L'affittacamere
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Lo chiamavano l'Armandone. Armando Castelli che grazie ad una munifica vincita al Superenalotto viveva di rendita, facendo fruttare quel denaro ancor di più dopo aver comprato un intero stabile con la quale faceva la professione di affittacamere per studenti e lavoratori in trasferta.
Armandone lo chiamavano così per via della mole, alto e grasso, e per il cazzo lungo e perennemente duro, sempre alla ricerca di bocche, fiche e culi da sfondare.
Armandone, infatti, oltre allo smisurato appetito culinario, univa quello altrettanto smodato del sesso di cui gli piaceva tutto. Ogni genere e fantasia. E andava con tutto: prostitute, trans, omosessuali passivi. Amava dire, infatti, che il sesso è come il maiale, non si butta via nulla!
L'investimento come affittacamere non lo aveva scelto a caso. Lo aveva studiato ad hoc. Ad Armandone dava, infatti, l'occasione di aumentare le possibilità di soddisfare la sua costante fame di sesso offrendo alle studentesse o alle lavoratrici, che individuava più sensibili, la possibilità di farsi pagare l'affitto in natura.
Col tempo, quindi, l'Armandone si era costituito un vero e proprio piccolo harem composto da un paio di giovanissime universitarie e da un altrettanto giovanissima impiegata, dalle quali puntualmente a scadenza andava a riscuotere “l'affitto”.
Le universitarie, Sabrina e Nancy, se le faceva assieme, in quando dividevano lo stesso appartamento, e dovevano riceverlo in babydoll e autoreggenti. Armandone era, tra l'altro, un feticista dei piedi. Gli piaceva stendersi nudo sul loro lettone e mentre una delle ragazze gli metteva i piedi, prima coi collant e poi nudi, in faccia, che leccava e adorava avidamente, l'altra lo spompinava dolcemente in modo da allungare la goduria del momento. Poi le faceva alternare nei compiti, in modo da godersi anche i piedi dell'altra ragazza e la bocca di quella che gli aveva messo i piedi in faccia, fino a sborrare.
Ma non finiva certo lì. Le faceva lesbicare completamente nude, guardandole mentre si masturbava così da tornare duro e voglioso, e se le scopava a turno alla pecorina. Al momento di venire le faceva piazzare davanti il cazzo e, menandosela con la mano, ne aspergeva le facce con un fiume di sborra calda.
Anche l'impiegata, Marta, aveva l'obbligo del babydoll e degli autoreggenti. Armandone la faceva sedere su una poltrona, poi si stendeva a terra in modo che la ragazza gli potesse mettere i piedi in faccia, prima in collant e poi nudi, e mentre se li godeva, si masturbava. Quando riteneva che quell'enorme cazzo fosse duro a puntino, si scambiavano la posizione. Armandone seduto sulla poltrona, e la ragazza in ginocchio fra le sue cosce, grasse e pelose, lo doveva spompinare anche lei in maniera dolce e lenta. Poi, quando la libidine gli diventava irresistibile, accompagnandola con la mano sulla testa le faceva aumentare la velocità fino a sborrarle in bocca. E anche in questo caso, non era certo finita lì. La spogliava delicatamente dal babydoll, poi con quelle manone da porco la toccava e con quella lingua bavosa la leccava. Da per tutto: tette, culo, fica, in modo da tornare velocemente duro e voglioso. Così la portava sul letto e se la scopava, pure lei, alla pecorina. Quando stava per venire, veloce Armandone, si stendeva e faceva mettere la ragazza in modo che potesse mettergli i piedi in faccia e una mano sul cazzo, quindi sborrava mentre lei lo masturbava tormentandogli il viso coi piedi.
Le ragazze non erano affatto dispiaciute di essere trattate come vere e proprie schiave del sesso di un porco simile. La possibilità di usare quei soldi che risparmiavano dall'affitto in vestiti, borse, scarpe, profumi, bijoux e divertimenti vari, era più forte di qualsiasi pudore e soglia della dignità che è tipico di molte donne. Ma non solo. Gli erano pure così tanto sottomesse e fedeli che per evitare che l'Armadone si annoiasse per la routine, si premuravano a procacciargli altre carne fresca non appena arrivava una nuova inquilina che, come loro, aveva un certa sensibilità al denaro facile o anche che aveva problemi di denaro. Bastava ammaliarle con la possibilità di trattenere per se la somma dell'affitto per soddisfare ogni loro capriccio e necessità, sole, in una città che offriva tanti svaghi, e più o meno velocemente si ritrovavano il cazzone di Armandone in bocca e nella fica.
