Arrivò a chiamarmi zio.

di
genere
etero

Vivo su un villino a schiera fuori Roma ed i miei vicini sono Mario, pilota di aereo civile, Marisa insegnante di musica ed hanno una figlia dodicenne: Daniela. Io sono affezionatissimo alla ragazzina che col tempo arrivò a chiamarmi "zio" e mi fece assai felice. Io andavo spesso con lei a Roma dove le regalavo vestitini, giochi per computer, dolcini ed ero anche il suo "infermiere di fiducia" perchè da me si faceva fare anche le poco gradite punture per le sue rituali febbrine e dolori di gioventù ma mi diceva che solo io potevo fargliele perchè ho le mani di fata e ciò mi rendeva felice di non vederla piangere e soffrire. Un giorno però fui chiamato a Roma in qualità di geologo ed ebbi la proposta di lavorare qualche anno in Brasile. Diedi subito la notizia ai miei amici vicini di casa e Danielina rimase un poco pensierosa ma poi mi chiese quando sarei tirornato. Si trattava di tre o poco più anni e quando dovetti partire, lasciai parte del mio cuore lì. Tornai con successo ma dopo quasi dieci anni però pieno di soldi che mi assicurarono un reddito mensile molto proficuo e quando potei riabbracciare Danielina che nel frattempo era diventata una superfiga: le sue gambe non erano più dei trampolini ma i polpacci ben formati e le cosce davvero ben fatte, il culetto si era rassodato, ben tosto che non mancai di palparle come le facevo da piccola nei nostri giochi e lei mi sorrise vedendo che non avevo dimenticato le vecchie usanze ed il viso era da sogno, proprio bellissima in tutta la sua figura. Il giorno del mio ritorno lo passai più a casa di Mario che alla mia percè mi vollero a pranzo e cena dove raccontai la mia esperienza brasiliana ed a mezzanotte mi congedai da loro dando un bacio a Daniela e ricordai che il cambio del fuso orario andava curato con una lunga dormita perchè ero proprio finito. Dormii fino alle cinque del pomeriggio e quando spalancai la finestra della mia camera, squillò il telefonino ed era...lo immaginavo già...Daniela che mi chiese come stavo e se avevo bisogno di qualcosa. Le dissi di venire da me e quando arrivò le aprii la porta di casa e la abbracciai a lungo e...più che naturale...il mio cazzone si risvegliò meglio di me strusciandosi suille cosce di Daniela e lei mi diede uno sguardo assai allusivo. Ci sdraiammo sul divano e lei si strinse a me chiedendomi come me l'ero passata con le bellissime brasiliane ben note per le loro curve naturali ed io la misi al corrente delle avventure di letto vissute lì. Poi fu lei a ricordare i momenti di giochi tra noi, gli attimi di gioia e d'improvviso si mise a pancia sotto e scoprì il suo gran bel culo, alzandosi la gonna ed abbassandosi le mutandine, chiedendomi se le facevo una iniezione che non gliele facevo sentire affatto. Rimasi allibito nell'osservare come era bello il suo culetto e, senza pensarci sopra, la feci rigirare e la baciai in bocca roteando la lingua e sentendo che anche lei lo sapeva ben fare. Dopo un attimo, anche meno, eravamo in camera mia sul mio lettone, interamente nudi e lei fu quasi scoccata nel vedere il mio batacchio drizzarsi in un attimo, grosso, gonfio, duro come pietra ed io mi sbalordii invece per le sue tettone che erano da ragazzina, appena simili a due albicocche, ora erano grosse; la fighina era una gra figona che in un attimo già sbrodolava copiosamente ed allora mi tuffai a leccargiela e lei lì mi fece capire che non ne sapeva nulla del gioco del sesso. Mi misi quindi a farle lezione nei particolari, accarezzandola, leccandola dapertutto, in figa, sui seni, sull'ano, poi sul collo, dietro le orecchie e le mordicchiavo poi i capezzoli sfiorandoli coi denti piano, piano. Le infilai un dito nel culo facendola gemere un poco e poi la leccai