Prima di conoscersi
di
amanuense
genere
prime esperienze
Avevo deciso, sarei partito per raggiungerla e consumare quello che ci eravamo promessi.
L’autostrada era una lunga striscia di asfalto caldo, il sole aveva trasformato l’abitacolo in un forno, la piccola utilitaria faticava con il condizionatore acceso, qualche centinaio di chilometri ed avrei raggiunto il soggetto dei miei desideri.
Una giovane donna conosciuta casualmente, che in poco tempo aveva rapito la mia attenzione, come non accadeva da tempo; l’idea di conoscerci anonimamente era stata sua, ci eravamo confidati solo i nomi, tutto il resto per me era venuto naturale, per lei meno, gelosa della sua riservatezza non mi aveva detto che pochissime cose, non m’importava troppo, anche se mi avrebbe fatto piacere sapere qualcosa di più della sua vita ma i patti erano chiari, nessuna deroga.
Nello spiazzo all’uscita dell’autostrada fu’ facile individuare la sua auto, non sapeva ancora che faccia avessi, mi fermai ed emozionato scesi dalla macchina, raggiunsi il suo finestrino mentre sentivo lo stomaco stingersi, incrociando il suo sguardo, trovai uno dei più bei sorrisi che avessi mai visto. Era bellissima.
Col suo accento tipico, in maniera sbrigativa ma cordiale, mi disse: seguimi.
Raggiungemmo la villetta dove viveva, era una bella zona appena fuori città, entrammo e ci baciammo, come avevamo immaginato di fare nelle nostre telefonate, le nostre lingue si fronteggiarono mescolandosi tra loro, mentre le mani solcarono i perimetri dei corpi alla ricerca di quella passione sprigionata nelle nostre chiacchierate mattutine, ci bisbigliammo parole di fuoco.
Non c’era tempo per salire in camera, mi fece sedere sul divano e si inginocchiò davanti a me, mi slacciò i pantaloni carezzandomi coi denti il profilo del sesso gonfio sopra gli slip, inarcai la schiena, spingendo indietro le braccia, afferrando i bordi del divano e la guardai dritta negli occhi scuri, due lampare d’inchiostro nelle quali mi lasciai scivolare, inerme.
Afferrò la mia virilità alla base e la percorse con la lingua fino alla cima scarlatta, che vidi inghiottita dalle labbra carnose, a forma di cuore, la sua appendice vellutata mi regalò brividi lungo la schiena che terminavano all’attaccatura dello scroto, mi sentii sciogliere, avrei voluto tenere gli occhi aperti ma per un momento li chiusi, assaporando le sensazioni miopi del mio corpo.
Continuammo a parlarci in maniera esplicita, la stanza si riempì dell’odore del sesso, carponi sul grande divano m’incitava mentre l’annusavo tra le cosce, prima d’immergere nel suo splendido fiore guazzo la mia lingua, come fa un pittore col pennello sulla tela.
Solcai con l’appendice rosata il sesso gonfio e liscio fino all’antro dei miei desideri, umettai l’orlo rosa ascoltando i suoi supplizi vocali.
Mi chiese di prenderla da dietro, il mio desiderio finalmente diventava reale, gli umori salaci lubrificavano l’ano ma non a sufficienza, così presi dal mio zaino una piccola boccetta anonima, nella quale avevo portato dell’olio di mandorle, ne presi poche gocce e le spalmai all’imbocco del pertugio stretto, aiutandomi con un dito che diventarono due poco dopo, i suoi gemiti salirono alti nella stanza, m’implorò di fare piano, la rassicurai poggiando la punta di carne all’entrata, cominciando a spingere con colpi lenti ma sempre più decisi, era strettissima ed ogni avanzata, motivo di dolore, con la mano destra le carezzavo il clitoride, con movimenti circolari e lenti, cercando di sincronizzare i tempi della spinta con quelli dell’onda di piacere, affinchè le contrazioni potessero essere positive alla mia entrata, aumentò i suoi vocalizzi e gli incitamenti a prenderla, il mondo intorno a noi era scomparso, quella stanza non esisteva più, quell’amplesso ci aveva riportati a milioni di anni indietro, c’eravamo solo io, lei ed i nostri corpi, fusi totalmente, le nostre voci come un filo elettrico trasmettevano impulsi cerebrali.
L’Orgasmo un’onda enorme che ci travolse senza che nessuno dei due riuscisse a comprenderne la portata; ci accasciammo l’uno sull’altra, annaspando alla ricerca di aria, la testa leggera, libera, quasi evanescente, le immagini che scorrevano dentro di essa nuvole che solcavano il cielo.
Tornammo alla nostra dimensione dopo diversi minuti, ci guardammo ed i nostri sorrisi si spalancarono autentici, risplendendo di luce riflessa.
