Dominazione mortale Ultimo episodio

di
genere
dominazione

Rachel Fink terminò la sigaretta e si alzò, ordinandomi di
vestirmi. Lei fece altrettanto e, mentre io mi rimettevo i miei abiti,
l'ammiravo per l'ennesima volta. Non mi sarei mai stancato della sua visione.
Ci misi pochi minuti per rivestirmi, mentre lei indugiò su ogni particolare,
sistamandosi la sua camicetta e la sua gonna, poi ordinandomi di infilarle le
scarpe, cosa che feci con grande piacere. Si mise quindi seduta dinanzi al
grande specchio posto accanto al letto per rifarsi il trucco e finalmente era
pronta. Meravigliosa!
" Ora vai. Quando mi servirai, ti telefonerò e tu accorrerai immediatamente,
qualunque cosa tu stia facendo" La guardai quasi supplicandola
" Posso rimanere ancora un po' con lei, padrona? Posso inventare una scusa col
capitano. Non mi mandi via" Lei sorrise dolcemente. Mi afferrò le mani e poi
improvvisamente il suo sguardo mutò diventando duro e contemporaneamente
sentii un dolore immenso. Le sue mani ferree stringevano inesorabilmente le
mie costringendomi a piegarmi. La sua forza era enorme, la sua potenza immane
e io troppo debole per oppormi al suo strapotere. Urlai dal dolore ma non
aveva terminato. Lasciò la mia mano sinistra che teneva con la sua destra e
mi colpì con uno schiaffo tremendo. Il contraccolpo fu per me incredibile.
Nella mia carriera di poliziotto avevo subito pugni, calci e mille altre cose
ancora e avevo sempre assorbito il tutto. Quello schiaffo invece.....Mi fece
quasi volare e indietreggiai solo di un paio di metri perché andai quasi a
schiantarmi contro il muro. Scivolai miseramente a terra e la mia padrona
alzò la gamba pericolosamente. Aveva di nuovo ai suoi piedi le scarpe col
tacco a spillo che erano una vera e propria arma. Rabbrividii. Avevo paura di
lei e questo timore me la faceva amare ancora di più. Perché? Non capivo.
Quale strano meccanismo si era instaurato in me? La gamba era intanto rimasta
sospesa a qualche centimetro da me e poi si posò sulla mia guancia
" Non azzardarti mai più a contestare una mia decisione. Se io ti ordino di
andartene, tu te ne vai immediatamente" Avevo gli occhi colmi di lacrime.
Dell'uomo sicuro di sé, del poliziotto senza macchia e senza paura non era
rimasto niente. Ero un burattino nelle sue potenti mani. Era questo ciò che
ero diventato in pochissimo tempo
" Non lo farò mai piu' padrona. Mi perdoni" le dissi baciando il suo piede e
pentendomene immediatamente dopo. Non mi aveva dato l'ordine di farlo ma non
ebbi ripercussioni. Mi fece cenno di rialzarmi e lo feci massaggiandomi la
mano che mi aveva appena stretto. Era indolenzita e la testa mi girava per lo
schiaffo ricevuto e questo mi dava un'ulteriore dimostrazione della sua
potenza
" Ti perdono ma questo ti serva da lezione"
" Grazie, mia padrona" feci inginocchiandomi. Lei mi fece rialzare e mi
accarezzò lievemente. Sapeva essere estremamente dolce e il mio cuore
sobbalzò pieno d'amore. Stavo cominciando a capire quale fosse il suo tipo di
dominazione. Era severa e non accettava che si potesse mettere in discussione
un suo ordine, ma aveva slanci di tenerezza che mi facevano pensare che forse
anche lei potesse provare qualcosa nei miei confronti
" Vai in bagno a lavarti il viso. Ti esce sangue dalla bocca. A che ora
termini il servizio stasera?"
" Intorno alle 19, padrona. Se non c'è nessun omicidio che mi costringa a
fare gli straordinari. Gli orari dei poliziotti sono molto flessibili"
" Lo so e quindi per te farò delle eccezioni. Ti voglio a casa mia stasera
appena avrai terminato il servizio ma non prima delle 19. Se avessi qualche
problema mi telefonerai per avvertirmi. Ma bada bene, Benjamin. Se io dovessi
scoprire che hai inventato una scusa per non rispettare un mio appuntamento,
io ti verrò a cercare e ti farò pentire amaramente della tua disobbedienza.
