Schiavo di una VIP - 2^parte
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Alle 19 meno un minuto dell'indomani sono di nuovo dietro la porta di S. . Mi apre. E' in accappatoio e asciugamano a turbante sulla testa. Mi ordina di togliere le scarpe e seguirla. Dal salottino passiamo nella stanza da letto. Mi ordina di aspettarla in piedi davanti al letto mentre finisce di asciugarsi i capelli in bagno. Passano una decina di minuti e rientra in camera. Sempre in accappatoio, ma a capelli sciolti, si sistema seduta al centro del letto, spalle appoggiate alla testieria, gambe stese, piedi accavallati. Mi osserva dall'alto in basso, si accende una sigaretta, sbuffo di fumo e mi ordina: “Fammi uno spogliarello...vediamo che sai fare”
Eseguo. E' uno dei miei classici. Me lo chiedono quasi tutte. S. lo guarda attentamente fumando con gesti lenti e sensuali, alternando sorrisini di compiacimento. Dura qualche minuto, rimango in mutande. Sto per abbassarle quando mi fa: “No fermo!...vieni qui sul letto!”
Salgo dalla parte della pediera. Vedendo i suoi bellissimi piedi accavallati, mi viene spontaneo baciarli. Sto per farlo, ma mi blocca: “Fermo...non osare!”. Mi arriva un ceffone e poi mi fa: “Non ora...i miei piedi li adorerai come e quando dico io...non ti permettere più di prendere iniziative, hai capito verme!?...avvicinati ho detto!”
Io: “Si padrona”. Mi avvicino a lei. S., spegne con un gesto lento la sigaretta, esce da sotto uno dei cuscini un collare e guinzaglio da cane. Il collare e me lo chiude al collo. Gli attacca il guinzaglio col quale, assieme a lei, mi fa scendere dal letto. Mi fa mettere in ginocchio. Mi ordina mani dietro la schiena e mi lega i polsi con dei collant neri. In bocca mi infila un calzino da fitness umidiccio di sudore perchè usato per fare cyclette. Accende la tv e così conciato mi ci piazza davanti attaccando il manico del guinzaglio al pomello del letto e mi ordina: “Non osare muoverti da così fino a quando non torno..stanno venendo a prendermi, ho uno spettacolo che potrai vedere in tv...se quando rientro ti trovo anche di un solo millimetro distante da dove ti ho piazzato...o ti trovo slegato...o senza il calzino in bocca...vedi le frustate che prendi...ti è chiaro verme!!??”
Io annuisco con un cenno del capo, visto che ho la bocca otturata, e S. si inizia a vestire. Io la guardo per tutto il tempo. Minigonna in pelle nera, autoreggenti a rete piccola e stivali stesso colore. Camicetta bianca con reggiseno, sempre nero, a vista. Nel frattempo che si sta vestendo e mirando allo specchio, suona il telefono. E' arrivata la macchina che la porterà in una nota emittente tv dove dovrà esibirsi. Indossa un giubbettino in pelle rossa. Mi saluta con uno sguardo ed un sorriso di soddisfazione, mi rammenta la raccomandazione e va via.
Sono da un quarto d'ora circa fermo nella posizione che mi ha assegnato, quando alla tv appare lei. E' vestita per come se n'è andata da qui. Seguo tutta la trasmissione, dove canta e balla scatenandosi come una ventenne. Ho le gambe anchilosate. Una sofferenza tremenda star fermo così. Lei finisce l'esibizione, durata parecchio intervista compresa, ma non mi muovo fino a quando il programma finisce. Passa oltre un'ora dalla fine e di lei nessuna notizia. Non ce la faccio più. Sto soffrendo da cani, pure per il calzino in bocca che non mi fa deglutire bene. Provo lentamente a sedermi senza slegarmi, per sgranchire le gambe che non mi sento più. Ci riesco. Sto un po'. Allungo le gambe e le muovo. Sollievo! Poi però penso che con la tv sempre accesa potrei non sentirla entrare ed ho paura di non farmi trovare per come mi ha ordinato. Piano piano mi rimetto in posizione. Nel frattempo è passata un'altra ora, ma di lei ancora nessuna traccia. Mi piace immaginarla a cenare tranquillamente con gli altri del programma, e magari gode a pensarmi soffrire qui legato come un cane. Il pensiero mi eccita. Ho l'uccello duro.
