Quattro donne. 2. Rejna

di
genere
trio

2. Rejna
Le cose vanno per il meglio.
Oggi arrivano gli amici di New York. Martin e Robert.
Padre e figlio, unici soci della Whitman Bank.
Sono amici della nostra famiglia da tempo.
Mio padre ed il padre di Martin si vedevano spesso e facevano insieme ottimi affari.
È stato Martin a propormi la fusione fra le nostre banche.
L’economia sta cambiando e le grandi banche stanno fagocitando le piccole.
Nella migliore delle ipotesi le comprano, nella peggiore le fanno fallire.
Martin sostiene, ed io sono d’accordo con lui, che fondendo le nostre banche saremo meno aggredibili.
Martin è vedovo da un paio d’anni. È un bell’uomo, distinto ed elegante.
Il viso glabro e la mascella volitiva riscuote un discreto successo fra le giovani arrampicatrici sociali, ma Martin sembra immune al loro fascino.
So che in casa con loro vive una giovane ragazza asiatica.
L’ho conosciuta durante un viaggio di lavoro a New York.
È una bella ragazza. Piccola e minuta, un sorriso gentile. Veste elegante ma non vistosa.
Segue Martin ovunque ma resta sempre dietro lui, mai a fianco.
Raramente Martin la presenta ai suoi ospiti e lei rimane nell’ombra.
Non so quale sia il suo ruolo nella vita di Martin.
Robert è figlio unico ha vent’anni e sta ancora studiando economia in una prestigiosa università dell’est.
Vorrei che anche Ines frequentasse la stessa università.
Il giovane ha ereditato la metà della banca dalla madre e pur lasciando al padre la gestione dell’ordinaria amministrazione partecipa alle riunioni nelle quali si devono prendere delle importanti decisioni.
Martin e Robert alloggiano in Hotel e stasera saranno a cena da noi.
Devo ancora convincere mio marito e mio zio a aderire alla fusione ma credo di avere in mano delle buone carte.
Qualche sera fa Zio Ernesto ha conosciuto Lita.
Lita è una donna intelligente. Ha capito al volo l’opportunità che le stavo offrendo e si è resa immediatamente disponibile.
Ha tenuto a precisare che lei di affari non ne capisce nulla e che se fosse diventata socia della banca avrei dovuto gestire io i suoi affari.
La cosa mi ha reso estremamente felice.

