La parete
di
Marco1973
genere
etero
Al momento di pagare mi sfiora la mano. Il gesto sembra casuale ma il suo sguardo, assieme alle battute maliziose lanciate poco prima, lasciamo pochi dubbi sul reale significato di quel gesto. Sebbene abbia passato la quarantina, è una donna ancora piacente nel suo fisico minuto ed asciutto. I suoi occhi mi fissano e nel suo guardo vedo una donna che sa ciò che vuole e come chiederlo.
Non c’è lo stupore della prima volta, quando entrata in negozio e non trovando nessuno al bancone, si era affacciata alla porta sul retro mentre castigavo mia moglie. Maria non si era accorta di nulla: sdraiata sopra ai sacchi di farina, con le chiappe in bella mostra, aveva il viso rivolto nella direzione opposta. Lei invece non aveva battuto ciglio e, dopo un primo momento di comprensibile esitazione, si era appoggiata allo stipite con le braccia conserte, gambe incrociate e l’aria divertita di chi intende di godersi l’intero spettacolo. La presenza di un pubblico femminile rinvigorì la mia prestazione, nata come una sveltina ma che, in quel nuovo contesto, non poteva rimanere tale. Una mano appoggiata sulla schiena di mia moglie premeva il suo busto sui sacchi di farina lasciando il suo bel culo svettare all’altezza del mio uccello. Di tanto in tanto mi spostavo leggermente da lato per facilitare la visione della penetrazione, schiaffeggiando o afferrandole una natica mentre il mio bacino ondulava con sempre maggiore foga.
Anche mia moglie doveva aver compreso che c’era stato un cambio programma e, dal modo in cui mugolava, doveva esserne rimasta piacevolmente sorpresa. Le nostre sessioni di sesso erano abitualmente più rapide e consacrate al solo orgasmo del sottoscritto. Forse, per questa ragione, aveva provato a sollevarsi per comprenderne le ragioni di un tale cambiamento ma la mia mano ferma sulla sua schiena aveva ben chiarito chi conduceva il gioco.
Un istante prima del coito, avevo cercato lo sguardo della spettatrice per dedicarle, con un accenno di sorriso, gli ultimi tre colpi, quelli più violenti e profondi, quelli che solitamente concedo a me stesso, con le palpebre chiuse per assaporare totalmente il piacere dell’orgasmo. Lei aveva mostrato di apprezzare la gentilezza del gesto, ringraziandomi con una smorfia di accondiscendenza mentre, fissandola negli occhi, tenevo saldamente i fianchi di mia moglie e li avvicinavo a me con vigore, accompagnando infine l’orgasmo con un gemito rauco.
Una volta svuotate le palle, ero uscito dalla fica con lentezza teatrale, tenendo sempre un mano sulla schiena di mia moglie, affinché non si sollevasse troppo in fretta e scoprisse la presenza in sala di un pubblico non pagante. Mi ero voltato verso la platea, per mostrare le dimensioni del mio attrezzo ed abbozzare un inchino di ringraziamento. Lei aveva risposto con una lunga occhiata interessata, unito le mani in segno di apprezzamento e mimato un applauso prima di congedarsi.
Il cliente precedente è già uscito ed in negozio non c’è più nessuno. Sto per invitarla sul retro quando entra mia moglie. Si avvicina e mi bacia, rompendo l’incantesimo tra me e la bella signora che, dopo qualche minuto, ed un po’ di imbarazzo, si congeda. Maria l’accompagna alla porta ed, una volta uscita, abbassa la saracinesca.
Temo una scenata di gelosia ma nel suo sguardo non vedo rabbia. Si avvicina, mi prende la testa e mi bacia con impeto. In un attimo mi sfila la maglia e comincia a baciarmi il petto, per poi scendere con le labbra sui pettorali mentre le dita mi sbottonano i jeans ed il suo viso è all’altezza del mio bacino.
Se le parti fossero invertite, rischierebbe l’incriminazione per violenza sessuale. La mia donna però è molto fortunata perché sa che, quando decide di violentarmi, non corre rischi di denunce. Al massimo rimedia un invito a cena.
