Conseguenze
di
Marco1973
genere
corna
L’orologio segna le undici meno un quarto. Mi rigiro nel letto senza riuscire ad addormentarmi. Avrebbe già dovuto essere rientrata, invece di lei non c’è traccia, a parte quel post-it lasciato in bella vista sul frigo: “Torno tardi”.
Continuo a fissare l’orologio. Undici e cinque. Undici e venti. Undici e quaranta. Ma dove sarà finita? È uscita da casa senza dire una parola. La scatola di preservativi trovata casualmente nel cassetto del comò, mal nascosta sotto agli indumenti intimi e la conseguente discussione che ne era sfociata, aveva scaldato gli animi.
Finalmente un rumore di passi sul pianerottolo di casa. La porta si apre e sento l’eco dei suoi tacchi alti che picchiano sul pavimento di marmo: è il suo modo di dirmi che, prima di riuscire, ha messo i suoi stivaletti da zoccola, quelli che ha voluto farsi regalare l’anno scorso, con il tacco a stiletto che la fanno sembrare una passeggiatrice.
Quando entra nella stanza, faccio finta di sonnecchiare. Mi volto e la vedo nella penombra dentro ad una minigonna di pelle nera e ad una maglietta molto corta e troppo attillata.
La sua silhouette si avvicina: «Cosa fai ancora sveglio? Credevo stessi dormendo…» sussurra con un filo di voce. Vuole darmi a intendere di essere contrariata, invece si sta divertendo. Forse mi trova patetico mentre rimango qui in silenzio a guardarla con uno sguardo interrogativo stampato in faccia. «Meglio così» dice chinandosi sul mio orecchio. «Ho qualcosa da dirti».
Slaccia la minigonna e la fa scivolare lentamente fin sulle cosce prima di lasciarla cadere pavimento. È un modo per farmi notare che indossa delle autoreggenti di pizzo nere senza slip. Mi bacia prima di mettersi a cavalcioni sul letto, la sua fica sopra la mia faccia. Con le dita allarga leggermente le labbra affinché io possa vedere la sua carne rosa, completamente esposta.
«Leccala» mi sussurra abbassando il bacino e deponendola sulla mia bocca. Io obbedisco: ha un sapore un salato; un sapore che conosco; il sapore del seme di uomo; di un altro uomo. Mia moglie mi ha appena tradito ed ha tenuto con sé le tracce del suo amante. Mi irrigidisco e lei se ne accorge perché si solleva leggermente. «Dimmi chi è …» le dico tentando di alzarmi. Lei mi zittisce rimettendomi la fica in bocca ed impedendomi di levarmi. La guardo mentre si mette un dito sulla bocca e mi indica di tacere. «Farò di più tesoro, ti lascerò guardare.»
Sono talmente sopraffatto dalla sorpresa da non accorgermi che qualcun altro è in casa affacciato alla porta della camera da letto. Sento chiaramente i suoi passi avvicinarsi. Col viso bloccato dalle gambe di mia moglie, gli occhi corrono verso quel giovane alto e muscoloso, con capelli lunghi fino alle spalle: è il figlio dei vicini. Dunque, è lui l’amante di mia moglie?
Il comportamento che segue non lascia dubbi. Appena il ragazzo entra in camera, lei si alza, lo abbraccia e gli fa un sacco di moine. I suoi occhi però restano fissi su di me. «Vuoi sapere cosa facciamo mentre tu non ci sei?» mi provoca. «Allora guarda.». Solleva la maglietta e mette in mostra i seni morbidi e invitanti: sento la mia erezione sotto le coperte e vedo la sua che preme contro i jeans. Lei si appoggia alla parete, completamente nuda, eccetto per le calze e gli stivali. Solleva le braccia stile valletta di varietà ed in quella posizione esplicita è un bocconcino difficile da rifiutare. Al suo sguardo di intesa, lui le si avvicina e si lascia spogliare: prima la t-shirt, poi i jeans. Le mani accolgono i suoi seni. Lei gli afferra il viso e lo porta gentilmente sul suo. Il bacio che ne segue è il giusto aperitivo che serve a stuzzicare l’appetito. Lui lo assapora per poi passare alla portata principale: la schiaccia contro la parete, le afferra le cosce, la solleva lungo il muro. Quando apre le gambe, in una spinta secca è dentro di lei.
