Scopata al ristorante

di
genere
etero

Di donne, in vita mia, ne ho viste tante, di donne spinte e perverse altrettante… ma come Rossella… beh, una come lei non mi era mai capitata!
Rossella è davvero una donna come poche al mondo. Una pantera, una ninfomane senza paragoni. Amava scopare, ed amava farlo nelle situazioni più impensabili, sempre con passione e con maestria. Il suo modo di approcciare è sempre stato fuori dal comune! Una pantera l'ho già detto? E in effetti, dal suo aspetto fisico, ha molti tratti di somiglianza col felino predatore: i lunghi capelli neri, lisci come la seta; il suo incarnato molto scuro, quasi una donna di colore… e le sue forme? Un'estasi, per gli occhi e per le mani. Al tatto, la pelle di Rossella così morbida, rasentava la perfezione. Il suo odore? Sublime. Il suo sapore? Eccitante!
Non mi sarei mai separato da quel sapore così afrodisiaco e sensuale, mai! Le mani di Rossella, passavano sul mio corpo, e ad ogni passaggio i miei ormoni e la mia eccitazione crescevano, ogni volta come se fosse la prima.
Ne avrei di episodi da raccontare sulle scopate che ci siamo fatti. Ho parlato sin da subito di maestria, e lo ribadisco: Rossella era davvero una maestra del sesso. Più volte mi son domandato, durante quei lunghi mesi che ci siamo frequentati, se avesse fatto nella vita la scelta giusta, decidendo di lanciarsi nel mondo della ristorazione. Certamente avrebbe avuto una carriera più florida in altri ambiti professionali… talmente era forte questo mio pensiero, che in alcune occasioni non mi sono trattenuto dal chiederle: "Ma hai mai pensato ad una carriera nel porno?", detto però con il sorriso sulle labbra, ben sapendo che una come lei, dopo una delle sue performances mozzafiato, non se la sarebbe mai presa a male per una battuta così.
"Mi lusinga, Mario… ma no, non fa per me!" fu la sua risposta.

Ma come è cominciata, questa storia super hot? Il modo in cui conobbi Rossella fu uno dei più banali e convenzionali del mondo: il ristorante di cui lei è proprietaria ha l'uscita secondaria accanto al portone del mio appartamento, al civico 34 di via Malta, a Roma.
In più di un'occasione ci eravamo incrociati per caso nel posto giusto al momento giusto: io che rientravo sfatto e stanco dal lavoro, e lei che fumava la sua sigaretta slim alla menta, concedendosi qualche attimo di pausa dalla serata lavorativa. Nel suo ristorante, in realtà, non ci ero mai stato… non mi aveva mai solleticato l'idea di cenare fuori casa e, per farlo, di sedermi in un ristorante proprio sotto casa.
In realtà, poi, mai avrei immaginato che quel ristorante l'avrei frequentato parecchio, ma da tutt'altra prospettiva!
Un'occasione dopo l'altra portò me e Rossella a parlare e a conoscerci, ogni sera un pochino di più. Da sconosciuti a sempre più complici, la situazione mi eccitava parecchio… lei, oltre ad essere una donna affascinante e prosperosa, aveva quello sguardo magnetico capace di esprimere chiaramente il proprio pensiero… e il suo pensiero era che mi si sarebbe divorato vivo, se ne avesse avuta l'occasione. Quanto a me, invece, non ho un carattere così sfacciato; tendo a stare sulle mie, a parte il fatto di non avre mai avuto, prima di ora, donne come lei.

Una notte, una come tante altre, Rossella mi invitò a a cenare lì insieme a lei, nel suo ristorante ormai in chiusura. La mia giornata, ricordo bene, era stata piuttosto estenuante, e così decisi di accettare e lanciarmi in quella che non potevo immaginare sarebbe stata la storia di sesso più folle di tutta la mia vita! I miei quasi 50 anni mi hanno portato ad avere diverse storie, e tante donne, che mi hanno convinto che, in definitiva, restare scapoli fosse la scelta migliore.
Ma torniamo a noi. Quella sera, durante una bella cena a base di bistecche, innaffiata da una bottiglia di onesto Zinfandel californiano di Western Cellars del 2018, scambammo quattro chiacchiere, dalle quali si capiva che tante erano le cose che ci accomunavano, tra cui un appetito sessuale represso da troppo tempo.
Al termine della serata il personale salutò Rossella e, con in mano i grandi sacchi neri della spazzatura della serata, andò via, lasciandoci da soli.
"Aspetta qui, vado a chiudere il locale. Tu intanto accomodati lì sul divano, io ti raggiungo subito…" mi disse, lasciando la sala.
Feci come mi aveva chiesto, mi alzai dalla sedia e, dopo essermi sgranchito un po', andai al divano e mi accomodai, pensando tra me e me: «Chissà cosa succede adesso…?!». Non passò un minuto che ebbi la mia risposta. Sentii la musica di sottofondo cambiare, passando dal soft jazz ad una più languida e sensuale… da appassionato di cinema, riconobbi subito il blues satanico della scena di quel film, «Dal tramonto all'alba», quella scena in cui Salma Hayek era entrata nell'immaginario collettivo versando del tequila in bocca a Quentin Tarantino facendosela scorrere dal ginocchio al piede. Pochi secondi dopo, Rossella tornò nella sala; si era sfilata il vestito nero che aveva indosso, e ora procedeva verso di me ancheggiando sinuosa in reggiseno, mutandine e tacchi neri.
"Cosa ne pensi?" chiese, stando in piedi di fronte a me.
"Penso che sei dannatamente incredibile…", le risposi, "…e poi penso che dovrei chiederti che diavolo ci fai qui con me, invece che con qualcuno più giovane e attraente, ma ho paura di una tua eventuale risposta…".
"Non ti sottovalutare, Mario", disse. "L'aspetto e il cervello non sono tutto, sai? E poi mi vanto di avere un certo sesto senso per le persone, e questo mi dice che tu sei molto meglio di certi pretesi figaccioni…".
Detto questo ricominciò a ondeggiare tutta, muovendosi con la stessa sinuosità di una pantera che, a quel punto, mi ricordava anche fisicamente.