Ma l'interesse dell'Armadone, come scritto prima, non erano solo le ragazze. Gli piacevano pure i maschi giovani effeminati. Da qualche giorno ne aveva individuato uno. Un biondino magro dai capelli lunghi e dall'aria androgena, che aveva notato frequentava casa di Marta, l'impiegata. Così un giorno, mentre la ragazza lo stava ripulendo dalla sborra con la lingua dopo aver ricevuto un pompino “prova” da una nuova inquilina, Armandone le chiese di quel ragazzo.
Marta: “E' un mio carissimo amico...solo quello...è un musicista...sei geloso?”
Armandone: “No assolutamente...per me ti puoi fare fottere da chi vuoi...l'importante stai sempre a disposizione del mio cazzo...semplicemente lo voglio conoscere perchè me lo voglio fottere io...”
Marta: “Ma non è gay...”
Armandone: “Non me ne frega un cazzo...ha un che di femmina, con quei capelli, quel fisico, quel visino bianco e sbarbato...mi arrapa!...penso a qualcosa a tre con te...vedi di parlarci e di convincerlo...magari, chissà ha bisogno di soldi...i musicisti spesso sono degli squattrinati...glieli do io in cambio del suo culo...”
Marta: “Va bene...vedo che posso fare...ma non ti prometto niente...”
Così Marta quella sera stessa lo andò a vedere al pub dove suonava e dopo il concerto gliene parlò. Il ragazzo, Mirko, da prima si dimostrò riluttante: “...ma a me non piacciono gli uomini...e anche a volerci provare...con...un...un...grassone porco del genere, anche no...no grazie...”. Poi quando Marta lo solleticò sul versante economico, pensò a quel progetto discografico che sognava da tempo e le rispose: “Precisamente cosa dovrei fare?
Marta: “La troia...la sua troia...lui ti vede così!”
Mirko: “Ah...quindi passivo...devo fare la femmina?”. Marta annuì ridendo e il ragazzo: “E quanto mi darebbe per fare questo?”
Marta: “Ah non saprei...vi mettete d'accordo...quello che ti posso dire è che di soldi ne ha...ed anche parecchi!”
Mirko così s'incontrò con Armandone che lo accolse in casa sua. Pattuirono una cifra abbastanza allettante e quel pomeriggio stesso il ragazzo fu a disposizione delle voglie di Armandone. Con loro c'era pure Marta che aveva favorito l'incontro e che aveva dato alcune dritte al ragazzo, come quella di smaltarsi di rosso le unghia dei piedi. Armandone, con indosso solo una vestaglia da camera, seduto su una poltrona come fosse un sultano, gli ordinò di spogliarsi completamente nudo. Lo fece avvicinare in modo da potergli mettere le mani prima sul culo, poi sul cazzo che iniziò a masturbare. Dopo un po', gli lasciò il pisello e scostò la vestaglia dalle cosce in modo che Mirko potesse vedere il suo enorme cazzo duro e scappellato uscire da sotto la pancia grassa e pelosa. Quindi lo fece mettere in ginocchio in modo da potergli leccare e ciucciare i capezzoli, mentre con una mano si masturbava lentamente. Gli leccò il collo, dietro le orecchie. Il ragazzo era visibilmente disgustato, ma sottostava. Dopo di che lo fece alzare, gli guardò i piedi, che gli piacquero perchè sembravano quelli di una donna, e gli ordinò di farseli leccare. Così Mirko si stese a terra e gli porse prima un piede, che Armandone, sempre seduto e masturbandosi, iniziò ad adorare e leccare avidamente, sbavando pure. Poi gli ordinò di dargli l'altro e fece lo stesso. Quando si ritenne sazio, li abbassò e gli mise in mezzo, tra le piante, il cazzo e in quella maniera se lo masturbò fino a sborrare a schizzi enormi sul torace e sulla faccia di Mirko. Non soddisfatto, Armandone fece mettere in ginocchio fra le sue cosce grasse e pelose Marta, che in tutto questo faceva da spettatrice e, gli ordinò di spompinarlo affinchè gli tornasse duro velocemente perchè aveva ancora appetito.
