Scoprii in me un lato sconosciuto.
di
Manganello.
genere
dominazione
Dopo la laurea in Medicina, grazie all'aiuto di altolocati della Capitale, amici di mio padre,
potei aprire uno studio medico tutto mio e non associato, ma sopratutto "mi piovve dal cielo" un mare di pazienti, chiaramente composto da pazienti generosi d' animo, di cuore e di portafoglio. Dopo quasi un anno di professione, fui contattato dalla Direttrice di un convitto femminile dove tra le convittrici era presente la figlia di un politico romano...grande amico di mio padre. Conclusione: Dopo la telefonata mi fiondai letteralmente al convitto, subito ricevuto dalla Direttrice e, in seguito al colloquio ebbi in mano l'assistenza medica di tutte le ragazze di lì. Stabilii una accurata visita di controllo mensile e misi per scritto la mia disponibilità di rispondere a chiamate anche fuori orario dello studio, notti comprese. Proprio neanche dopo due ore squillò il telefonino ed era dal convitto dove una assistente mi chiamò per una ragazza costipatissima da respirare con molta difficoltà. Fortuna fu checasa mia ed il convitto erano distanti dieci minuti di auto e potei correre subito alla mia prima paziente. Entrando in corridoio trovai varie ragazze in stato ansioso stando in attesa del mio responso sulla salute della loro compagna. Fui accompagnato alla sua stanza e mi trovai difronte ad una piuttosto obesa che respirava affannosamente. La liberai della camicia da notte e le auscultai i polmoni, il cuore ecc., poi, dopo controllo della gola e naso le inserii nell'ano una supposta ma l'effetto immediato non si fece vedere e, dopo che constatai la necessità di praticarle una iniezione intramuscolare, preparai la siringa e pregai la cicciottella ragazza di girarsi a pancia sotto ma quando lei vide il temuto strumento dal pungente ago, immediatamente mi fece presente che odiava le iniezioni, le punture e quindi non gliela avrei praticata affatto. Mi rivolsi verso la assistente attendendo una sua reazione in merito ma la sua arte a convincere non fece centro con la ragazza. Dopo vari tentativi, chiesi alla assistente di uscire dalla stanza e lei se ne andò subito. Presi poi la mano alla grassottella e le mentii dicendole che io dovevo per forza uscire dalla stanza solo dopo praticata la puntura ma che però se lei collaborava fingendo di stare per riceverla anche protestando, io avrei poi confermato di averla già praticata, così prima chiesi il suo nome e mi rispose Giovanna che io subito ribattezzai bambolona dolce come la panna, la feci stendersi a pancia sotto e massaggiai il cotone imbevuto di alcool che ben impuzzolì la stanza, convincendo così che la puntura era stata praticata e, dopo avere detto ad alta voce: " Giovanna stai buona e ferma che non ti farò sentire nulla"... e così infatti fu perchè io le infilai l'ago nella natica e poi premetti il pistone della siringa, facendole penetrare il farmaco nel suo paffuto culetto. Poi estraetti l'ago e massaggiai nuovamente disinfettando a fondo. Infine: colpo di scena, feci vedere a Giovanna la siringa vuota e lei sgranò gli occhioni ma convinta che stavo fingendo, ed allora feci col telefonino una foto al suo culetto e poi le feci vedere che sulla natica sinistra c'era un puntino rosso che confermava il buchino causato dall'ago della siringa. Giovanna incredula mi guardava imbambolata e quasi mezza incredula ma poi le poggiai un suo dito sul minuscolo forellino che lasciava uscire fuori una gocciolina di sangue e solo allora fu certa di essere stata punturata: Mai avrei immaginato la sua reazione: mi abbracciò al collo e mi stampò un bacio sulle guance, poi rimase ad osservarmi in silenzio per poi sussurrarmi all'orecchio che per lei ero un "bel figo!" e voleva ringraziarmi del gran dolore evitatole, offrendomi un suo pompino che però non era certo il momento giusto, trovandosi l'assistente ad attendere sul corridoio. Io quindi mi alzai ma Giovanna mi tirò a sedermi sul letto e m'infilò la lingua in bocca...io certo non rifiutai e contraccambiai ugualmente. Poi m'avviai ad aprire la porta e l'assistente entrando sentì l'odore dell'alcool poi le confermai di avere praticato l'iniezione a Giovanna. Poco dopo Giovanna stava già molto meglio ed io mi congedai da lei assicurandola che la avrei controllata di nuovo Domani mattina. L'assistente mi domandò poi come ero riuscito a farle la puntura e le confessai con la bugia che non gliela avre fatta ma la mia mano non le fece sentire nulla. Prima di lasciare l'istituto mandai i miei saluti alla Direttrice e me ne andai via.
