La collezionista

di
genere
confessioni

Beh… adesso non esageriamo: non sono una ninfomane.
Per quanto ne so, si dice così di una che si scoperebbe tutti, senza andare tanto per il sottile. E dunque non è proprio il mio caso, visto che sono piuttosto difficile nella scelta del mio compagno di letto. Non è che dev'essere per forza bellissimo e perfetto, ma, insomma, ci dev'essere qualcosa in più che solo una voglia da sfogare.
No, la mia malattia, se si può definire così, è un'altra: la curiosità. Una curiosità quasi maniacale.
Sono curiosa di cazzi.
E come tutte le curiosità profonde e radicate, ne posseggo pure la sindrome. La sindrome del collezionista: la voglia di aggiungere sempre nuovi esemplari all'insieme delle mie conoscenze.

Vi chiederete a che serve un fallo se poi non ci si scopa. Giustamente, dal vostro punto di vista. Eppure io sono curiosa del cazzo in sè, a prescindere dal suo possibile uso a fini copulatori. Io sento un forte stimolo a prendere visione dell'uccello di qualcuno, indipendentemente dal fatto che poi la conoscenza diventi, come dire… più penetrante.
Per inciso: chissà se «penetrare» deriva proprio da pene? Sarebbe logico, non vi pare?

Dunque, dicevo che di ogni ragazzo o uomo che incontro (l'età è indifferente), mi piacerebbe scoprire com'è il suo cazzo, che forma ha, che colore, che dimensioni, dove punta, come si comporta quando si agita e si drizza.
E' un piacere indipendente dall'atto sessuale, anche se ovviamente contiene le sue brave componenti erotiche. Trovo estremamente appagante il momento in cui un ragazzo mi disvela la sua intimità più segreta, e trovo emozionante il fatto stesso di poter condividere, anche solo con gli occhi, quella parte così bella e nascosta del corpo maschile. E' un po' come quando, incontrando una persona, si è interessati a studiarne il volto, le espressioni, gli atteggiamenti, per scoprirne la personalità. Ecco, se è maschio, a me piacerebbe vedergli anche il cazzo, tanto per completare la conoscenza.

Da brava collezionista, a me i cazzi piace scoprirli, esaminarli, ammirarli, toccarli. E ricordarli.
Naturalmente non posso conservarli in bacheca, neppure se potessi ricavarne delle copie in gesso, perchè a me interessano i cazzi vivi, e non quelli riprodotti. Non sono le copie che mi interessano, ma gli originali. La foto di un bel cazzo, con annesso portatore, può essere a volte piacevole da guardare, e magari ispirare pensieri caldi, ma non è la stessa cosa che avere un cazzo vivo davanti agli occhi.
Dunque, il mio archivio è la memoria, il ricordo il mio catalogo.
Certo che ricordo, ricordo tutto. Ed è estremamente piacevole poter ripercorrere col pensiero le varie tappe del mio percorso conoscitivo. Non voglio dire solo al momento della masturbazione, dove ovviamente la fantasia, alimentata dal ricordo, mi aiuta moltissimo; ma pure in occasioni più prosaiche. Prendete l'attesa dal dentista. Spesso gli altri pazienti si sorprendono di trovarmi sorridente, persa in chissà quali pensieri. E non sanno i poverini, concentrati solo sulle proprie sofferenze, che io posso astrarmi dalla banale realtà passando in rassegna i cazzi che ho incontrato dal vivo, soffermandomi ora su uno ora sull'altro, e rivivendo le emozioni che mi hanno procurato. Eh si, non ho mai capito i collezionisti di francobolli, capaci di passare ore e ore ad osservare quegli inutili pezzi di carta, ma in fondo io sono come loro, persa nella stessa mania, solo che mi sono dedicata a «pezzi» di ben altra natura.