Comincia a giocare con il mio pene ancora nascosto nelle mutande. Lo accarezza; lo stringe; lo strofina; la sua mano fa sentire la propria presenza. L’operazione fortunatamente dura poco: abbassa i miei slip e si dedica a lui senza intermediari.
Lo prende tra le mani ed è durissimo. Lo ammira estasiata come se lo vedesse per la prima volta. Poi avvicina finalmente le sue labbra ed è fantastica. I suoi pompini potrebbero, da soli, tenere in piedi il nostro matrimonio. La sua bocca accoglie il mio cazzo dopo tanto tempo. Le sue guance si riempiono del mio membro, la lingua lo coccola; una mano gioca con i miei testicoli mentre l'altra sale e scende sull'asta in sincronia con le labbra.
La sotto, i suoi occhi mi guardano con quel finto sguardo innocente che mi eccita da morire. Avrei voglia di sfondarle quella bella boccuccia da bambina ingenua a colpi di cazzo. Le afferro i lunghi capelli neri e comincio a muovermi con colpi lenti e profondi dentro di lei. Non sembra apprezzare perché si rialza e comincia a limonarmi.
Da sotto l’ombelico nasce un moto di protesta: le previsioni della giornata erano iniziate nel migliore dei modi con una possibile nuova conquista. Poi si è ritrovato tra le labbra favolose di mia moglie ed adesso teme che si risolva tutto con una semplice sega.
La guardo. Lei capisce e si riabbassa. La sua bocca riaccoglie il mio membro che cresce in eccitazione e volume. Lei però si muove con estrema lentezza: di nuovo provo a darle il ritmo ma si rialza nuovamente. Il mio cazzo è sempre più eccitato ed ha bisogno di esplodere. La giro e la sdraio sul bancone per prenderla da dietro. Ha la gonna già sollevata e gli slip quasi abbassati quando mi sussurra di avere ancora il ciclo. Sono disperato: il suo sfintere è a pochi centimetri dal mio pene ma ho paura che si arrabbi e se ne vada. Così la volto, la abbraccio, la bacio e lascio a lei la decisione su come procedere.
Lei mi sorride e scivola nuovamente tra le mie gambe. Sinuosa come un felino comincia a baciarmi l’interno delle cosce. Il mio attrezzo vorrebbe essere protagonista ma, allo stesso tempo, teme che, una nuova mossa azzardata potrebbe farla rialzare per l’ultima volta. Quindi decidiamo di lasciarla fare: mi appoggio allo sgabello dietro al bancone e mi godo lo spettacolo. Allargo le cosce mentre i suoi baci sono passati ai testicoli per poi risalire lungo la mia erezione e le sue mani mi stuzzicano le palle.
Col senno del poi, aveva ragione lei il pompino che ne segue è da applausi. Le sue labbra si chiudono sulla mia asta, quasi a mangiarsela. La succhia dolcemente titillando il glande con la lingua ed io, da perfetto spettatore, rimango lì ad ascoltare il piacere montare dalle gambe e conturbarmi il bacino.
Finalmente decide di farmi venire; il suo ritmo aumenta e la sento succhiare come quella puttana in calore che conosco e che per questo ho sposato. Si lascia finalmente afferrare per la testa e guidare nel ritmo. La penetro duramente per qualche minuto e godo nel vedere l’espressione del suo viso mentre le sue labbra, a forma di rosa, accolgono il mio cazzo fino a farlo sparire.
La manovro, la dirigo e soprattutto la faccio andare su e giù a mio completo piacimento, indicandole la durata e l’intensità dei movimenti. È come se il pompino me lo facessi da solo, ma con l’aiuto della sua bocca, che s’è prestata per gentile concessione. E così, visto che non c’è nessuno che conosce quello che mi piace più di me stesso, il gioco non dura tantissimo.
Sento le avvisaglie dell’orgasmo. Potrei metterla in guardia ma sappiamo entrambi che sono uno estimatore del pompino con ingoio. La prima scarica è stupenda mi toglie il fiato. (Lei non si sposta; anzi mugola di piacere mentre, ingorda, accoglie il frutto del mio coito.) Respiro a scatti ed, ogni volta che un nuovo spasmo mi scuote, sento il mio seme riempirle la bocca.