Mirko intanto si ripuliva dalla sborra schifato, ma cercava di non darlo a vedere. Mentre Armandone sprofondato nella poltrona ansimava di piacere grazie alla bocca ed alla lingua di Marta che gli stavano facendo tornare il cazzo di nuovo duro. Tornato duro come in cemento armato, la allontanò per farla mettere sul letto nuda a cosce divaricate, prese il ragazzo dalla testa e gli infilò il cazzo in bocca, ordinandogli di succhiare. Dopo un bel po di succhiate, uscì il cazzo dalla bocca di Mirko che aveva i conati di vomito per come glielo aveva affondato in gola. Si alzò dalla poltrona, ordinò al ragazzo prima di mettersi alla pecorina sul bordo del letto e poi di leccare la fica di Marta messa a gambe divaricate davanti a lui. Mentre Mirko leccava, Armandone si mise in ginocchio tra i suoi piedi. Prima gliene leccò le piante, poi salì al culo e glielo leccò, prima le natiche e poi il buco umidificandolo. Si rimise in piedi e gli appoggiò la grossa cappella per cercare di penetrarlo. A quel punto Mirko lo supplicò: “No Armandone...nel culo no!...ti prego...te lo succhio ancora...quanto vuoi...ma il culo no, mi fa male...”
Armandone: “Zitto...decido io...ti sto pagando e anche profumatamente...e tu fai quello che voglio io...dunque falla finita, lecca la fica e lasciami fare che non ti farò male”
Quindi lentamente, ma dolorosamente, Armandone affondò il suo cazzone nel culo di Mirko e prese a sbatterlo. Dopo un pò che il ragazzo si lamentava dal dolore fino a piangere, l'Armandone, forse impietosito, si fermò. Fuoriuscì il cazzo dal buco infiammato del ragazzo e disse a Marta che voleva sborrare con i suoi piedi in faccia mentre Mirko lo spompinava. I tre si sistemarono sul letto. Marta piazzò i suoi bei piedini sulla faccia di Armandone, che prese a leccarli e succhiarne le dita avidamente, e Mirko, accovacciato di lato, glielo prese in bocca menandolo con la mano fino a farlo venire di nuovo con una fontana di sborra che gli irrorò la faccia.
Dopo questo, di incontri del genere se ne susseguirono altri, in cui parteciparono pure le due studentesse. Ma la cosa che successe, fu che a Mirko, all'inzio forzato, adesso gli piaceva pure. Tanto che prese a fare sesso con Armandone anche da solo, senza più le ragazze. E non era più solo una questione di soldi, che pure ne prendeva parecchi tanto da aver potuto realizzare quel disco che tanto aveva sognato, ma proprio perchè gli piaceva essere la troia di Armandone, scoprendo un lato della sua sessualità che non pensava di avere.
Così Mirko, al termine di una poderosa inculata, arrivò pure a fare una proposta: “Armandone...mi chiedevo...ma un uomo così ricco e potente come te...possibile non abbia nessuno che lo serva, gli pulisca casa, cucini, lavi, stiri...insomma al suo servizio non solo sessuale...”
Armandone: “No, nessuno...è vero...ma ci stavo pensando pure io...affettivamente nel mio status mi ci vuole...anche un autista...ecco...pensavo a qualcuna di queste ragazze...”
Mirko: “Potrei propormi io...e ho pure la patente...che ne pensi?”
Armandone: “Tu, il mio domestico?...e autista pure?”
Mirko: “...ma soprattutto schiavo sessuale...si, io”
Armandone ci pensò un attimo e poi accettò con molto entusiasmo: “...la mattina...tutte le mattine...caffè a letto e pompino...mi raccomando...”
Mirko: “...ah puoi starne certo....ci avevo già pensato a questa cosa... (gli guardò il cazzo che si stava risvegliando) ...anzi potrei prendere servizio proprio adesso, se per te...ops, per lei signore...va bene...perchè noto che la discussione glielo sta facendo tornare duro...”
Armandone ridendo: “oh dio, per farla completa mi piacerebbe ti vestissi da camerierina sexy...ma mi rendo conto che al momento non è possibile, ci penseremo dopo...però si, ok vai...vai pure...da questo momento sei assunto...”