Mi ritrovai cliente unico di uno spogliarello improvvisato, a porte chiuse, tutto per me. E che spogliarello! Una lanciatissima Rossella, in piedi di fronte a me, senza più indumenti addosso ad eccezione di quelli intimi, mi ipnotizzava con quella sua danza tentatrice e sexy. Si passò una mano a ravvivare i capelli corvini, poi iniziò ad ondeggiare verso di me. Si voltò, dandomi la schiena e guardandomi da sopra la spalla scoperta.
"Come me la cavo come spogliarellista, Mario?" mi chiese. Non riuscii a fare altro che deglutire e boccheggiare.
I movimenti ipnotici dei fianchi di Rossella, a cosce leggermente divaricate, calamitavano i miei occhi su di loro, mentre lei, continuando a danzare sinuosa, portò le sue mani sui ganci del reggiseno che ancora lei indossava, sganciandolo, ma non lo sfilò, negandomi la visione delle sue tette ormai libere. Dopodiché Rossella mi si avvicinò e mi poggiò le mani sulle ginocchia, chinandosi verso di me, soffiandomi un bacio sul volto prima di ritrarsi con un sorriso che sapeva di maiala di gran classe. Continuò a ballare e ondeggiare il corpo, abbassandosi sulle ginocchia e passando le mani lungo le sue cosce, giungendo ai ginocchi e poi ripetendo il percorso al contrario, ma stavolta risalendo su per l'addome e raggiungendo i suoi seni, che strinse nella morsa delle sue mani, sollevandoli in modo provocante come se volesse offrirmeli. Si risollevò da terra, si avvicinò a me, quindi sollevò una gamba e poggiò il piede guarnito dalla scarpa col tacco sul divano, accanto ala mia coscia, senza mai smettere di ancheggiare.

Dire che quella esibizione mi stava scioccando può forse sembrare esagerato… ma in quel momento, devo dire, ancora non conoscevo Rossella come la bomba sexy che successivamente si rivelò essere.
A quel punto feci ciò che qualunque 50enne ancora aitante, in quei casi, avrebbe fatto: osare! Sollevai la schiena dal divano in cui ero sprofondato e le afferrai un polpaccio, strappandole un piccolo gemito, quindi iniziai ad accarezzare la sua coscia partendo dal basso per poi risalire, mentre quella splendida 30enne continuava a muoversi in modo provocante per farmi eccitare al massimo, in quella che stava diventando una danza troppo erotica da sopportare.
Quella canzone nel frattempo era terminata, e un'altra stava suonando, sempre su quei toni, ma io quasi non ci feci caso.

"Okay, è ora di fare sul serio", mi disse a un tratto, sorridendo. "Dopo tutto, il sesso dev'essere divertente, ma anche faticoso… se è fatto bene!". E a giudicare dal suo fantastico stato di forma, lei era una che il sesso lo faceva benissimo.
Sempre vicina a me, tolse il piede dal divano, quindi mi divaricò le gambe e fece un passo avanti fino a ché le sue ginocchia non toccarono l'interno delle mie cosce. Si chinò in avanti, con le tette che spingevano contro il mio petto, e mi infilò la lingua in bocca.
Le misi le mani sui fianchi, ma lei mi afferrò i polsi e mi spostò le braccia.
"Non ancora", disse, allontanandomi. "Avrai la tua occasione più tardi. Per ora siediti e rilassati".
Non feci obiezioni, portai le braccia sui fianchi e le lasciai lì. Rossella mi tolse la camicia e mi baciò sul collo, poi scese verso il petto, baciandomi i pettorali e leccandom i capezzoli. Da lì scese fino al mio ombelico, lasciando una traccia di baci mentre scendeva.
Emisi un piccolo gemito quando mi afferrò l'uccello attraverso i jeans e me lo strizzò. Ridendo sottovoce, probabilmente godendo del controllo che aveva su di me, spostò la testa più in basso fino a portarla all'altezza del mio inguine. Guardandomi fisso, mantenendo il contatto visivo per tutto il tempo, passò la lingua su tutta la lunghezza del mio arnese eccitato, che era ancora intrappolato dietro i pantaloni ma premeva insistentemente contro la stoffa. Poi inclinò la testa, prese il mio rigonfiamento tra i denti come una cagna con un osso… e me lo morse, abbastanza forte da farmi contorcere.
La guardai con aria sorpresa, scuotendo la testa incredulo per il suo gesto.
"Sei una sadica… lo sai vero?".
"Certo che lo so…" disse, sfoggiando un sorriso diabolico, "…e sono certa che questa cosa non ti dispiace poi tanto".
"Hai intenzione di stuzzicarmi così ancora per molto?" le chiesi con aria fintamente scocciata… ma lei sapeva che mi stavo godendo quel gioco tanto quanto lei. E infatti, se pareva quasi intenzionata a tirarmi fuori la virilità dai calzoni, decise invece di provocarmi ancora un po'. Ero curioso di vedere fino a che punto.

