L'istruttore di ginnastica
di
Marco1973
genere
tradimenti
Mio marito non mi guarda più come una volta. La sera è stanco: qualche abbraccio, qualche carezza e baci senza passione. A letto non mi cerca. Si gira dall’altra parte e si addormenta in un lampo.
Non voglio condannarlo: è un brav’uomo, non mi fa mancare nulla ma non ti nascondo che mi sento trascurata. Era quanto avevo confidato a mia sorella, sedute al tavolino di un bar del centro sportivo, durante la lezione di danza delle nostre figlie.
È vero che alla mia età, con due gravidanze alle spalle e senza attenzioni maschili, mi sono lasciata un po’ andare. Quando mi guardo allo specchio vedo una donna invecchiata e capisco che possa non trovarmi eccitante. Mia sorella non è così catastrofista: certo ho accumulato qualche chilo di troppo ma la linea è rimasta ancora snella, grazie ai geni che, a differenza di mia sorella, io ho ereditato da nostra madre. Con un po’ di trucco e l’abbigliamento giusto, dice che potrei ancora far girare la testa a molti uomini.
A proposito di uomini che fan girar la testa, ecco arrivare l’istruttore delle nostre figlie. Mia sorella si è convinta che abbia un debole per me e non fa che ripetermelo. È poco più di un ragazzo ma dimostra almeno dieci anni più della sua età. È considerato un Adone dalle mamme del gruppo: anni di sport gli hanno sviluppato un fisico atletico. I lineamenti del viso sono fini, eleganti. La maglietta bianca che indossa esalta il suo petto ampio ed i bicipiti ben torniti. Che inguaribile utopista la mia sorellina!
Quando ci scorge, ci saluta e viene a sedersi al nostro tavolo preceduto dal suo bel sorriso. Tra poche settimane ci sarà un provino al quale vorrebbe far partecipare le nostre figlie. Dice che sono in gamba e che avrebbero qualche possibilità di vittoria. Mia sorella, civettuola come sempre, gli dà un buffetto sulla spalla e risponde che farebbe qualsiasi cosa per lui… compreso portare la figlia al provino!
Ridiamo alla battuta ed in quel preciso istante avverto un piede strusciarsi contro la mia caviglia nuda. Voglio credere che sia un incidente ma non lo è: il piede si sofferma ad accarezzarmi con movimenti lenti e studiati. Lo guardo negli occhi mentre il cuore comincia a battere all’impazzata. Cerco di mantenere un ferreo autocontrollo nella voce e nell’espressione del viso. Eppure, non nascondo che quelle attenzioni mi fanno piacere.
Arrivano altre mamme e si assiepano attorno al nostro tavolo, come mosche attorno ad un vasetto di miele. Mia sorella le richiama all’ordine: ci sono le ragazze da andare a recuperare all’uscita dello spogliatoio: cosa direbbero se le trovassero ad amoreggiare con il loro allenatore?
Il gruppo ride, occheggia, vocifera e finalmente si muove verso l’uscita del bar. Lui posa con discrezione una mano sulla mia anca e mi rimprovera, con voce abbastanza forte da poter essere sentita, di non aver ancora saldato l’ultima quota dell’abbonamento di mia figlia.
Arrossisco nell’interpretare quella sua affermazione: sono certa che i pagamenti siano regolari. Le altre interpretano il mio rossore come un gesto di vergogna per essere stata colta in fallo. Una di loro, per sdrammatizzare mi dice di non preoccuparmi: succede spesso anche a lei.
Così ci dirigiamo verso la segreteria. Non siamo ragazzini e quando lasciamo il gruppo di mamme fuori dalla porta, sappiamo entrambi quello che accadrà. Mi prende tra le sue braccia e mi bacia con passione. Non mi capacito sul perché, tra tutte le donne che potrebbe conquistare, lui si sia interessato a me. A differenza mia, lui non ha così tante idee che gli si arrovellano per la mente. Senza staccare la sua lingua dalla mia, porta le mie dita affusolate sul suo sesso che sento inturgidirsi attraverso i pantaloni della tuta. Le dimensioni sono notevoli e mi mandano una scarica di eccitazione tra le gambe.