Contrariamente a quanto pensano i maschietti, a rendere un cazzo particolarmente pregiato ai miei occhi non sono le dimensioni, ma le proporzioni. O, per meglio dire, il suo aspetto complessivo. E poi, le sue dinamiche.
L'attrattiva visiva deriva dall'insieme armonico delle varie caratteristiche: colore, forma, dimensioni, struttura e disposizione della cappella, tipo di carnagione, situazione pelifera, etc., senza trascurare le palle, che sono una doverosa quanto piacevole integrazione al quadro complessivo. E ciò che poi aggiunge interesse all'organo maschile non è tanto come scopa (spesso non arrivo a scoprirlo), ma, per esempio, come si comporta nel passaggio dal riposo all'azione (che emozione vederlo rizzare!), e poi le sensazioni che produce nel maneggiarlo.
Ecco: direi che i sensi maggiomente interessati dalla mia sete conoscitiva sono la vista e il tatto. Il resto è solo un optional.

Come ogni collezionista che si rispetti, anch'io ho i miei bravi parametri di classificazione.
Per cominciare, il cazzo ha una sua valenza estetica. Perchè, diciamolo, un cazzo è bello anche solo da vedere. Certo, ci sono pure i cazzi bruttarelli: striminziti, stortignaccoli, tracagnotti, bitorzoluti, slavati, o quant'altro. E si rischiano brutte sorprese, dato che non si può sapere a priori com'è un cazzo, prima di averlo messo allo scoperto. E una volta che hai convinto un ragazzo a mostrartelo, mica puoi dirgli che non è granchè, non sarebbe gentile. Perciò a volte bisogna fingere, e sperare di cavarsela alla svelta. Ma, ragazzi, quando un cazzo è appena decente, è proprio un piacere averlo sotto gli occhi!
E badate, mi piace anche guardare un cazzo a riposo, perchè l'attrattiva estetica riguarda pure il cazzo al naturale. Sospetto che ai maschietti sfugga questo aspetto, perchè mi capita di trovare ragazzi che si vantano del loro cazzo duro, e lo esibiscono con orgoglio, tanto quanto si vergognano dello stesso cazzo moscio, e sono tentati di nasconderlo. E pensare che invece è così gradevole vedere un cazzo al naturale, che penzola in giù, e ondeggia dolcemente…
Mah, vai a capire la mentalità maschile…!

Poi c'è la valenza tattile. Il sottile piacere del contatto, l'emozione di stringerlo nella mano. Sentirne la consistenza, il calore, le pulsazioni. Avvertire, attraverso la mano che lo stringe, come il cazzo vive e freme, come si agita e si muove di vita propria. E com'è dolce carezzare con le dita la pelle liscia della cappella, così morbida e calda, e sfiorare il buchino al centro. E carezzare le palle, sollevarle, titillarle, mentre il pene si erge orgogliosamente al di sopra. Mio Dio, che sensazioni meravigliose!

Non trascuriamo la valenza olfattiva. Sembra un particolare trascurabile, ma non è così. Il cazzo ha un suo odore specifico, e ogni cazzo una sua variante particolare. Come per un buon vino d'annata, l'odore serve a completare la gradevolezza dell'insieme, e conferisce ad ogni cazzo una sua particolare personalità. Quando l'insieme è gradevole, immergersi in quella fragranza non può che aumentare la sensazione di perfezione, aggiungendo un non so che alla compiutezza di quell'opera d'arte.

C'è poi la valenza gustativa. Sentire il sapore del cazzo. Naturalmente con la lingua e con la bocca. Certo per farlo mi deve piacere prima il resto. Mi risulta difficile mettere in bocca un cazzo che non mi piace, e a volte devo faticare parecchio per rifiutare le richieste di un lui che insiste a farselo succhiare. Ma quando un esemplare mi attira, ragazzi, è stupendo sentirlo in bocca! Allora non posso resistere alla tentazione di ingoiarlo. Sarebbe un delitto rinunciare al piacere di gustarne anche il sapore, e non ho bisogno che me lo chieda lui, lo faccio da me. E mi piace andare con calma, assaporando ogni momento, ogni singolo passaggio. Da quando poggio la lingua sulla punta, e lecco dolcemente quella cappella così liscia, a quando, stringendolo in bocca e circondandolo con la lingua, sposto le labbra su e giù, esplorando quella delizia per tutta la sua lunghezza. E lo sento arrivare fino alla gola, sfiorarmi il palato, scorrere sulla lingua, con quel sapore inebriante…