Ma ecco finalmente rientra lei. Io sono, o almeno penso di essere, nella stessa posizione di come mi ha lasciato. E' ancora vestita in quella maniera. Con questa mise ha ballato e cantato, infatti è vistosamente sudata. Getta sul letto il giubetto. Si avvicina a me e controlla attenta che non abbia disubbidito nemmeno di quel famoso millimetro. Quando pensavo di averla scampata, improvvisamente mi pianta un ceffone! Per lei non sono proprio dove mi ha lasciato. Appena ritorno in posizione con la testa mi fa: “Idiota, verme inutile...ti sei spostato da dove ti ho messo, vero?...dovrei frustarti...ma sto morendo di fame...non ho tempo...adesso ti libero...ti vesti e scendi sotto...ho detto al metre di consegnare a te il carrello della mia cena...risali veloce e me la servi nel salottino...chiaro deficiente!?”
Io, non appena mi libera pure la bocca dal calzino: “Si padrona...subito...”. Mi vesto veloce, mentre lei si siede sul letto, accavalla le gambe e si accende una sigaretta. Scendo nella zona ristorante. Il metre effettivamente è li che mi aspetta. Prendo in consegna il carrello e veloce risalgo in camera.
Quando entro, La trovo già nel salottino ancora vestita. Seduta sul divanetto a gambe stese e piedi incrociati, ancora con gli stivali, sul tavolino di fronte. Le avvicino il carrello. Mi ordina di avvicinargli il posacenere. Spegne la sigaretta e mi sbuffa il fumo in faccia. Poi mi fa: “Vai a spogliarti di nuovo, restando in mutande, ti rimetti il collare e ritorna veloce”.
Eseguo, mentre lei apre i vassoi della cena e inizia a mangiare rimanendo nella stessa posizione prima descritta. Io non appena in mutande, mi attacco il collare col guinzaglio e torno da lei che, continuando a cenare senza degnarmi di uno sguardo, mi ordina: “Toglimi sti cazzo di stivali e ti occupi dei miei piedi, che me li sento in fiamme...muoviti!” .
Eseguo in ginocchio davanti il tavolino. Abbasso la lampo del primo stivale e lentamente glielo sfilo. Subito una zaffata di puzza mista di sudore e pelle dello stivale, mi investe. Stessa cosa quando gli sfilo l'altro. S. si accorge della mia espressione un po' disgustata e s'incazza. “Cos'è!!??...fanno puzza!?...eh, verme bastardo!?”
Io:”No padrona...assolutamente, no...chiedo perdono per la mia espressione...i suoi piedi sono bellissimi sempre...”
Così mi ordina di mettere la faccia ancora più vicina ai suoi piedi e me li sfrega in faccia con forza per farmene sentire ancora di più la puzza accentuata dai collant impregnati di sudore. Poi si rimette a mangiare lasciandomi soffrire coi piedi in faccia. Quando si ritiene soddisfatta di avermi strapazzato abbastanza, mi ordina di massaggiarglieli. Eseguo, fino a che finisce di cenare. Dopo di che allontana il carrello e, mentre continuo il massaggio, inizia lentamente a sfilarsi il primo autoreggente. All'altezza del ginocchio mi ordina di continuare a sfilarglielo. Una volta che ce l'ho in mano me lo fa prima odorare e poi succhiare nella parte che copriva il piede. Stessa cosa l'altro. Rimasta a piedi nudi, bellissimi e curatissimi, mi ordina di leccarglieli. Mentre lo sto facendo (sulle piante, tra le dita, le succhio l'alluce), si accende una sigaretta e si gode lo spettacolo di me che lecco quei piedi belli, ma sudati e puzzolenti.
Finito di fumare, e mentre lecco, con un piede mi spinge per la faccia e mi ordina: “Basta mi hai scocciato...vai a prepararmi la doccia!”. Quindi stacco dai piedi e vado nel bagno in camera. Apro l'acqua della doccia, sistemo le tovaglie. Esco dal bagno per chiamarla, ma lei è già in camera davanti a me, nuda con i soli slip addosso. Resto come folgorato. Un gran figone davvero. Oltre i cinquanta e un corpo perfetto, nemmeno una ventenne. Come nei video se non meglio. Così mi ordina: “Sistema i vestiti nel cesto da portare in lavanderia...aprimi il letto e poi vieni in bagno...vai!”
Eseguo, fatto il letto entro in bagno e mi annuncio: “Eccomi padrona...”
Da sotto la doccia, col box chiuso: “Stenditi per terra!”
Mi stendo a pancia sopra. Dopo un po' Lei esce dal box e mi sale addosso coi piedi sull'addome e sullo sterno come fossi il tappetino da bagno. Indossa l'accappatoio e continua a calpestarmi accennando anche un piccolo balletto per darmi ulteriore sofferenza. Poi si accorge che ho il cazzo duro e con un piede mi schiaccia il rigonfiamento delle mutande. Mi fa malissimo, ma resisto. Dopo qualche minuto di questo supplizio, si asciuga uno alla volta la pianta dei piedi sulla mia faccia, scende e si dirige davanti il lavabo con lo specchio.
