Inferno o paradiso Primo episodio

di
genere
dominazione

E' bella Roma di sera. E' bella sempre ma di sera acquista uno splendore
particolare che tutti i turisti riescono a cogliere. I turisti, ma non i
romani. Forse perché chi nasce nella Città Eterna è abituato da sempre a
convivere con le più belle meraviglie del mondo e Filippo che a Roma c'era
nato guidava la sua auto senza curarsi minimamente delle bellezze che lo
circondavano. Parcheggiò l'auto nei pressi del solito bar dove andava da
sempre con i suoi amici, quindi scese e aspettò alcuni secondi che Marzia
facesse altrettanto, intenta com'era a controllarsi il trucco allo
specchietto. Era strana la sua fidanzata quella sera ma Filippo lo aveva
notato poco, preso com'era dai suoi problemi. Erano mesi che stava dedicando
tutte le sue forze alla riuscita della sua tesi e quella sera era solo una
breve parentesi di libertà prima di rinchiudersi di nuovo dentro casa a studiare.
Entrarono nel bar, salutarono gli amici, e si sedettero intorno al tavolino.
Cominciarono a fare le solite quattro chiacchiere ma Marzia non sembrava la
solita ragazza allegra e ciarliera e i suoi pensieri parevano essere da
tutt'altra parte. La ragazza si alzò dopo qualche minuto per andare al bagno
e solo allora, dietro le domande degli altri amici, Filippo si rese conto che la sua fidanzata aveva qualcosa che non quadrava. Si alzò anch'egli seguendola per
farsi dire a quattr'occhi quale fosse il motivo che la faceva rimanere così in
disparte, lei che invece amava stare al centro dell'attenzione. Marzia si
recò al bagno e appena uscì si trovò faccia a faccia con il suo fidanzato
trasalendo appena lo vide
“ Filippo! Mi hai fatto prendere un colpo”
“ Scusa, non era mia intenzione. Volevo solo sapere se hai qualcosa che ti
turba. E' da quando sono venuto a prenderti sotto casa che sei silenziosa. E
anche strana”
“ Niente! Non ho niente” rispose la ragazza. Filippo prese la sua mano e la intrecciò con la sua conducendola fuori dal bar sotto lo sguardo perplesso dei loro amici poi, appena usciti, girò l'angolo in modo da rimanere appartati. Filippo appoggiò la ragazza addosso al muro per poi prenderle le mani per rassicurarla
“ Ora mi dici quello che hai. Intesi?” Marzia guardò il suo fidanzato per poi
scoppiare a piangere
“ Senti Filippo, io ... Insomma, non me la sento di continuare” singhiozzò
la ragazza. Filippo rimase per un momento senza parole. Non era certo questo che si aspettava.
“ Mi vuoi lasciare?” riuscì dopo qualche secondo a domandarle “E per quale
motivo? Cosa ti ho fatto?”
“ Non è colpa tua, tu non c'entri niente. Il fatto è che io in questi ultimi
mesi mi sono sentita trascurata” proseguì Marzia “Mi sentivo sola, tu stavi
sempre a casa a studiare, e allora un giorno ho incontrato Danilo. Lui è
stato così carino con me ...” Filippo stentava a credere a quello che
aveva appena sentito. Marzia, la sua fidanzata gli aveva appena detto che lo
aveva tradito
“ Mi hai fatto cornuto?” le chiese mentre la rabbia gli stava esplodendo
dentro”
“ No Filippo! Non è come credi. C'è stato solo un bacio. Io non me la sono
sentita di andare oltre. Però ho capito che forse io e te non siamo adatti
per stare insieme”
“ Zitta!” urlò Filippo “Zitta brutta troia” Il ragazzo prese Marzia per un
braccio cominciando a stringerlo forte mentre ormai il pianto si era
trasformato quasi in convulsioni. Filippo ormai accecato dall'ira alzò il
braccio destro e colpì Marzia con uno schiaffo pesante che la fece
sobbalzare. La ragazza cominciò a urlare chiedendo aiuto e le sue grida
fecero accorrere i loro amici che si alzarono tutti di scatto dalle loro
sedie. Filippo fece in tempo a colpire la sua ormai ex ragazza con un altro
sonoro schiaffo che venne fermato dagli altri ragazzi e immobilizzato
“ Brutta troia” continuava a gridare Filippo mentre i suoi amici lo
trascinavano di peso lontano da Marzia attorniata invece dalle sue amiche che
cercavano di farsi spiegare cosa fosse successo “Di a quel porco di Danilo che