potei aprire uno studio medico tutto mio e non associato, ma sopratutto "mi piovve dal cielo" un mare di pazienti, chiaramente composto da pazienti generosi d' animo, di cuore e di portafoglio. Dopo quasi un anno di professione, fui contattato dalla Direttrice di un convitto femminile dove tra le convittrici era presente la figlia di un politico romano...grande amico di mio padre. Conclusione: Dopo la telefonata mi fiondai letteralmente al convitto, subito ricevuto dalla Direttrice e, in seguito al colloquio ebbi in mano l'assistenza medica di tutte le ragazze di lì. Stabilii una accurata visita di controllo mensile e misi per scritto la mia disponibilità di rispondere a chiamate anche fuori orario dello studio, notti comprese. Proprio neanche dopo due ore squillò il telefonino ed era dal convitto dove una assistente mi chiamò per una ragazza costipatissima da respirare con molta difficoltà. Fortuna fu checasa mia ed il convitto erano distanti dieci minuti di auto e potei correre subito alla mia prima paziente. Entrando in corridoio trovai varie ragazze in stato ansioso stando in attesa del mio responso sulla salute della loro compagna. Fui accompagnato alla sua stanza e mi trovai difronte ad una piuttosto obesa che respirava affannosamente. La liberai della camicia da notte e le auscultai i polmoni, il cuore ecc., poi, dopo controllo della gola e naso le inserii nell'ano una supposta ma l'effetto immediato non si fece vedere e, dopo che constatai la necessità di praticarle una iniezione intramuscolare, preparai la siringa e pregai la cicciottella ragazza di girarsi a pancia sotto ma quando lei vide il temuto strumento dal pungente ago, immediatamente mi fece presente che odiava le iniezioni, le punture e quindi non gliela avrei praticata affatto. Mi rivolsi verso la assistente attendendo una sua reazione in merito ma la sua arte a convincere non fece centro con la ragazza. Dopo vari tentativi, chiesi alla assistente di uscire dalla stanza e lei se ne andò subito. Presi poi la mano alla grassottella e le mentii dicendole che io dovevo per forza uscire dalla stanza solo dopo praticata la puntura ma che però se lei collaborava fingendo di stare per riceverla anche protestando, io avrei poi confermato di averla già praticata, così prima chiesi il suo nome e mi rispose Giovanna che io subito ribattezzai bambolona dolce come la panna, la feci stendersi a pancia sotto e massaggiai il cotone imbevuto di alcool che ben impuzzolì la stanza, convincendo così che la puntura era stata praticata e, dopo avere detto ad alta voce: " Giovanna stai buona e ferma che non ti farò sentire nulla"... e così infatti fu perchè io le infilai l'ago nella natica e poi premetti il pistone della siringa, facendole penetrare il farmaco nel suo paffuto culetto. Poi estraetti l'ago e massaggiai nuovamente disinfettando a fondo. Infine: colpo di scena, feci vedere a Giovanna la siringa vuota e lei sgranò gli occhioni ma convinta che stavo fingendo, ed allora feci col telefonino una foto al suo culetto e poi le feci vedere che sulla natica sinistra c'era un puntino rosso che confermava il buchino causato dall'ago della siringa. Giovanna incredula mi guardava imbambolata e quasi mezza incredula ma poi le poggiai un suo dito sul minuscolo forellino che lasciava uscire fuori una gocciolina di sangue e solo allora fu certa di essere stata punturata: Mai avrei immaginato la sua reazione: mi abbracciò al collo e mi stampò un bacio sulle guance, poi rimase ad osservarmi in silenzio per poi sussurrarmi all'orecchio che per lei ero un "bel figo!" e voleva ringraziarmi del gran dolore evitatole, offrendomi un suo pompino che però non era certo il momento giusto, trovandosi l'assistente ad attendere sul corridoio. Io quindi mi alzai ma Giovanna mi tirò a sedermi sul letto e m'infilò la lingua in bocca...io certo non rifiutai e contraccambiai ugualmente. Poi m'avviai ad aprire la porta e l'assistente entrando sentì l'odore dell'alcool poi le confermai di avere praticato l'iniezione a Giovanna. Poco dopo Giovanna stava già molto meglio ed io mi congedai da lei assicurandola che la avrei controllata di nuovo Domani mattina. L'assistente mi domandò poi come ero riuscito a farle la puntura e le confessai con la bugia che non gliela avre fatta ma la mia mano non le fece sentire nulla. Prima di lasciare l'istituto mandai i miei saluti alla Direttrice e me ne andai via.
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