Salì sul divano e si mise a cavalcioni dei miei fianchi. Scostando i capelli da un lato, poggiò le mani sul mio petto nudo e cominciò a strusciarsi sul mio cazzo intrappolato, muovendosi lentamente avanti e indietro su di esso, come se andasse al trotto di un cavallo vero. Anche se entrambe le nostre metà inferiori erano ancora coperte, non passò molto tempo prima che avvertissi sul pube una chiara sensazione di bagnato, proveniente dalle sue mutandine.
A quel punto Rossella sfilo via il reggiseno e lo lasciò cadere a terra di fianco a sè, liberando i suoi stupendi seni. Allungai le mani cercando di afferrarli, ma lei le intercettò prima che arrivassero a destinazione.
"Oh, andiamo!", mi lamentai. "Non è giusto".
"Nessuno ha mai detto che la vita è giusta…" mi rispose, con gli occhi che le brillavano di perverso godimento. "Ma se vuoi così tanto le mie tette, alla fine, chi sono io per negartele?".
Tenendo ancora le mie mani nelle sue, si chinò in avanti, bloccando i miei polsi contro lo schienale del divano, e mi piazzò le tette in faccia. Colsi al volo l'occasione e mi misi subito al lavoro, attaccandomi al suo seno e succhiandole un capezzolo.
"Mmmm… bravo ragazzo!" mi disse. "Fallo diventare bello duro…".
Mi lavorai quel capezzolo con tutta l'esperienza che avevo, sfiorandolo con la lingua, succhiandolo, persino mordicchiandolo leggermente, alternando continuamente le cose per evitare che si abituasse alle mie stimolazioni. Non ci volle molto perché il suo capezzolo diventasse duro come una gomma da cancellare.
Mi spostai leggermente, prendendole l'altro seno e attaccandomi immediatamente al capezzolo con la bocca, riservandogli lo stesso trattamento, mentre Rossella continuava a strusciarsi sul mio pube. Quando anch'esso si fu indurito, lei me lo estrasse letteralmente dalla bocca, prima di chinarsi in avanti e infilarmi la lingua in gola. Limonammo per diversi minuti, dopodichè lei si interruppe e scivolò di nuovo giù lungo il suo corpo, finendo accucciata tra le mie gambe.

Si mise in ginocchio sul tappeto, con la testa proprio sopra il mio rigonfiamento pulsante di desiderio. Mi slacciò il bottone alla cintola dei pantaloni e quindi quelli della patta, uno dopo l'altro, scoprendomi i boxer. Il mio cazzo era duro come una roccia dietro la stoffa, e premeva disperato per uscire!
"Siamo un tantino eccitati, eh?!" disse, alzando lo sguardo su di me.
"Ah, guarda, sono sorpreso che non abbia fatto un buco nel tessuto…", risposi.
"Dagli ancora un po' di tempo e forse lo farà".
"Se gli do ancora un po' di tempo, esploderà prima ancora di uscire".
"Oh, davvero?!", disse con un tono provocatorio nella voce. "Comunque credo che ti farò penare ancora un po'. Mi sto divertendo troppo…".
Prima che potessi rispondere qualunque cosa, Rossella mi afferrò l'uccello, ancora dentro gli slip, e me lo strizzò con decisione. Il respiro mi si bloccò in gola e strabuzzai gli occhi, per la sorpresa e per il dolore Lei sorrise, quindi mi abbassò i pantaloni giù alle caviglie, lasciandomi però le mutande addosso. Si sollevò di nuovo a leccarmi l'addome, fece scorrere le mani sul mio corpo e prese a giocare coi miei capezzoli. Mentre risaliva verso il mio petto mi leccava e mi baciava il torace, con le tette che premevano contro il mio arnese. M sfiorò il capezzolo con la lingua, lo succhiò per un attimo e gli diede anche un piccolo morso, facendomi sussultare bruscamente. Poi tornò a scendere di nuovo, lentamente, giù per il mio corpo fino alle ginocchia, afferrandomi ancora una volta il cazzo attraverso i boxer. Ci giocò, leccandolo attraverso la stoffa, strofinandolo tra le dita… feci un sospiro profondo, aggrappandosi a malapena alla sua compostezza. Stavo lottando come un leone contro la mia eccitazione… mi piaceva come Rossella stava giocando con me, con la mia mazza rigida, ma sapevo che non avrei retto molto a lungo all'istinto di prendere il controllo. E io non lo volevo. Non ancora, almeno.