Solo alla fine c'è la valenza erotica in senso stretto, diciamo l'uso scopatorio, che però non dipende solo dal cazzo in sè, ma anche dal suo proprietario. Dipende dalla sensibilità del portatore, dalla sua fantasia, dalla sua capacità di rispondere alle esigenze di lei. Ma, come dicevo, questo è tutt'altro discorso, e, caso mai, materia di ben altra trattazione.

Perciò, attenzione, sono due cose chiaramente distinte: la mia sete di cazzo non coincide con la soddisfazione delle mie voglie sessuali. Certo, scoprire, ammirare e maneggiare un cazzo, è di per sè eccitante, e mi procura sempre emozioni forti, che poi magari hanno bisogno di sfogarsi. Ma sono emozioni che, se le altre condizioni mancano, non mi portano necessariamente a dividere il letto col possessore di tanta appendice. Preferisco avere un bell'orgasmo usando le mie mani, magari a posteriori e contando sul ricordo, piuttosto che dover scopare per forza con qualcuno solo perchè mi ha concesso il privilegio di vedergli e toccargli il cazzo.

Perchè qui sta l'altro aspetto della faccenda: la smania di conoscenza porta alla ricerca di sempre nuovi esemplari, a prescindere dalle possibili ed eventuali conseguenze.
Lo sapete che ogni cazzo è diverso dall'altro? Sembra incredibile, ma ciascun esemplare ha caratteristiche tutte proprie, ed è proprio questo che stimola la mia curiosità. Tutte le volte che mi è dato conoscere un cazzo nuovo mi sento appagata, felice di poter aggiungere un nuovo tassello alla somma delle mie conoscenze; ma poi, quando quello è solo un ricordo, non fa che incrementare il desiderio di nuove scoperte.
Capirete che la cosa mi crea dei problemi. Un cazzo non si trova in offerta al supermercato, e non è nemmeno possibile chiedere semplicemente ad ogni maschietto che incontro per la prima volta, se per piacere sarebbe così gentile da farmi esaminare il cazzo che nasconde nelle mutande. Magari trovi il ragazzo che sarebbe ben felice di accontentarti, ma rischi anche di trovare chi si offende, e a quel punto la tua reputazione è rovinata.
Certo, sarebbe bello poterlo fare davvero, e considerare la visione del cazzo come del tutto normale e tranquilla. Così come ci si scambia il nome, si potrebbe pure scambiare una sbirciatina ai rispettivi sessi. Io ti faccio vedere il mio e tu mi fai vedere il tuo.
- Permette? Il mio cazzo.
- La mia figa, piacere.
- Il piacere è tutto mio…
E, al posto di una banale stretta di mano, un'assai più intrigante palpatina reciproca. Tanto per conoscenza.

Purtroppo tale pratica, per quanto auspicabile, non è ammessa dal galateo. E allora devo ricorrere a qualche espediente, quando un ragazzo o un uomo mi incuriosisce a tal punto che mi viene l'irrefrenabile impulso di essere ammessa alla sua parte più virile. Qualcosa che mi apra la strada senza mettere troppo a rischio la mia reputazione. Perchè si, alla reputazione ci tengo. Non mi va di passare per una ragazza facile.

