Barocco siciliano

di
genere
confessioni

Antonella lavorava come ragioniera in una piccola azienda pasticcera di Modica, nel cuore del barocco siciliano a pochi chilometri da Ragusa. Era una donna sulla quarantina, con dei bellissimi capelli rossi, ricci come una criniera, un incarnato roseo con delle efelidi a cornice di grandi occhi nocciola.
Abitava appena fuori il centro storico, dove le case sono ancora basse e ci si guarda tra le finestre; viveva da sola e coltivava diversi interessi, come il cucito, passione trasmessale dalla mamma ormai morta da anni e la cultura olistica.
Ogni tanto Antonella attraversava momenti tormentati, per amori che non andavano nella direzione da lei voluta o semplicemente perché s’innamorava di persone sbagliate, quando accadeva, amava rilassarsi sul suo divano verde pistacchio, sorseggiando una tisana; fu così che in quel caldo pomeriggio di giugno, cominciò ad indugiare sotto i pantaloni, con la mano tra le pieghe morbide del sesso, quando notò che dirimpetto alla sua finestra spalancata, un uomo sulla sessantina, grassoccio e stempiato, affacciato al balcone, si godeva la scena.
Antonella languidamente non se ne curò subito ma l’eccitazione cominciò a pervaderla e così si alzò e avvicinandosi alla finestra quel tanto che bastava per farsi vedere in piedi, guardando verso l’uomo continuò a masturbarsi muovendo la mano all’interno dei pantaloni della tuta, l’uomo, si afferrò il cavallo dei pantaloni strizzando il sesso inturgidito e con la mano la invitò a raggiungerlo, spaventata dalla piega che all’improvviso aveva preso la situazione, Antonella si ritrasse dalla finestra, chiudendola dietro di lei e tornando sul divano riprese la sua attività fantasticando.
Immaginò di essere nuda nella sua stanza da letto, l’uomo della finestra di fronte a lei seduto su una sedia, imbavagliato, completamente nudo con le mani e le gambe legate.
Lei allargava le gambe sorridendogli, mostrandogli senza pudore la sua fica dalle labbra depilate, con una sottile striscia di peli fulvi come corona; raccoglieva sulle dita il prezioso e profumato distillato che la bagnava e allungando il braccio glielo spalmava dentro le narici, il sudore dell’uomo scivolava lento e copioso dalla sua fronte, il suo cazzo stava diventando duro, Antonella lo guardò compiaciuta e senza dire una parola, cominciò a masturbarsi, prima roteando un dito sul clitoride, poi scivolando tra le labbra con la mano aperta, penetrandosi lascivamente, tra gemiti e sospiri.
La pelle le s’imperlò di sudore, la penombra nella quale era stata posta la stanza non impediva al caldo di entrare, fuori si sentiva il frinire delle cicale, la stagione calda era arrivata e quei due corpi bruciavano di piacere.
Gli occhi della donna non si staccavano mai dall’uomo, che ogni tanto accennava a volersi liberare, per arrivare alla sua preda, per raggiungere il suo sudato piacere, ma Antonella non gli concedeva nulla di più di ciò che aveva deciso.
Dopo aver raggiunto l’orgasmo, nutrendosi anche del piacere inespresso dell’uomo, decise che poteva concedergli qualcosa, così si alzò e prese una bacinella d’acqua e sapone e lentamente portò una mano alla base del cazzo ormai gonfio e duro, cominciando a segarlo, dalla base saliva fino alla punta, dove indugiava con il palmo insaponato, lustrando la cappella come un pomello d’argento, l’uomo cominciò a guaire dalla sofferenza che quelle carezze gli procuravano, sentiva le palle colmarsi di sborra come un recipiente di vino, il dolore lo stava sovrastando, mentre Antonella fissava la sua vittima, provando ancora piacere tra le cosce, più lui soffriva per la prolungata sofferenza, più lei si bagnava, quando ebbe l’ultimo orgasmo, lasciò quel cazzo durissimo e si stese di nuovo sul letto, l’uomo questa volta lanciò un rantolo di disperazione prima che lei si svegliasse con la mano ancora infilata nella tuta.
Tirandola fuori, si accorse che era insaponata.
[2017]

amanuense@blu.it
scritto il
2024-06-26
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