Gli spasmi infine terminano. Spossato, osservo quella donna accucciata tra le mie gambe che, con gli occhi sorridenti e la bocca socchiusa piena di sperma. Lo ingoia, passa la lingua sulle labbra e mi sorride.
È a quel punto che sento di amarla. La sollevo e la bacio.
Non c’è lo stupore della prima volta, quando entrata in negozio e non trovando nessuno al bancone, si era affacciata alla porta sul retro mentre castigavo mia moglie. Maria non si era accorta di nulla: sdraiata sopra ai sacchi di farina, con le chiappe in bella mostra, aveva il viso rivolto nella direzione opposta. Lei invece non aveva battuto ciglio e, dopo un primo momento di comprensibile esitazione, si era appoggiata allo stipite con le braccia conserte, gambe incrociate e l’aria divertita di chi intende di godersi l’intero spettacolo. La presenza di un pubblico femminile rinvigorì la mia prestazione, nata come una sveltina ma che, in quel nuovo contesto, non poteva rimanere tale. Una mano appoggiata sulla schiena di mia moglie premeva il suo busto sui sacchi di farina lasciando il suo bel culo svettare all’altezza del mio uccello. Di tanto in tanto mi spostavo leggermente da lato per facilitare la visione della penetrazione, schiaffeggiando o afferrandole una natica mentre il mio bacino ondulava con sempre maggiore foga.
Anche mia moglie doveva aver compreso che c’era stato un cambio programma e, dal modo in cui mugolava, doveva esserne rimasta piacevolmente sorpresa. Le nostre sessioni di sesso erano abitualmente più rapide e consacrate al solo orgasmo del sottoscritto. Forse, per questa ragione, aveva provato a sollevarsi per comprenderne le ragioni di un tale cambiamento ma la mia mano ferma sulla sua schiena aveva ben chiarito chi conduceva il gioco.
Un istante prima del coito, avevo cercato lo sguardo della spettatrice per dedicarle, con un accenno di sorriso, gli ultimi tre colpi, quelli più violenti e profondi, quelli che solitamente concedo a me stesso, con le palpebre chiuse per assaporare totalmente il piacere dell’orgasmo. Lei aveva mostrato di apprezzare la gentilezza del gesto, ringraziandomi con una smorfia di accondiscendenza mentre, fissandola negli occhi, tenevo saldamente i fianchi di mia moglie e li avvicinavo a me con vigore, accompagnando infine l’orgasmo con un gemito rauco.
Una volta svuotate le palle, ero uscito dalla fica con lentezza teatrale, tenendo sempre un mano sulla schiena di mia moglie, affinché non si sollevasse troppo in fretta e scoprisse la presenza in sala di un pubblico non pagante. Mi ero voltato verso la platea, per mostrare le dimensioni del mio attrezzo ed abbozzare un inchino di ringraziamento. Lei aveva risposto con una lunga occhiata interessata, unito le mani in segno di apprezzamento e mimato un applauso prima di congedarsi.
Il cliente precedente è già uscito ed in negozio non c’è più nessuno. Sto per invitarla sul retro quando entra mia moglie. Si avvicina e mi bacia, rompendo l’incantesimo tra me e la bella signora che, dopo qualche minuto, ed un po’ di imbarazzo, si congeda. Maria l’accompagna alla porta ed, una volta uscita, abbassa la saracinesca.
Temo una scenata di gelosia ma nel suo sguardo non vedo rabbia. Si avvicina, mi prende la testa e mi bacia con impeto. In un attimo mi sfila la maglia e comincia a baciarmi il petto, per poi scendere con le labbra sui pettorali mentre le dita mi sbottonano i jeans ed il suo viso è all’altezza del mio bacino.
Se le parti fossero invertite, rischierebbe l’incriminazione per violenza sessuale. La mia donna però è molto fortunata perché sa che, quando decide di violentarmi, non corre rischi di denunce. Al massimo rimedia un invito a cena.
Comincia a giocare con il mio pene ancora nascosto nelle mutande. Lo accarezza; lo stringe; lo strofina; la sua mano fa sentire la propria presenza. L’operazione fortunatamente dura poco: abbassa i miei slip e si dedica a lui senza intermediari.