Che io ricordi, questa passione l'ho sempre avuta, dal primo cazzo che mi è capitato di vedere. Da quando cioè, e avevo 13 anni, il mio cuginetto Alessandro, che di anni ne aveva 14, si è offerto di farmelo vedere dal vivo. In precedenza l'avevo visto solo sui dipinti. Dunque, non era una cosa del tutto sconosciuta; sapevo che c'era, che era una caratteristica dei maschietti, ma non immaginavo minimamente che fosse così interessante vederlo in carne ed ossa (vabbè, non sottilizziamo). Che fosse così piacevole da osservare e così eccitante da toccare. Tutt'altra cosa che un'immagine asettica e inerte.
Dal vivo il cazzo aveva una sua vita propria, un calore interno, una speciale dinamica. Poteva assumere diverse posizioni, ondeggiare e sollevarsi, poteva persino, incredibilmente, cambiare dimensioni, e ingrandirsi fino a diventare enorme. Un fenomeno straordinario, ai miei occhi. Ecco, era proprio il suo dinamismo a renderlo cosi interessante, così attraente, tanto piacevole da ammirare e da toccare.

Quella prima esperienza, complice il cuginetto, mi ha aperto gli occhi su una realtà prima sconosciuta, mi ha fatto provare un gradevole calore nelle parti basse (devo essermi bagnata subito, quella volta), e una piacevolissima sensazione di appagamento. Da lì è nato il pensiero fisso di provare di nuovo le stesse emozioni, e, insieme, la curiosità di scoprire se, putacaso, anche gli altri ragazzi avevano appendici così gradevoli come quella del cuginetto.
Naturalmente ho dovuto pagare un prezzo: pure il cuginetto ha voluto guardare nelle zone basse, e toccare con mano. Ma siccome il prezzo era abbastanza equo, l'ho pagato volentieri (vabbè, d'accordo, non è stato un grosso sacrificio). Comunque ho messo in conto che in futuro, se volevo soddisfare la mia curiosità, pure io avrei dovuto dare qualcosa in cambio.
Da allora, questa curiosità non mi ha piu lasciata, neppure quando ho cominciato ad avere delle storie più o meno serie. E' vero che quando ho un ragazzo fisso la smania di ricerca si attenua, ma non scompare mai del tutto. Non pensate che questo mi distragga dal dedicarmi al mio uomo. So distinguere perfettamente tra la curiosità da collezionista, che cova lì sul fondo, e la necessità di costruire e mantenere un rapporto, quando è il caso, anche sul piano sessuale. Ma, vedete, succede che quando incrocio un ragazzo interessante, inevitabilmente mi nasce dentro il desiderio, sottile ma persistente, di vederlo nudo. Mi accontenterei anche solo di vederlo. Perchè, sì, devo vedere anche il cazzo, se no come posso dire di conoscere veramente un ragazzo?

E, per la verità, nonostante le difficoltà pratiche, il mio archivio è già abbastanza ricco, tanto che posso persino farne una classificazione temporale: i cazzi della media (ero già in terza quando ho cominciato), i cazzi del liceo, quelli dell'Università, e persino diversi… fuori quota.
Naturalmente gli espedienti che ho dovuto mettere in atto per soddisfare le mie curiosità si sono evoluti col passare del tempo. Alle medie, ragazzina in mezzo a ragazzini, andava benissimo il gioco del dottore. Sì, lo so, non è molto originale, ma che volete, era già molto che portasse a qualche risultato. E' così che ho conosciuto i primi cazzi, dopo quello del cuginetto: sfruttando il gioco del dottore. E anche se si sapeva benissimo che era solo un pretesto, nessuno ha mai osato protestare. Incredibile come il gioco piacesse ai miei compagni maschi, che erano ben felici di partecipare. Tanto ansiosi di mettere le mani tra le mie gambe, da non meravigliarsi troppo per l'interesse smodato che io portavo verso il loro uccello. E del tutto disposti a farselo maneggiare a mio piacimento.
Quante belle scoperte, in quel periodo, e che emozione avere davanti agli occhi tutto quel ben di Dio! Federico, per esempio, timido e secchione, ma così voglioso di toccare finalmente una passerina, da venire all'istante appena arrivato alla meta. O Michelino, che a 14 anni aveva già un uccello enorme, tanto che per impugnarlo tutto non bastavano entrambe le mani. O il meraviglioso Nino, originario della Basilicata, la mia prima cotta forte, con quel sorriso sornione, gli occhi ridenti, il fare spavaldo, e quella carnagione liscia e brunita che mi faceva tremare le gambe, quando si offriva nudo al mio sguardo interessato.
Sì, l'ultimo anno delle medie è stato davvero interessante, e molto istruttivo. Tanto che agli esami avrei potuto tranquillamente portare una tesina originale: "Tipologia del pisello in una classe campione". Ma dubito che gli insegnanti avrebbero apprezzato. Quando si dice lo scollamento tra scuola e vita!