Ebbra di quei baci violenti, mi appoggia delicatamente alla scrivania, afferra la zip del mio vestito e la abbassa fino a separare i due lembi di stoffa. Come un sipario di teatro, il vestito si apre per mostrare il mio corpo vestito di un semplice completo bianco. Alza il reggiseno scoprendomi i capezzoli e si china a succhiarmeli. È come se il mio corpo si stesse risvegliando dal letargo dei sensi. Mi lascio sfuggire un sospiro mentre la sua lingua esplora la mia pelle. Un dito sulla bocca mi ricorda che tra noi ed il resto del monto ci sono pochi centimetri di cartongesso. Con la lingua disegna ghirigori immaginari e tittilla i miei capezzoli turgidi di eccitazione. Avverto le sue dita accarezzarmi gli slip, istigando in me un desiderio feroce di essere posseduta. Le sue dita si intrecciano alle mie per farsi guidare sotto sotto al tessuto ed accompagnare fin dentro alla mia carne. Con movimenti decisi, inizia a stimolare il mio clitoride: infila due dita dentro di me e con quelle simula un amplesso animalesco. Quando sono sul ciglio dell’orgasmo, le toglie e se le porta alla bocca, succhiando con golosità.
La sua espressione mi strappa un sorriso. In silenzio, mi sfilo gli slip e mi siedo sulla scrivania. Allargo le gambe appoggiandomi all’indietro con i gomiti. Così facendo gli sbatto il mio sesso in faccia. Con un sorriso sornione, avvicina due sedie per permettermi di appoggiarvi i piedi. Evidentemente non sarà una semplice sveltina. Si appoggia con le mani sulla scrivania e si allunga in avanti per ritrovare la mia lingua. Avverto la sua cappella accarezzarmi; come un pennello che si imbeve del nettare per tinteggiare le piccole labbra.
Sono travolta dal desiderio di essere posseduta ma la posizione mi lascia in completa balia dei suoi voleri. Se vuole sentirmi supplicare, sa come riuscirci. Le braccia mi dolgono e le sue pennellate sono irresistibili. Gli sussurro di prendermi ma l’attesa è estenuante. Così abbandono definitivamente i panni della mogliettina depressa e vesto quelli della donna assetata di piacere: mi sollevo, gli afferro i glutei con le mani e lo faccio mio. Sono così bagnata che il movimento riesce alla perfezione.
Lui, con sguardo falsamente sorpreso mi sussurra che gli piacciono le donne che prendono l’iniziativa. Sul viso ha un’espressione di finta ingenuità che prenderei a schiaffi se non fosse così irresistibile. Gli strizzo i glutei sodi e muovo con più decisione il suo bacino alla ricerca del mio piacere. Finalmente mi afferra i fianchi ed inizia a muoversi dentro di me con energia. Appoggio il mio viso sui pettorali e mi inebrio dell’odore di uomo che comincia a percepirsi sotto l’aroma anonimo del bagnoschiuma. In quell’equilibrio precario, lui mi sussurra parole dolci ed io ritrovo la sensazione di sentirmi femmina viva, desiderata e posseduta come da tanto tempo non ricordavo di essere stata. Mi emoziono e lacrime di piacere mi riempiono gli occhi. Quando viene, avverto il suo seme caldo, lo stringo forte a me e devo fare uno sforzo per non urlare.
Fuori dallo spogliatoio non c’è più nessuno. Mia sorella ha pensato ad entrambe le bimbe. Quando vado a recuperare mia figlia a casa sua, mi fissa con uno sguardo indagatore e dice che ho una luce strana negli occhi. Quello che è successo tra le quattro mura in cartongesso della segreteria deve avermi trasformata. Mia sorella lo capisce al volo e, con un sorriso malizioso, mi abbraccia felice.
Sulla via di casa mi ritrovo tremendamente eccitata. Sebbene per due volte ci sia arrivata molto vicina, non ho raggiunto l’orgasmo. La cosa buffa è che adesso ho ancora più voglia di saltare addosso a mio marito. Stasera rientra dalla trasferta e non vedo l’ora di riaverlo a casa per riaccendere la passione tra di noi.
