Ex amanti

di
genere
tradimenti

Immersi nella vasca idromassaggio della spa, ci lasciamo coccolare dal brontolio monotono delle bolle. Di tanto in tanto, sorseggio dello spumante in uno dei due flûte lasciati a bordo vasca mentre le nostre gambe si incrociano e si toccano senza il minimo imbarazzo.
Godiamo dell’istante senza pronunciare una parola. Era da parecchio che non ci vedevamo: i figli ed il suo trasloco, hanno compresso le opportunità ed espanso gli spazi, contribuendo in maniera inarrestabile al declino del nostro rapporto. Gli incontri si sono fatti sempre più complicati e sempre più sporadici. Assorti nei mille inutili impegni quotidiani, abbiamo cominciato a perderci di vista fino a scomparire l’uno all’altro.
Ciò non di meno sono rimasti affetto e attrazione fisica. È stata una piacevole sorpresa sentirla entusiasta ed impaziente quando le ho telefonato per proporle un weekend assieme. Abbiamo lavorato a lungo per riuscire ad accavallare impegni immaginari e scuse reali così da giustificare la nostra assenza dai rispettivi letti coniugali.
Ci siamo incontrati in una piccola stazione, a qualche decina di chilometri da quella, più grande, dov’era stata accompagnata dal marito che si era premurato di sistemarle il bagaglio a bordo. L’ho vista scendere dal treno con l’eleganza e la sicurezza che le riconoscevo, tirandosi dietro il trolley e lo sguardo lascivo di alcuni ragazzotti appoggiati al finestrino del vagone. Ci siamo abbracciati e l’ho baciata con lo stesso slancio elastico dei tempi migliori generando applausi e cori da parte di quegli stessi ragazzotti che avevano assistito alla scena.
L’eventuale imbarazzo per il tempo passato era stato cacciato da quel bacio che aveva infranto barriere immaginarie, lasciando il posto ad un piacevole senso di libidine ed euforia. Abbracciati ci siamo guardati occhi negli occhi: gli anni trascorsi avevano lasciato le loro tracce ma era ancora una splendida donna. Nella sua testa, una riflessione analoga deve averla portata ad una conclusione simile perché, dopo qualche secondo, mi ha lanciato un sorriso raggiante ed, abbracciati l’uno all’altro, siamo usciti di scena incuranti del bis chiesto a gran voce dal pubblico non pagante.
Arrivati in hotel e sbrigate le formalità alla reception, il concierge le presenta i vantaggi della suite in cui avremmo soggiornato. Eccitata dalla notizia, mi precede in camera per una rapida doccia. Quando busso, la donna che apre porta ha solo un asciugamano legato sopra il seno.
Il suo sorriso è ammaliante e la sua euforia contagiosa. Salta tra le mie braccia per varcare assieme la soglia, quasi fossimo due novelli sposi. Mi sussurra che è il nostro weekend ed occorre festeggiarlo convenevolmente.
Me la ricordavo più leggera ma, quando la poso sul letto, la trovo tremendamente attraente. L’asciugamano scivola via mettendo in risalto le sue forme generose. Lei si gira sul ventre, in un finto impeto di pudore. Nuda e con quel suo sguardo malizioso, mi eccita da morire. Mi siedo accanto a lei per accarezzarle la schiena per poi prendere confidenza e scendere giù fino alle natiche, ai fianchi allargati dal tempo ed alle gambe vellutate.
Le bacio la schiena: lei mi sorride. Mi alzo e mi spoglio senza fretta: abbiamo due giorni interi di fronte a noi. Socchiudo le tende e mi sdraio prono accanto a lei. Ci baciamo guardandoci di profilo, come due geroglifici egizi che hanno deciso di girare le spalle al lettore.
Mi muovo sopra di lei. Il mio petto sulla sua schiena. Il mio pene, ben turgido, punta dritto alla sua fica. Comincio a penetrarla con la sola cappella che entra ed esce dalle sue grandi labbra fino a quando la sento ben lubrificata e pronta ad accogliermi. La penetro più profondamente. Un duplice gemito riempie la stanza. Dentro di lei riprovo vecchie sensazioni che temevo dimenticate: se il tempo le ha modellato il corpo, la sua vagina è ancora quella in cui, per tante volte, ho trovato il mio piacere.