Mentre pensavo questo, finalmente la sentii sfilarmi le mutande, liberando il mio cazzo e facendomi letteralmente sospirare di sollievo. Non c'era da sorprendersi: era duro come una roccia e puntava dritto al soffitto.
"Ooohh… così va meglio, Mario?" mi chiese con un tono di finta sincerità. Non le risposi, fissandola invece negli occhi.
Mi afferrò la base della mazza con una mano, mentre con l'altra mi palpava le palle. Tenendomelo in quel modo, tirò fuori la lingua e si mise a leccare la parte inferiore del cazzo un paio di volte, prima di prendermi in bocca la cappella e succhiarla con brevi e rapide suzioni, tenendomi tesa la pelle dell'asta per aumentare l'intensità della stimolazione… non avevo dubbi che sapesse il fatto suo, la porca! Cominciai ad ansimare; lei se ne accorse, rilasciò la presa della sua mano sul mio arnese e abbassò ulteriormente la testa, prendendone in bocca circa la metà e tenendola lì per diversi secondi prima di sollevarla di nuovo. Il mio cazzo era lucido della sua saliva mentre con la mano ne afferrava di nuovo la base, questa volta masturbandomi.
Abbassò nuovamente la testa e passò la lingua sul mio scroto un paio di volte, prima di prendere in bocca una delle mie palle. Sempre masturbandomi, la succhiò facendola adagiare nella sua bocca, poi chiuse le labbra intorno ad essa e tirò la testa all'indietro, allungandomi la sacca in maniera impressionante. Quindi passò all'altro testicolo e gli riservò lo stesso trattamento, prima di prenderli entrambi in bocca e giocarci con la lingua, facendoli sobbalzare.
"Cazzo, che bello…", mi lasciai andare. La guardai… lei mi stava fissando negli occhi mentre mi lavorava le palle, e questo mi provocò un sussulto di eccitazione Ho incrociato il suo sguardo e ho sorriso come meglio potevo, con le palle nella sua bocca.
Dopo un po' Rossella rilasciò la presa sulle palle e tornò a lavorarmi il cazzo: lo premette contro il mio addome, quindi fece scorrere la lingua lungo tutta la sua lunghezza, partendo dalla base e finendo sulla punta. Mantenendo il contatto visivo col mio sguardo, tirò il mio cazzo verso di sé, sbattendo l'asta e la cappella sulla sua guancia un paio di volte, prima di farselo scivolare di nuovo in bocca e affondare la testa sul mio pube, prendendomelo completamente nella bocca e coccolandoselo per qualche secondo nella gola, prima di sollevare di nuovo la testa.
"Accidenti se sei brava…!" le dissi.
"Certo che lo sono…" rispose, "…visto quanta pratica ho fatto nel succhiare il cazzo. Non quanto te, però…".
"Ha, ha, ha… molto simpatica…" la canzonai, cercando di far finta di non essere divertito dalla sua battuta.
"Dai, che sono divertente…", disse mentre ora sbatteva il mio cazzo contro le sue tette, alternando dall'una all'altra.
"Sì, una vera comica", dissi. "Ora però fai un uso migliore della tua bocca e prendimelo di nuovo in…", non finii la frase che mi arrivò un forte schiaffo sull'interno coscia.
"Ehi, occhio al linguaggio!", disse. Feci un salto sul divano e grugnii per lo shock, ma stavo sorridendo. Avevo reagito proprio come si aspettava.
"Solo per questo ti farò penare ancora!", disse cn un ghigno.
Emisi un gemito di finta costernazione, ma non protestai. Faceva tutto parte del gioco, in fondo.

Rossella raccolse un po' della saliva rimasta dalla sua suzione di poco prima, poi inclinò il mento verso il suo petto e lasciò colare la saliva dalla bocca nel solco tra le sue tette. Poi raccolsi altra saliva e la colò sul mio tarello duro, usando le dita per cospargerla. Infine si infilò il mio cazzo tra le tette, dopodichè mise le mani sull'esterno delle stesse e premette, stringendo forte attorno al mio arnese per tenerlo in posizione. Con un rapido movimento del collo si gettò i capelli all'indietro, poi iniziò a rimbalzare su e giù, scopandomi con le sue tettone.
Gemetti e crollai all'indietro, sullo schienale del divano, ruotando per un attimo gli occhi verso il soffitto prima di tornare a guardare quella sacerdotessa del sesso in azione. Non so come accidenti facesse a saperlo, magari mi aveva davvero letto nel pensiero, ma una spagnola è uno dei modi infallibili per portarlm rapidamente all'orgasmo. Ed era proprio quello che mi stava facendo. Non volevo venire, non ancora, ma lei ci godeva a torturarmi… ero ppraticamente al limite, stavo usando tutta la forza che avevo per impedirmi di sborrare.
Lei, però, strinse ancora di più le tette attormo alla mia mazza virile e si mise a sobbalzare su di essa con maggiore veemenza, inclinando la testa verso il basso e tirando fuori la lingua in modo da carezzare la cappella con essa quando questa sporgeva fuori dalle sue tette.
Mi morsi il labbro inferiore e mi sistemai un po' più in alto sulla seduta del divano. Il mio linguaggio del corpo le faceva capire che ero ormai vicinissimo all'orgasmo… e se le cose non fossero cambiate, sarei venuto in pochi secondi. E lei lo sapeva bene quanto me. Il ché la metteva in totale controllo.