Poi, al liceo, il gioco del dottore non bastava più, e sono passata ad altre tecniche. Ho imparato i segreti della seduzione. Perfidamente, lanciavo segnali ai maschietti piu interessanti, un sorriso, un'attenzione, un casuale contatto più insistito del necessario… e inevitabilmente il malcapitato cadeva nella rete (qui il termine "malcapitato" è da intendersi in senso puramente retorico, perchè in realtà tanto malcapitati non erano…).
Ed ero brava a segnare i confini, in modo che la confidenza con le zone intime di un ragazzo rimanesse sul piano dell'amicizia disinteressata, e non sfociasse in rapporti più impegnativi. Anche se quasi sempre ci riuscivo, è stato al liceo che ho avuto i primi legami seri, e che ho fatto l'amore per la prima volta.

All'Università, invece, ho sfruttato la tecnica del cameratismo. Complici i tornei di volley in formazione mista, su mia iniziativa noi ragazze abbiamo preso a condividere le docce col reparto maschile. E quando sei nuda in mezzo a un gruppo di ragazzi nudi, puoi ammirare tranquillamente tutta quella mercanzia, con tutto tuo agio, proprio da veri camerati. Ed è anche facilitato l'eventuale approfondimento, perchè una volta che hai sportivamente condiviso le tue nudità con qualcuno, non ci vuole molto per fare un passo in più, e condividere le stesse nudità nell'intimità di una camera da letto.

Così ho arricchito il mio archivio, via via aggiungendo altri particolari all'insieme delle mie conoscenze, sempre meravigliata di trovare nuove angolazioni e nuove attrattive, nella multiforme e sempre sorprendente casistica del cazzo (sì, per una volta la specificazione va intesa proprio in senso letterale)

Ma ora che ho finito l'Università, e devo pensare al futuro, ho deciso di pescare in un mare più profondo.
Come, non capite?
E perchè mai credete che stia scrivendo queste note? Per vincere il Pulitzer?
No, amici miei. Diciamo che questo è il mio… manifesto programmatico. E voi, proprio voi che state leggendo in questo momento, siete il mio target (visto che l'Università serve a qualcosa?). E il messaggio è:
«Io sono qui, e adesso sapete come la penso. Interessa l'oggetto?».
Vale a dire: ragazzi di ogni età e condizione, se siete anche solo un tantinello orgogliosi della vostra «dotazione», se avete pensato almeno una volta nella vita che sia uno spreco tenere nascosta tanta bellezza, se vi solletica l'idea di esporla davanti a chi saprebbe apprezzarla a dovere, sappiate che io so valorizzare un bel cazzo, e posso tributargli l'omaggio che merita.
Vogliamo venirci incontro?
Non aspettatevi che poi si finisca a letto, ma se volete assicurarvi la mia imperitura ammirazione, e gradite un'amichevole, e magari reciproca… movimentazione manuale, allora si può arrivare ad un accordo soddisfacente per entrambe le parti.
In quanto agli eventuali optional… beh, quelli li lasciamo agli imperscrutabili disegni del destino.

Vi vanno le condizioni?
Allora coraggio, fatevi avanti.
Lanciate un richiamo.
Cercate «la Collezionista».
di
scritto il
2024-07-28
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