So che non lo farai, ma è meglio avvertirti che il rischio al quale andresti
incontro sarà il non rivedermi mai più. E questo tu non lo vuoi, vero?"
" No padrona, non correrò mai un rischio del genere" Rachel Fink apparve
soddisfatta della mia risposta e mi fece cenno di seguirla in bagno dove
cercai di limitare la fuoriuscita del sangue. Era stato uno schiaffo tremendo
ma il taglio era dovuto probabilmente a uno dei suoi anelli. Mi porse delle
salviettine e ne tenni una sull'angolo della bocca, sulla mia ferita e quindi
uscimmo dal bagno, situato all'interno della sua camera da letto. Prima di
uscire dalla sua stanza, si girò sorridendo verso di me
" Quindi, possiamo considerare conclusa la tua piccola indagine sulla morte di
mio marito?"
" Si padrona. Non ci sono prove contro di lei e se anche ci fossero, io non
sarei in grado di essere obiettivo"
" Sai Benjamin, di solito, nei films i delitti perfetti vengono scoperti per
una sciocchezza, per un nonnulla, ma nella realtà ce ne sono tanti di omicidi
che non vengono mai scoperti"
" Cosa intende dire?"
" Sai, devo dire che sono rimasta un po' delusa da te. Pensavo che avresti
capito che in realtà io avrei potuto uccidere Jacob. O forse il tuo amore per
me ti ha confuso le idee?"
" Io....Io non capisco"
" Eppure è molto semplice. Jacob è morto a causa di un infarto dovuto al suo
cuore malandato. Aveva avuto una miocardite che non gli era stata mai
scoperta. Non è cosi'?"
" Ma....io non le avevo mai parlato di miocardite. Come fa a saperlo?"
" Oh andiamo. Ti ho detto che ho delle conoscenze molto in alto e sono stata
avvertita immediatamente. Il sindaco in persona ha telefonato al tuo capitano
che si è messo in contatto col medico legale e poi mi ha riferito tutto. Ma
ammettiamo che io sapessi già da tempo che Jacob aveva avuto una miocardite.
Non l'hai considerato?" Rimasi spiazzato. No, non l'avevo messo in preventivo.
O meglio, l'ipotesi che mi ero fatta era esattamente contraria e verteva sul
fatto che lei non poteva saperlo in quanto la miocardite spesso non si
manifesta
" Che cosa sta cercando di dirmi, padrona?"
" Che in realtà io avrei potuto uccidere Jacob anche se in modo non
tradizionale. Sono un medico, Benjamin, e avrei potuto benissimo accorgermi
del suo problema al miocardio"
" Ma lei lo sapeva?" Rachel Fink sorrise a trentadue denti
" E chi può saperlo? Solo io e il povero Jacob. Ma continuiamo con le
ipotesi. Avendo saputo della miocardite, se io l'avessi voluto morto non lo
avrei curato. Mio marito accettava tutto quello che gli dicevo e se gli avessi
detto di prendersi un altro medicinale al posto dell'antibiotico necessario
per curare la miocardite, lui l'avrebbe fatto, con il risultato di peggiorare
di molto le sue condizioni. A quel punto, mi sarebbe bastato far trascorrere
il tempo necessario a far peggiorare il suo stato di salute e procurargli una
grossa emozione. Mi hai vista con la tuta in lattice? Sai quanto gli piacevo
vestita in quel modo? No, forse non puoi nemmeno immaginarlo. Tremava di
desiderio al mio cospetto e la sua età non era più giovanissima. Aggiungi il
suo cuore malandato e voilà, ecco il delitto perfetto" Ero costernato. Si,
poteva essere andata in quel modo ma non ci avevo pensato. Io, Benjamin
Bravermann, considerato uno dei piu' abili detectives della omicidi di San
Francisco non avevo preso in considerazione una delle possibilità più
semplici che si prospettavano
" Perché mi dice questo? Perché mi sta facendo capire che lei potrebbe
essere un'assassina senza scrupoli?"