Mi tirai rapidamente indietro, imprecando sottovoce mentre tiravo fuori il mio arnese sovraeccitato dalla trappola di piacere delle sue tette prima che esplodesse. Ma Rossella, evidentemente, non aveva intenzione di lasciarmi andare così.
Prima che avessi la possibilità di riprendermi completamente, lei mi afferrò il cazzo e se lo fece scivolare in bocca. Fece scorrere le mani sul mio addome, qundi premette con tutta la forza su di esso per immobilizzarmi contro il divano, mentre intanto mi succhiava l'anima attraverso il cazzo, muovendosi rapida su e giù e affondando completamente su di esso ad ogni spinta. La saliva le colava dalla bocca, sul mento e sui seni. Staccò solo per un attimo la testa dal mio cazzo, per riprendere fiato… mi guardò con un sorrisetto stampato in faccia, come se la sua fosse una sfida per riportarmi al punto-limite in cui mi trovavo pochi istanti prima; poi mi fece un occhiolino e avvolse di nuovo le labbra intorno al suo cazzo.
Non capivo più nulla… sentivo solo quella bocca avvinghiata come una calda morsa attorno al mio sesso, Certo, mi aveva già spompinato per bene quella sera, ma quello poteva definirsi un «preliminare»; questo invece era diverso… quella femmina golosa e vogliosa, accucciata lì tra le mie gambe col mio arnese in bocca, pareva una belva affamata! Pareva davvero godere a leccare, succhiare, ingoiare… come se farmi venire fosse il suo regalo di compleanno, il suo 6 al Superenalotto, la sua ambizione di tutta la vita.
Avrei voluto che quel pompino durasse per sempre. Cercai di fare di tutto per non venire, sia perchè progettavo di scoparmela, sia anche perché, a 50 anni suonati, i tempi di recupero non sono più così rapidi come quelli dei maschi più giovani. Ma ad un pompino come quello, di un'intensità ed una maestria senza paragoni, era impossibile per me resistere.
Una volta che lo ebbe preso tutto in bocca me lo tenne lì, ben piantato nella sua gola e col naso che le affondava nel mio pelo pubico. Sempre tenendosi in quella posizione, tirò fuori la lingua e la estese fino a raggiungermi lo scroto, poi cominciò a leccarmelo con gusto. Fu il colpo di grazia per me! Ebbi un sussulto, ma lei rimase appiccicata al mio cazzo come incollata. A quel punto le misi le mani tra i capelli e, grugnendo come un animale selvaggio, sussultai ancora, esplodendo nella sua gola e irrorandole l'esofago col mio sperma. Il mio orgasmo pareva non finire più, non so nemmeno quanto seme le ho riversato nello stomaco! Rossella però non ha perso neanche per un attimo la sua presa a tenuta stagna sul mio cazzo, gustandolo a fondo per infiniti secondi prima che finalmente le mie palle si rilassassero e la sua bocca si staccasse finalmente da me!
La mia mazza era bianca per la mancanza di circolazione, e brillava alla luce per il mix di sperma e di saliva che la ricopriva tutta.

Feci un paio di respiri profondi, poi la osservai con uno sguardo spento, stupefatto.
"Qual è il problema?" chiese, fingendo innocenza. "Non ti piace quando ti faccio una gola profonda? O forse non ti piace venirmi in gola?".
"Non è che non mi piaccia", risposi. "Al contrario, è che mi piace troppo".
"Quindi non volevi sborrarmi in bocca mentre ti succhiavo il cazzo?". Si alzò in piedi e si arrampicò sopra di me, con le ginocchia ripiegate ai lati dei miei fianchi, a cavallo del mi grembo. "Magari avresti preferito venirmi da qualche altra parte… eh, porcellone?" disse, afferrandomi per le spalle e spingendomi giù sul divano. Mi afferrò il cazzo, ormai non più turgido, e lo sbattè contro il suo pube, ma senza infilarlo ancora nella sua figa. "Siediti lì, allora, e lascia che io faccia le mie cose".
"Oh no, non ancora…!", dissi, con un mezzo sorrisetto sul viso, bloccandola lì. "Ora tocca a me farti penare!" aggiunsi. E mentre con una mano la tenevo immobile per quanto possibile, con l'altra mi liberai del tutto dei miei pantaloni, poi afferrai le sue mutandine e gliele strappai via.
Con un sorriso che sapeva di rivincita, portai la mano sotto l'arco delle sue gambe, che mi sovrastava all'altezza dell'inguine, e infilai due dita nella sua figa bagnata. Le sue gambe tremarono improvvisamente, minacciando di cedere, ma io la ressi lì in equilibrio sopra di me fino a quando la sensazione le passò. Ma la mia vendetta di piacere nei suoi confronti, era appena cominciata.