La scopa in piedi mentre lei si dimena. Vedo la sua schiena muscolosa e le chiappe che si contraggono ad di ogni colpo. Lei gli graffia le spalle cercando di mantenersi in equilibrio mentre il suo cazzo continua a farla sobbalzare. Ansimi acuti accompagnano ogni sussulto. Le gambe si attorcigliano ai fianchi del ragazzo, la schiena appoggiata al muro, le unghie laccate di rosso che giocano con i suoi capelli, la bocca è contorta in una smorfia lasciva. Il suo sguardo pieno di lussuria è rivolto nella mia direzione ma i suoi occhi sembrano attraversarmi per fissare l’infinito dietro alle mie spalle. Le grida diventano sempre più roche e dall’espressione sul suo viso intuisco che le piace. Scommetto che non è la prima volta che scopano così.
Vedo tutto e sento tutto. Rabbia, gelosia, collera e amore. Sì, anche amore perché non è mai stata così bella, così desiderabile come adesso. La scopro raggiante perduta in un turbine di passione. Lei che adesso grida più forte. Lei che lo supplica di non fermarsi, lei che dice che vuole godere, chiude gli occhi con forza, lo abbraccia come un pugile troppo intontito per poter combattere, muove la testa all’indietro, le gambe scosse da un tremito, un grido roco dalla sua bocca semiaperta. Quando arriva il piacere, per entrambi è un dolce tormento.
I piedi toccano nuovamente terra. Dopo un attimo di tregua, lui si sfila e sembra imbarazzato. Lei lo scosta dolcemente, mi si avvicina angelica e con uno sguardo libidinoso mi sussurra: «Ti amo. Ora scopami».
Continuo a fissare l’orologio. Undici e cinque. Undici e venti. Undici e quaranta. Ma dove sarà finita? È uscita da casa senza dire una parola. La scatola di preservativi trovata casualmente nel cassetto del comò, mal nascosta sotto agli indumenti intimi e la conseguente discussione che ne era sfociata, aveva scaldato gli animi.
Finalmente un rumore di passi sul pianerottolo di casa. La porta si apre e sento l’eco dei suoi tacchi alti che picchiano sul pavimento di marmo: è il suo modo di dirmi che, prima di riuscire, ha messo i suoi stivaletti da zoccola, quelli che ha voluto farsi regalare l’anno scorso, con il tacco a stiletto che la fanno sembrare una passeggiatrice.
Quando entra nella stanza, faccio finta di sonnecchiare. Mi volto e la vedo nella penombra dentro ad una minigonna di pelle nera e ad una maglietta molto corta e troppo attillata.
La sua silhouette si avvicina: «Cosa fai ancora sveglio? Credevo stessi dormendo…» sussurra con un filo di voce. Vuole darmi a intendere di essere contrariata, invece si sta divertendo. Forse mi trova patetico mentre rimango qui in silenzio a guardarla con uno sguardo interrogativo stampato in faccia. «Meglio così» dice chinandosi sul mio orecchio. «Ho qualcosa da dirti».
Slaccia la minigonna e la fa scivolare lentamente fin sulle cosce prima di lasciarla cadere pavimento. È un modo per farmi notare che indossa delle autoreggenti di pizzo nere senza slip. Mi bacia prima di mettersi a cavalcioni sul letto, la sua fica sopra la mia faccia. Con le dita allarga leggermente le labbra affinché io possa vedere la sua carne rosa, completamente esposta.