" E' soltanto una ipotesi che rimarrà tra me e te. Sarà il nostro segreto e
tu non ne farai parola con nessuno perché io te lo ordino"
" E se qualcun altro dovesse avere questo tipo di sospetto?"
" Sei tu l'incaricato dell'indagine, Benjamin e tu farai silenzio. La tua
indagine si è conclusa in questo preciso momento. Io sarò la bella vedova,
ricchissima e vogliosa di divertirsi e tu ormai sei solo uno dei miei
sottomessi che non si azzarderà a dire nulla a riguardo. Perché tu, vuoi
continuare ad esserlo, non e' vero?"
" Si, certo. Lo voglio con tutto me stesso" Rachel Fink posò le sue
bellissime labbra sulle mie. Ero completamente perso dalla sua straordinaria
sensualità
" E allora ricordati, Benjamin. Sarà il nostro segreto. Ora vai. Ti congedo e
ti attendo alle 19. Ci saranno delle sorprese per te. La tua educazione sta
per avere inizio" Chinai il capo ai suoi voleri ed uscii dalla camera da
letto, da quella camera che mi aveva visto felice come non mai ma, mentre mi
stavo avviando sentii la sua voce
" Benjamin" Mi voltai speranzoso. Forse voleva tenermi con sé, voleva far di
nuovo l'amore ed io avrei potuto sottomettermi ai suoi voleri, baciarle quei
piedi deliziosi e letali e quelle labbra che mi facevano venire i brividi
" Si, padrona"
" Hai una donna Benjamin, non è vero?" Megan! Mi ero completamente
dimenticato di lei
" Io....io, si, padrona"
" Oh, non ha importanza. La lascerai immediatamente senza rivederla. Tu mi
appartieni e io non divido le mie cose con nessuno"
" Si padrona, faro' come dice lei" risposi senza nemmeno rifletterci.
D'altronde, se anche lei me l'avesse concesso, rimanere con Megan sarebbe
stato assurdo. Per me Megan, che tanto amavo fino a due giorni prima, era
diventata una perfetta estranea. L'amore vero era Rachel, era quella
sensazione impagabile che avevo al solo pensare a lei. Era forse quella la
continua eccitazione mentale di cui parlava la mia padrona? Quell'eccitazione
che si può provare solamente sottomettendosi a un altro essere umano? Non
ero ancora in grado di trovare una risposta precisa, ma dentro di me io sapevo
che quello che stavo provando in quel momento esulava da qualsiasi logica.
Uscii da casa Fink guardandomi indietro ma lei era scomparsa dalla mia vista.
Scesi lo scalino della villa e mi avviai verso la mia macchina con mille
domande. Aveva ucciso lei Jacob Fink? Lo aveva ucciso con la sua bellezza e
con la sua dominanza senza usare l'immensa forza fisica che possedeva?
Non potevo saperlo e lei non me lo avrebbe mai detto. Aveva voluto
appositamente lasciarmi col dubbio, ben sapendo che io avrei accettato
qualsiasi cosa, anche l'ipotesi che lei potesse essere un'assassina. Forse me
lo aveva confidato proprio quando aveva capito che io ero in suo potere. Ma
ormai, che importanza poteva avere? Mi veniva in mente anche un'altra ipotesi
talmente assurda che forse poteva essere vera. Rachel Fink mi aveva dato
l'impressione da subito di nutrire davvero un certo affetto nei confronti del
marito e forse aveva ipotizzato la possibilità di essere lei l'assassina per
mettermi in guardia, per avvertirmi che lei dei suoi sottomessi ci faceva
qualsiasi cosa, anche ucciderli se lo riteneva opportuno. Ad ogni modo, sia
che Rachel Fink lo avesse ucciso di proposito o che si fosse trattato di un
incidente dovuto al suo cuore malandato, Jacob Fink era morto a causa della
dominazione di sua moglie. Una vera e propria dominazione mortale, anche se le
percosse non c'entravano nulla. Qualunque fosse la verità, a me non importava
nulla. Per la prima volta nella mia carriera di poliziotto non avevo nessun
interesse a scoprire cosa si celava all'interno della casa della vittima. Per
me Rachel Fink non era più una sospettata ma la donna che amavo, la donna che
avrei voluto servire e riverire per il resto della mia vita, la mia padrona.