Si specchia un attimo e poi mi ordina di mettermi in ginocchio dietro di lei a simulare uno sgabello.
Mi metto dunque in posizione. Lei si toglie l'accappatoio e completamente nuda mi appoggia, come a sedersi, il culo in faccia. Bello, sodo, ma soprattutto odoroso. Non vedo niente, respiro a stento e la pressione del suo peso, che riverbera sul collo piegato all'indietro, mi fa soffrire da cani. Quest'altro supplizio dura parecchi minuti. Probabilmente si starà struccando e pulendo il viso, ovviamente non posso vederlo, posso solo soffrire. Però vuoi mettere? Soffrire col “mandolino” sodo e famoso di S., in faccia?
Finalmente si stacca dalla mia faccia. Sollievo per me, anche se nonostante la sofferenza ho il cazzo duro. Indossa un paio di slip di pizzo, afferra il guinzaglio che pende dal mio collare, e a quattro zampe come un cane mi porta accanto al letto. Da una borsa sulla poltroncina accanto esce dei barattoli di creme e oli femminili, li sistema sul comodino, si stende sul letto a pancia sotto e mi ordina: “Alzati verme!...fammi vedere come sai massaggiare...lì (indicando i barattoli sul comodino) ci sono i miei prodotti...muoviti!”
Quindi, dopo essermi unto le mani con un olio profumato, inizio a massaggiarla. Parto dai piedi e le caviglie. Salgo una per una, per le gambe. Le “impasto” a turno le natiche. Passo al bacino, poi alla schiena. Dalla cervicale arrivo alle scapole. S. gradisce: “wow, sei bravo...devo ammetterlo...verme...ma bravo!”
Poi si gira. Le massaggio il collo e scendo sulle tette. Gliele “impasto” a turno. Sono belle sode, malgrado l'età. Mi eccitano da impazzire. Lei si eccita pure e con la mano più vicina ai miei boxer mi tasta il cazzo. Lo sente come il marmo. Allora si sfila gli slip e mi ordina: “Vai a massaggiarmi la fica...prima con le mani e poi me la lecchi...”
Eseguo. Prima le massaggio la zona pelvica, poi le accenno un ditalino tra le labbra della vulva e infine mi abbasso per iniziare a leccargli il clitoride, che nel frattempo è venuto fuori in tutto il suo splendore. Lei, ansima dal piacere. La mia lingua è implacabile e le procura una goduria senza freni, tanto che mi sento afferrare per i capelli a bloccarmi la testa sulla fica ormai fradicia, mentre emette ad alta voce dei “si” a ripetizione.
Poi improvvisamente si gira. Si mette di schiena a novanta e mi ordina ansimando dal piacere: “Togliti sti cazzo di boxer...continua a leccarmi da dietro e poi mi sfondi col cazzo...sbrigati schiavo!”
Così faccio. La lecco da sotto. Le faccio raggiungere un breve orgasmo. Breve perchè ha appena il tempo di sottolinearlo con un'altra serie di “si” più decisi, che la sfondo alla pecorina col mio cazzo diventato un palo di cemento armato, sbattendola con veemenza. La sbatto per un bel po', lei urla ancora dei “si” fino a raggiungere un altro orgasmo, stavolta più lungo e completo. Poi sento che devo sborrare e glielo dico; “padrona vengo...è bellissimo...lei è bellissima...sto venendo, padrona...”
S.: “No fermo!!...in bocca...lo voglio in bocca!!”. Mi stacco. Lei si gira veloce e me lo prende in bocca. Un paio di pompate al cazzo e la inondo fino alla gola di sborra a spruzzi violenti e quasi interminabili che ingoia.
Si accascia sul letto esausta e soddisfatta. Rimane qualche istante ad occhi chiusi. Io sono in ginocchio in mezzo alle sue cosce. Si rilassa un attimo, li riapre e mi fa: “Oddio dio...fantastico...quanto mi hai fatto godere...quanto!...soldi ben spesi...cazzo...”.
Alza una gamba, mi mette la pianta del piede davanti la bocca e mi fa: “Leccalo...ricordati che sei sempre il mio schiavo!”.
