Inferno o paradiso Secondo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Marzia Adriani guidava la sua automobile verso casa dopo una dura giornata di
lavoro. Era stanca e anche molto insoddisfatta e già pregustava un buon bagno
caldo e una buona dormita. Era insoddisfatta del suo operato, non certo del
suo lavoro che amava come poche altre cose al mondo. D'altronde essere a capo
di un commissariato a soli ventisette anni era una cosa che a poche altre
persone era riuscita. E lei lo era già da oltre un anno, precoce come in tutte
le cose che faceva. Ma adesso c'era quel caso che le stava togliendo il sonno
e la tranquillità, quel caso a cui non riusciva a venire a capo e soprattutto
quattro morti a cui voleva e doveva dare una spiegazione. Voleva con tutte le
sue forze dare un nome e un volto a quell'omicida. Quattro morti, quattro
poveri corpi martoriati e stuprati che aspettavano la commissaria Marzia
Adriani per trovare pace e giustizia. Allo stereo la sua cantante preferita
parlava d'amore, ma stavolta Marzia non cantava come al solito insieme alla
sua star e lasciava scivolare i suoni che uscivano, senza neanche rendersene
conto. Cercava di capire se aveva tralasciato qualche indizio o se aveva fatto
degli errori nelle indagini. Forse si trattava di errori dovuti
all'inesperienza, non certo alle sue capacità che erano eccelse. Era stata la
prima al corso ufficiali di polizia ed era tenuta dalle sue superiori in
grande considerazione. Fu distolta dai suoi pensieri quando sentì suonare il
telefono adagiato sul cruscotto e il volto di sua madre illuminare il
display. Marzia inserì quindi il pilota automatico e rispose alla chiamata
“Ciao mamma, come mai mi chiami a quest'ora?”
“ E' proprio per questo che ti chiamo, tesoro. Sono già passate le 22 ed
ancora devi arrivare a casa. Ma quante ore vuoi dedicare al lavoro?”
“ Mamma ti prego, non cominciare. Ho avuto da fare e fra un quarto d'ora sarò
a casa. Non sono una bambina, non mi puoi stare col fiato sul collo”
“ Non lo dicevo in quel senso ovviamente. Sei una donna matura e puoi fare
quello che vuoi. Mi dà solo fastidio sapere che ti ammazzi di lavoro quando,
con le tue capacità, saresti potuta venire nel mio studio, guadagnare il
triplo e dedicare più tempo a te stessa”
“ Ascoltami mamma, se non vogliamo litigare cambiamo discorso, va bene? Sai
come la penso e sai quanto io ami questo lavoro. E poi lo stipendio da
commissaria è piuttosto elevato. Sai quante donne farebbero carte false per
guadagnare quello che guadagno io?”
“ D'accordo bambina mia! O ti devo chiamare anch'io commissaria Adriani?”
“ Piantala di dire sciocchezze mamma. Un bacione e ci sentiamo domani”
Sempre così con sua madre Fulvia. Lei era titolare di uno dei più
prestigiosi studi legali di Roma e avrebbe voluto che sua figlia avesse potuto
lavorare al suo fianco. Marzia però aveva sempre voluto fare la poliziotta o
la magistrata poiché il suo senso della giustizia era talmente elevato che non
le avrebbe mai permesso di fare l'avvocata. Per fare quel lavoro bisognava
mettersi alle spalle certi scrupoli e lei non ne era capace. Dopo la laurea
aveva perciò scelto di entrare in polizia, in quanto, al contrario della
magistratura, le permetteva di operare sul campo, di essere attiva e di
rendersi veramente utile per gli altri. E poi era giovane, forse fra una
ventina d'anni ci avrebbe pensato di diventare magistrata. E neanche lo
stipendio era così male come diceva sua madre, perché le aveva permesso di
dare un anticipo per un bell'appartamento in uno dei quartieri residenziali
più ambiti di Roma. Marzia stava per riprendere il controllo della sua
vettura disinserendo il pilota automatico quando il suo telefono squillò di
nuovo e sul display stavolta apparve il volto della sua amica Flavia
“ Ehi, commissaria, come va?”
