Racconti libertini Janira

di
genere
saffico

Torniamo in camera. Carmen mi toglie l’accappatoio e mi invita a sdraiarmi sul letto. Si spoglia anche lei e si pone al mio fianco in ginocchio.
Dal nulla appare una giovane creola. Sembra Carmen più giovane.
- Lei è Janira mia sorella, mi sussurra Carmen, chiudi gli occhi e ci prenderemo cura di te.
La nuova arrivata indossa una tunica bianca trasparente che con un semplice gesto fa cadere ai suoi piedi restando nuda.
Anche il corpo di Janira è perfetto. Sinuoso e sensuale come la sorella.
Chiudo gli occhi e mi abbandono alle carezze delle due donne.
Sento le loro mani percorrere con leggerezza l’intero mio corpo, dalla testa ai piedi.
Ora le loro mani mi ungono il corpo. Sento il profumo degli agrumi che mi invade le narici.
Faccio un respiro profondo e mi lascio andare.
Le loro mani esperte ricominciano ad accarezzarmi, questa volta con più energia.
Sono una di fronte all’altra che in sincronia si occupano del mio corpo a destra e a sinistra.
Mi massaggiano ogni centimetro del mio corpo escluso il mio sesso.
La mia mente si lascia andare ed i mei pensieri si allontanano concedendomi un torpore che non provavo da tempo.
Mi sveglio. Fuori è già buio. Sono ancora nel grande letto. Nella stanza la penombra. Un telo di morbido cotone mi copre. Non ho freddo. Su una poltrona affianco al letto è seduta Janira. Sta leggendo un libro alla fioca luce di una candela.
Si accorge che sono sveglia, mi guarda e mi sorride.
I suoi splendidi denti bianchi accendono il buio.
Ricambio il sorriso e chiudo di nuovo gli occhi.
Quando li riapro è già l’alba. Al mio fianco Janira dorme coperta dal mio stesso telo. Con la mano tocco il suo viso. La pelle è morbida e setosa. Passo le mie dita sulle sue labbra che si dischiudono leggermente. Con il medio accarezzo ne accarezzo l’interno toccando i suoi denti. Continuo ad esplorare il suo corpo passando dal mento al collo poi ai seni fino all’ombelico. Appoggio il palmo della mano sul suo ventre. Sento il suo respiro che cambia, si fa più veloce. Riprendo il cammino e arrivo al suo pube. E ‘glabro, liscio. Le gambe di Janira sono leggermente divaricate e mi consentono di toccare il suo clitoride. È più grande del mio. Sporge gonfio e duro. Con il pollice e l’indice posso prenderlo e stringerlo leggermente come fosse un capezzolo.
Janira geme.
Mentre continuo a massaggiare il clitoride con il mignolo cerca la sua fessura. Sento l’umido del suo sesso bagnarmi il dito. Lascio andare il clitoride e porto il palmo della mano sopra la sua fessura. Con l’indice e il medio la penetro lentamente. Lei divarica ancora di più le gambe consentendomi di entrare fino in fondo.
È un lago di umori. Con i polpastrelli accarezzo le pareti della sua vagina e lei inarca la schiena ed emette un gemito.
Mi sollevo con il busto e abbasso la mia testa verso il suo pube, vi appoggio le mie labbra e lo bacio.
La mia lingua cerca il suo clitoride ed inizio a leccarlo. Il respiro della ragazza si fa sempre più affannato e il gemito ora è continuo.
Prendo in bocca il clitoride e ne succhio il succo mentre con le dita continuo a toccarla dentro facendola godere.
Sento la sua mano appoggiarsi sopra la mia testa e premerla sopra il suo sesso.
Accelero il massaggio con la lingua, tiro fuori le due dita ed infilo il pollice e simula il pene andando avanti e indietro dentro e fuori dal suo sesso.
Dal clitoride mi arriva uno spruzzo caldo dal sapore ora acre ora dolce e sento la sua vagina allargarsi.
Inserisco dentro di lei pollice e indice che entrano senza fatica. Lei è così aperta che riesco ad inserirne anche le nocche. Provo ad aggiungere alla penetrazione anche il dito medio, poi l’anulare ed infine il mignolo. La mia mano è dentro fino alle nocche. La sua vagina è così fradicia che entra senza fatica e c’è ancora spazio. Janira gode spruzzandomi ancora i suoi umori in bocca. Spingo il resto della mano dentro di lei. Adesso il suo sesso stringe il mio polso. Le mie dita dentro di lei esplorano la caverna di carne calda e bagnata. Ovunque io tocchi le provoco un gemito. La sento inarcare la schiena come a chiedere di più. Io sollevo la testa abbandonando il clitoride e spingo ancora una volta.
Ora il mio avambraccio è dentro. Rendo affusolata la mano ed inizio prima lentamente poi sempre più velocemente ad entrare ed uscire dal suo sesso.
Lei mi prende la mano libera e la porta al seno.
Sento il suo capezzolo duro sotto le mie dita, lo stringo forte mentre continuo la penetrazione e finalmente Janira gode urlando tutto il piacere e inondando la mia mano.
Ora il suo sesso sembra voler trattenere la mia mano dentro di sé. Gli spasmi di piacere continuano per un tempo indefinito, poi naturalmente il suo sesso espelle la mia mano.
Mi accascio stanca sul suo seno.
continua...
scritto il
2024-07-03
5 2 6
visite
4
voti
valutazione
6
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.