ancora all'ano ma poi passai alla lezione sul trattamento del cazzo, nell'accarezzarlo, stringerlo un poco per farmi una sega...la sua prima sega... ed infine la guidai nel prendere in bocca il cazzo e roteare la lingua avvolgendolo bene e stringerlo poco sul tronco e, quando sentii che stavo per venirmene, per sborrare, allora le chiesi se voleva che lo scaricassi nella sua bocca oppure fuori e lei interruppe il gioco e mi chiese se la sborra poteva farle male, crearle malessere ma la tranquillizzai che le avrebbe fatto solo bene, solo piacere ed allora Daniela riprese il gioco e quando sentì il potente spruzzo in bocca allora lo ingoiò fino all'ultima goccia e poi, si asciugò con la mano la bocca, chiedendomi subito se mi era piaciuta, se era stata una brava allieva. La rassicurai che era stata bravissima e mi aveva fatto godere assai. Dopo che rimanemmo stretti abbracciati, lei si avvicinò all'orecchio sussurrandoci che era ancora vergine e che voleva farlo solo con me. La sua richiesta, la sua confessione mi ringalluzzì tutto ed allora le dissi che doveva prima pensarci bene, poi saremmo passati ai fatti. Quindi le suggerii di rifletterci sopra sull'atto da compiere, ma lei fu irremovibile, già dal mio ritorno aveva deciso che io dovevo fare all'amore con lei, quindi mi chiese d iprepararle la fighina ed io scesi a slinguargliela a fondo, per poi baciarla, accarezzarla dapertutto. Quando capii che stava provando piacere con lo sditalinarle il clitoride, le feci allargare le cosce e appoggiai il batacchione alle labbra che già si stavano bagnando di umori e schiudersi come un'ostrica. Diedi una piccola spinta in dentro e lei sussultò sia dal piacere che dal timore per il dolore che si aspettava dalla imminente penetrazione. La penetrai ancora di più e, quando sentii il glande che urtava contro l'imene, allora andai un poco indietro per poi spingere deciso dentro, sentendo così poiil rompersi della membrana della sua verginità. Danielina gridò dal dolore ma solo per un breve attimo, infatti, subito poco dopo, il dolore le si tramutò in gran piacere ed infatti, trovandoci guancia a guancia, mi sussurrò nell'orecchio di avere avuto una gran paura del dolore ma il piacere, la gioia era finalmente poco dopo arrivato, così mi disse tante volte " grazie, zio...ancora grazie zio". Dopo mi abbracciò forte ed allora le schizzai dentro tanta sborra mista col suo sangue. Rimanemmo ancora stretti, abbracciati ma poi sopravvenne il pensiero di riparare al "guaio"ma mi ricodrai di un vecchio compagno di Liceo che ora era un Medico e, con la scusa di andarmene a Roma con Daniela, con i suoi genitori, partimmo dopo che avvertii il mio amico medico e ne tornammo dopo tre ore con la "pillola del giorno dopo" e tante spese per giustificare la gita a Roma ed avevo riempito Daniela di jeans, camicette, magliette ed altro. Sua madre vedendo la merce rimase abbagliata dalla bellezza degli abiti ed anche lei come Daniela, mi dette un bacio sulla guancia e lì fui "coatretto" a stare a pranzo con loro tre. Il giorno dopo Mario e Marisa erano al lavoro e a metà mattina Daniela suonò alla mia porta di casa e, poco dopo eravamo già nudi sul lettone e rifecemmo l'amore e, nel sentire di nuovo il cazzo dentro di lei, Daniela mi disse che quasi si era pentita di avere preso la pillola perchè le sarebbe piaciuto un figlio da me ma riuscii a dissuaderla perchè era ancora troppo giovane per dedicarsi ad un figlio...c'era tempo! Allora, palpando il suo bel culo, mi venne forte il desiderio di penetrarla anche in culo e glielo proposi ma lei per quello aveva tanta paura del dolore che avrebbe provato e mi disse che voleva ancora pensarci sopra.
scritto il
2023-03-17
5 . 6 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.