Le lecco quella pianta rosa e morbida, un paio di volte, fino a che abbassa la gamba e mi ordina: “Tu dormi qui a terra (indica lo scendiletto accanto)...adesso ti consento di andare in bagno...di mangiare...ti ho lasciato qualcosa delle mia cena...poi ti vieni a sistemare dove ti ho detto...devo averti a disposizione, non si sa mai mi torna la voglia e mi sveglio...vai ora...vai...che ho sonno”
Quindi la lascio e vado a fare le mie cose. Doccia e ceno. Metto velocemente in ordine il salottino e torno in camera da letto dove S., sta già dormendo profondamente girata su un fianco. Si è messa un babydoll di raso rosso. La osservo. E' bellissima. E penso: per dormire così tranquillamente è chiaro che si fida di me. La rassicuro nonostante alla fine, anche se mi ha comprato, sia sempre un perfetto estraneo. Ed è questa la cosa che mi piace della mia professione. Le mie clienti consapevoli che non le tradirò mai e per nessuna ragione al mondo.
Quindi mi stendo sullo scendiletto e mi addormento pure io.
E' quasi l'alba quando vengo svegliato da alcuni strattoni sul collo. E' Lei che mi tira dal guinzaglio e non appeno la guardo, con la voce impastata di sonno, mi fa: “Vieni...sali che ho voglia...muoviti!”
Sto per salire sul letto e lei mi fa: “Mettiamoci a 69 che ho una voglia di cazzo in bocca che non si può capire...” .
Quindi ci mettiamo nella posizione e parte con il pompino. Prima dolce e lento, quando il cazzo mi diventa acciaio puro, aumenta la velocità. E' bravissima, fantastica. Intanto io ho la fica in faccia e gliela lecco. Però sul più bello, smette improvvisamente di pomparmelo. Si gira, gli si siede sopra facendosi penetrare a smorzacandela e inizia a cavalcarmi. La cavalcata è lunga e aumenta gradatamente di velocità. Sto godendo da morire. Lei pure, forse più di me. Lo capisco da “si” ripetuti e sempre più forti. Raggiungo l'orgasmo e le sborro dentro, dopo pochi secondi ci arriva pure lei urlando. Si accascia su di me. Mi morde il collo e poi l'orecchio e mi fa: “Mi fai impazzire di goduria...fammi godere ancora...ancora...ubbidisci alla tua padrona!”.
Io: “Si padrona..si...”. E' insaziabile. Così mi stendo su di lei e me la gusto tutta in ogni anfratto di pelle con bacetti e leccatine. Scendo fino ai piedi e glieli lecco, per poi risalire verso la fica.
Nel frattempo il mio cazzo torna dritto e duro, così glielo metto dentro in posizione del missionario. La sbatto a dovere fino a farle raggiungere ancora l'orgasmo assieme a me riempiendola di nuovo di sborra.
Rimaniamo distesi sul letto. Stavolta S. mi lascia accanto a se. E' esausta, ma felice, così mi fa: “Fantastico...veramente...cazzo se ne è valsa la pena...avevano ragione su di te...sei uno schiavo fantastico...”
Io: “Grazie padrona...lavorare per lei comunque è facile...è bellissima e di un sexy incredibile...comunque sia a disposizione tutte le volte che mi vorrà al suo serv.....”
Non finisco a tempo la frase che girandomi la trovo addormentata. Mi assopisco pure io qualche altra oretta. Alle 10 in punto mi alzo. E' l'ora stabilita per essere liberato. S. però dorme ancora e profondamente. Così decido di fare un ultimo servizio per congedarmi da questa Dea. Faccio una doccia veloce. Mi vesto. Scendo in zona ristorante con il carrello della cena e lo scambio con uno contenente un bel caffè caldo e un'abbondante colazione.
Risalgo in camera e la sveglio dolcemente baciandola dai piedi al collo. Lei come si sveglia, mi guarda mentre le porgo la tazzina del caffè, mi sorride (è bellissima anche senza trucco e di prima mattina), si stira, la prende, beve poi guarda il vassoio con la colazione e mi fa un altro sorriso. Non se lo aspettava, mi abbraccia forte e mi fa: “Wow...ma sei un grande...caffè e colazione al letto...fantastico”
Io: “Sappia che non lo faccio per tutte...solo per le migliori...e lei, mia signora e padrona lo è...per lei questo ed altro...adesso però devo andare, mi liberi padrona...”
S. : “...si lo so...ti libero...ma non c'è proprio nulla che possa fare per averti solo per me?...sarei disposta pure ad assumerti con uno stipendio considerevole...”
Io: “...io la ringrazio, mia signora...ma non posso accettare...le sembrerà un paradosso, sono uno schiavo ma amo la libertà...restare sempre con una padrona al momento non rientra nei miei progetti...anche perchè si rischia quello che succede nei matrimoni, la noia da abitudine...quello che può fare è chiamarmi un'altra volta e magari tenermi di più...per un fine settimana...o al massimo un'intera settimana...nell'eventualità bella e sexy com'è, le farei pure un sconto...adesso vado, padrona...