Lo prende tra le mani ed è durissimo. Lo ammira estasiata come se lo vedesse per la prima volta. Poi avvicina finalmente le sue labbra ed è fantastica. I suoi pompini potrebbero, da soli, tenere in piedi il nostro matrimonio. La sua bocca accoglie il mio cazzo dopo tanto tempo. Le sue guance si riempiono del mio membro, la lingua lo coccola; una mano gioca con i miei testicoli mentre l'altra sale e scende sull'asta in sincronia con le labbra.
La sotto, i suoi occhi mi guardano con quel finto sguardo innocente che mi eccita da morire. Avrei voglia di sfondarle quella bella boccuccia da bambina ingenua a colpi di cazzo. Le afferro i lunghi capelli neri e comincio a muovermi con colpi lenti e profondi dentro di lei. Non sembra apprezzare perché si rialza e comincia a limonarmi.
Da sotto l’ombelico nasce un moto di protesta: le previsioni della giornata erano iniziate nel migliore dei modi con una possibile nuova conquista. Poi si è ritrovato tra le labbra favolose di mia moglie ed adesso teme che si risolva tutto con una semplice sega.
La guardo. Lei capisce e si riabbassa. La sua bocca riaccoglie il mio membro che cresce in eccitazione e volume. Lei però si muove con estrema lentezza: di nuovo provo a darle il ritmo ma si rialza nuovamente. Il mio cazzo è sempre più eccitato ed ha bisogno di esplodere. La giro e la sdraio sul bancone per prenderla da dietro. Ha la gonna già sollevata e gli slip quasi abbassati quando mi sussurra di avere ancora il ciclo. Sono disperato: il suo sfintere è a pochi centimetri dal mio pene ma ho paura che si arrabbi e se ne vada. Così la volto, la abbraccio, la bacio e lascio a lei la decisione su come procedere.
Lei mi sorride e scivola nuovamente tra le mie gambe. Sinuosa come un felino comincia a baciarmi l’interno delle cosce. Il mio attrezzo vorrebbe essere protagonista ma, allo stesso tempo, teme che, una nuova mossa azzardata potrebbe farla rialzare per l’ultima volta. Quindi decidiamo di lasciarla fare: mi appoggio allo sgabello dietro al bancone e mi godo lo spettacolo. Allargo le cosce mentre i suoi baci sono passati ai testicoli per poi risalire lungo la mia erezione e le sue mani mi stuzzicano le palle.
Col senno del poi, aveva ragione lei il pompino che ne segue è da applausi. Le sue labbra si chiudono sulla mia asta, quasi a mangiarsela. La succhia dolcemente titillando il glande con la lingua ed io, da perfetto spettatore, rimango lì ad ascoltare il piacere montare dalle gambe e conturbarmi il bacino.
Finalmente decide di farmi venire; il suo ritmo aumenta e la sento succhiare come quella puttana in calore che conosco e che per questo ho sposato. Si lascia finalmente afferrare per la testa e guidare nel ritmo. La penetro duramente per qualche minuto e godo nel vedere l’espressione del suo viso mentre le sue labbra, a forma di rosa, accolgono il mio cazzo fino a farlo sparire.
La manovro, la dirigo e soprattutto la faccio andare su e giù a mio completo piacimento, indicandole la durata e l’intensità dei movimenti. È come se il pompino me lo facessi da solo, ma con l’aiuto della sua bocca, che s’è prestata per gentile concessione. E così, visto che non c’è nessuno che conosce quello che mi piace più di me stesso, il gioco non dura tantissimo.
Sento le avvisaglie dell’orgasmo. Potrei metterla in guardia ma sappiamo entrambi che sono uno estimatore del pompino con ingoio. La prima scarica è stupenda mi toglie il fiato. (Lei non si sposta; anzi mugola di piacere mentre, ingorda, accoglie il frutto del mio coito.) Respiro a scatti ed, ogni volta che un nuovo spasmo mi scuote, sento il mio seme riempirle la bocca.
Gli spasmi infine terminano. Spossato, osservo quella donna accucciata tra le mie gambe che, con gli occhi sorridenti e la bocca socchiusa piena di sperma. Lo ingoia, passa la lingua sulle labbra e mi sorride.
È a quel punto che sento di amarla. La sollevo e la bacio.
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