Magari, di tanto in tanto, se necessario, dovrò chiedere all’allenatore di mia figlia di aiutarmi a lavorare sulla mia autostima.
Non voglio condannarlo: è un brav’uomo, non mi fa mancare nulla ma non ti nascondo che mi sento trascurata. Era quanto avevo confidato a mia sorella, sedute al tavolino di un bar del centro sportivo, durante la lezione di danza delle nostre figlie.
È vero che alla mia età, con due gravidanze alle spalle e senza attenzioni maschili, mi sono lasciata un po’ andare. Quando mi guardo allo specchio vedo una donna invecchiata e capisco che possa non trovarmi eccitante. Mia sorella non è così catastrofista: certo ho accumulato qualche chilo di troppo ma la linea è rimasta ancora snella, grazie ai geni che, a differenza di mia sorella, io ho ereditato da nostra madre. Con un po’ di trucco e l’abbigliamento giusto, dice che potrei ancora far girare la testa a molti uomini.
A proposito di uomini che fan girar la testa, ecco arrivare l’istruttore delle nostre figlie. Mia sorella si è convinta che abbia un debole per me e non fa che ripetermelo. È poco più di un ragazzo ma dimostra almeno dieci anni più della sua età. È considerato un Adone dalle mamme del gruppo: anni di sport gli hanno sviluppato un fisico atletico. I lineamenti del viso sono fini, eleganti. La maglietta bianca che indossa esalta il suo petto ampio ed i bicipiti ben torniti. Che inguaribile utopista la mia sorellina!
Quando ci scorge, ci saluta e viene a sedersi al nostro tavolo preceduto dal suo bel sorriso. Tra poche settimane ci sarà un provino al quale vorrebbe far partecipare le nostre figlie. Dice che sono in gamba e che avrebbero qualche possibilità di vittoria. Mia sorella, civettuola come sempre, gli dà un buffetto sulla spalla e risponde che farebbe qualsiasi cosa per lui… compreso portare la figlia al provino!
Ridiamo alla battuta ed in quel preciso istante avverto un piede strusciarsi contro la mia caviglia nuda. Voglio credere che sia un incidente ma non lo è: il piede si sofferma ad accarezzarmi con movimenti lenti e studiati. Lo guardo negli occhi mentre il cuore comincia a battere all’impazzata. Cerco di mantenere un ferreo autocontrollo nella voce e nell’espressione del viso. Eppure, non nascondo che quelle attenzioni mi fanno piacere.
Arrivano altre mamme e si assiepano attorno al nostro tavolo, come mosche attorno ad un vasetto di miele. Mia sorella le richiama all’ordine: ci sono le ragazze da andare a recuperare all’uscita dello spogliatoio: cosa direbbero se le trovassero ad amoreggiare con il loro allenatore?
Il gruppo ride, occheggia, vocifera e finalmente si muove verso l’uscita del bar. Lui posa con discrezione una mano sulla mia anca e mi rimprovera, con voce abbastanza forte da poter essere sentita, di non aver ancora saldato l’ultima quota dell’abbonamento di mia figlia.
Arrossisco nell’interpretare quella sua affermazione: sono certa che i pagamenti siano regolari. Le altre interpretano il mio rossore come un gesto di vergogna per essere stata colta in fallo. Una di loro, per sdrammatizzare mi dice di non preoccuparmi: succede spesso anche a lei.
Così ci dirigiamo verso la segreteria. Non siamo ragazzini e quando lasciamo il gruppo di mamme fuori dalla porta, sappiamo entrambi quello che accadrà. Mi prende tra le sue braccia e mi bacia con passione. Non mi capacito sul perché, tra tutte le donne che potrebbe conquistare, lui si sia interessato a me. A differenza mia, lui non ha così tante idee che gli si arrovellano per la mente. Senza staccare la sua lingua dalla mia, porta le mie dita affusolate sul suo sesso che sento inturgidirsi attraverso i pantaloni della tuta. Le dimensioni sono notevoli e mi mandano una scarica di eccitazione tra le gambe.