S.: “...ah sicuro che ti richiamo...e magari ti faccio anche un po' di pubblicità...ok, adesso vai...sei libero...”
Quindi le bacio entrambi i piedi e vado via.
sottomesso1966@gmail.com
Eseguo. E' uno dei miei classici. Me lo chiedono quasi tutte. S. lo guarda attentamente fumando con gesti lenti e sensuali, alternando sorrisini di compiacimento. Dura qualche minuto, rimango in mutande. Sto per abbassarle quando mi fa: “No fermo!...vieni qui sul letto!”
Salgo dalla parte della pediera. Vedendo i suoi bellissimi piedi accavallati, mi viene spontaneo baciarli. Sto per farlo, ma mi blocca: “Fermo...non osare!”. Mi arriva un ceffone e poi mi fa: “Non ora...i miei piedi li adorerai come e quando dico io...non ti permettere più di prendere iniziative, hai capito verme!?...avvicinati ho detto!”
Io: “Si padrona”. Mi avvicino a lei. S., spegne con un gesto lento la sigaretta, esce da sotto uno dei cuscini un collare e guinzaglio da cane. Il collare e me lo chiude al collo. Gli attacca il guinzaglio col quale, assieme a lei, mi fa scendere dal letto. Mi fa mettere in ginocchio. Mi ordina mani dietro la schiena e mi lega i polsi con dei collant neri. In bocca mi infila un calzino da fitness umidiccio di sudore perchè usato per fare cyclette. Accende la tv e così conciato mi ci piazza davanti attaccando il manico del guinzaglio al pomello del letto e mi ordina: “Non osare muoverti da così fino a quando non torno..stanno venendo a prendermi, ho uno spettacolo che potrai vedere in tv...se quando rientro ti trovo anche di un solo millimetro distante da dove ti ho piazzato...o ti trovo slegato...o senza il calzino in bocca...vedi le frustate che prendi...ti è chiaro verme!!??”
Io annuisco con un cenno del capo, visto che ho la bocca otturata, e S. si inizia a vestire. Io la guardo per tutto il tempo. Minigonna in pelle nera, autoreggenti a rete piccola e stivali stesso colore. Camicetta bianca con reggiseno, sempre nero, a vista. Nel frattempo che si sta vestendo e mirando allo specchio, suona il telefono. E' arrivata la macchina che la porterà in una nota emittente tv dove dovrà esibirsi. Indossa un giubbettino in pelle rossa. Mi saluta con uno sguardo ed un sorriso di soddisfazione, mi rammenta la raccomandazione e va via.
Sono da un quarto d'ora circa fermo nella posizione che mi ha assegnato, quando alla tv appare lei. E' vestita per come se n'è andata da qui. Seguo tutta la trasmissione, dove canta e balla scatenandosi come una ventenne. Ho le gambe anchilosate. Una sofferenza tremenda star fermo così. Lei finisce l'esibizione, durata parecchio intervista compresa, ma non mi muovo fino a quando il programma finisce. Passa oltre un'ora dalla fine e di lei nessuna notizia. Non ce la faccio più. Sto soffrendo da cani, pure per il calzino in bocca che non mi fa deglutire bene. Provo lentamente a sedermi senza slegarmi, per sgranchire le gambe che non mi sento più. Ci riesco. Sto un po'. Allungo le gambe e le muovo. Sollievo! Poi però penso che con la tv sempre accesa potrei non sentirla entrare ed ho paura di non farmi trovare per come mi ha ordinato. Piano piano mi rimetto in posizione. Nel frattempo è passata un'altra ora, ma di lei ancora nessuna traccia. Mi piace immaginarla a cenare tranquillamente con gli altri del programma, e magari gode a pensarmi soffrire qui legato come un cane. Il pensiero mi eccita. Ho l'uccello duro.
Ma ecco finalmente rientra lei. Io sono, o almeno penso di essere, nella stessa posizione di come mi ha lasciato. E' ancora vestita in quella maniera. Con questa mise ha ballato e cantato, infatti è vistosamente sudata. Getta sul letto il giubetto. Si avvicina a me e controlla attenta che non abbia disubbidito nemmeno di quel famoso millimetro. Quando pensavo di averla scampata, improvvisamente mi pianta un ceffone! Per lei non sono proprio dove mi ha lasciato. Appena ritorno in posizione con la testa mi fa: “Idiota, verme inutile...ti sei spostato da dove ti ho messo, vero?...dovrei frustarti...ma sto morendo di fame...non ho tempo...adesso ti libero...ti vesti e scendi sotto...ho detto al metre di consegnare a te il carrello della mia cena...risali veloce e me la servi nel salottino...chiaro deficiente!?”
