Dai piedi in su atto XIX

di
genere
dominazione

Nei fine settimana della bella stagione si andava al mare negli stabilimenti balneari più vicini, dove non mancava mai di certo la vista di una ingente quantità di tette, di triangoli dell'amore, di sederi e di cosciotti femminili, ma per fortuna mia anche di pacchi, di culi e di cosce maschili, in parata nei costumi da bagno. Indossavamo gli occhiali da sole, non tanto perché la luce era troppa, ma soprattutto per non far capire in quali direzione e con quali mire erano puntati i nostri sguardi. Non ho mai decifrato bene il paradosso dei costumi da bagno. Dovrebbero servire a coprire e a castigare le nostre vergogne e a relegarle un po' dietro le quinte, ma in realtà le portano in ribalta a scena aperta. I modelli più in voga sono fatti di stringhe che si imbucano fra le chiappe e non possono nemmeno più chiamarsi “Ti vedo e non ti vedo” ma piuttosto “Più fuori che dentro”. Avrei un commento da fare a proposito della distinzione classica dei caratteri sessuali in primari e in secondari. A mio avviso esistono anche quelli terziari se non quaternari. Nell'arena del sesso infatti non vi è nulla di solo primario e men che meno di secondario. Ogni sagoma del corpo, nell'animazione dei gesti, può riuscire terribilmente mascolina (o femminina): un certo tipo di mento, e così una spalla, un gomito, un piede e tutto il resto, senza sconti e senza spreco. In conclusione Michelangelo batte Vesalio in tutto e per tutto dieci a zero. Che dire della bellezza cinetica dei maschi più agili e aitanti. Me li mangiavo con gli occhi i fustacchioni in movimento sulla spiaggia, che si immergevano nelle acque e poi ne uscivano come dei del mare, o visti in passeggiata sulla battigia, o a chinarsi, o a volteggiare e saltare nei loro giochi, o in doccia, mostrandosi al culmine del loro fulgore. Eravamo al mare ma a me sembrava di stare in montagna o a mezza montagna, nel dominio della geografia delle balze e delle collinette, delle ondulazioni e delle pieghe, dei canyon, delle lande desolate, dei boschetti e delle radure. Il mio dom intanto che mi trastullavo in queste fantasie godeva di quei corpi che stavano dentro i loro lettini, ancora crudi e in batteria, a crogiolarsi al sole, rosolando poco a poco, distesi ad arrostire nel forno estivo. Ne valutava il punto di cottura, come solo un cuoco esperto sa fare. Ne studiava gli arrossamenti e il grado delle ustioni. Eravamo in un carnaio, immondo e infernale che ci faceva patire, a noi due invertiti e divertiti, le pene del purgatorio. Devo dire invece che le altre volte che frequentavamo le spiagge libere dei nudisti ci sembrava di stare in un luogo molto più tranquillo e paradisiaco. Lì la gente si muoveva senza la malizia degli abiti, solo vestita di ombre e di luci, di peli e pelurie, e combatteva senza scomporsi coiti in bella vista, come fosse la cosa più naturale del mondo, fra maschi e femmine o fra maschi e maschi, in modo abbastanza osceno , cui si sbirciava furtivi con l'aiuto di un binocolo. Ero abbastanza spaventato di come da qualche tempo la mia morbosità per il corpo maschile non presentava più limiti. Pareva che il padrone mi avesse somministrato della kryptonite rosa (vedasi Superman e gli effetti della kryptonite di vari colori sui kryptoniani) in dosi tali da farmi rammollire e femminilizzare, tramutandomi da etero che ero in gay, solo che su di me a quanto pare tale metamorfosi non è stata solo apparente e transitoria, ma ha prodotto un risultato definitivo e del tutto irreversibile.
scritto il
2024-09-26
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