I Racconti di Angelica - La punizione -
di
AngelicaBella
genere
dominazione
13. Frank
Stanotte non riesco a dormire. L’eccitazione per il prossimo parto di Ginevra rende il mio sonno agitato e mi sveglio spesso.
Da quando Maria ha preso la mia stanza per il parto, dormo insieme a Ginevra e Janira.
Non le posso scopare e la cosa è un po’ frustrante. Loro ci provano a darmi piacere con mani e bocca, ma non è la stessa cosa.
Mi alzo per andare in cucina. Passo davanti alla camera di Maria. La porta è socchiusa e guardo dentro. La ragazza dorme. Anche lei è fuori gioco.
Scendo in cucina, prendo un bicchiere, apro il rubinetto e lo riempio. Mentre bevo sento dei rumori provenire dalle stanze della servitù.
Qualcuno sta senza dubbio scopando e senza il mio permesso. Mi avvicino alla stanza da dove provengono i rumori, abbasso lentamente la maniglia per aprire la porta senza fare rumore. Sul letto Zizi e Pedro stanno scopando.
La ragazza è sopra il fratello e lo cavalca muovendo il bacino. Gemono di piacere. Io lancio un urlo. Vedo il terrore sui loro volti. Sanno che saranno puniti. Zizi si fa scivolare fuori il sesso del fratello e si precipita da me inginocchiandosi ai miei piedi con la faccia rivolta verso il pavimento.
Pedro imita la sorella e me li trovo entrambi prostrati ai miei piedi. Il silenzio cala nella stanza. Io esco senza proferire parola.
Vado nella stanza a fianco dove dormono Caterina e Paolo. Li sveglio e ordino a Paolo di preparare il cavalletto per le punizioni.
Il ragazzo scappa via dalla stanza.
Caterina adesso è sveglia. Dorme nuda nel suo letto e la vista di quel corpo non più giovane ma ancora sodo e piacente mi fa rizzare l’uccello.
Lei come se intuisse i miei desideri si piega in avanti, appoggiandosi al letto e mostrandomi il suo grosso culo bianco. Io mio avvicino a lei, mi calo i calzoni del pigiama di cotone che uso per dormire e le infilo il mio cazzo duro dentro la figa. È fradicia di umori e larga tanto che il mio cazzo ci balla dentro.
“cosa ti sei ficcata dentro” le urlo.
Lei non risponde temendo la mia reazione.
Poi lo vedo. È un grosso cazzo di gomma nero.
Lungo una quarantina di centimetri e con una circonferenza di almeno dieci centimetri è nascosto tra le lenzuola del letto. Lo prendo, lo annuso, e ancora umido e sa di figa. La troia dorme con quell’arnese dentro che la dilata.
Il mio cazzo si ammoscia e la mia rabbia è tale che prendo il cazzo di gomma e senza alcuna pietà lo ficco nel culo della serva che urla dal dolore.
“sei una puttana” le urlo, e spingo ancora più a fondo il grosso cazzo di gomma.
Caterina dal dolore si piscia addosso e cade sul letto come svenuta. La lascio li, con il fallo di gomma nel culo ed esco.
Nella stanza a fianco Zizi e Pedro sono ancora in ginocchio con la testa bassa come li avevo lasciati. Paolo entra nella stanza e mi comunica che è tutto pronto.
Ordinò ai due di alzarsi e di seguirmi.
In fila indiana percorriamo il corridoio che porta alle cantine. Scendiamo le scale buie ed entriamo nella stanza delle punizioni.
Al centro due cavalletti in legno, rivestiti di cuoio nero e tutt’intorno appesi al muro i miei strumenti.
Ho realizzato questa stanza portando via gli oggetti dalla casa dello zio di Ginevra e fino ad oggi non avevo avuto ancora modo di adoperarla.
A un mio cenno, Paolo prende Zizi, la fa sdraiare supina sopra il cavalletto.
Le gambe e le braccia divaricate vengono legate.
È il turno di Pedro che segue docile Paolo e si sdraia come la sorella nell’altro cavalletto.
Giro intorno a loro.
L’altezza del cavalletto mi consente di appoggiare il mio pube sul loro viso.
Chiedo a Paolo di prendere la cintura larga appesa al muro.
È più di un metro con una fibbia di metallo scuro e delle borchie su tutta la lunghezza.
La piego in due lasciando le borchie all’interno.
Mi avvicino a Zizi e struscio leggermente la cintura sul suo culo.
Lei ha un sussulto.
