Schiavo di una VIP - 1^parte

di
genere
dominazione

Quella che mi appresto a raccontare è una storia che potrebbe essere avvenuta davvero. Non posso dirlo, se si o no. Per questo della VIP scriverò solo l'iniziale e non darò altri riferimenti che la possano far riconoscere.

Lo smartphone con la suoneria di Profondo Rosso mi sveglia di soprassalto. Ero in dormiveglia sul divano, dopo pranzo, cullato dalla tv. E' Bruno il mio amico impresario, se così si può definire chi procaccia clienti ai prostituti. Eh si, perchè di mestiere faccio il prostituto. Ma un prostituto particolare. Faccio lo schiavo e ho un discreto portafoglio di clienti donne disposte a pagarmi profumatamente per sfogare su di me qualsiasi voglia di dominio e perversione.
A differenza di quello che comunemente si pensa di tutte le donne che si rivolgono ai prostituti solo perchè vorrebbero essere montate da stalloni alla Rocco Siffredi, ce ne sono alcune insospettabili che amano dominare. E io mi faccio dominare e sottomettere molto bene, tranne pratiche sanguinolenti e antigeniche (come farmi fare addosso cacca e pipì), faccio e mi faccio fare di tutto, in qualche caso pure le faccende di casa. Con passione e tanta discrezione, che è molto importante visto lo status delle mie clienti che spesso appartengono all'alta società e hanno una certa reputazione.

Ho scoperto di avere questa “vocazione” da piccolo. Alle prime pulsioni sessuali preadolescenziali. Ricordo, infatti, in collegio dalle suore. Una in particolare, Suor Rosaria. Sulla trentina d'anni, grassottella, carnagione bianchissima, bocca carnosa e sguardo glaciale. Per cui provavo una strana attrazione che diventava un'irresistibile piacere quando mi puniva. Ce l'aveva proprio con me. Come se avvertisse la goduria che provavo ad essere la sua vittima predestinata. Sembrava gli piacesse proprio trovare qualsiasi scusa per mettermi in punizione, a me più che agli altri miei compagni di classe.
Ricordo che la punizione consisteva nel farmi inginocchiare accanto la cattedra, in posizione da preghiera islamica, recitando più volte l'atto di dolore e di pentimento, mentre gli altri andavano a fare ricreazione e lei correggeva i compiti.
In quella posizione avevo vicino i suoi piedi calzati nei sandali sempre senza calze, pure d'inverno. E nonostante non potesse usare smalto sulle unghia, li aveva belli. Grandi, puliti e ben curati. Io provavo un piacere enorme a guardaglieli umiliato in quella posizione. Sentivo il cazzo che mi diventava di pietra. Godevo da matto.
Ancora di più ( a volte arrivando a sborrarmi nelle mutande senza toccarmi) quando, finito di correggere i compiti e prima di farmi alzare, mi frustava sulle natiche con un righello mettendosi dritta, giocoforza, coi piedi proprio sotto la mia faccia e facendomene involontariamente sentire l'odore, che era sempre buono, mai una puzza.
Crescendo poi compresi chi ero, e tra festini e incontri singoli, mi divertii tantissimo. Fino a quando incontrai quella che sarà la mia prima cliente. Una bella e ricca sessantenne che godeva solo se mi legava al letto, ammanettato polsi e caviglie, e mi umiliava con i piedi in faccia, insultandomi, frustandomi e tormentandomi il cazzo per non farmi sborrare.
La prima volta lo feci gratis, poi capii che di questa passione potevo farne una professione quando iniziò a pagarmi perchè non la lasciassi. Ma soprattutto quando mi presentò Bruno, il mio attuale amico-impresario, che mi aprì un mondo a me fin'ora sconosciuto. Infatti a sua volta iniziò a presentarmi altre “tardone”, tutte insospettabili e dell'alta società, interessate alle mie prestazioni da schiavetto tutto fare e disposte a pagarmi cifre considerevoli per sfogare su di me le frustrazioni da mogli devote.

Torniamo quindi alla telefonata di quel pomeriggio, dove Bruno mi annunciava un lavoro pazzesco. Pare, infatti, che la mia fama sia approdata nel mondo delle VIP.
B.: “Ascolta, una persona molto importante...una dello spettacolo...mi ha chiesto notizie di te...ed io gliele ho date, foto comprese...ma non posso dirti chi è per telefono...al giorno d'oggi capirai, no?”
Io: “Si certo...e allora?”
B.: “Quando scendi da Gino per l'apericena...te ne parlo, dettagli compresi...”
Così alle 19 in punto, io e Bruno, ci ritrovammo seduti al tavolino del nostro solito bar
Io: “...e allora, di chi si tratta?”
B., guardandosi con circospezione attorno, mette il suo smartphone sul tavolino in modo che possa vedere solo io. Fa scorrere delle foto. Si ferma su una e finalmente mi fa vedere chi mi vuole.
Io: “nooo!!...non ci posso credere...lei!!??”
B. “Si...proprio lei...S.. ...lei mi ha chiesto di te...e pure con insistenza...pare che una sua amica sia tra le nostre clienti...non mi ha voluto dire chi...ma a quanto pare gli ha magnificato le tue prestazioni...”
Io: “Cazzo non ci posso credere, S.....era una strafica pazzesca negli anni '80, anche se io non ero ancora nato...ma ho visto i video, lo è ancora di più oggi che è un'ultra cinquantenne...ma io con questa ci andrei anche gratis!!”
B. “Già...però lei ti paga e bene (ride) ...sono duemila solo per te ...netti netti...per servirla la sera, dopo lo spettacolo, e l'intera notte...l'indomani mattina per le dieci circa ti libera...che gli dico allora?”
Io, ridendo: “E che gli vuoi dire?...ti ho detto ci andrei gratis, se non addirittura pagandola io (risata)...digli di si e quando...”
Così Bruno le manda un messaggio e dopo qualche minuto riceve la risposta: “Portamelo domani alle 17 allo Sheraton. Voglio conoscerlo prima. Vi aspetto.”