quando lo incontro lo ammazzo”
Gli amici cercarono di calmare il ragazzo e dopo qualche minuto, dopo che
Filippo aveva spiegato loro il motivo del suo comportamento, sembrava che ci
fossero riusciti
“Capite? Io mi sto facendo un culo così per finire la tesi e la troietta si
fa consolare da quel porco di Danilo. Ce l'avessi tra le mani quel bastardo”
“Su calmati” intercesse Federico, uno degli amici “Non vale la pena rovinarsi
la vita per una che non ti merita. Dai, dammi le chiavi della tua macchina che
ci andiamo a fare un giro io e te”
“No grazie Fede. Preferisco andarmene da solo. Mi sono già calmato e quella
puttana non merita neanche il mio incazzamento. Mi sono divertito con lei e
adesso basta. Ah dimenticavo. Ditele che in fondo non vale neanche un gran che
a letto”
Filippo montò sulla sua auto e sotto gli occhi un po' preoccupati dei suoi
amici sgommando se ne andò via. Si era effettivamente calmato ma aveva
comunque bisogno di stare un po' da solo e quale migliore occasione andarsene
in giro con la macchina con lo stereo a palla. No lo stereo no! Non lo faceva
concentrare e aveva bisogno di un po' di calma per guardare dentro se stesso
dopo questa mazzata. Una bella passeggiata al mare, ecco quello che ci voleva.
Dopo qualche minuto, attraversando un pezzo di Roma nell'oscurità di quella
sera invernale, Filippo imboccò la statale che da Roma conduce al mare. In
fondo, se non fosse stato per il modo in cui si era conclusa la sua storia con
Marzia, poteva quasi definirsi contento. Se non contento almeno sollevato.
Certo, Marzia era carina, un bel tipetto, ma lui non aveva mai avuto
particolari problemi con l'altro sesso e se avesse voluto, avrebbe potuto
rimpiazzarla già dall’indomani. Alto nella media, 1 metro e 78 cm, snello, tonico ma non muscoloso, Filippo incantava le femmine soprattutto con il suo sorriso da bravo ragazzo incorporato in un viso dai tratti tipicamente maschili. Barba di qualche giorno e capelli corvini completavano l'opera. Quindi al diavolo Marzia. Probabilmente non ne era innamorato più già da diverso tempo, ma si sa, i maschi fanno fatica ad accorgersi quando finisce un amore, mentre le
donne, più osservatrici dei piccoli dettagli, se ne rendono conto prima. Non
era orgoglioso dei due ceffoni rifilati a Marzia, era la prima volta che
metteva le mani addosso a una ragazza e questo gli causava un certo
pentimento che cercava di scacciare convincendosi che la puttanella aveva
avuto quello che si meritava. Quello che invece gli bruciava dentro era il
comportamento di Danilo, un suo amico. Non il suo migliore amico ma comunque
uno del gruppo, che avrebbe dovuto portargli rispetto. Per lui ad esempio le
donne dei suoi amici non erano mai state prese nemmeno in considerazione. Non
le considerava neanche femmine, per lui era come se fossero asessuate. Tutto
sommato era anche un bene che fosse rimasto da solo considerando il periodo
pieno di impegni che l'attendeva. Niente così avrebbe potuto distoglierlo
dall'obbiettivo che si era fissato anni prima e che ora era vicinissimo da
raggiungere: diventare avvocato. Avvocato Filippo Cancellieri. Suonava proprio
bene. Ma in quel momento, arrivato ormai a metà strada, il programma più
immediato era quello di farsi una bella passeggiata in riva al mare dopo aver
preso un caffè e fumato una sigaretta per sbollire completamente la rabbia per
essere stato tradito dalla fidanzata e da un amico e poi da domani di nuovo
sotto a preparare la tesi. Cominciava però a scendere una leggera pioggia che
nel giro di qualche minuto si tramutò in un bel temporale con tanto di lampi
e tuoni. Che cavolo di serata! Ora anche la passeggiata di cui aveva bisogno
era andata a farsi benedire. Gli conveniva tornare indietro, andarsene a casa,
ficcarsi sotto il piumone e dimenticare quella sera, cancellarla dalla memoria
e riprendere la sua vita di tutti i giorni. Il temporale era intanto divenuto
di dimensioni epiche e Filippo faceva addirittura fatica a governare l'auto.