Ha visto cosa ho in mano e sa cosa l’attende.
Giro intorno a lei continuando a strusciare la cinghia sul corpo giovane e snello.
Non voglio lasciare segni indelebili e dovrò andarci piano.
Adesso sono davanti al suo viso, prendo un lembo della cintura e le ordino di leccarlo.
Lei obbedisce. Lacrime le solcano il viso.
Vedo la paura dei suoi occhi.
Rompo il silenzio ordinando a Paolo di inculare la ragazza.
Paolo mi guarda esitando un momento, poi si avvicina alla ragazza e si abbassa i pantaloni.
Il suo cazzo è già abbastanza duro e lui lo struscia sulle grandi labbra della ragazza per lubrificarlo.
Lo interrompo e gli ordino di penetrarla subito senza nessuna precauzione.
Lui prende con le mani le natiche della ragazza, le allarga, punta la sua cappella sul buco del culo e spinge in avanti il bacino.
L’asta di carne penetra solo di poco e Zizi lancia un urlo di dolore che riempie la stanza.
Paolo sembra esitare ed io gli impongo di proseguire.
Lui si spinge ancora in avanti ed un altro pezzo di cazzo entra nelle viscere della giovane.
Un altro urlo.
Mi abbasso i pantaloni del pigiama e infilo il mio cazzo duro nella bocca della ragazza.
Vado fino in fondo provocandogli un conato di vomito che interrompo tirando fuori un pezzo del mio cazzo.
Paolo, nel frattempo, continua lentamente a penetrare dentro il piccolo culo della ragazza.
Io continuo a scoparla in bocca, spingendomi fino in fondo quasi a soffocarla.
Paolo è tutto dentro. Il suo pube tocca le natiche di lei.
Gli ordino di uscire e di rientrare e stavolta senza pause.
Per precauzione tiro fuori il mio uccello dalla bocca della ragazza.
Paolo esce, il buco del culo della ragazza rimane leggermente aperto.
Prima che si chiuda Paolo infila di nuovo il suo cazzo dentro di lei spingendosi con un solo colpo di reni fino in fondo.
Il dolore fa svenire la ragazza.
Ordino a Paolo di uscire.
Paolo esce dall’intestino di Zizi.
La ragazza è priva di sensi.
Mi avvicino a Pedro.
Sul suo volto il terrore di ciò che lo aspetta.
La mia cinghia cade inesorabile sul suo corpo. Una, cinque, dieci volte.
Rivoli di sangue sulla schiena, sulle natiche, sulle gambe.
Le urla di dolore del ragazzo hanno svegliato tutti.
La mia ira sembra infinita e per fortuna Carmen mi ferma la mano.
Sono esausto.
Carmen e Ginevra mi prendono per mano e mi portano al piano di sopra.
Passiamo davanti alla stanza di Caterina e Paolo.
La serva è in ginocchio sull’uscio e quando mi vede si getta ai miei piedi implorando perdono.
Non la degno di uno sguardo.
Sono come ipnotizzato.
Seguo docile le due donne della mia vita.
Saliamo al piano di sopra.
Entriamo nella nostra camera e poi nella stanza da bagno.
Mentre Carmen prepara l’acqua, Ginevra mi spoglia, si spoglia anche lei e mi abbraccia. Io ricambio l’abbraccio con un bacio intenso.
Il calore dei nostri corpi mi eccita e ho di nuovo il membro duro.
Carmen si spoglia e tutti e tre entriamo nella grande vasca.
Io sono in mezzo a loro, che mi baciano e mi lavano. Mentre la mia lingua ingaggia una danza con quella di Ginevra, Carmen prende in mano il mio cazzo e comincia ad andare su e giù, provocandomi un intenso piacere.
Quando il membro è abbastanza duro lei si posiziona sopra di me e si impala con esso.
Sento la sua figa stretta che avvolge il mio cazzo e brividi di piacere mi percorrono per la schiena.
Ginevra mi bacia, ma è visibilmente stanca.
La sento gemere ma non di piacere.
Interrompo l’amplesso con Carmen, suggerendole di verificare lo stato di salute di Ginevra.
Carmen si rende conto solo in quel momento che Ginevra è in travaglio.
Usciamo tutti dall’acqua. Carmen asciuga il corpo di Ginevra e la fa stendere sul nostro letto.
Mi ordina di prenderle la mano e di aiutarla mentre lei esce di corsa dalla stanza per preparare l’imminente parto.
Arrivano Janira e Caterina.