Mi sollevo sulle braccia per permetterle di respirare più agevolmente. Con un dondolio regolare del bacino, continuo la tranquilla penetrazione: sospiri e gemiti si mescolano con lo struscio lieve delle lenzuola. I tratti del suo viso si distendono; gli occhi si chiudono. La sento, rilassata sotto di me, emettere un sommesso mugolio persistente quasi fosse una gatta intenta a fare le fusa.
La posizione non mi permette di entrare completamente dentro di lei. Dovrei sollevarle il sedere per aumentare la profondità della penetrazione ma non voglio interrompere questo nostro momento di relax. Continuo a penetrarla dolcemente mentre, in lontananza, si sentono rumori ovattati di persone che si avvicinano, ridono, parlano e spariscono.
Per un attimo, mi sembra di vivere al di fuori del tempo. Il ritmo della penetrazione è tremendamente lento e le braccia cominciano a dolermi quando la sento muoversi sotto di me. Mi arresto. La sua mano afferra in mio pene, obbligandolo ad uscire dalla sua vagina per guidarlo fino all’ingresso del suo secondo canale. Mi sussurra che è tutto mio e di godermelo.
Sorpreso dalla piacevole proposta, premo la mia cappella sul suo orifizio che, inaspettatamente, cede senza troppe difficoltà e mi accoglie senza sforzi eccessivi. Dev’essersi lubrificata poco prima del mio arrivo ed apprezzo questa sua gentilezza. In un solo movimento sono completamente dentro il suo orifizio. Il suo sospiro si fa più pesante; mi sdraio su di lei per afferrarle tette e godere al meglio le sensazioni che il suo culo sa donarmi. Questa volta la penetrazione è molto più profonda e rapida. Il suo retto sa accogliermi totalmente mentre dondolo sopra di lei.
Nella mia mente ripassano le immagini della nostra prima esperienza anale. Eravamo nella cucina di casa sua con il marito che dormiva a pochi metri da noi. Mi ricordo come fosse ieri di ogni dettaglio, compreso il goffo tentativo di nascondermi dietro alla porta quando lui si era alzato per cercarla. Rivedo la sua finta naturalezza, mentre, ancora devastata dal rapporto anale, offriva un bicchier d’acqua al marito così da bloccarlo alla soglia della cucina. Mi ricordo come fosse riuscita facilmente a convincerlo ad accompagnarla a letto e di avere atteso immobile per parecchio tempo rannicchiato dietro alla porta della cucina, con il cazzo in tiro ed i pantaloni abbassati costretto ad ascoltare i gemiti e le suppliche che rivolgeva al marito mentre questo la prendeva con foga animale. Ricordo di essere stato più volte sul punto di entrare nella stanza per mettere fine a quello che consideravo uno stupro.
Ho dovuto attendere che si riaddormentasse prima di poter scivolare via silenziosamente. Ricordo il senso di frustrazione quando rientrai a casa. Mi rifugiai in camera da letto dove mia moglie dormiva beatamente. Deluso per la mia vigliaccheria ed eccitato per il rapporto anale interrotto, le alzai la camicia da notte e la presi cominciai a sodomizzarla mentre ancora dormiva, scaricando in lei il rancore per la mia viltà. Ricordo la sua sorpresa mentre la prendevo brutalmente, fino a venire dentro al suo ano, fantasticando di godere in quello della mia amante.
Questa volta il culo è quello desiderato e venire dentro di lei mi riapre le porte del Paradiso. Non sono ancora ridisceso su Terra quando mi chiede di baciarla. Appoggio le mie labbra alle sue. Il mio membro è ancora dentro di lei. Rimaniamo a guardarci negli occhi come fossimo una cosa sola fino a quando sottovoce mi sussurra “Ti adoro!”.
scritto il
2024-07-24
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