Montai in macchina e guardai l'orologio. Erano ormai le 17. Erano trascorse
due ore da quando avevo fatto l'ingresso in quella villa e tutto era cambiato.
Io ero cambiato. Ripercorsi la strada per uscire dal cancello della villa dove
giornalisti e fotografi erano ancora accalcati alla ricerca di uno scoop o di
una foto della bellissima vedova. Al mio arrivo il cancello si aprì e potei
uscire. Percorsi solo poche centinaia di metri e poi mi fermai. Ero troppo
confuso per tornare in ufficio. Dovevo fare un paio di telefonate, una a Megan
per avvertirla che la nostra relazione era da considerarsi conclusa e
un'altra proprio al mio ufficio per dire che non avrei fatto ritorno, ma prima
di farle mi rilassai stendendomi sul sedile della mia auto e chiusi gli occhi.
Dovevo far trascorrere due ore e poi l'avrei rivista, avrei rivisto la donna
che stava per cambiare la mia vita e un sorriso mi si dipinse sul volto. Un
sorriso che si allargò sempre di più. Ero felice. Non sapevo quanto potesse
durare ma ero felice e il cuore mi batteva fortemente nel petto. Sapevo che
quella che mi accingevo a percorrere era una strada piena di insidie e di
difficoltà. Non sarebbe stato facile per un uomo come me, un uomo abituato a
comandare soprattutto in una relazione sentimentale, adeguarmi alla nuova
situazione, adeguarmi a una donna che mi avrebbe fatto tremare con il solo
sguardo, che mi avrebbe fatto sospirare per una tenerezza, che avrei dovuto
dividere addirittura con altri uomini, infinitamente più forte di me tanto da
potermi uccidere a mani nude, ma lo volevo fortemente e non vedevo l'ora di
sentire di nuovo sulla mia pelle la sua autorità, di bearmi della sua
intelligenza straordinaria e persino di ammirarla quando con la sua forza e la
sua bravura mi faceva sentire infinitamente piccolo e insignificante. Si, era
una donna da adorare e io mi apprestavo a farlo, conscio che quelle
difficoltà alle quali accennavo sarebbero state ricompensate da quella
sensazione straordinaria che ancora mi pervadeva; la sensazione di essere
sottomesso a una donna. Non avrei mai immaginato di poter desiderare con
tutto me stesso una tale situazione, ma non avevo mai conosciuto prima una
donna come Rachel Fink. Si, con lei tutto questo era automatico, con lei era
quasi scontato accettarla come essere superiore. Come padrona. Ormai non mi
faceva più paura quella parola e la ripetei a voce alta all'interno della mia
macchina, liberandomi definitivamente dalla paura per quella parola che
nascondeva chissà quali timori e invece poteva essere anche bellissima. Si,
consideravo la meravigliosa Rachel Fink come mia padrona indiscussa e ne ero
felice e turbato al contempo.
Sprofondai definitivamente sul sedile della macchina. Aveva vinto lei. Mi
aveva adocchiato fin dall'inizio, aveva osservato tutti i miei turbamenti,
aveva captato le mie sensazioni e aveva deciso che sarei diventato il suo
sottomesso. Non usava la parola schiavo e di questo le ero grata in quanto
regalava dignità al mio ruolo. Aveva vinto lei ma avevo vinto anch'io perché
avevo potuto godere le delizie della sottomissione e quell'eterna eccitazione
mentale che accompagna questo ruolo, proprio come lei mi aveva anticipato.
Adesso ne ero convinto, ne ero fermamente convinto e riguardai l'orologio.
Erano le 17.30 e tra poco l'avrei rivista, avrei rivisto Rachel Fink, la mia
padrona. Una padrona che forse poteva essere un'assassina senza scrupoli.
Alzai le spalle. Fosse pure il diavolo in persona, io le appartenevo ed ero
felice. Solo questo contava. La mia vita era cambiata e non sarebbe mai stata
piu' la stessa.

FINE

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davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-04-20
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