Ebbra di quei baci violenti, mi appoggia delicatamente alla scrivania, afferra la zip del mio vestito e la abbassa fino a separare i due lembi di stoffa. Come un sipario di teatro, il vestito si apre per mostrare il mio corpo vestito di un semplice completo bianco. Alza il reggiseno scoprendomi i capezzoli e si china a succhiarmeli. È come se il mio corpo si stesse risvegliando dal letargo dei sensi. Mi lascio sfuggire un sospiro mentre la sua lingua esplora la mia pelle. Un dito sulla bocca mi ricorda che tra noi ed il resto del monto ci sono pochi centimetri di cartongesso. Con la lingua disegna ghirigori immaginari e tittilla i miei capezzoli turgidi di eccitazione. Avverto le sue dita accarezzarmi gli slip, istigando in me un desiderio feroce di essere posseduta. Le sue dita si intrecciano alle mie per farsi guidare sotto sotto al tessuto ed accompagnare fin dentro alla mia carne. Con movimenti decisi, inizia a stimolare il mio clitoride: infila due dita dentro di me e con quelle simula un amplesso animalesco. Quando sono sul ciglio dell’orgasmo, le toglie e se le porta alla bocca, succhiando con golosità.
La sua espressione mi strappa un sorriso. In silenzio, mi sfilo gli slip e mi siedo sulla scrivania. Allargo le gambe appoggiandomi all’indietro con i gomiti. Così facendo gli sbatto il mio sesso in faccia. Con un sorriso sornione, avvicina due sedie per permettermi di appoggiarvi i piedi. Evidentemente non sarà una semplice sveltina. Si appoggia con le mani sulla scrivania e si allunga in avanti per ritrovare la mia lingua. Avverto la sua cappella accarezzarmi; come un pennello che si imbeve del nettare per tinteggiare le piccole labbra.
Sono travolta dal desiderio di essere posseduta ma la posizione mi lascia in completa balia dei suoi voleri. Se vuole sentirmi supplicare, sa come riuscirci. Le braccia mi dolgono e le sue pennellate sono irresistibili. Gli sussurro di prendermi ma l’attesa è estenuante. Così abbandono definitivamente i panni della mogliettina depressa e vesto quelli della donna assetata di piacere: mi sollevo, gli afferro i glutei con le mani e lo faccio mio. Sono così bagnata che il movimento riesce alla perfezione.
Lui, con sguardo falsamente sorpreso mi sussurra che gli piacciono le donne che prendono l’iniziativa. Sul viso ha un’espressione di finta ingenuità che prenderei a schiaffi se non fosse così irresistibile. Gli strizzo i glutei sodi e muovo con più decisione il suo bacino alla ricerca del mio piacere. Finalmente mi afferra i fianchi ed inizia a muoversi dentro di me con energia. Appoggio il mio viso sui pettorali e mi inebrio dell’odore di uomo che comincia a percepirsi sotto l’aroma anonimo del bagnoschiuma. In quell’equilibrio precario, lui mi sussurra parole dolci ed io ritrovo la sensazione di sentirmi femmina viva, desiderata e posseduta come da tanto tempo non ricordavo di essere stata. Mi emoziono e lacrime di piacere mi riempiono gli occhi. Quando viene, avverto il suo seme caldo, lo stringo forte a me e devo fare uno sforzo per non urlare.
Fuori dallo spogliatoio non c’è più nessuno. Mia sorella ha pensato ad entrambe le bimbe. Quando vado a recuperare mia figlia a casa sua, mi fissa con uno sguardo indagatore e dice che ho una luce strana negli occhi. Quello che è successo tra le quattro mura in cartongesso della segreteria deve avermi trasformata. Mia sorella lo capisce al volo e, con un sorriso malizioso, mi abbraccia felice.
Sulla via di casa mi ritrovo tremendamente eccitata. Sebbene per due volte ci sia arrivata molto vicina, non ho raggiunto l’orgasmo. La cosa buffa è che adesso ho ancora più voglia di saltare addosso a mio marito. Stasera rientra dalla trasferta e non vedo l’ora di riaverlo a casa per riaccendere la passione tra di noi.
Magari, di tanto in tanto, se necessario, dovrò chiedere all’allenatore di mia figlia di aiutarmi a lavorare sulla mia autostima.
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