Io, non appena mi libera pure la bocca dal calzino: “Si padrona...subito...”. Mi vesto veloce, mentre lei si siede sul letto, accavalla le gambe e si accende una sigaretta. Scendo nella zona ristorante. Il metre effettivamente è li che mi aspetta. Prendo in consegna il carrello e veloce risalgo in camera.
Quando entro, La trovo già nel salottino ancora vestita. Seduta sul divanetto a gambe stese e piedi incrociati, ancora con gli stivali, sul tavolino di fronte. Le avvicino il carrello. Mi ordina di avvicinargli il posacenere. Spegne la sigaretta e mi sbuffa il fumo in faccia. Poi mi fa: “Vai a spogliarti di nuovo, restando in mutande, ti rimetti il collare e ritorna veloce”.
Eseguo, mentre lei apre i vassoi della cena e inizia a mangiare rimanendo nella stessa posizione prima descritta. Io non appena in mutande, mi attacco il collare col guinzaglio e torno da lei che, continuando a cenare senza degnarmi di uno sguardo, mi ordina: “Toglimi sti cazzo di stivali e ti occupi dei miei piedi, che me li sento in fiamme...muoviti!” .
Eseguo in ginocchio davanti il tavolino. Abbasso la lampo del primo stivale e lentamente glielo sfilo. Subito una zaffata di puzza mista di sudore e pelle dello stivale, mi investe. Stessa cosa quando gli sfilo l'altro. S. si accorge della mia espressione un po' disgustata e s'incazza. “Cos'è!!??...fanno puzza!?...eh, verme bastardo!?”
Io:”No padrona...assolutamente, no...chiedo perdono per la mia espressione...i suoi piedi sono bellissimi sempre...”
Così mi ordina di mettere la faccia ancora più vicina ai suoi piedi e me li sfrega in faccia con forza per farmene sentire ancora di più la puzza accentuata dai collant impregnati di sudore. Poi si rimette a mangiare lasciandomi soffrire coi piedi in faccia. Quando si ritiene soddisfatta di avermi strapazzato abbastanza, mi ordina di massaggiarglieli. Eseguo, fino a che finisce di cenare. Dopo di che allontana il carrello e, mentre continuo il massaggio, inizia lentamente a sfilarsi il primo autoreggente. All'altezza del ginocchio mi ordina di continuare a sfilarglielo. Una volta che ce l'ho in mano me lo fa prima odorare e poi succhiare nella parte che copriva il piede. Stessa cosa l'altro. Rimasta a piedi nudi, bellissimi e curatissimi, mi ordina di leccarglieli. Mentre lo sto facendo (sulle piante, tra le dita, le succhio l'alluce), si accende una sigaretta e si gode lo spettacolo di me che lecco quei piedi belli, ma sudati e puzzolenti.
Finito di fumare, e mentre lecco, con un piede mi spinge per la faccia e mi ordina: “Basta mi hai scocciato...vai a prepararmi la doccia!”. Quindi stacco dai piedi e vado nel bagno in camera. Apro l'acqua della doccia, sistemo le tovaglie. Esco dal bagno per chiamarla, ma lei è già in camera davanti a me, nuda con i soli slip addosso. Resto come folgorato. Un gran figone davvero. Oltre i cinquanta e un corpo perfetto, nemmeno una ventenne. Come nei video se non meglio. Così mi ordina: “Sistema i vestiti nel cesto da portare in lavanderia...aprimi il letto e poi vieni in bagno...vai!”
Eseguo, fatto il letto entro in bagno e mi annuncio: “Eccomi padrona...”
Da sotto la doccia, col box chiuso: “Stenditi per terra!”
Mi stendo a pancia sopra. Dopo un po' Lei esce dal box e mi sale addosso coi piedi sull'addome e sullo sterno come fossi il tappetino da bagno. Indossa l'accappatoio e continua a calpestarmi accennando anche un piccolo balletto per darmi ulteriore sofferenza. Poi si accorge che ho il cazzo duro e con un piede mi schiaccia il rigonfiamento delle mutande. Mi fa malissimo, ma resisto. Dopo qualche minuto di questo supplizio, si asciuga uno alla volta la pianta dei piedi sulla mia faccia, scende e si dirige davanti il lavabo con lo specchio.
Si specchia un attimo e poi mi ordina di mettermi in ginocchio dietro di lei a simulare uno sgabello.