“ Sono stanca morta Flavia, e non vedo l'ora di arrivare a casa, farmi una
doccia e andare a dormire”
“ Allora riposati bene perché domani ti voglio fresca come una rosa. Ti sto
organizzando una serata coi fiocchi”
“ Lo immagino quali sono le tue serate coi fiocchi”
“ Non fare la scema Marzia! Ho conosciuto due ragazzi, uno più carino
dell'altro, disponibili e che aspettano solo noi”
“ Non lo so quello che vorrò fare domani. Poi vedremo”
“ Ma non se ne parla nemmeno. Tu domani ti metti uno straccio decente e mi fai
compagnia per uscire con questi due. Ti prometto che ne vale veramente la
pena. Se accetti ti lascio quello più carino”
“ Ma tu sei fissata. Ci sono tante altre cose belle nella vita, mica ci sono
solo gli uomini”
“ Davvero? Trovamela tu una cosa meglio dei maschi. Io già pregusto la serata”
“ Ferma, basta così” la interruppe Marzia” Questo non è il numero di un
telefono erotico. Va bene, domani sera se riesco a liberarmi usciremo con
questi maschietti. Contenta?”
“ Finalmente! Adesso riconosco la mia amica. Allora ci sentiamo domani mattina
per prendere un appuntamento”
“ D’accordo, a domani, allora”
Marzia salutò Flavia e riprese la guida manuale. Sempre la solita la sua
amica, con la fissazione degli uomini e una voglia matta di divertirsi, in
contrasto con il suo serio lavoro di dottoressa. Però un diversivo non le
avrebbe fatto male. A pensarci bene da quanto tempo era che non faceva sesso?
Se ricordava bene erano circa sei mesi, da quando stava insieme a Marco. Carino
Marco, ma non era scattata la scintilla. Lei seriosa, lui frivolo, non erano
proprio fatti l'una per l'altro. Abbandonò i pensieri di quel recente passato
perché ancora pochi minuti e sarebbe arrivata a casa, la sua bella casa in
quel quartiere alla periferia di Roma. Ma mentre guidava notò una cosa che la
colpì. Da lontano vedeva distintamente la sagoma di una vettura ferma accanto
al guard-rail. Doveva essere accaduto qualcosa, forse un guasto o un malore
per la guidatrice e decise di rallentare per capire qualcosa. Accostò a
fianco della vettura e notò che non c'era nessuno, quindi fece marcia
indietro e si posizionò dietro. Era decisamente pericoloso parcheggiare in
quella posizione ma non toccava certo a lei affrontare quella situazione,
bensì alla polizia stradale. Lei di problemi ne aveva già in abbondanza. Ma
Marzia era curiosa, curiosa e anche molto scrupolosa. Afferrò il telefono e
chiamò il suo commissariato
“ Sono la commissaria Marzia Adriani. Voglio un informazione!”
La donna al di là del telefono ascoltò quello che la sua commissaria aveva da
chiederle e dopo qualche secondo diede la risposta. Si trattava del numero di
targa dell'automobile ferma sulla strada che era di proprietà di una certa
Cornelia Traiani, incensurata, 28 anni. Segnalò l'accaduto e si ripromise che
quella sciagurata non l'avrebbe passata tanto liscia. Fotografò la vettura e
l'indomani avrebbe inviato la foto alla polizia stradale. Come minimo le
avrebbero sequestrato auto e patente e inflitto una multa tale che ci avrebbe
pensato un bel po' prima di lasciarla nuovamente in un posto così pericoloso.