Così Mirko glielo prese in bocca e riprese a spompinare come aveva imparato e piaceva al suo nuovo signore e padrone, l'Armandone.
Armandone lo chiamavano così per via della mole, alto e grasso, e per il cazzo lungo e perennemente duro, sempre alla ricerca di bocche, fiche e culi da sfondare.
Armandone, infatti, oltre allo smisurato appetito culinario, univa quello altrettanto smodato del sesso di cui gli piaceva tutto. Ogni genere e fantasia. E andava con tutto: prostitute, trans, omosessuali passivi. Amava dire, infatti, che il sesso è come il maiale, non si butta via nulla!
L'investimento come affittacamere non lo aveva scelto a caso. Lo aveva studiato ad hoc. Ad Armandone dava, infatti, l'occasione di aumentare le possibilità di soddisfare la sua costante fame di sesso offrendo alle studentesse o alle lavoratrici, che individuava più sensibili, la possibilità di farsi pagare l'affitto in natura.
Col tempo, quindi, l'Armandone si era costituito un vero e proprio piccolo harem composto da un paio di giovanissime universitarie e da un altrettanto giovanissima impiegata, dalle quali puntualmente a scadenza andava a riscuotere “l'affitto”.
Le universitarie, Sabrina e Nancy, se le faceva assieme, in quando dividevano lo stesso appartamento, e dovevano riceverlo in babydoll e autoreggenti. Armandone era, tra l'altro, un feticista dei piedi. Gli piaceva stendersi nudo sul loro lettone e mentre una delle ragazze gli metteva i piedi, prima coi collant e poi nudi, in faccia, che leccava e adorava avidamente, l'altra lo spompinava dolcemente in modo da allungare la goduria del momento. Poi le faceva alternare nei compiti, in modo da godersi anche i piedi dell'altra ragazza e la bocca di quella che gli aveva messo i piedi in faccia, fino a sborrare.
Ma non finiva certo lì. Le faceva lesbicare completamente nude, guardandole mentre si masturbava così da tornare duro e voglioso, e se le scopava a turno alla pecorina. Al momento di venire le faceva piazzare davanti il cazzo e, menandosela con la mano, ne aspergeva le facce con un fiume di sborra calda.
Anche l'impiegata, Marta, aveva l'obbligo del babydoll e degli autoreggenti. Armandone la faceva sedere su una poltrona, poi si stendeva a terra in modo che la ragazza gli potesse mettere i piedi in faccia, prima in collant e poi nudi, e mentre se li godeva, si masturbava. Quando riteneva che quell'enorme cazzo fosse duro a puntino, si scambiavano la posizione. Armandone seduto sulla poltrona, e la ragazza in ginocchio fra le sue cosce, grasse e pelose, lo doveva spompinare anche lei in maniera dolce e lenta. Poi, quando la libidine gli diventava irresistibile, accompagnandola con la mano sulla testa le faceva aumentare la velocità fino a sborrarle in bocca. E anche in questo caso, non era certo finita lì. La spogliava delicatamente dal babydoll, poi con quelle manone da porco la toccava e con quella lingua bavosa la leccava. Da per tutto: tette, culo, fica, in modo da tornare velocemente duro e voglioso. Così la portava sul letto e se la scopava, pure lei, alla pecorina. Quando stava per venire, veloce Armandone, si stendeva e faceva mettere la ragazza in modo che potesse mettergli i piedi in faccia e una mano sul cazzo, quindi sborrava mentre lei lo masturbava tormentandogli il viso coi piedi.
Le ragazze non erano affatto dispiaciute di essere trattate come vere e proprie schiave del sesso di un porco simile. La possibilità di usare quei soldi che risparmiavano dall'affitto in vestiti, borse, scarpe, profumi, bijoux e divertimenti vari, era più forte di qualsiasi pudore e soglia della dignità che è tipico di molte donne. Ma non solo. Gli erano pure così tanto sottomesse e fedeli che per evitare che l'Armadone si annoiasse per la routine, si premuravano a procacciargli altre carne fresca non appena arrivava una nuova inquilina che, come loro, aveva un certa sensibilità al denaro facile o anche che aveva problemi di denaro. Bastava ammaliarle con la possibilità di trattenere per se la somma dell'affitto per soddisfare ogni loro capriccio e necessità, sole, in una città che offriva tanti svaghi, e più o meno velocemente si ritrovavano il cazzone di Armandone in bocca e nella fica.