Mi metto dunque in posizione. Lei si toglie l'accappatoio e completamente nuda mi appoggia, come a sedersi, il culo in faccia. Bello, sodo, ma soprattutto odoroso. Non vedo niente, respiro a stento e la pressione del suo peso, che riverbera sul collo piegato all'indietro, mi fa soffrire da cani. Quest'altro supplizio dura parecchi minuti. Probabilmente si starà struccando e pulendo il viso, ovviamente non posso vederlo, posso solo soffrire. Però vuoi mettere? Soffrire col “mandolino” sodo e famoso di S., in faccia?
Finalmente si stacca dalla mia faccia. Sollievo per me, anche se nonostante la sofferenza ho il cazzo duro. Indossa un paio di slip di pizzo, afferra il guinzaglio che pende dal mio collare, e a quattro zampe come un cane mi porta accanto al letto. Da una borsa sulla poltroncina accanto esce dei barattoli di creme e oli femminili, li sistema sul comodino, si stende sul letto a pancia sotto e mi ordina: “Alzati verme!...fammi vedere come sai massaggiare...lì (indicando i barattoli sul comodino) ci sono i miei prodotti...muoviti!”
Quindi, dopo essermi unto le mani con un olio profumato, inizio a massaggiarla. Parto dai piedi e le caviglie. Salgo una per una, per le gambe. Le “impasto” a turno le natiche. Passo al bacino, poi alla schiena. Dalla cervicale arrivo alle scapole. S. gradisce: “wow, sei bravo...devo ammetterlo...verme...ma bravo!”
Poi si gira. Le massaggio il collo e scendo sulle tette. Gliele “impasto” a turno. Sono belle sode, malgrado l'età. Mi eccitano da impazzire. Lei si eccita pure e con la mano più vicina ai miei boxer mi tasta il cazzo. Lo sente come il marmo. Allora si sfila gli slip e mi ordina: “Vai a massaggiarmi la fica...prima con le mani e poi me la lecchi...”
Eseguo. Prima le massaggio la zona pelvica, poi le accenno un ditalino tra le labbra della vulva e infine mi abbasso per iniziare a leccargli il clitoride, che nel frattempo è venuto fuori in tutto il suo splendore. Lei, ansima dal piacere. La mia lingua è implacabile e le procura una goduria senza freni, tanto che mi sento afferrare per i capelli a bloccarmi la testa sulla fica ormai fradicia, mentre emette ad alta voce dei “si” a ripetizione.
Poi improvvisamente si gira. Si mette di schiena a novanta e mi ordina ansimando dal piacere: “Togliti sti cazzo di boxer...continua a leccarmi da dietro e poi mi sfondi col cazzo...sbrigati schiavo!”
Così faccio. La lecco da sotto. Le faccio raggiungere un breve orgasmo. Breve perchè ha appena il tempo di sottolinearlo con un'altra serie di “si” più decisi, che la sfondo alla pecorina col mio cazzo diventato un palo di cemento armato, sbattendola con veemenza. La sbatto per un bel po', lei urla ancora dei “si” fino a raggiungere un altro orgasmo, stavolta più lungo e completo. Poi sento che devo sborrare e glielo dico; “padrona vengo...è bellissimo...lei è bellissima...sto venendo, padrona...”
S.: “No fermo!!...in bocca...lo voglio in bocca!!”. Mi stacco. Lei si gira veloce e me lo prende in bocca. Un paio di pompate al cazzo e la inondo fino alla gola di sborra a spruzzi violenti e quasi interminabili che ingoia.
Si accascia sul letto esausta e soddisfatta. Rimane qualche istante ad occhi chiusi. Io sono in ginocchio in mezzo alle sue cosce. Si rilassa un attimo, li riapre e mi fa: “Oddio dio...fantastico...quanto mi hai fatto godere...quanto!...soldi ben spesi...cazzo...”.
Alza una gamba, mi mette la pianta del piede davanti la bocca e mi fa: “Leccalo...ricordati che sei sempre il mio schiavo!”.
Le lecco quella pianta rosa e morbida, un paio di volte, fino a che abbassa la gamba e mi ordina: “Tu dormi qui a terra (indica lo scendiletto accanto)...adesso ti consento di andare in bagno...di mangiare...ti ho lasciato qualcosa delle mia cena...poi ti vieni a sistemare dove ti ho detto...devo averti a disposizione, non si sa mai mi torna la voglia e mi sveglio...vai ora...vai...che ho sonno”
Quindi la lascio e vado a fare le mie cose. Doccia e ceno. Metto velocemente in ordine il salottino e torno in camera da letto dove S., sta già dormendo profondamente girata su un fianco. Si è messa un babydoll di raso rosso. La osservo. E' bellissima. E penso: per dormire così tranquillamente è chiaro che si fida di me. La rassicuro nonostante alla fine, anche se mi ha comprato, sia sempre un perfetto estraneo. Ed è questa la cosa che mi piace della mia professione. Le mie clienti consapevoli che non le tradirò mai e per nessuna ragione al mondo.