«Leccala» mi sussurra abbassando il bacino e deponendola sulla mia bocca. Io obbedisco: ha un sapore un salato; un sapore che conosco; il sapore del seme di uomo; di un altro uomo. Mia moglie mi ha appena tradito ed ha tenuto con sé le tracce del suo amante. Mi irrigidisco e lei se ne accorge perché si solleva leggermente. «Dimmi chi è …» le dico tentando di alzarmi. Lei mi zittisce rimettendomi la fica in bocca ed impedendomi di levarmi. La guardo mentre si mette un dito sulla bocca e mi indica di tacere. «Farò di più tesoro, ti lascerò guardare.»
Sono talmente sopraffatto dalla sorpresa da non accorgermi che qualcun altro è in casa affacciato alla porta della camera da letto. Sento chiaramente i suoi passi avvicinarsi. Col viso bloccato dalle gambe di mia moglie, gli occhi corrono verso quel giovane alto e muscoloso, con capelli lunghi fino alle spalle: è il figlio dei vicini. Dunque, è lui l’amante di mia moglie?
Il comportamento che segue non lascia dubbi. Appena il ragazzo entra in camera, lei si alza, lo abbraccia e gli fa un sacco di moine. I suoi occhi però restano fissi su di me. «Vuoi sapere cosa facciamo mentre tu non ci sei?» mi provoca. «Allora guarda.». Solleva la maglietta e mette in mostra i seni morbidi e invitanti: sento la mia erezione sotto le coperte e vedo la sua che preme contro i jeans. Lei si appoggia alla parete, completamente nuda, eccetto per le calze e gli stivali. Solleva le braccia stile valletta di varietà ed in quella posizione esplicita è un bocconcino difficile da rifiutare. Al suo sguardo di intesa, lui le si avvicina e si lascia spogliare: prima la t-shirt, poi i jeans. Le mani accolgono i suoi seni. Lei gli afferra il viso e lo porta gentilmente sul suo. Il bacio che ne segue è il giusto aperitivo che serve a stuzzicare l’appetito. Lui lo assapora per poi passare alla portata principale: la schiaccia contro la parete, le afferra le cosce, la solleva lungo il muro. Quando apre le gambe, in una spinta secca è dentro di lei.
La scopa in piedi mentre lei si dimena. Vedo la sua schiena muscolosa e le chiappe che si contraggono ad di ogni colpo. Lei gli graffia le spalle cercando di mantenersi in equilibrio mentre il suo cazzo continua a farla sobbalzare. Ansimi acuti accompagnano ogni sussulto. Le gambe si attorcigliano ai fianchi del ragazzo, la schiena appoggiata al muro, le unghie laccate di rosso che giocano con i suoi capelli, la bocca è contorta in una smorfia lasciva. Il suo sguardo pieno di lussuria è rivolto nella mia direzione ma i suoi occhi sembrano attraversarmi per fissare l’infinito dietro alle mie spalle. Le grida diventano sempre più roche e dall’espressione sul suo viso intuisco che le piace. Scommetto che non è la prima volta che scopano così.
Vedo tutto e sento tutto. Rabbia, gelosia, collera e amore. Sì, anche amore perché non è mai stata così bella, così desiderabile come adesso. La scopro raggiante perduta in un turbine di passione. Lei che adesso grida più forte. Lei che lo supplica di non fermarsi, lei che dice che vuole godere, chiude gli occhi con forza, lo abbraccia come un pugile troppo intontito per poter combattere, muove la testa all’indietro, le gambe scosse da un tremito, un grido roco dalla sua bocca semiaperta. Quando arriva il piacere, per entrambi è un dolce tormento.
I piedi toccano nuovamente terra. Dopo un attimo di tregua, lui si sfila e sembra imbarazzato. Lei lo scosta dolcemente, mi si avvicina angelica e con uno sguardo libidinoso mi sussurra: «Ti amo. Ora scopami».
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