Strapazzata dal marito

di
genere
etero

Sto guardando un insulso programma alla TV quando i sospiri ed i gridolini che provengono dall’appartamento accanto al nostro, fanno intendere che, dall’altra parte della parete, i vicini hanno capito come godere appieno della serata di pioggia.
Eccitata dai rumori, entro in camera dove mio marito purtroppo già dorme. Mi spoglio nella penombra. Quando mi siedo sul letto sono completamente nuda: appoggio la schiena alla testiera, allargo le gambe e comincio a toccarmi, ascoltando il rantolo tranquillo di mio marito ed i gemiti soffocati dei vicini. Mi sfioro il seno per poi scendere sui fianchi e raggiungere il pube. La mano si muove con esperienza ed, in breve, il piacere cresce. Sorrido mentre infilo un dito, fradicio d’umori, nella bocca semi aperta di mio marito che, ovviamente, si sveglia. L’odore ed il gusto sono inconfondibili e questo accende di colpo il suo interesse.
Si volta con aria interrogativa verso sua moglie che nuda si masturba. Si gira su un fianco, con la testa sollevata sull’avambraccio, e lo sguardo interessato a ciò che vede. La mia mano scende lungo il ventre e ritorna sul pube per titillarmi di nuovo il clitoride. Mugolo per eccitarmi ed eccitarlo. Sento l’orgasmo arrivare ed, una volta ancora, mi concedo una piccola pausa.
La mia mano cerca il suo pene e rimane piacevolmente colpita dalla rigidità che vi trova. Lo masturbo da sopra il pigiama. Lui si abbassa i pantaloni e si avvicina per rendermi il compito più facile. Con suo disappunto, preferisco ritornare sulla mia passerina. Gli volgo le spalle; lui si appoggia sul mio fianco come un bambino curioso mentre i miei polpastrelli si dedicano dolcemente al clitoride.
Quando mi gira verso di lui, mi ritrovo stesa sul dorso. Irruente come sempre, decide che lo spettacolo è terminato e prende in mano la situazione. Afferra un cuscino per posizionarmelo sotto al sedere. Poi si tuffa tra le mie cosce. I suoi movimenti sono rudi e la barba di due giorni non aiuta. Così dopo un attimo lo allontano infastidita. Lui non se la prende o quantomeno non lo fa apparire. Si sdraia su di me e mi penetra senza troppa delicatezza. Sento il suo odore acre riempirmi le narici; le mie mani appoggiate sui pettorali ben disegnati, i suoi colpi subito potenti ed il nerbo ben in tiro. La masturbazione praticata poco prima aiuta a raggiungere l’orgasmo ed è devastante.
Per mio marito, il sesso è sempre stata una questione di passione, dimensioni e potenza: è un animale che domina la sua donna ogni volta che la possiede. La ricerca del suo orgasmo è assoluta e l’eiaculazione che ne segue, marca la femmina per farla sua. Eppure, sebbene il femminismo che mi attanaglia, amo sentirmi dominata. Mi piace soffocare sotto al suo peso ed adoro impersonificarmi nel ruolo di femmina fragile ed indifesa, nascosta tra i muscoli del maschio alfa. Solo lui riesce a farmi sentire così carnalmente posseduta ed è questa sua foga sessuale che mi ha fatto innamorare. I suoi colpi fanno cigolare il letto, i miei sospiri rochi accompagnano le sue penetrazioni e la testiera batte ritmicamente sulla parete che divide la nostra camera da quella dei vicini.
Il suo ego è possente e virile. Il suo cazzo pure. La mia fica non è ancora sazia. Lui continua a sbattermi con violenza senza lasciarmi il tempo di respirare. Le mie mani afferrano le sue natiche per cercare di guidarle verso i segreti del mio piacere. Le sue penetrazioni brutali sovrastimolano il mio punto G ed ecco, mentre ho la testa arrovellata in mille pensieri, arrivare il secondo orgasmo, puramente vaginale, forse meno intenso del primo ma altrettanto sconvolgente.
La mia testa sbatte contro la testiera del letto e devo piegarla da un lato per evitare di farmi male. Egoista come al solito, lui si è sollevato e, con le mani appoggiate alla parete, continua a penetrarmi vigorosamente. Solo un animale come lui può riuscire a trascinare una donna, a colpi di cazzo, fino a schiacciarla contro la testiera del letto. Lo supplico di fermarsi: una, due, tre volte. Lo vedo sorridere tronfio quando finalmente mi accontenta. Esce da me, si alza, mi prende le gambe e mi tira verso la pediera.
Eccomi riposizionata in mezzo ad un letto completamente sfatto; una preda indifesa, distesa con le gambe aperte e pronta ad accoglierlo nuovamente per terminare il lavoro lasciato a metà. Si avvicina a carponi ed il suo membro in bella vista fa una gran figura. Il suo sguardo bramoso lo fa assomigliare ad un torello che punta la graziosa giovenca e si appresta ad una nuova monta.
Sta per sdraiarsi sopra di me quando mi giro su un fianco; mi contorco ed a carponi cerco di sfuggirgli. Lui mi afferra le braccia; mi ritrovo sdraiata a bocconi; schiacciata tra materasso ed il suo corpo massiccio. Sento la sua cappella sfiorarmi le grandi labbra. Volto il viso da un lato per riuscire a respirare. Avverto il suo alito sulla mia guancia; cerco i suoi occhi e lo imploro di fermarsi: gli mormoro che non voglio; che ne ho abbastanza; che il suo cazzo non è normale: che è troppo duro ed imponente. Gli sussurro che ho paura; che mi fa male; che è da mezz’ora che mi chiava senza sosta e che non può farmi subire tutto questo un’altra volta. Provo a convincerlo che sono sazia, che si tratta della mia fica e decido io quando e come concederla. Lui non molla la presa così provo a divincolarmi mentre gli grido in faccia tutta la mia rabbia accusandolo di essere un maniaco sessuale affetto da priapismo e che deve farsi curare.
È in quell’istante che lo sento entrare con un grugnito animale dentro di me. Stringo le gambe e sorrido mentre ancora fingo di implorarlo di smettere. Cerco di sollevarmi per sfuggire da quell’uccello che in realtà adoro. Così come adoro farmi violentare da lui. Le mie mani raggiungono la testiera del letto sollevo il busto in una posa plastica che vorrebbe essere un tentativo di fuga. Lui acchiappa le mie braccia, le gira attorno alla mia schiena. Schiaccia la mia testa sul cuscino e afferra i miei fianchi per sollevarli in sincronia col suo bacino e con quel cazzo che tremendamente mi fa sua.
Mi ritrovo quasi incaprettata con la schiena inarcata, le gambe aperte ed il culo all’aria, offerto alle sevizie sessuali di quel porco depravato che è l’amore della mia vita ed ecco, inaspettato, arrivare un terzo orgasmo. Grido la mia eccitazione ed accompagno il suo coito con sapienti movimenti del bacino per meglio accogliere le ultime violente penetrazioni che ogni volta mi concede, quasi fossero l’epilogo di uno spettacolo pirotecnico.
Galante come al solito, si alza per andare in bagno per primo.
scritto il
2024-03-26
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