Una delle donne con cui sono stato era un'amante dei ditalini, ed in più occasioni mi aveva detto che non capiva come mai tale attività che non venisse maggiormente praticata dagli uomini. Dopo tutto, mi diceva, si tratta di un modo sicuro per far eccitare una ragazza senza il pericolo dell'eiaculazione precoce: gli uomini possono scopare letteralmente le loro donne con le dita anche per ore, regalando loro orgasmi multipli, senza doversi preoccupare di sborrare troppo presto. Questo non solo toglie all'uomo ogni pressione, ma garantisce anche che la donna sia completamente soddisfatta prima di infilare il cazzo dentro di lei. Il ché vuol dire che lui non deve preoccuparsi di durare abbastanza per farla godere, visto che lei sarà già venuta al momento in cui comincia il vero raporto sessuale.
Oh beh, forse la maggior parte degli uomini non lo capiva, ma io sì. E lei ci ha tenuto particolarmente a farmi diventare un esperto del ditalino. E in quel momento la cosa mi tornava assolutamente utile.

Iniziai lentamente, muovendo la mano avanti e indietro sul suo pube con movimenti lunghi e pazienti… le mie dita le scavavano in profondità, poi si ritiravano fino a quasi uscire dalla sua figa, prima di scivolare di nuovo dentro. Cominciai gradualmente ad accelerare, muovendo la mano avanti e indietro più rapidamente, pur mantenendo un ritmo costante. I gemiti di Rossella aumentavano d'intensità man mano che aumentavo la velocità della mia stimolazione.
Mi sollevai dallo schienale del divano e mi spinsi contro di lei finché il suo petto non premette contro il mio; in questo modo potevo stimolarle i seni inturgiditi dal piacere senza usare le mani, e poi in quella posizione potevo stare più comodo mentre la stimolavo. Inoltre avevo anche maggior campo per modificare, seppure di poco, l'angolo di penetrazione.
Lei emise un piccolo guaito di sorpresa, poi spinse i fianchi in avanti per fare più leva sulla mia mano, inarcandosi in avanti contro di essa mentre me la lavoravo con le dita, sempre più a fondo. La sentivo ansimare, dalla mia gola uscivano suoni disarticolati di piacere mentre le martellavo la passerina. Le mie dita le scovolavano le pareti interne della figa, bollenti e grondanti umori, mentre esercitavano pressione contro le pareti laterali della sua vagina. A quel punto infilai un terzo dito nella sua figa. La pressione, dentro di lei, era notevole. Quindi arricciai le punte delle dita e mi misi al lavoro sul suo punto G…
Rossella venne quasi all'istante, con un urlo disperato che le uscì dalla gola e il suo corpo che si agitava e tremava come una palma nella bufera, mentre la sua figa inondava la mia mano di fluidi. Ma non l'ho mollata neanche un po'; anzi! Il mio orgoglio era alimentato dal suo orgasmo.

Nonostante fosse appena venuta, non rallentai la mia azione di affondo e rilascio sulla sua figa, ora più bagnata che mai.
Sentivo che riuscivo a malapena a respirare. Cercò anche di allontanarsi da me, ma io le circondai i fianchi con un braccio e la trattenni con forza contro il mio corpo, continuando a sbattere le dita dentro di lei.
"Non… ce la faccio più…", disse, riuscendo a a far uscire quelle parole tra gli ansimi.
"Sì che ci riesci", le risposi. "Sei una bimba grande".
"No… oooohh… non posso…", disse, cercando ancora una volta di staccarsi da me senza successo, "…voglio… aaaahh… voglio il tuo cazzo dentro di me… ti prego… dammi il tuo cazzo…".
"Non ancora", dissi. "Prima devi godere".
"Ho goduto…", disse lei, guardandomi con occhi imploranti. "Ho già goduto…ooohh".
"Oh, no", replicai. "Non hai goduto finché non lo dirò io. Ora zitta e buona… perché sappi che più ti lamenti e più andrò avanti".
Emise un gemito tremolante, ma non disse altro.
A quel punto, la mia strategia era quella di farle avere più orgasmi possibile, e allo stesso tempo di tirarla a lungo per recuperare turgidità nel mio membro. Chiusi gli occhi e continuai a masturbarla con movimenti alternati e rotatori, variando sempre la mia tecnica per tenerla sempre sul filo dell'orgasmo. Per qualche minuto andai avanti così… poi infilai un quarto dito dentro di lei.
"Cazzooooh…", ringhiò Rossella a denti stretti, mentre le mie dita le riempivano sempre più la figa, esercitavano una pressione ormai costante sulle sue pareti interne. Le sue mani si arpionarono alle mie spalle e sentii le sue unghie penetrarmi nella carne. Resistendo al dolore, le coprii la bocca con la mano per impedire che le sue urla di piacere si sentissero fino al quinto piano degli edifici di via Malta, mentre continuavo a sbattermela con la mano, che ora stava praticamente scomparendo dentro di lei. Aprì la bocca per urlare, ma glielo impedii. Mi guardò, implorandomi con gli occhi di fermarmi, di darle la possibilità di riprendere il controllo di sé… ma io mi stavo godendo troppo la mia vendetta.