Salimmo a farci la doccia. Ci aspettava la cena, per cominciare a conoscerci. [luglio 2018]
amanuense@blu.it
L’autostrada era una lunga striscia di asfalto caldo, il sole aveva trasformato l’abitacolo in un forno, la piccola utilitaria faticava con il condizionatore acceso, qualche centinaio di chilometri ed avrei raggiunto il soggetto dei miei desideri.
Una giovane donna conosciuta casualmente, che in poco tempo aveva rapito la mia attenzione, come non accadeva da tempo; l’idea di conoscerci anonimamente era stata sua, ci eravamo confidati solo i nomi, tutto il resto per me era venuto naturale, per lei meno, gelosa della sua riservatezza non mi aveva detto che pochissime cose, non m’importava troppo, anche se mi avrebbe fatto piacere sapere qualcosa di più della sua vita ma i patti erano chiari, nessuna deroga.
Nello spiazzo all’uscita dell’autostrada fu’ facile individuare la sua auto, non sapeva ancora che faccia avessi, mi fermai ed emozionato scesi dalla macchina, raggiunsi il suo finestrino mentre sentivo lo stomaco stingersi, incrociando il suo sguardo, trovai uno dei più bei sorrisi che avessi mai visto. Era bellissima.
Col suo accento tipico, in maniera sbrigativa ma cordiale, mi disse: seguimi.
Raggiungemmo la villetta dove viveva, era una bella zona appena fuori città, entrammo e ci baciammo, come avevamo immaginato di fare nelle nostre telefonate, le nostre lingue si fronteggiarono mescolandosi tra loro, mentre le mani solcarono i perimetri dei corpi alla ricerca di quella passione sprigionata nelle nostre chiacchierate mattutine, ci bisbigliammo parole di fuoco.
Non c’era tempo per salire in camera, mi fece sedere sul divano e si inginocchiò davanti a me, mi slacciò i pantaloni carezzandomi coi denti il profilo del sesso gonfio sopra gli slip, inarcai la schiena, spingendo indietro le braccia, afferrando i bordi del divano e la guardai dritta negli occhi scuri, due lampare d’inchiostro nelle quali mi lasciai scivolare, inerme.
Afferrò la mia virilità alla base e la percorse con la lingua fino alla cima scarlatta, che vidi inghiottita dalle labbra carnose, a forma di cuore, la sua appendice vellutata mi regalò brividi lungo la schiena che terminavano all’attaccatura dello scroto, mi sentii sciogliere, avrei voluto tenere gli occhi aperti ma per un momento li chiusi, assaporando le sensazioni miopi del mio corpo.
Continuammo a parlarci in maniera esplicita, la stanza si riempì dell’odore del sesso, carponi sul grande divano m’incitava mentre l’annusavo tra le cosce, prima d’immergere nel suo splendido fiore guazzo la mia lingua, come fa un pittore col pennello sulla tela.
Solcai con l’appendice rosata il sesso gonfio e liscio fino all’antro dei miei desideri, umettai l’orlo rosa ascoltando i suoi supplizi vocali.
Mi chiese di prenderla da dietro, il mio desiderio finalmente diventava reale, gli umori salaci lubrificavano l’ano ma non a sufficienza, così presi dal mio zaino una piccola boccetta anonima, nella quale avevo portato dell’olio di mandorle, ne presi poche gocce e le spalmai all’imbocco del pertugio stretto, aiutandomi con un dito che diventarono due poco dopo, i suoi gemiti salirono alti nella stanza, m’implorò di fare piano, la rassicurai poggiando la punta di carne all’entrata, cominciando a spingere con colpi lenti ma sempre più decisi, era strettissima ed ogni avanzata, motivo di dolore, con la mano destra le carezzavo il clitoride, con movimenti circolari e lenti, cercando di sincronizzare i tempi della spinta con quelli dell’onda di piacere, affinchè le contrazioni potessero essere positive alla mia entrata, aumentò i suoi vocalizzi e gli incitamenti a prenderla, il mondo intorno a noi era scomparso, quella stanza non esisteva più, quell’amplesso ci aveva riportati a milioni di anni indietro, c’eravamo solo io, lei ed i nostri corpi, fusi totalmente, le nostre voci come un filo elettrico trasmettevano impulsi cerebrali.
L’Orgasmo un’onda enorme che ci travolse senza che nessuno dei due riuscisse a comprenderne la portata; ci accasciammo l’uno sull’altra, annaspando alla ricerca di aria, la testa leggera, libera, quasi evanescente, le immagini che scorrevano dentro di essa nuvole che solcavano il cielo.
Tornammo alla nostra dimensione dopo diversi minuti, ci guardammo ed i nostri sorrisi si spalancarono autentici, risplendendo di luce riflessa.
Salimmo a farci la doccia. Ci aspettava la cena, per cominciare a conoscerci. [luglio 2018]
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