L'istruttore di ginnastica .
di
Marco1973
genere
tradimenti
Accettare di fare l’istruttore nel corso di ginnastica delle bambine è stata la più geniale delle decisioni che abbia mai avuto per riuscire soddisfare, senza troppi sforzi, la mia naturale voglia di sesso.
No, non pagano particolarmente bene e non sono pedofilo: il mio colpo di genio si basa sulla constatazione che più piccole sono le bambine, più giovani sono le madri che le accompagnano alle lezioni. Modestamente sono un bel ragazzo ma sono cosciente di essere uno tra i tanti. Una serata in discoteca, nella speranza di rimorchiare una ragazza passabile, in un contesto estremamente competitivo significa tanti euro spesi per ingresso ed alcolici. Poi ci sono inviti a cena, regali e serate al cinema prima di poter sperare di arrivare alla consumazione.
Qui invece mi sono creato un piccolo harem di donne già madri ma ancora giovani che sbavano letteralmente per il sottoscritto. Non c’è bisogno di cene, lunghi corteggiamenti o sorprese particolari. Un sorriso spesso basta a far scogliere le loro remore ed accendere la loro voluttà. Il sesso in macchina le fa ritornare giovani. I regali costosi sono difficili da giustificare con i mariti.
È così che ho conquistato le mie prime donne e scoprire le logiche perverse che guidano la loro testa mi ha aperto un mondo. Si gettano tra le mie braccia vestite di completini intimi regalati dal marito; stupiscono per la licenziosità del loro linguaggio e poi muoiono sommerse dai sensi di colpa post-coitali mentre le riaccompagno a casa.
Ultimamente sono rimasto stupito dalla richiesta di una delle mie ultime conquiste che, dopo avermi lavorato particolarmente bene una sera sul sedile posteriore della mia auto, mi ha chiesto il piacere di trombale la sorella, per aiutarla a superare un periodo particolarmente buio della sua vita.
Anche lei madre di una bambina che segue il mio corso, mi era sempre parsa piuttosto dimessa. Più giovane di qualche anno, aveva però un aspetto umile, quasi trascurato e non aveva mai fatto ipotizzare il minimo interesse verso il sottoscritto.
Così oggi, terminato l’allenamento, dopo una doccia veloce, mi sono presentato al bar dove sapevo che le avrei trovate. La sorella già trombata mi saluta con un largo sorriso e mi invita a sedermi. Lo sguardo spento che trovo sul viso della sorella ancora da conquistare non sembra il miglior inizio. Racconto della gara a cui vorrei far partecipare le loro figlie e le guardo con aria interrogativa.
Mi incita con un buffetto sulla spalla. Io ci credo poco ma seguo le indicazioni. Lei si irrigidisce quando si accorge che lo struscio del mio piede sulla sua caviglia non è casuale. Mi lascia fare ma il disagio è evidente: lo sguardo è fisso sui miei occhi. Non so bene come interpretarlo: potrebbe significare sorpresa o forse fastidio. Anche la sorella è nervosa e si nota dal suo continuo sforzo a mantenere la conversazione allegra, riempendoci di complimenti. Ci rilassiamo entrambi quando i tratti del viso finalmente si addolciscono ed il tono della voce diventa condiscendente.
All’uscita del bar, non presto molta attenzione alle altre mamme. Le cingo discretamente la vita e le chiedo, con tono professionale, se vuole seguirmi in segreteria per regolare un pagamento. È chiaro che ha compreso il sottinteso della mia proposta ed al suo assenso, leggo il sollievo negli occhi della sorella.
Chiusa la porta, mi sento tremendamente fuori luogo: sto per fare sesso con questa donna senza che nessuno di noi due sia travolto dalla passione. L’assenza della sorella ha azzerato la conversazione e ciò aggiunge ancora più imbarazzo alla situazione. Senza molte altre opzioni, l’avvicino a me e la bacio.
Forse si aspettava un approccio più galante. L’inizio è lento ed alquanto meccanico; le indico la via al mio sesso; la sua mano si lascia guidare senza mai prendere l’iniziativa ma senza neppure allontanarmi. La accarezzo sopra ad un vestito troppo ampio che nasconde le fattezze di una giovane donna ancora tonica.
Si lascia spogliare e l’intimo che indossa sarà sicuramente comodo ma azzera ogni velleità erotica. Due capezzoli turgidi emergono dai piccoli seni e si piantano sul mio petto quando l’avvicino nuovamente a me per avvinghiarmi alle sue labbra.
Lei si fa più intraprendente e risponde ai miei baci incominciando ad accarezzarmi. Le sollevo il reggiseno per liberare le piccole tette che nulla a che vedere con le generose mammelle della sorella. Poi guido la sua mano per accompagnare la mia sotto ai suoi slip, fino all’ingresso della fessura e da lì, intrufolarsi alla ricerca dei punti del suo piacere.