Ma l'interesse dell'Armadone, come scritto prima, non erano solo le ragazze. Gli piacevano pure i maschi giovani effeminati. Da qualche giorno ne aveva individuato uno. Un biondino magro dai capelli lunghi e dall'aria androgena, che aveva notato frequentava casa di Marta, l'impiegata. Così un giorno, mentre la ragazza lo stava ripulendo dalla sborra con la lingua dopo aver ricevuto un pompino “prova” da una nuova inquilina, Armandone le chiese di quel ragazzo.
Marta: “E' un mio carissimo amico...solo quello...è un musicista...sei geloso?”
Armandone: “No assolutamente...per me ti puoi fare fottere da chi vuoi...l'importante stai sempre a disposizione del mio cazzo...semplicemente lo voglio conoscere perchè me lo voglio fottere io...”
Marta: “Ma non è gay...”
Armandone: “Non me ne frega un cazzo...ha un che di femmina, con quei capelli, quel fisico, quel visino bianco e sbarbato...mi arrapa!...penso a qualcosa a tre con te...vedi di parlarci e di convincerlo...magari, chissà ha bisogno di soldi...i musicisti spesso sono degli squattrinati...glieli do io in cambio del suo culo...”
Marta: “Va bene...vedo che posso fare...ma non ti prometto niente...”
Così Marta quella sera stessa lo andò a vedere al pub dove suonava e dopo il concerto gliene parlò. Il ragazzo, Mirko, da prima si dimostrò riluttante: “...ma a me non piacciono gli uomini...e anche a volerci provare...con...un...un...grassone porco del genere, anche no...no grazie...”. Poi quando Marta lo solleticò sul versante economico, pensò a quel progetto discografico che sognava da tempo e le rispose: “Precisamente cosa dovrei fare?
Marta: “La troia...la sua troia...lui ti vede così!”
Mirko: “Ah...quindi passivo...devo fare la femmina?”. Marta annuì ridendo e il ragazzo: “E quanto mi darebbe per fare questo?”
Marta: “Ah non saprei...vi mettete d'accordo...quello che ti posso dire è che di soldi ne ha...ed anche parecchi!”
Mirko così s'incontrò con Armandone che lo accolse in casa sua. Pattuirono una cifra abbastanza allettante e quel pomeriggio stesso il ragazzo fu a disposizione delle voglie di Armandone. Con loro c'era pure Marta che aveva favorito l'incontro e che aveva dato alcune dritte al ragazzo, come quella di smaltarsi di rosso le unghia dei piedi. Armandone, con indosso solo una vestaglia da camera, seduto su una poltrona come fosse un sultano, gli ordinò di spogliarsi completamente nudo. Lo fece avvicinare in modo da potergli mettere le mani prima sul culo, poi sul cazzo che iniziò a masturbare. Dopo un po', gli lasciò il pisello e scostò la vestaglia dalle cosce in modo che Mirko potesse vedere il suo enorme cazzo duro e scappellato uscire da sotto la pancia grassa e pelosa. Quindi lo fece mettere in ginocchio in modo da potergli leccare e ciucciare i capezzoli, mentre con una mano si masturbava lentamente. Gli leccò il collo, dietro le orecchie. Il ragazzo era visibilmente disgustato, ma sottostava. Dopo di che lo fece alzare, gli guardò i piedi, che gli piacquero perchè sembravano quelli di una donna, e gli ordinò di farseli leccare. Così Mirko si stese a terra e gli porse prima un piede, che Armandone, sempre seduto e masturbandosi, iniziò ad adorare e leccare avidamente, sbavando pure. Poi gli ordinò di dargli l'altro e fece lo stesso. Quando si ritenne sazio, li abbassò e gli mise in mezzo, tra le piante, il cazzo e in quella maniera se lo masturbò fino a sborrare a schizzi enormi sul torace e sulla faccia di Mirko. Non soddisfatto, Armandone fece mettere in ginocchio fra le sue cosce grasse e pelose Marta, che in tutto questo faceva da spettatrice e, gli ordinò di spompinarlo affinchè gli tornasse duro velocemente perchè aveva ancora appetito.