Fra un paio di chilometri avrebbe potuto fare inversione di marcia e
tornarsene a casa, oppure, e sarebbe stata la cosa migliore, fermarsi un
attimo ed attendere che il temporale calasse di intensità , anche perché si
era fatto pericoloso guidare in quelle condizioni. Non si vedeva praticamente
niente se non quando i lampi rischiaravano quella serata da incubo. I fulmini
si facevano sempre più numerosi seguiti poi da rumorosi tuoni e Filippo
guidava ormai a passo di lumaca quando un ulteriore lampo lo accecò
completamente. Il ragazzo lasciò istintivamente il volante per ripararsi gli
occhi da quella luce accecante lasciando così che l'auto senza guidatore
sbandasse ed uscisse di strada. Con quella luce negli occhi riuscì a malapena ad accorgersi che la sua macchina dopo aver divelto il guard-rail, stava per
finire contro un albero perché poi non vide e non sentì più nulla. Quando
riaprì gli occhi lanciò un urlo con quanto fiato aveva in gola. Stava
volando verso un albero. Istintivamente si riparò la testa con le braccia e
malgrado l'impatto fosse stato piuttosto violento Filippo era ancora vivo.
Malconcio ma vivo. Aveva la spalla destra ed il ginocchio destro che gli
causavano un enorme dolore ma miracolosamente sembrava per il resto
completamente integro. Doveva essere stato sbalzato dalla sua auto e aveva
compiuto un volo degno di Superman. Già, ma non era Superman e le sue ossa
doloranti lo stavano a testimoniare. Si guardò intorno piuttosto perplesso.
Era si nella pineta che costeggiava la strada che stava percorrendo, ma la
strada dov'era? E la sua auto che fine aveva fatto? Non era possibile che
avesse fatto un volo di così tanti metri ed essersi inoltrato così tanto
nella pineta. Non si ricordava nulla dell'impatto che la sua vettura doveva
aver avuto con l'albero. Rammentava solamente che se lo vedeva venire addosso.
E ricordava quella luce accecante, quel lampo che aveva rischiarato tutto per
una frazione di secondo durante quel temporale. Un temporale di quel livello
non se lo ricordava proprio. Già, il temporale! Sembrava assurdo ma non
pioveva più. Anzi, sembrava come se non fosse piovuto per niente. Il terreno
intorno a lui era umido, e questo era ovvio trovandosi in una pineta, ma un temporale di quel genere avrebbe dovuto lasciare molti strascichi e invece niente. Faceva anche piuttosto freddo e Filippo aveva lasciato il suo giubbetto dentro la macchina. Doveva assolutamente raggiungere la sua auto ed estrarre il suo
giubbetto. Dentro c'erano i documenti, il portafogli, le sigarette, ma
soprattutto, ed era la cosa più importante in quel momento, il suo telefono
cellulare con il quale avrebbe potuto chiamare qualcuno a cui chiedere aiuto.