Ma comunque cosa ci faceva in quel posto isolato a fianco alla pineta? Forse
si era portata il fidanzato e aveva cercato un posto per isolarsi fra gli
alberi. O forse le era stata rubata la vettura e non aveva ancora sporto
denuncia. Sicuramente si trattava di una banalità. Stava per riaccendere il
motore ma poi la sua curiosità ebbe il sopravvento. Si mise il cappotto, prese
la sua pistola d'ordinanza e scese dalla sua vettura incamminandosi dentro la
pineta. C'erano delle evidenti tracce fresche e non era complicato seguirle.
lavoro. Era stanca e anche molto insoddisfatta e già pregustava un buon bagno
caldo e una buona dormita. Era insoddisfatta del suo operato, non certo del
suo lavoro che amava come poche altre cose al mondo. D'altronde essere a capo
di un commissariato a soli ventisette anni era una cosa che a poche altre
persone era riuscita. E lei lo era già da oltre un anno, precoce come in tutte
le cose che faceva. Ma adesso c'era quel caso che le stava togliendo il sonno
e la tranquillità, quel caso a cui non riusciva a venire a capo e soprattutto
quattro morti a cui voleva e doveva dare una spiegazione. Voleva con tutte le
sue forze dare un nome e un volto a quell'omicida. Quattro morti, quattro
poveri corpi martoriati e stuprati che aspettavano la commissaria Marzia
Adriani per trovare pace e giustizia. Allo stereo la sua cantante preferita
parlava d'amore, ma stavolta Marzia non cantava come al solito insieme alla
sua star e lasciava scivolare i suoni che uscivano, senza neanche rendersene
conto. Cercava di capire se aveva tralasciato qualche indizio o se aveva fatto
degli errori nelle indagini. Forse si trattava di errori dovuti
all'inesperienza, non certo alle sue capacità che erano eccelse. Era stata la
prima al corso ufficiali di polizia ed era tenuta dalle sue superiori in
grande considerazione. Fu distolta dai suoi pensieri quando sentì suonare il
telefono adagiato sul cruscotto e il volto di sua madre illuminare il
display. Marzia inserì quindi il pilota automatico e rispose alla chiamata
“Ciao mamma, come mai mi chiami a quest'ora?”
“ E' proprio per questo che ti chiamo, tesoro. Sono già passate le 22 ed
ancora devi arrivare a casa. Ma quante ore vuoi dedicare al lavoro?”
“ Mamma ti prego, non cominciare. Ho avuto da fare e fra un quarto d'ora sarò
a casa. Non sono una bambina, non mi puoi stare col fiato sul collo”
“ Non lo dicevo in quel senso ovviamente. Sei una donna matura e puoi fare
quello che vuoi. Mi dà solo fastidio sapere che ti ammazzi di lavoro quando,
con le tue capacità, saresti potuta venire nel mio studio, guadagnare il
triplo e dedicare più tempo a te stessa”
“ Ascoltami mamma, se non vogliamo litigare cambiamo discorso, va bene? Sai
come la penso e sai quanto io ami questo lavoro. E poi lo stipendio da
commissaria è piuttosto elevato. Sai quante donne farebbero carte false per
guadagnare quello che guadagno io?”
“ D'accordo bambina mia! O ti devo chiamare anch'io commissaria Adriani?”
“ Piantala di dire sciocchezze mamma. Un bacione e ci sentiamo domani”
Sempre così con sua madre Fulvia. Lei era titolare di uno dei più
prestigiosi studi legali di Roma e avrebbe voluto che sua figlia avesse potuto
lavorare al suo fianco. Marzia però aveva sempre voluto fare la poliziotta o
la magistrata poiché il suo senso della giustizia era talmente elevato che non
le avrebbe mai permesso di fare l'avvocata. Per fare quel lavoro bisognava
mettersi alle spalle certi scrupoli e lei non ne era capace. Dopo la laurea
aveva perciò scelto di entrare in polizia, in quanto, al contrario della
magistratura, le permetteva di operare sul campo, di essere attiva e di
rendersi veramente utile per gli altri. E poi era giovane, forse fra una
ventina d'anni ci avrebbe pensato di diventare magistrata. E neanche lo
stipendio era così male come diceva sua madre, perché le aveva permesso di
dare un anticipo per un bell'appartamento in uno dei quartieri residenziali
più ambiti di Roma. Marzia stava per riprendere il controllo della sua
vettura disinserendo il pilota automatico quando il suo telefono squillò di
nuovo e sul display stavolta apparve il volto della sua amica Flavia
“ Ehi, commissaria, come va?”