Mi muovo dentro alla sua carne per alcuni minuti. Con lo sguardo basso di vergogna ed arrossato di piacere, si sfila gli slip e si sdraia sulla scrivania allargando le cosce per attirarmi a sé. La vista è quasi ginecologica ed avrebbe avuto bisogno di un passaggio dall’estetista. Ciò non aiuta la mia eccitazione. Così mi allungo su di lei e lascio i nostri corpi sfiorarsi. La mia cappella punta direttamente il suo orifizio e comincia a giocarci senza penetrarla. La sento ansimare sussurrandomi di prenderla. Adesso la mia eccitazione è piena ma, con un certo sadismo, decido di attendere. Accenno a brevi penetrazioni per poi muovermi tra le sue labbra mentre la guardo sorridendo.
Evidentemente non ha il mio stesso senso dell’umorismo: mi afferra le chiappe e le tira a sé con forza. Sono dentro di lei senza volerlo. Decide il ritmo della penetrazione ritmando i movimenti del mio bacino. Probabilmente, dietro all’improvviso protagonismo c’è la fragilità di una donna che da troppo tempo non si è sentita desiderata.
Le cingo la vita che trovo minuta e snella e guido la penetrazione sussurrandole qualche porcata all’orecchio. Lei mi abbraccia forte la schiena e la sento sciogliersi definitivamente: il desiderio di sborrare comincia a farsi più impellente. Le prendo i fianchi e comincio a sbatterla forte.
Finito l’amplesso, rimaniamo abbracciati per un breve instante. Alla fine, non è stata così male: esco da lei per cercare un pacco kleenex che so aver lasciato in un cassetto. Lei ha il viso tutto arrossato: con lo sguardo sempre basso si pulisce velocemente e si veste rapida scusandosi di dover fuggire. Le rispondo di non preoccuparsi. Dopotutto è per questo che scopo donne come lei.
Prima di uscire si volge verso di me e mi ringrazia regalandomi un sorriso finalmente sensuale. Mi chiedo come sarebbe stato farlo adesso che si è finalmente sciolta: del buon sesso senza fronzoli ne inibizioni. Peccato le manchi il tempo.
Il suo sorriso ammiccante ha risuscitato il mio cazzo. Penso che non sia il tempo ciò che le è mancato fino ad ora. Nudo e con il cazzo in tiro mi avvicino a lei e la premo dolcemente contro la porta che si richiude alle sue spalle. “Non vorrai andartene ora” le sussurro mentre le sfilo nuovamente il vestito. “C’è ancora da regolare il conto”. Lei sorride mentre solleva le gambe e le avvinghia attorno al mio bacino.
No, non pagano particolarmente bene e non sono pedofilo: il mio colpo di genio si basa sulla constatazione che più piccole sono le bambine, più giovani sono le madri che le accompagnano alle lezioni. Modestamente sono un bel ragazzo ma sono cosciente di essere uno tra i tanti. Una serata in discoteca, nella speranza di rimorchiare una ragazza passabile, in un contesto estremamente competitivo significa tanti euro spesi per ingresso ed alcolici. Poi ci sono inviti a cena, regali e serate al cinema prima di poter sperare di arrivare alla consumazione.
Qui invece mi sono creato un piccolo harem di donne già madri ma ancora giovani che sbavano letteralmente per il sottoscritto. Non c’è bisogno di cene, lunghi corteggiamenti o sorprese particolari. Un sorriso spesso basta a far scogliere le loro remore ed accendere la loro voluttà. Il sesso in macchina le fa ritornare giovani. I regali costosi sono difficili da giustificare con i mariti.
È così che ho conquistato le mie prime donne e scoprire le logiche perverse che guidano la loro testa mi ha aperto un mondo. Si gettano tra le mie braccia vestite di completini intimi regalati dal marito; stupiscono per la licenziosità del loro linguaggio e poi muoiono sommerse dai sensi di colpa post-coitali mentre le riaccompagno a casa.
Ultimamente sono rimasto stupito dalla richiesta di una delle mie ultime conquiste che, dopo avermi lavorato particolarmente bene una sera sul sedile posteriore della mia auto, mi ha chiesto il piacere di trombale la sorella, per aiutarla a superare un periodo particolarmente buio della sua vita.
Anche lei madre di una bambina che segue il mio corso, mi era sempre parsa piuttosto dimessa. Più giovane di qualche anno, aveva però un aspetto umile, quasi trascurato e non aveva mai fatto ipotizzare il minimo interesse verso il sottoscritto.
Così oggi, terminato l’allenamento, dopo una doccia veloce, mi sono presentato al bar dove sapevo che le avrei trovate. La sorella già trombata mi saluta con un largo sorriso e mi invita a sedermi. Lo sguardo spento che trovo sul viso della sorella ancora da conquistare non sembra il miglior inizio. Racconto della gara a cui vorrei far partecipare le loro figlie e le guardo con aria interrogativa.