Mirko intanto si ripuliva dalla sborra schifato, ma cercava di non darlo a vedere. Mentre Armandone sprofondato nella poltrona ansimava di piacere grazie alla bocca ed alla lingua di Marta che gli stavano facendo tornare il cazzo di nuovo duro. Tornato duro come in cemento armato, la allontanò per farla mettere sul letto nuda a cosce divaricate, prese il ragazzo dalla testa e gli infilò il cazzo in bocca, ordinandogli di succhiare. Dopo un bel po di succhiate, uscì il cazzo dalla bocca di Mirko che aveva i conati di vomito per come glielo aveva affondato in gola. Si alzò dalla poltrona, ordinò al ragazzo prima di mettersi alla pecorina sul bordo del letto e poi di leccare la fica di Marta messa a gambe divaricate davanti a lui. Mentre Mirko leccava, Armandone si mise in ginocchio tra i suoi piedi. Prima gliene leccò le piante, poi salì al culo e glielo leccò, prima le natiche e poi il buco umidificandolo. Si rimise in piedi e gli appoggiò la grossa cappella per cercare di penetrarlo. A quel punto Mirko lo supplicò: “No Armandone...nel culo no!...ti prego...te lo succhio ancora...quanto vuoi...ma il culo no, mi fa male...”
Armandone: “Zitto...decido io...ti sto pagando e anche profumatamente...e tu fai quello che voglio io...dunque falla finita, lecca la fica e lasciami fare che non ti farò male”
Quindi lentamente, ma dolorosamente, Armandone affondò il suo cazzone nel culo di Mirko e prese a sbatterlo. Dopo un pò che il ragazzo si lamentava dal dolore fino a piangere, l'Armandone, forse impietosito, si fermò. Fuoriuscì il cazzo dal buco infiammato del ragazzo e disse a Marta che voleva sborrare con i suoi piedi in faccia mentre Mirko lo spompinava. I tre si sistemarono sul letto. Marta piazzò i suoi bei piedini sulla faccia di Armandone, che prese a leccarli e succhiarne le dita avidamente, e Mirko, accovacciato di lato, glielo prese in bocca menandolo con la mano fino a farlo venire di nuovo con una fontana di sborra che gli irrorò la faccia.
Dopo questo, di incontri del genere se ne susseguirono altri, in cui parteciparono pure le due studentesse. Ma la cosa che successe, fu che a Mirko, all'inzio forzato, adesso gli piaceva pure. Tanto che prese a fare sesso con Armandone anche da solo, senza più le ragazze. E non era più solo una questione di soldi, che pure ne prendeva parecchi tanto da aver potuto realizzare quel disco che tanto aveva sognato, ma proprio perchè gli piaceva essere la troia di Armandone, scoprendo un lato della sua sessualità che non pensava di avere.
Così Mirko, al termine di una poderosa inculata, arrivò pure a fare una proposta: “Armandone...mi chiedevo...ma un uomo così ricco e potente come te...possibile non abbia nessuno che lo serva, gli pulisca casa, cucini, lavi, stiri...insomma al suo servizio non solo sessuale...”
Armandone: “No, nessuno...è vero...ma ci stavo pensando pure io...affettivamente nel mio status mi ci vuole...anche un autista...ecco...pensavo a qualcuna di queste ragazze...”
Mirko: “Potrei propormi io...e ho pure la patente...che ne pensi?”
Armandone: “Tu, il mio domestico?...e autista pure?”
Mirko: “...ma soprattutto schiavo sessuale...si, io”
Armandone ci pensò un attimo e poi accettò con molto entusiasmo: “...la mattina...tutte le mattine...caffè a letto e pompino...mi raccomando...”
Mirko: “...ah puoi starne certo....ci avevo già pensato a questa cosa... (gli guardò il cazzo che si stava risvegliando) ...anzi potrei prendere servizio proprio adesso, se per te...ops, per lei signore...va bene...perchè noto che la discussione glielo sta facendo tornare duro...”
Armandone ridendo: “oh dio, per farla completa mi piacerebbe ti vestissi da camerierina sexy...ma mi rendo conto che al momento non è possibile, ci penseremo dopo...però si, ok vai...vai pure...da questo momento sei assunto...”
Così Mirko glielo prese in bocca e riprese a spompinare come aveva imparato e piaceva al suo nuovo signore e padrone, l'Armandone.
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