Dai pidi in su atto XVII

di
genere
dominazione

Scrivo questa pagina con le mutande sulla testa a mo' di copricapo. Il padrone mi ha messo in castigo. Ho i calzini infilati sulle braccia. La canottiera nel culo che penzola fuori come una coda assurda. In bocca stringo dieci matite. Ho due pesi da chilo alle palle e anche se sto fermo mi tormentano. Ho le gambe legate alla poltrona davanti al PC con l'ordine di stilare il mio pentimento. “Sono pentito e chiedo umilmente scusa al mio supremo PM (=Padrone e Maestro) per essermi rifiutato di annusare la mia merda. Era una cosa nuova. Mi sono sentito frastornato. E soprattutto sono un vero imbranato. Me la sono trovata tra capo e collo del tutto alla sprovvista. Giuro che da ora in poi la annuserò senza discutere, ci imprimerò il naso e se il padrone ne prova voglia e diletto proverò a masticarla e a mandarla giù. È più che giusto che io sia messo alla prova con i miei escrementi solidi. La merda che ho cagato serve solo a rendermi ridicolo e sempre più schifoso”. Ammansito da questa mia dichiarazione (quasi spontanea) il padrone mi ha slegato e ha posto sul pavimento un piatto con dentro i miei stronzi. Ai lati c'era anche il tovagliolo con le posate. Ho tentennato a lungo. Ci giravo intorno. La prendevo alla larga. Ma li ho annusati. Che fetore! Poi mi sono fatto coraggio e mi sono detto o la va o la spacca. Ho spalancato la bocca e li ho masticati trangugiandoli tutti. Che Schifo! Ho trascorso tutta la notte chiuso in bagno a digerire ed esalare quel pasto. Al mattino il padrone mi ha fatto tracannare la sua pisciata e mi ha detto: ti ho nutrito e dissetato: ringraziami. E io di rimando: La ringrazio supremo. Le sono profondamente grato che mi ha fatto scendere un altro gradino nella scala della degradazione. Ma che dico? Cinque, dieci gradini, una rampa intera! Senza indugio il mio supremo PM ha subito aggiunto nella rubrica dei titoli denigratori che (s)fregiano il mio blasone da schiavo i seguenti nuovi cinque. Sotto la lettera F:“FECITISTA”. Sotto la P:“PISCIOFILO”. Sotto la S: “SCHIFATOIO”. E infine sotto la T:“TRINCAPISCIA” e “TASTAMERDA”. A maggior onta e disdoro di me medesimo, mi ha anche ingiunto, da eseguire per una intera giornata tutte le volte che, per strada o in ufficio o in casa, sarei passato davanti a un WC, di entrarvi per distillare qualche goccia della mia urina.
scritto il
2024-09-22
5 2 0
visite
4
voti
valutazione
5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Dai piedi in su atto XVI

racconto sucessivo

Ai suoi piedi atto XVIII
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.