Mi incita con un buffetto sulla spalla. Io ci credo poco ma seguo le indicazioni. Lei si irrigidisce quando si accorge che lo struscio del mio piede sulla sua caviglia non è casuale. Mi lascia fare ma il disagio è evidente: lo sguardo è fisso sui miei occhi. Non so bene come interpretarlo: potrebbe significare sorpresa o forse fastidio. Anche la sorella è nervosa e si nota dal suo continuo sforzo a mantenere la conversazione allegra, riempendoci di complimenti. Ci rilassiamo entrambi quando i tratti del viso finalmente si addolciscono ed il tono della voce diventa condiscendente.
All’uscita del bar, non presto molta attenzione alle altre mamme. Le cingo discretamente la vita e le chiedo, con tono professionale, se vuole seguirmi in segreteria per regolare un pagamento. È chiaro che ha compreso il sottinteso della mia proposta ed al suo assenso, leggo il sollievo negli occhi della sorella.
Chiusa la porta, mi sento tremendamente fuori luogo: sto per fare sesso con questa donna senza che nessuno di noi due sia travolto dalla passione. L’assenza della sorella ha azzerato la conversazione e ciò aggiunge ancora più imbarazzo alla situazione. Senza molte altre opzioni, l’avvicino a me e la bacio.
Forse si aspettava un approccio più galante. L’inizio è lento ed alquanto meccanico; le indico la via al mio sesso; la sua mano si lascia guidare senza mai prendere l’iniziativa ma senza neppure allontanarmi. La accarezzo sopra ad un vestito troppo ampio che nasconde le fattezze di una giovane donna ancora tonica.
Si lascia spogliare e l’intimo che indossa sarà sicuramente comodo ma azzera ogni velleità erotica. Due capezzoli turgidi emergono dai piccoli seni e si piantano sul mio petto quando l’avvicino nuovamente a me per avvinghiarmi alle sue labbra.
Lei si fa più intraprendente e risponde ai miei baci incominciando ad accarezzarmi. Le sollevo il reggiseno per liberare le piccole tette che nulla a che vedere con le generose mammelle della sorella. Poi guido la sua mano per accompagnare la mia sotto ai suoi slip, fino all’ingresso della fessura e da lì, intrufolarsi alla ricerca dei punti del suo piacere.
Mi muovo dentro alla sua carne per alcuni minuti. Con lo sguardo basso di vergogna ed arrossato di piacere, si sfila gli slip e si sdraia sulla scrivania allargando le cosce per attirarmi a sé. La vista è quasi ginecologica ed avrebbe avuto bisogno di un passaggio dall’estetista. Ciò non aiuta la mia eccitazione. Così mi allungo su di lei e lascio i nostri corpi sfiorarsi. La mia cappella punta direttamente il suo orifizio e comincia a giocarci senza penetrarla. La sento ansimare sussurrandomi di prenderla. Adesso la mia eccitazione è piena ma, con un certo sadismo, decido di attendere. Accenno a brevi penetrazioni per poi muovermi tra le sue labbra mentre la guardo sorridendo.
Evidentemente non ha il mio stesso senso dell’umorismo: mi afferra le chiappe e le tira a sé con forza. Sono dentro di lei senza volerlo. Decide il ritmo della penetrazione ritmando i movimenti del mio bacino. Probabilmente, dietro all’improvviso protagonismo c’è la fragilità di una donna che da troppo tempo non si è sentita desiderata.
Le cingo la vita che trovo minuta e snella e guido la penetrazione sussurrandole qualche porcata all’orecchio. Lei mi abbraccia forte la schiena e la sento sciogliersi definitivamente: il desiderio di sborrare comincia a farsi più impellente. Le prendo i fianchi e comincio a sbatterla forte.
Finito l’amplesso, rimaniamo abbracciati per un breve instante. Alla fine, non è stata così male: esco da lei per cercare un pacco kleenex che so aver lasciato in un cassetto. Lei ha il viso tutto arrossato: con lo sguardo sempre basso si pulisce velocemente e si veste rapida scusandosi di dover fuggire. Le rispondo di non preoccuparsi. Dopotutto è per questo che scopo donne come lei.
Prima di uscire si volge verso di me e mi ringrazia regalandomi un sorriso finalmente sensuale. Mi chiedo come sarebbe stato farlo adesso che si è finalmente sciolta: del buon sesso senza fronzoli ne inibizioni. Peccato le manchi il tempo.
Il suo sorriso ammiccante ha risuscitato il mio cazzo. Penso che non sia il tempo ciò che le è mancato fino ad ora. Nudo e con il cazzo in tiro mi avvicino a lei e la premo dolcemente contro la porta che si richiude alle sue spalle. “Non vorrai andartene ora” le sussurro mentre le sfilo nuovamente il vestito. “C’è ancora da regolare il conto”. Lei sorride mentre solleva le gambe e le avvinghia attorno al mio bacino.
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