Quindi mi stendo sullo scendiletto e mi addormento pure io.
E' quasi l'alba quando vengo svegliato da alcuni strattoni sul collo. E' Lei che mi tira dal guinzaglio e non appeno la guardo, con la voce impastata di sonno, mi fa: “Vieni...sali che ho voglia...muoviti!”
Sto per salire sul letto e lei mi fa: “Mettiamoci a 69 che ho una voglia di cazzo in bocca che non si può capire...” .
Quindi ci mettiamo nella posizione e parte con il pompino. Prima dolce e lento, quando il cazzo mi diventa acciaio puro, aumenta la velocità. E' bravissima, fantastica. Intanto io ho la fica in faccia e gliela lecco. Però sul più bello, smette improvvisamente di pomparmelo. Si gira, gli si siede sopra facendosi penetrare a smorzacandela e inizia a cavalcarmi. La cavalcata è lunga e aumenta gradatamente di velocità. Sto godendo da morire. Lei pure, forse più di me. Lo capisco da “si” ripetuti e sempre più forti. Raggiungo l'orgasmo e le sborro dentro, dopo pochi secondi ci arriva pure lei urlando. Si accascia su di me. Mi morde il collo e poi l'orecchio e mi fa: “Mi fai impazzire di goduria...fammi godere ancora...ancora...ubbidisci alla tua padrona!”.
Io: “Si padrona..si...”. E' insaziabile. Così mi stendo su di lei e me la gusto tutta in ogni anfratto di pelle con bacetti e leccatine. Scendo fino ai piedi e glieli lecco, per poi risalire verso la fica.
Nel frattempo il mio cazzo torna dritto e duro, così glielo metto dentro in posizione del missionario. La sbatto a dovere fino a farle raggiungere ancora l'orgasmo assieme a me riempiendola di nuovo di sborra.
Rimaniamo distesi sul letto. Stavolta S. mi lascia accanto a se. E' esausta, ma felice, così mi fa: “Fantastico...veramente...cazzo se ne è valsa la pena...avevano ragione su di te...sei uno schiavo fantastico...”
Io: “Grazie padrona...lavorare per lei comunque è facile...è bellissima e di un sexy incredibile...comunque sia a disposizione tutte le volte che mi vorrà al suo serv.....”
Non finisco a tempo la frase che girandomi la trovo addormentata. Mi assopisco pure io qualche altra oretta. Alle 10 in punto mi alzo. E' l'ora stabilita per essere liberato. S. però dorme ancora e profondamente. Così decido di fare un ultimo servizio per congedarmi da questa Dea. Faccio una doccia veloce. Mi vesto. Scendo in zona ristorante con il carrello della cena e lo scambio con uno contenente un bel caffè caldo e un'abbondante colazione.
Risalgo in camera e la sveglio dolcemente baciandola dai piedi al collo. Lei come si sveglia, mi guarda mentre le porgo la tazzina del caffè, mi sorride (è bellissima anche senza trucco e di prima mattina), si stira, la prende, beve poi guarda il vassoio con la colazione e mi fa un altro sorriso. Non se lo aspettava, mi abbraccia forte e mi fa: “Wow...ma sei un grande...caffè e colazione al letto...fantastico”
Io: “Sappia che non lo faccio per tutte...solo per le migliori...e lei, mia signora e padrona lo è...per lei questo ed altro...adesso però devo andare, mi liberi padrona...”
S. : “...si lo so...ti libero...ma non c'è proprio nulla che possa fare per averti solo per me?...sarei disposta pure ad assumerti con uno stipendio considerevole...”
Io: “...io la ringrazio, mia signora...ma non posso accettare...le sembrerà un paradosso, sono uno schiavo ma amo la libertà...restare sempre con una padrona al momento non rientra nei miei progetti...anche perchè si rischia quello che succede nei matrimoni, la noia da abitudine...quello che può fare è chiamarmi un'altra volta e magari tenermi di più...per un fine settimana...o al massimo un'intera settimana...nell'eventualità bella e sexy com'è, le farei pure un sconto...adesso vado, padrona...
S.: “...ah sicuro che ti richiamo...e magari ti faccio anche un po' di pubblicità...ok, adesso vai...sei libero...”
Quindi le bacio entrambi i piedi e vado via.
sottomesso1966@gmail.com
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