Puntuali alle 17 siamo nella halle dell'albergo. Bruno avvisa in portineria e il portiere, dopo aver citofonato, ci indica la stanza di S.
Siamo davanti la porta della camera in attesa che ci apra. Io ho il cuore in gola, nonostante faccia questo mestiere da anni e dovrei esserci abituato, ma questa volta sono emozionato. Eccola che ci apre. Ci accoglie nel salottino della suite. E' bellissima pure di presenza. In tuta da ginnastica, scarpe da tennis, capelli legati a coda di cavallo, sorriso bianchissimo e occhi penetranti tra il verde e l'azzurro che iniziano a scrutarmi con insistenza. Si accomoda sul divanetto, fa accomodare Bruno su una poltroncina accanto. A me, invece, no. Parte subito con un ordine: “Tu resta in piedi...voglio guardarti bene di presenza...del resto sto comprando uno schiavo, no?...si faceva così con gli schiavi venduti nei mercati, no?”
Io: “Si signora certo...”
B. ridendo: “...e io ti porto la migliore mercanzia...”
S..: “...vedremo...”.
Così mi inizia a “scannerizzare”, prima da seduta (sensualissima con le gambe accavallate). Poi si alza. Mi si avvicina. Mi gira lentamente intorno controllando ogni centimetro di me. Poi mi mette una mano, ben piantata, sul culo e mi fa: “Di essere, si...sei bello...come in foto, forse anche meglio...si mi piaci...quanti anni hai?”
Io: “22, signora...”
S..: “22 (ride)...a me già a 17 me lo toccavano...e dovevo stare zitta se volevo far carriera in tv...ma non si limitavano di certo solo a questo...sai quanti pompini sono stata costretta a fare per diventare quella che sono diventata? E in quanti letti e divani mi hanno scopato?...anche nel culo?...ma mica costretta a soddisfare uomini belli e giovani come te...no...uomini, vecchi, brutti, grassi, cocainomani, depravati...ma siccome uomini nelle stanze dei bottoni, sottostavo...nel mondo dello spettacolo funziona così...non credere alle balle di quelle che raccontano che sono arrivate al successo solo per la loro bravura...e ci sono pure i maschietti a dare il culo, la bocca e, i più fortunati, il cazzo per fare carriera...credimi! ”
Mi toglie la mano dal culo e me la mette sulla patta, tastandomi il cazzo mi fa: “fammi vedere come sei messo lì...”
Io: “Si signora subito...”. Mi abbasso i pantaloni...poi le mutande e gli mostro il cazzo che è mezzo eretto (la cosa di essere in balia di una donna mi da sempre un piacere enorme).
S.: “Bello grosso, complimenti...mi piace (me lo prende in mano e me lo masturba un pò)...e tanto (mi diventa durissimo e dopo un po me lo lascia di scatto)...ancor più perchè lo comanderò io e non più come nel passato, comandata da quelli di quei porci bastardi, di cui ti parlavo prima...alcuni dei quali nemmeno si rizzavano...”

Quindi mi fa rivestire. Torna a sedersi, accavallando di nuovo sensualmente le gambe. Si accende una sigaretta, sbuffa una nuvola di fumo e fa: “Adesso comando io...ho un nome, una carriera...soldi...un marito potente che mi protegge...decido io in quale trasmissione andare e in quale no...cosa cantare, ballare...e cosa no...io sola e nessun altro...nemmeno il mio manager...nessuno osa contrariarmi, anzi fanno quasi a gara per esaudire i miei voleri...e questo mi eccita da morire...il potere mi eccita! Ecco perchè voglio passarmi un altro capriccio...tu! (mi indica con un cenno della testa, sbuffando un'altra nuvola di fumo)...è da un po' che mi frulla in testa la voglia di comprare...si, comprare...un giovane bello e virgulto da usare come venivo usata io alla tua età...voglio uno schiavetto per divertirmi adesso come piace a me!”.
Così spegne la sigaretta in un posacenere, beve un sorso di qualcosa di scuro in un bicchiere accanto e ci congeda. Sulla porta mi punta quel suo sguardo di fuoco e mi fa: “Domani alle 19 devi essere qui...puntuale!...chiaro!?”. Non mi da il tempo di risponderle “Si signora” che ci chiude la porta in faccia e a noi non resta altro che andare via.
scritto il
2023-03-31
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