Ma dove doveva dirigersi? Filippo cercò di alzarsi in piedi ma il ginocchio
era andato, ed era talmente dolorante che ricadde pesantemente a terra. Si
trascinò per alcuni metri fino a quando vide sul terreno un ramo di un
albero. Sembrava un ramo abbastanza robusto che avrebbe potuto essergli utile
per fungere da bastone. Provò a rialzarsi e questa volta, grazie al legno,
riuscì a tenersi in piedi. Ma per andare dove? Tutto intorno solo alberi. In
lontananza poi notò delle luci che si muovevano, come quelle di una vettura
che prima si avvicina e poi se ne va. Dovevano essere lontane circa un
chilometro. Ma possibile che aveva fatto in volo tutta quella strada? Una cosa
del genere lo avrebbe sicuramente ucciso all'istante. Era inutile pensare a
questo e si incamminò con grande fatica dirigendosi verso la provenienza di
quelle luci. Non aveva la più pallida idea di che ora fosse visto che
l'impatto doveva aver rotto il suo orologio che era irrimediabilmente fermo ma
gli ci volle oltre un'ora prima di riuscire a raggiungere la strada. Si
appoggiò stanco morto ad un albero che si trovava ad una decina di metri dal
ciglio della strada. Aveva il ginocchio che sembrava andargli in fiamme per il
dolore e una strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco. Ma che strada
era? Conosceva benissimo la statale che da Roma portava al mare e l'aveva
percorsa centinaia di volte e quella sembrava essere tutt'altra cosa. Era una
strada larghissima, a tre corsie per un verso e tre per l'altro, al contrario
di quella che aveva appena percorso che era ad una sola corsia. Si guardò
intorno smarrito poi da lontano vide i fari di una vettura che sopraggiungeva.
Cercò di alzarsi in piedi ma quando ci riuscì la macchina era già sfrecciata
avanti, senza probabilmente neanche vederlo. Doveva trattarsi di un modello
nuovo perché Filippo non aveva mai visto niente di simile. Un modello
avveniristico, particolarmente silenzioso, come lo erano anche le altre
vetture che percorrevano sia in un senso che nell'altro, quella bellissima
autostrada. Sempre più confuso Filippo decise che doveva fare qualcosa per
attirare l'attenzione perché ormai sentiva il ginocchio cedere del tutto.
Aiutandosi col ramo, appena vide da lontano i fari di un'automobile che
sopraggiungeva, fece un paio di passi sulla carreggiata scavalcando il
guard-rail, poi con tutte le forze rimaste sulla gamba destra riuscì a
rimanere in piedi per qualche secondo smuovendo le braccia per farsi notare.
Quello sforzo però gli costò caro perché senti la gamba franare e dovette
strisciare per quei pochi metri che lo separavano dal guard-rail,
infilarsi sotto di esso ed allontanarsi dalla strada prima che la vettura
sopraggiungesse. La macchina rallentò, lo oltrepassò di qualche metro per
poi fare marcia indietro, posizionandosi qualche metro prima di lui. Anche
questa era un'automobile che Filippo non aveva mai visto prima, un modello di
gran classe, anche questo quasi del tutto silenzioso. Ma quello che importava
era che si fosse fermato qualcuno. Aspettò con ansia che i conducenti
scendessero ed appena lo fecero Filippo rimase sbalordito. Dalla vettura
scesero, dopo aver aperto la portiera dal basso verso l'alto con un congegno
elettronico, tre ragazze. Filippo si stropicciò gli occhi. Si trattava delle
più belle ragazze che egli avesse mai visto in vita sua. Due bionde, una con
i capelli lunghi e l'altra invece con un taglio corto con una ciocca che
copriva in parte l'occhio sinistro e una mora con i capelli lunghi ondulati.
Tutte e tre vestite succintamente malgrado il freddo. La bionda con i capelli
lunghi che era scesa dal posto di guida indossava un abito aderente e scollato
che definire mini non dava l'esatta impressione visto che copriva appena le
parti intime. L'altra bionda portava una microgonna un top semitrasparente,
mentre la ragazza mora un pantaloncino corto aderentissimo in tessuto lucido
con delle calze nere disegnate ed anche lei un top che faceva fatica ad
accogliere delle tette straordinarie. Per ripararsi dal freddo tutte e tre
quelle bellissime creature avevano messo solo un giubbetto corto probabilmente
in pelle, lasciato sbottonato. Erano tutte altissime, dovevano superare
abbondantemente il metro e 85 ed in aggiunta calzavano delle scarpe con un
tacco esagerato di circa 12 centimetri. Filippo pensò che dovevano essere tre
modelle che uscivano da un defilé o da una serata di gala. O forse la risposta
era più semplice. Era morto e quello doveva essere il paradiso. Si, era
senz'altro il paradiso, pensò ancora Filippo alla vista di quelle tre
splendide ragazze che si avvicinavano verso di lui.
Fine primo episodio. Continua...
Per commenti su questo racconto, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-04-24
3 . 1 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.