Ci vollero pochi minuti ancora perché Rossella venisse di nuovo, ma più forte di quanto avesse fatto prima. Sentii il suo corpo tremare in modo incontrollato per lunghi, interminabili secondi, la sua vagina contrarsi attorno alle mie dita come a volerle stritolare, e vidi lacrime uscire dai suoi occhi. Avvertivo il suo calore ed i suoi muscoli contratti dal piacere mentre si lasciava andare in un orgasmo senza paragoni; la sua figa spruzzava umori ovunque, inzuppandomi la mano e il braccio. Il suo generoso petto si sollevava e si abbassava, alla disperata ricerca di aria.
Sorrisi mentre la liberavo dal mio abbraccio lasciavo scivolare le dita fuori dalla sua figa. Non appena si sentì libera di muoversi, lei smontò in fretta da sopra di me, abbandonandosi per un attimo sul divano, seduta di fianco a me.
"Ecco", le dissi. "Adesso hai goduto".
"Cazzo…!", mi rispose lei, riuscendo a malapena a parlare. "Credo che tu mi abbia rotto il giocattolo, là sotto…".
"Rotto?" le risposi. "Ma se sei la ragazza più tosta che io conosca. Di sicuro sei più forte di me… io non sarei mai riuscito a sopportare quello che hai sopportato tu".
"Perché, tu hai mai provato a prendere quattro dita dentro di te prima d'ora?", disse, mostrandomi un sorrisetto malizioso.
"Oh cavolo, no".
"Allora come fai a sapere che non ce la faresti? Penso che dovremmo fare una prova…" e detto questo fece un movimento verso di me, come se volesse provare a infilarmi un dito nel culo.
"Non ci pensare nemmeno…!", dissi, alzandomi di scatto dal divano e allontanandomi.
Rossella rise. Era bello, per lei, riprendere il controllo.
"Eddài", disse, non volendo lasciar perdere. Si alzò anche lei dal divano e si mise a seguirmi. "Ad alcuni ragazzi piacciono queste cose".
"Io non sono «alcuni ragazzi»", replicai.
"Come fai a saperlo se non lo provi?" chiese, avvicinandosi di nuovo a me.
"Oh, lo so e basta" dissi, balzando dietro un tavolo per allontanarmi da lei, con il cazzo che mi ballonzolava qua e là mentre mi muovevo.
"Bene", disse. "Allora smetterò di cercare di infilarti le dita nel culo se tu smetterai di scappare".
"Promesso?", chiesi.
"Sì, promesso", rispose lei. "Ora vieni qui, che ho davvero voglia di sentire il tuo cazzo dentro di me…".
"Uh… okay", dissi, fermandomi e lasciando che mi raggiungesse. A quel punto, i miei ormoni si erano ricaricati a dovere, per fortuna.

Rossella, felice di aver ripreso la situazione in mano, mi afferrò e mi spinse con forza sul tavolo, dove finii disteso col suo corpo che sovrastava il mio. La splendida 30enne sollevai il mio corpo fino ad appoggiare la punta del cazzo sull'apertura della sua figa, ancora fradicia e dilatata per il servizietto di poco prima. Me lo manipolò per un po', strofinandosi la cappella sulle labbra della figa; quindi si abbandonò, lasciando finalmente il suo corpo posarsi completamente sul mio. Sentii la sua figa inghiottirmi il membro, mentre affondava tra le sue pareti scivolose.
Rossella non si preoccupò affatto di fare le cose con calma: dato che ero già venuto una volta, sapeva che non c'era pericolo che io non resistessi ancora a lungo. Mise le mani sul mio petto per bilanciarsi e cominciò a sobbalzare su di me con sconsiderato abbandono, impalandosi sul mio arnese e sbattendo il suo corpo sul mio senza alcun riguardo. Mi cavalcò in modo sussultorio, perccorrendo il mio sesso col suo dalla punta fino alla base, affondando il suo culo contro il mio inguine con vigore, tanto che le mie palle, per il contraccolpo, sbattevano contro le sue natiche come quelle «palle pazze» con le quali giocavo quando ero bambino.
La sala si andava riempiendo dei suoni del nostro accoppiamento… suoni umidi dello scorrrere della sua vagina sul mio membro, suoni secchi come schiaffi quando i nostri corpi si univano… per non parlare dei grugniti e gemiti e respiri affannosi che uscivano dalle nostre bocche ogni volta che non erano incollate insieme.
A un certo punto Rossella si portò le braccia dietro la schiena e appoggiò i palmi delle mani sulle mie cosce, inarcando la schiena all'indietro e la testa verso il soffitto, esponendomi l'incavo del collo e offrendomi le sue tette. Ne approfittai, afferrandole con le mani da sotto sollevandogliele, con ciò spingendomi ancora più indietro e incurvando la schiena, cambiando l'angolo di penetrazione. Lei sì abbattè sul mio pube ancora un po' di volte, prima di gettarsi in avanti e travolgere il mio petto e addome con il suo. Tolsi le mani dalle sue tette, ormai schiacciate sul mio petto, e la avvolsi in un morbido abbraccio intorno ai suoi fianchi. Lei, tenendo il mio cazzo dentro di sé, cominciò a muovere i fianchi avanti e indietro, strusciandosi sopra il mio grembo, con i nostri visi a pochi centimetri di distanza.