Ho inviato un messaggio a Martin. La cena è per le otto.
Puntuali suonano il campanello della nostra casa.
Il cameriere gli apre e li fa accomodare.
Con la piccola giapponese sono in tre.
Io, Charlotte ed Ines li aspettiamo in salotto.
Dopo i convenevoli abbracci, Martin ci presenta Mayumi ed io presento loro Charlotte.
Ci sediamo ed evitiamo argomenti seri, concentrandoci sul viaggio, sul tempo a New York ed altre amenità.
Anche a tavola evitiamo di trattare argomenti di lavoro.
Robert ed Ines sembrano essere affini.
A tavola li ho messi vicini così da porter parlare liberamente fra loro.
Li osservo confabulare.
Anche Martin con la coda dell’occhio ogni tanto li guarda.
Comprendo il suo stato d’animo e gli prendo la mano, stringendola.
La giapponese osserva la scena ma non dice parola.
Il suo sguardo è dolce e remissivo e Charlotte se la mangia con gli occhi.
Temevo, dopo la gravidanza, che avesse perso la sua ninfomania, ma mi accorgo che non è così.
Anche Martin sembra attratto da lei.
I loro sguardi spesso si incrociano e intravedo desiderio nei loro occhi.
Al dolce entra Maria con la piccola Elisabetta al seguito ed in braccio Jorge Francisco.
Presento Maria agli ospiti e, non volendo in alcun modo nascondere i miei sentimenti, la bacio dolcemente sulle labbra.
Charlotte prende in braccio il piccolo Jorge e senza alcuna vergogna scopre il seno per allattarlo.
La vista del seno florido e candido eccita visibilmente Martin ed anche Mayumi non sembra disprezzare.
Quando il piccolo è sazio siamo al caffè.
Io e Martin ci scusiamo, ci alziamo e ci dirigiamo verso il mio studio.
Una volta dentro, Martin mi abbraccia, mi bacia sulle labbra.
“Mi sei mancata”, dice.
“Non mi pare” rispondo ironica.
Lui sorride.
“Mi manca il tuo cervello, amore mio. Lo sai che senza il tuo acume negli affari non so stare”.
Sorrido alla battuta.
“Complimenti per la giapponese, l’hai educata bene”, gli dico.
“Complimenti anche a te. La tua Maria è un fiore di ragazza”.
Bussano alla porta.
Sono Ines e Robert.
Si tengono per mano.
Buon segno.
“Allora Robert?”, esordisce Martin “la giovane Ines gradisce la tua presenza?”.
È Ines a rispondere per lui.
“Si, signor Whitman, Robert mi piace e se voi siete d’accordo, non appena sarà possibile ci vorremo sposare”.
La notizia mi riempie di gioia.
Una fusione con matrimonio aumenta le probabilità di successo.
“Bene”, dice Martin, “ci sarà tempo per organizzarsi. Adesso parliamo della fusione.”
“Condivido”, rispondo ed invito tutti a sedersi.
Un’ora dopo usciamo.
L’accordo è fatto.
In salotto ritroviamo Charlotte, Mayumi e Maria.
Stanno amabilmente conversando e non posso fare a meno di notare che Charlotte tiene tra le sue mani quella piccola della giapponese.
La serata prosegue parlando del matrimonio dei due ragazzi.
Concordiamo che si sposeranno non appena Robert avrà terminato l’università e che vivranno per una parte dell’anno a New York e per l’altra nella nostra capitale, Houston .
Con Charlotte abbiamo già concordato il trasferimento della sede della banca a Houston .
Resta da comperare una grande casa dove vivere tutte insieme.
Maria è preoccupata per il trasferimento, ma ho in serbo per lei una sorpresa.
Quando gli ospiti vanno via anche Charlotte ci saluta e torna a casa.
Io, Maria ed Ines restiamo in salotto ancora per un po’.
Le due sono eccitate per l’organizzazione del matrimonio e le ascolto fare progetti.
Il mio pensiero va allo Zio Ernesto e a quel porco di mio marito.
Quest’ultimo non costituisce un grande problema.
Ho chiesto a Frank di farlo pedinare e giusto oggi mi ha portato una serie di fotografie dove il pervertito è in compagnia di giovani ragazzini ed i suoi atteggiamenti sono inequivocabili.
Domani risolverò la faccenda.
Lo costringerò a donare le sue azioni ad Ines.
Gli resterà comunque un cospicuo patrimonio che potrà sperperare con chi preferisce.
Lita stasera cenava con lo zio e se lo conosco bene le avrà già proposto il matrimonio.
“E’ tardi”, dico alzandomi.
Maria ed Ines fanno lo stesso ed insieme ci dirigiamo nelle nostre stanze.
Appena sole, Maria mi abbraccia e mi bacia.
Mi spoglia lentamente, lasciandomi solo in mutandine e reggiseno.
Ricambio aiutandola a spogliarsi e scopro che sotto il vestito non porta l’intimo.
Nuda e bella come sempre davanti ai miei occhi.
Amo questa donna.
È la mia vita.
Maria mi sgancia il reggiseno e lo fa cadere a terra.
Poi in inginocchia, prende con i due indici il lembo delle mie mutandine e le spinge verso il basso.
Il mio pube nudo ora è davanti al suo viso.
Appoggia le labbra sul leggero strato di peluria.
La sento aspirare profondamente il mio odore.
Si solleva e mi prende per mano.
Ci sdraiamo sul letto e le nostre mani cominciano ad esplorare i nostri corpi.
Il suo sesso caldo e già bagnato accoglie le mie dita.
Tendo la mano libera verso il comodino e scuoto leggermente il piccolo campanello rosso.
Entrano due giovani servi.
Sanno cosa li attende e si liberano in fretta dei loro indumenti restando nudi ai nostri occhi e con i loro membri già eretti.
Si avvicinano e si inginocchiano ai piedi del letto.
Noi ci posizioniamo con le cosce spalancate davanti alle loro bocche.
Senza che sia necessario impartire ordini i due ragazzi iniziano a leccare il nostro sesso.
Li sentiamo aspirare i nostri umori.
La lingua ci penetra e il piacere ci raggiunge.
Quando Maria raggiunge il secondo orgasmo, ordino ai giovani di alzarsi.
Maria sembra intuire il mio desiderio e si sdraia mettendosi di fianco.
I due giovani le si sdraiano uno davanti l’altro dietro.
Quello che sta davanti entra agevolmente dentro di lei.
L’altro riempie la mano di saliva e la porta verso l’orifizio anale di Maria e la usa per lubrificare l’accesso.
Poi senza fretta inserisce il suo cazzo duro dentro.
Il dolore non coglie impreparata Maria che anzi agevola la penetrazione spendendo le sue natiche indietro.
Quando è tutto dentro, ordino al giovane di restare fermo.
Mi sdraio a fianco di quello che la sta penetrando da davanti.
Ora si trova in mezzo tra me e Maria.
Allungo le braccia e raggiungo quelle di Maria.
Ci afferriamo gli avambracci e ci tiriamo forte.
Il pene del ragazzo penetra fino in fondo.
Io spingo il pube contro le sue natiche imprimendo e guidando i suoi movimenti.
Quando sento che sta per godere gli impedisco di scivolare fuori.
Il corpo del ragazzo è preso dagli spasmi quando raggiunge l’orgasmo riempendo il ventre della mia giovane sposa.
I due servi si dileguano in fretta.
Io abbraccio Maria e le nostre bocche si toccano.
“Voglio un figlio da te”, le sussurro.
“Anche io” risponde dolce lei.
Restiamo così abbracciate.
Continua
scritto il
2024-07-09
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