Malcom seconda parte
di
AngelicaBella
genere
etero
L’uccello di Malcom è veramente notevole. Ne apprezzai le qualità la sera stessa in cui mi riaccompagnò a casa. Per costringerlo a salire da me, simulai ancora dolore alla caviglia e lui, da vero gentiluomo mi accompagnò fino al mio appartamento. Le sue braccia mi sostenevano con tale forza che mi sembrava quasi di volare. I miei piedi erano sollevati da terra di qualche centimetro. Sentivo nelle narici il suo profumo di maschio. Appena in casa gli chiesi di appoggiarmi sul divano e lui lo fece con delicatezza estrema, quasi fossi di vetro. Poi si inginocchiò davanti a me e mi tolse le scarpe. Prese a massaggiare la caviglia con le sue grandi mani calde e possenti. Allargai le gambe e sollevai la gonna fino a lasciare scoperte le mie cosce. Lui appoggiò le sue labbra sulle mie ginocchia, baciandole. Erano bollenti e rabbrividii dal piacere. Allungai la mano, raggiunsi il suo volto. Con le dita accarezzai le sue labbra. Lui aprì leggermente la bocca e mi consentì di entrare. La sua lingua leccò le mie dita. Con l’altra mano scostai il piccolo lembo di stoffa che copriva il mio clitoride e gli mostrai la mia figa bagnata. Lui senza dire nulla si tuffò con la testa in mezzo alle mie gambe e sentii la sua lingua ruvida affondare dentro di me. Presi con entrambe le mani la sua nuca e spinsi forte contro di me. L’orgasmo trattenuto per così tanto tempo arrivò. Malcom si staccò dalla mia figa. Mi guardò sorridendo. Gli chiesi di alzarsi. Il suo pube ora era davanti alla mia faccia. Slacciai con frenesia i due bottoni e tirai giù la zip. Intravedevo la sagoma del suo cazzo e tirai giù con forza i pantaloncini e subito dopo gli slip. La sua mazza nera, grossa e lucida balzò fuori colpendomi il viso. Scoppiai a ridere e lui fece lo stesso. Era lungo ma soprattutto era largo. La mia mano non riusciva ad avvolgerlo tutto. Appoggiai subito le mie labbra sul suo glande. Sapeva di buono. Lo strinsi con entrambe le mani e tirai giù la pelle. Era circonciso. La cappella era grossa e gocce di piacere uscivano dall’orifizio. Le leccai avidamente e lo sentii rabbrividire. Cominciai a leccare quella stupenda cappella. Sapevo che sarebbe stata un’impresa prendere in bocca quel grosso cilindro nero. Feci entrare la cappella in bocca e mentre lo segavo lentamente con la lingua lo esploravo. Mi staccai per un momento e mi liberai di gonna, maglietta e mutandine. Lasciai a lui il compito di slacciarmi il reggiseno e quando le mie tette balzarono fuori, le sue grandi mani le avvolsero, le strinsero dolcemente.
«Più forte» dissi con un filo di voce.
E lui strinse. Mise i miei capezzoli tra indice e medio e strinse. Emisi un gemito roco. Si staccò da me, sfilò dai piedi i pantaloni e le scarpe e tolse la maglietta. Finalmente potei ammirare quel corpo da dio greco. Perfetto. Mi sollevò con dolcezza mettendo le sue mani sotto le mie ascelle e mi attrasse a sé. Le nostre bocche si unirono. I miei seni contro il suo petto. Sentivo la punta del suo cazzo sfiorarmi i seni. Dio mio quanto era lungo. Mi sollevò ancora di qualche centimetro e quando la punta del suo cazzo fu davanti all’ingresso della mia figa, mi spinse lentamente verso il basso ed entrò dentro di me. La mia figa lubrificata dal desiderio lo accolse senza fatica. Sentii un dolore leggero che subito si trasformò in piacere. Con estrema lentezza fece entrare quell’enorme uccello nero dentro la mia figa. Fino in fondo. Raggiunsi l’orgasmo solo con la penetrazione. Restammo immobili. La mia figa si stava abituando a quello splendido intruso. Con le braccia mi strinsi al suo collo.
«Portami in camera», dissi con la voce roca di chi stava provando un immenso piacere.
«Più forte» dissi con un filo di voce.
E lui strinse. Mise i miei capezzoli tra indice e medio e strinse. Emisi un gemito roco. Si staccò da me, sfilò dai piedi i pantaloni e le scarpe e tolse la maglietta. Finalmente potei ammirare quel corpo da dio greco. Perfetto. Mi sollevò con dolcezza mettendo le sue mani sotto le mie ascelle e mi attrasse a sé. Le nostre bocche si unirono. I miei seni contro il suo petto. Sentivo la punta del suo cazzo sfiorarmi i seni. Dio mio quanto era lungo. Mi sollevò ancora di qualche centimetro e quando la punta del suo cazzo fu davanti all’ingresso della mia figa, mi spinse lentamente verso il basso ed entrò dentro di me. La mia figa lubrificata dal desiderio lo accolse senza fatica. Sentii un dolore leggero che subito si trasformò in piacere. Con estrema lentezza fece entrare quell’enorme uccello nero dentro la mia figa. Fino in fondo. Raggiunsi l’orgasmo solo con la penetrazione. Restammo immobili. La mia figa si stava abituando a quello splendido intruso. Con le braccia mi strinsi al suo collo.
«Portami in camera», dissi con la voce roca di chi stava provando un immenso piacere.
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