Lascio loro il mio posto ed esco.
Carmen rientra con l’occorrente ed io mi rifugio nella stanza di Maria.
La ragazza vorrebbe alzarsi ma sta allattando la bambina e non può muoversi.
Io mi sdraio al suo fianco.
Mia figlia sta prendendo il latte dal seno sinistro ed io mi trovo a pochi centimetri da quello destro.
Quel seno florido, turgido è pieno di vita mi eccita e senza proferire parola, prendo in bocca il capezzolo piccolo ed inizio a succhiare.
Il liquido caldo e dolce mi riempie la bocca.
La cosa mi eccita e sento che il mio cazzo si sta già ingrossando.
Maria si accorge e con la mano libera inizia a toccarmi.
La sua mano leggera scopre il mio glande.
Le sue dita lo accarezzano.
Spinge verso il basso e anche il prepuzio è scoperto.
Con le dita percorre la mia asta fino in fondo.
La impugna e comincia a masturbarmi lentamente.
Il mio cazzo si indurisce ancora di più.
Stacco la mia bocca dal capezzolo e chiudo gli occhi.
Maria continua il suo lavoro lentamente ma senza rallentare il movimento.
Il mio pene pulsa e Maria sente che sto per arrivare.
- Alzati, padrone, dice.
Mi alzo e lei apre la sua bocca per accogliere il mio uccello.
Sento il calore delle sue labbra avvolgere il glande e poi il prepuzio ed infine la mia verga turgida.
Non spingo, la lascio lavorare con la lingua.
Sento succhiare e reprimo lo stimolo di urinare.
Con la mano lei mi accarezza lo scroto mentre la sua lingua continua con movimenti circolari a leccare.
Sento che sto per venire e cerco di uscire dalla bocca della ragazza.
Lei mi trattiene e rimane con il glande in bocca e con la mano masturba la mia asta.
La mia asta ha un sussulto ed un primo getto di sperma le arriva in gola. Un secondo ed un terzo permettono ai miei coglioni di svuotarsi.
Lei mi sorride. Credo sia felice di avermi regalato piacere.
Resto qualche secondo ancora dentro la sua bocca, poi mi lascia andare.
La bacio e sento il sapore del mio sperma sulle sue labbra.
Mi sdraio di nuovo accanto a lei e finalmente esausto mi addormento.
Continua
Stanotte non riesco a dormire. L’eccitazione per il prossimo parto di Ginevra rende il mio sonno agitato e mi sveglio spesso.
Da quando Maria ha preso la mia stanza per il parto, dormo insieme a Ginevra e Janira.
Non le posso scopare e la cosa è un po’ frustrante. Loro ci provano a darmi piacere con mani e bocca, ma non è la stessa cosa.
Mi alzo per andare in cucina. Passo davanti alla camera di Maria. La porta è socchiusa e guardo dentro. La ragazza dorme. Anche lei è fuori gioco.
Scendo in cucina, prendo un bicchiere, apro il rubinetto e lo riempio. Mentre bevo sento dei rumori provenire dalle stanze della servitù.
Qualcuno sta senza dubbio scopando e senza il mio permesso. Mi avvicino alla stanza da dove provengono i rumori, abbasso lentamente la maniglia per aprire la porta senza fare rumore. Sul letto Zizi e Pedro stanno scopando.
La ragazza è sopra il fratello e lo cavalca muovendo il bacino. Gemono di piacere. Io lancio un urlo. Vedo il terrore sui loro volti. Sanno che saranno puniti. Zizi si fa scivolare fuori il sesso del fratello e si precipita da me inginocchiandosi ai miei piedi con la faccia rivolta verso il pavimento.
Pedro imita la sorella e me li trovo entrambi prostrati ai miei piedi. Il silenzio cala nella stanza. Io esco senza proferire parola.
Vado nella stanza a fianco dove dormono Caterina e Paolo. Li sveglio e ordino a Paolo di preparare il cavalletto per le punizioni.
Il ragazzo scappa via dalla stanza.
Caterina adesso è sveglia. Dorme nuda nel suo letto e la vista di quel corpo non più giovane ma ancora sodo e piacente mi fa rizzare l’uccello.
Lei come se intuisse i miei desideri si piega in avanti, appoggiandosi al letto e mostrandomi il suo grosso culo bianco. Io mio avvicino a lei, mi calo i calzoni del pigiama di cotone che uso per dormire e le infilo il mio cazzo duro dentro la figa. È fradicia di umori e larga tanto che il mio cazzo ci balla dentro.