“ Sono stanca morta Flavia, e non vedo l'ora di arrivare a casa, farmi una
doccia e andare a dormire”
“ Allora riposati bene perché domani ti voglio fresca come una rosa. Ti sto
organizzando una serata coi fiocchi”
“ Lo immagino quali sono le tue serate coi fiocchi”
“ Non fare la scema Marzia! Ho conosciuto due ragazzi, uno più carino
dell'altro, disponibili e che aspettano solo noi”
“ Non lo so quello che vorrò fare domani. Poi vedremo”
“ Ma non se ne parla nemmeno. Tu domani ti metti uno straccio decente e mi fai
compagnia per uscire con questi due. Ti prometto che ne vale veramente la
pena. Se accetti ti lascio quello più carino”
“ Ma tu sei fissata. Ci sono tante altre cose belle nella vita, mica ci sono
solo gli uomini”
“ Davvero? Trovamela tu una cosa meglio dei maschi. Io già pregusto la serata”
“ Ferma, basta così” la interruppe Marzia” Questo non è il numero di un
telefono erotico. Va bene, domani sera se riesco a liberarmi usciremo con
questi maschietti. Contenta?”
“ Finalmente! Adesso riconosco la mia amica. Allora ci sentiamo domani mattina
per prendere un appuntamento”
“ D’accordo, a domani, allora”
Marzia salutò Flavia e riprese la guida manuale. Sempre la solita la sua
amica, con la fissazione degli uomini e una voglia matta di divertirsi, in
contrasto con il suo serio lavoro di dottoressa. Però un diversivo non le
avrebbe fatto male. A pensarci bene da quanto tempo era che non faceva sesso?
Se ricordava bene erano circa sei mesi, da quando stava insieme a Marco. Carino
Marco, ma non era scattata la scintilla. Lei seriosa, lui frivolo, non erano
proprio fatti l'una per l'altro. Abbandonò i pensieri di quel recente passato
perché ancora pochi minuti e sarebbe arrivata a casa, la sua bella casa in
quel quartiere alla periferia di Roma. Ma mentre guidava notò una cosa che la
colpì. Da lontano vedeva distintamente la sagoma di una vettura ferma accanto
al guard-rail. Doveva essere accaduto qualcosa, forse un guasto o un malore
per la guidatrice e decise di rallentare per capire qualcosa. Accostò a
fianco della vettura e notò che non c'era nessuno, quindi fece marcia
indietro e si posizionò dietro. Era decisamente pericoloso parcheggiare in
quella posizione ma non toccava certo a lei affrontare quella situazione,
bensì alla polizia stradale. Lei di problemi ne aveva già in abbondanza. Ma
Marzia era curiosa, curiosa e anche molto scrupolosa. Afferrò il telefono e
chiamò il suo commissariato
“ Sono la commissaria Marzia Adriani. Voglio un informazione!”
La donna al di là del telefono ascoltò quello che la sua commissaria aveva da
chiederle e dopo qualche secondo diede la risposta. Si trattava del numero di
targa dell'automobile ferma sulla strada che era di proprietà di una certa
Cornelia Traiani, incensurata, 28 anni. Segnalò l'accaduto e si ripromise che
quella sciagurata non l'avrebbe passata tanto liscia. Fotografò la vettura e
l'indomani avrebbe inviato la foto alla polizia stradale. Come minimo le
avrebbero sequestrato auto e patente e inflitto una multa tale che ci avrebbe
pensato un bel po' prima di lasciarla nuovamente in un posto così pericoloso.
Ma comunque cosa ci faceva in quel posto isolato a fianco alla pineta? Forse
si era portata il fidanzato e aveva cercato un posto per isolarsi fra gli
alberi. O forse le era stata rubata la vettura e non aveva ancora sporto
denuncia. Sicuramente si trattava di una banalità. Stava per riaccendere il
motore ma poi la sua curiosità ebbe il sopravvento. Si mise il cappotto, prese
la sua pistola d'ordinanza e scese dalla sua vettura incamminandosi dentro la
pineta. C'erano delle evidenti tracce fresche e non era complicato seguirle.
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