Andammo avanti così non so per quanto, fino a quando non fu evidente che non potevo resistere ancora a lungo. Ma probabilmente lei non voleva ancora che venissi, così rallentò la sua cavalcata, muovendosi delicatamente contro di me. Ma ero ormai troppo avanti: invece di rallentare le cose, mi sentivo pronto a concluderle in bellezza. Mi inarcai, sollevando il suo corpo insieme al mio, e cominciai a pistonarla dal basso, affondando ritmicamente dentro di lei. Proprio come lei prima, non mi preoccupai di fare le cose con calma, dando tutto me stesso con colpi decisi e rapidi. Grugnendo, senza parlare, martellai la sua figa beandomi dei suoi gemiti ridotti ad un unico, lungo, costante verso di piacere. Ormai la mia attenzione era concentrata unicamente sull'espulsione del mio seme.
Lei inarcò la schiena per un nuovo orgasmo che la corse, ed io colsi l'occasione per spostare le mani dai suoi fianchi alle sue tette, afferrandole mentre continuavo a scoparla dal basso e aggrappandomi ad esse con forza. Una delle mie mani scivolò fino al suo collo, avvolgendole la gola e stringendo un po', ma non tanto da toglierle il respiro, solo quanto bastava per fargliela sentire. Le cose violente non mi sono mai piaciute, per cui mi soffermai lì con la mano solo per qualche secondo, prima di tornare alle sue tette, la cui consistenza era molto più piacevole.
Gemendo e ansimando, Rossella mi prese per le spalle da sotto le braccia e mi sollevo in posizione seduta, quindi estese le gambe e le avvolse attorno ai miei fianchi, ancorandosi contro di me. Le sue braccia si fecero strada l'una dietro la mia schiena, l'altra attorno al mio collo. Si spinse all'indietro, facendomi piegare ancora di più verso di lei, con la mia faccia che finì in mezzo alle sue tette. Lei mi strinse ancora più forte a sé, togliendomi la possibilità di respirare, e con le mani spinse sulle mie gambe, spingendosi ancora più in profondità contro il mio bacino, praticamente costringendomi a rimanerle appiccicato, completamente bloccato contro e dentro di lei. Era ormai vicina ad un nuovo orgasmo, le mancavano ormai pochi secondi, così come a me… e probabilmente la sua intenzione era quella di venire insieme, allo stesso momento! Non si trattava più di controllo, a quel punto, ma solo di godere… una corsa forsennata verso il traguardo, una gara che era quasi finita, e che Rossella voleva che finisse insieme alla mia.

Come poi effettivamente avvenne, iniziai a sborrare proprio nello stesso momento in cui lei sparava i suoi umori contro di me, innaffiandomi il pube. L'orgasmo simultaneo, quello di cui si parla spesso ma che raramente si raggiunge, fu una cosa assolutamente stupenda, coi nostri corpi che raggiungevano l'apice all'unisono mentre ci fissavamo negli occhi. Entrambi ci nutrivamo l'uno del piacere dell'altra per prolungare la sensazione per qualche istante in più.
Dopo che fu tutto finito, rimanemmo con i nostri corpi uniti, io dentro di lei, senza muoverci, assaporando la sensazione reciproca mentre lentamente scendevamo dalla nuvoletta dell'orgasmo. Dopo aver ripreso fiato, si chinò verso di me e mi diede un bacio, poi estrasse il mio cazzo dal suo sesso divino.
Cadde accanto a me sul tavolo, che per qualche miracolo aveva resistito a quella scopata a dir poco selvaggia. Ammirai il mio cazzo che praticamente brillava alla luce dei faretti alogeni che illuminavano l'ambiente; si andava affievolendo, ormai soddisfatto.
"Allora, che ne pensi?" mi chiese, girandosi a guardarmi. "Una doccia e un'altra bottiglia di vino, e poi possiamo iniziare il secondo round?".
"Mi sembra un buon piano…", risposi, "…sempre che questo vecchietto riesca a reggere i tuoi ritmi indiavolati". Lei rise.
Rossella si alzò, mi tese la mano e mi aiutò a scendere dal tavolo. Tenendoci per mano, ci dirigemmo verso il bagno per darci una ripulita… e ne approfittammo per limonare ancora un po'.

Sì, Rossella è stata senza dubbio la donna più focosa, più appassionata, più erotica con cui mi sia mai capitato di avere una relazione!
Peccato che non sia durata molto, però: soltanto 8 mesi dopo, impegni di lavoro mi hanno costretto a lasciare Roma per trasferirmi nel Nord Italia. Abbiamo continuato a sentirci per un po', poi la lontananza ha purtroppo avuto i suoi effetti deleteri: i nostri contatti sono diventati sempre più sporadici, fino a interrompersi. Ancora oggi, tuttavia, ogni tanto mi capita di domandarmi dove sia, cosa faccia, se stia facendo godere da impazzire qualcun altro col suo corpo e la sua incredibile passione… e ovviamente sono invidioso, tremendamente invidioso di lui!
scritto il
2024-08-10
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