“cosa ti sei ficcata dentro” le urlo.
Lei non risponde temendo la mia reazione.
Poi lo vedo. È un grosso cazzo di gomma nero.
Lungo una quarantina di centimetri e con una circonferenza di almeno dieci centimetri è nascosto tra le lenzuola del letto. Lo prendo, lo annuso, e ancora umido e sa di figa. La troia dorme con quell’arnese dentro che la dilata.
Il mio cazzo si ammoscia e la mia rabbia è tale che prendo il cazzo di gomma e senza alcuna pietà lo ficco nel culo della serva che urla dal dolore.
“sei una puttana” le urlo, e spingo ancora più a fondo il grosso cazzo di gomma.
Caterina dal dolore si piscia addosso e cade sul letto come svenuta. La lascio li, con il fallo di gomma nel culo ed esco.
Nella stanza a fianco Zizi e Pedro sono ancora in ginocchio con la testa bassa come li avevo lasciati. Paolo entra nella stanza e mi comunica che è tutto pronto.
Ordinò ai due di alzarsi e di seguirmi.
In fila indiana percorriamo il corridoio che porta alle cantine. Scendiamo le scale buie ed entriamo nella stanza delle punizioni.
Al centro due cavalletti in legno, rivestiti di cuoio nero e tutt’intorno appesi al muro i miei strumenti.
Ho realizzato questa stanza portando via gli oggetti dalla casa dello zio di Ginevra e fino ad oggi non avevo avuto ancora modo di adoperarla.
A un mio cenno, Paolo prende Zizi, la fa sdraiare supina sopra il cavalletto.
Le gambe e le braccia divaricate vengono legate.
È il turno di Pedro che segue docile Paolo e si sdraia come la sorella nell’altro cavalletto.
Giro intorno a loro.
L’altezza del cavalletto mi consente di appoggiare il mio pube sul loro viso.
Chiedo a Paolo di prendere la cintura larga appesa al muro.
È più di un metro con una fibbia di metallo scuro e delle borchie su tutta la lunghezza.
La piego in due lasciando le borchie all’interno.
Mi avvicino a Zizi e struscio leggermente la cintura sul suo culo.
Lei ha un sussulto.
Ha visto cosa ho in mano e sa cosa l’attende.
Giro intorno a lei continuando a strusciare la cinghia sul corpo giovane e snello.
Non voglio lasciare segni indelebili e dovrò andarci piano.
Adesso sono davanti al suo viso, prendo un lembo della cintura e le ordino di leccarlo.
Lei obbedisce. Lacrime le solcano il viso.
Vedo la paura dei suoi occhi.
Rompo il silenzio ordinando a Paolo di inculare la ragazza.
Paolo mi guarda esitando un momento, poi si avvicina alla ragazza e si abbassa i pantaloni.
Il suo cazzo è già abbastanza duro e lui lo struscia sulle grandi labbra della ragazza per lubrificarlo.
Lo interrompo e gli ordino di penetrarla subito senza nessuna precauzione.
Lui prende con le mani le natiche della ragazza, le allarga, punta la sua cappella sul buco del culo e spinge in avanti il bacino.
L’asta di carne penetra solo di poco e Zizi lancia un urlo di dolore che riempie la stanza.
Paolo sembra esitare ed io gli impongo di proseguire.
Lui si spinge ancora in avanti ed un altro pezzo di cazzo entra nelle viscere della giovane.
Un altro urlo.
Mi abbasso i pantaloni del pigiama e infilo il mio cazzo duro nella bocca della ragazza.
Vado fino in fondo provocandogli un conato di vomito che interrompo tirando fuori un pezzo del mio cazzo.
Paolo, nel frattempo, continua lentamente a penetrare dentro il piccolo culo della ragazza.
Io continuo a scoparla in bocca, spingendomi fino in fondo quasi a soffocarla.
Paolo è tutto dentro. Il suo pube tocca le natiche di lei.
Gli ordino di uscire e di rientrare e stavolta senza pause.
Per precauzione tiro fuori il mio uccello dalla bocca della ragazza.
Paolo esce, il buco del culo della ragazza rimane leggermente aperto.
Prima che si chiuda Paolo infila di nuovo il suo cazzo dentro di lei spingendosi con un solo colpo di reni fino in fondo.
Il dolore fa svenire la ragazza.
Ordino a Paolo di uscire.
Paolo esce dall’intestino di Zizi.
La ragazza è priva di sensi.
Mi avvicino a Pedro.
