Vita da cani

di
genere
dominazione

Aveva un cane, un dalmata, che gli è morto e ne sente la mancanza. Ne so qualcosa di cani perché anch'io ne ho avuto uno, un pastore tedesco. Arrivo a casa sua una sera e mi dice: “Ti voglio cane”. Ne parliamo e facciamo delle prove. Mi vuole cane e per una giornata intera dovrò comportarmi in tutto e per tutto da cane, senza diritto di parola. Proviamo l'abbaio, il mugolio, il ringhio, l'ululato. L'uso del muso e della lingua. I saltelli e il gironzolare a zonzo per la casa, annusando qua e là. Lo stare a cuccia. La maniera di nutrirmi e di pisciare o defecare. Lo stile della passeggiata. Tutto mi veniva abbastanza facile tranne scodinzolare il culo. Ma ho imparato e sono pronto. Ho il collare, un codino piantato dentro, per grazia due ginocchiere. Il padrone mi disegna anche qualche macchia nera. Andiamo a nanna. Uso la cuccia del suo dalmata nel sottoscala e sto bravo e buono per tutta la notte. È mattina. Odo un fischio. Mi stiro e a quattro zampe vado in camera. Il padrone è seduto sul letto sta per alzarsi. Sprofondo il muso ai suoi piedi e mi struscio fra gli stinchi. “Buono, buono, fai il bravo” dice cordiale palpandomi il ventre. Agito culetto. Lancia una ciabatta. Corro e riporto. “bravo”. Si alza e lo seguo in bagno. Esce l'uccello e piscia. Mi fa entrare in doccia, alzo una zampa e piscio. “Bravo”. “Buf, buf”. Lo seguo in cucina. Quanti odori. Il padrone sorseggia il caffè, io sto sotto il tavolo a cuccia. Mi allunga un piede ancora scalzo. Lo lecco. Si alza e apre la porta: c'è il giornale sullo zerbino. Lo afferro e glielo porto in cucina. “Anche oggi lo hai sbavato un po' “. Mi da una sberla. La meritavo. Legge. “Bau, bauuuuuu, buf”. Mi faccio sentire, sarebbe ora di pappa. Si alza riempie la ciotola di croccantini e me la allunga. Torna a sedere e io slappo. Mi osserva e annuisce. La pulisco a tutta lingua su e giù col muso. La toglie e la riempie di acqua. Bevo da cane. Mi accuccio. “Wrooof, wroof”. Il padrone si veste ed esce di casa. Resto solo. Chissà quando torna. Passa un bel po' di tempo. Sento il suo passo lungo le scale, mi apposto dietro la porta. Apre, entra, gli faccio festa. Scodinzolo. Zampetto per casa. E così avanti per tutta la giornata. Non è stato facile ma nemmeno troppo complicato. Vita da cani. Esercitazione finita. “Ti è piaciuto schiavo?”. “Sì padrone”. “Vestiti e vai”. Solita pedata nel culo e mi ritrovo in mezzo alla strada. Non abbiamo fatto sesso e sono tutto in calore. Più tardi mi chiama a casa, mi fa segare. Schizzo. “Leccala tutta porcellina e ringrazia”. Slappo il pavimento. “Grazie padrone”. “Sei lurida e fai schifo”. “Sì padrone”. “Notte cagna”. “Notte padrone”.
scritto il
2024-09-12
1 . 3 K
visite
9
voti
valutazione
3.8
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.