristorante, in macchina, vi comportate come due neo fidanzati: ti bacia e lo ribaci, ti stringe e tu ti strusci come una gatta, ogni tanto vi sussurrate cose innocenti all'orecchio, tranne un momento in cui vi scambiate mezze oscenità. Potrebbe essere l'inizio di un amorazzo ma, pure questo ve lo posso già spoilerare, nemmeno stavolta andrà così.

Perché la domenica sera torni a casa in pace con tutti i tuoi sensi e quando ti metti a letto ti senti le gambe piacevolmente indolenzite, te ne ricordi il motivo e la mano parte in automatico sotto l’elastico dei pantaloni del pigiama. Più che di masturbarti hai voglia di giocare con te stessa e coccolarti. Ci ripensi, pensi a lui, ti dici che tra ieri sera e stamattina vi siete presi e ripresi sino allo sfinimento, ti ha impalata da paura, in certi momenti ti ha fatto scordare pure come ti chiami. Per non parlare del bocchino nel parcheggio di qualche giorno fa. Sì, ok, un po' di protervia da parte sua ti sarebbe piaciuta, avresti goduto anche di più a essere usata e oltraggiata e magari non avresti obiettato se ti avesse fatto il culo. Ma si vede che questo è il suo carattere, il suo stile, e comunque, diciamo la verità, sarebbe da scema lamentarsi.

Tutto bellissimo e tutto vero, ok, è stato un weekend di sesso svergognato, comodo e lungo. Sai molto bene però che nulla è stato e potrà mai essere paragonabile a ciò che hai provato svegliandoti nel suo letto quella mattina. Quel senso di spiazzamento durato un attimo e tuttavia così elettrico: dove sono e chi è questo? Quell’attimo in cui hai visto per la prima volta immobile il suo corpo nudo e stremato, l'ammirazione per il dio greco che ti aveva posseduta e che si godeva il meritato riposo, l'ammirazione per te stessa, dea dell'Amore che avevi preteso di essere inseminata più e più volte come in un’orgia nell'Olimpo.

D'accordo, vanno bene, anzi benissimo, le sveltine in bagno dei fine settimana, le scopate in macchina, all’aperto, o anche su un divano o su un letto. Quelle che ti riempiono la passera e ti svuotano il cervello, fatte con la prospettiva di dirsi entro pochi minuti “ciao, è stato fico, ci si vede”. Ma quella notte è stata una cosa totalmente diversa, come se addormentarsi e svegliarsi con uno sconosciuto fosse una cosa non migliore o peggiore in sé, diciamo più intensa. Molto molto più intensa, diversa. Diversa perché, in cosa? Boh, non sapresti dirlo, però diversa.

Dopo un po' invece lo capisci cos'è che ha fatto la differenza, lo capisci improvvisamente: è stata quella specie di scintilla magica del risveglio, ciò che hai provato in quel momento. La prima mattina che ti sei ritrovata nel letto di uno che fino al giorno prima non conoscevi hai avuto quasi paura, te lo ricordi bene. Te la sei filata quasi alla chetichella, pensando che essere troia è ok, ma che forse avevi esagerato. Con Giulio invece ti sei goduta tutto, persino il modo in cui vi siete svegliati dopo aver consumato quel sonno troppo breve: tu così come ti eri addormentata dopo che ti aveva timbrata per l’ultima volta, prona e con il viso rivolto verso di lui; lui così come era rotolato giù dalla tua schiena, supino e con il viso sereno come quello di un bimbo addormentato, il corpo di un giovane uomo, la sua voracità in stand by tra le gambe. Ti sei goduta addirittura il freddo di un pavimento mai calpestato prima d'allora sotto i tuoi piedi nudi, anche quello ti ha dato una scossa, l’esplorazione di un ambiente mai visto e di cui hai preso possesso, e che assai difficilmente rivedrai ancora.

Che poi, chi può dirlo? Magari vi incontrerete di nuovo, in fondo avete amici in comune. Passerete ancora delle serate insieme. Magari gli farai un bocchino in un parcheggio o gliela darai da qualche parte. E probabilmente ti piacerà pure. Ma nulla sarà come quella mattina. One night stand, sesso occasionale di una notte, l'attrazione fulminante di due corpi e due menti che si incollano peggio dell'Attak, la fiducia che ti fa addormentare l'una accanto all'altro. Il sentirsi rotta appena rimetti in moto i muscoli, il sentirsi bene appena rimetti in moto il cervello. Guardarlo e pensare che magari non vi rivedrete mai più, ma lui era fatto per godere di te almeno una volta nella vita. Cosa ti saresti persa, sennò.
scritto il
2022-12-29
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