Sul suo volto il terrore di ciò che lo aspetta.
La mia cinghia cade inesorabile sul suo corpo. Una, cinque, dieci volte.
Rivoli di sangue sulla schiena, sulle natiche, sulle gambe.
Le urla di dolore del ragazzo hanno svegliato tutti.
La mia ira sembra infinita e per fortuna Carmen mi ferma la mano.
Sono esausto.
Carmen e Ginevra mi prendono per mano e mi portano al piano di sopra.
Passiamo davanti alla stanza di Caterina e Paolo.
La serva è in ginocchio sull’uscio e quando mi vede si getta ai miei piedi implorando perdono.
Non la degno di uno sguardo.
Sono come ipnotizzato.
Seguo docile le due donne della mia vita.
Saliamo al piano di sopra.
Entriamo nella nostra camera e poi nella stanza da bagno.
Mentre Carmen prepara l’acqua, Ginevra mi spoglia, si spoglia anche lei e mi abbraccia. Io ricambio l’abbraccio con un bacio intenso.
Il calore dei nostri corpi mi eccita e ho di nuovo il membro duro.
Carmen si spoglia e tutti e tre entriamo nella grande vasca.
Io sono in mezzo a loro, che mi baciano e mi lavano. Mentre la mia lingua ingaggia una danza con quella di Ginevra, Carmen prende in mano il mio cazzo e comincia ad andare su e giù, provocandomi un intenso piacere.
Quando il membro è abbastanza duro lei si posiziona sopra di me e si impala con esso.
Sento la sua figa stretta che avvolge il mio cazzo e brividi di piacere mi percorrono per la schiena.
Ginevra mi bacia, ma è visibilmente stanca.
La sento gemere ma non di piacere.
Interrompo l’amplesso con Carmen, suggerendole di verificare lo stato di salute di Ginevra.
Carmen si rende conto solo in quel momento che Ginevra è in travaglio.
Usciamo tutti dall’acqua. Carmen asciuga il corpo di Ginevra e la fa stendere sul nostro letto.
Mi ordina di prenderle la mano e di aiutarla mentre lei esce di corsa dalla stanza per preparare l’imminente parto.
Arrivano Janira e Caterina.
Lascio loro il mio posto ed esco.
Carmen rientra con l’occorrente ed io mi rifugio nella stanza di Maria.
La ragazza vorrebbe alzarsi ma sta allattando la bambina e non può muoversi.
Io mi sdraio al suo fianco.
Mia figlia sta prendendo il latte dal seno sinistro ed io mi trovo a pochi centimetri da quello destro.
Quel seno florido, turgido è pieno di vita mi eccita e senza proferire parola, prendo in bocca il capezzolo piccolo ed inizio a succhiare.
Il liquido caldo e dolce mi riempie la bocca.
La cosa mi eccita e sento che il mio cazzo si sta già ingrossando.
Maria si accorge e con la mano libera inizia a toccarmi.
La sua mano leggera scopre il mio glande.
Le sue dita lo accarezzano.
Spinge verso il basso e anche il prepuzio è scoperto.
Con le dita percorre la mia asta fino in fondo.
La impugna e comincia a masturbarmi lentamente.
Il mio cazzo si indurisce ancora di più.
Stacco la mia bocca dal capezzolo e chiudo gli occhi.
Maria continua il suo lavoro lentamente ma senza rallentare il movimento.
Il mio pene pulsa e Maria sente che sto per arrivare.
- Alzati, padrone, dice.
Mi alzo e lei apre la sua bocca per accogliere il mio uccello.
Sento il calore delle sue labbra avvolgere il glande e poi il prepuzio ed infine la mia verga turgida.
Non spingo, la lascio lavorare con la lingua.
Sento succhiare e reprimo lo stimolo di urinare.
Con la mano lei mi accarezza lo scroto mentre la sua lingua continua con movimenti circolari a leccare.
Sento che sto per venire e cerco di uscire dalla bocca della ragazza.
Lei mi trattiene e rimane con il glande in bocca e con la mano masturba la mia asta.
La mia asta ha un sussulto ed un primo getto di sperma le arriva in gola. Un secondo ed un terzo permettono ai miei coglioni di svuotarsi.
Lei mi sorride. Credo sia felice di avermi regalato piacere.
Resto qualche secondo ancora dentro la sua bocca, poi mi lascia andare.
La bacio e sento il sapore del mio sperma sulle sue labbra.
Mi sdraio di nuovo accanto a lei e finalmente esausto mi addormento.
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