Dai piedi in su atto XXVI
di
cagnetta rottainculo
genere
dominazione
Durante le lunghe e vuote serate d'inverno, seduto nudo a pavimento e a gambe incrociate, sempre con l'intenzione di approfondire e accrescere le mie conoscenze intorno al BDSM, ma anche per sganasciarmi un po', ficcavo il naso fra le pagine di un libriccino che il padrone ogni tanto teneva aggiornato di suo pugno per collezionarvi la varietà di termini e di epiteti - legati al rapporto D/s, alcuni più espliciti altri più vaghi - che gli era capitato di utilizzare nel corso della sua carriera, per poi qui radunarli . In qualsiasi punto di tale compilazione io scorressi il mio sguardo ne ricavavo una sola impressione di fondo: la terminologia del padrone declinava e spartiva ranghi e ruoli in modo inequivocabile e marcava le differenze fra dom e sub, creando a colpo sicuro un dislivello fra la potenza e la dignità del primo e la miseria e lo stato di soggezione dell'altro. È abbastanza ovvio che vi fioriva un continuo e sistematico ricorso ad espressioni fra le più pittoresche, tutte riconducibili a vari generi di figura retorica: dalla metafora all'eufemismo, dall'iperbole all'antifrasi, fino alla metonimia, alla sineddoche e all'antonomasia. Non mi dilungo in astratte lezioni di grammatica. Preferisco stare sul pezzo (e non mollare l' “Osso” come mi dice sempre il padrone in riferimento al “Pompino”) a raso terra, all'ingrasso e all'ingrosso. Per darvene un primo banalissimo esempio, se il pene del padrone era, come è giusto che sia, lo “Scettro”, il pene dello schiavo era invece, come è altrettanto giusto che sia, lo “Spillo”. Ad ogni piè sospinto inciampavo in qualcuna delle definizioni che distinguono l'attivo dal passivo. Per cui, restando nel medesimo ambito, il pene del padrone o il suo “Magnolo” diventava il “Saltimbocca” o il "Mostro di Lochness"; quello dello schiavo o il suo “Mignolo” era il “Cazzintegrato” o il "Mostriciattolo". Abbondavano a piene mani una varietà di alterazioni, di accrescitivi (“Pennone”) , di diminutivi (“Pennino”), di vezzeggiativi (“Spennacchiotto”), di spregiativi (“Turacciuolo”), di superlativi assoluti, quelli di fatto - attraverso l'impiego di prefissi e di suffissi - (“extrapene”), e quelli a puro senso (il “Gigante”), e l'uso spinto delle parole composte (il “Carrarmato” e il “Doretifa” il suo; lo“Stuzzicadenti” e il “minipim” il mio) e delle perifrasi (“Carlo Martello” e “Grande Feudatario” lui; “Pipino il Breve” e il “Vasello, Vasellino e Vulvassore” io; il “Primo Ufficiale” lui, il “Soldatino di Piombo” io). Vagabondavo in un dedalo disseminato di specchi deformanti, dove erano catalogati e coniugati tutti i più impossibili e inimmaginabili registri linguistici del sesso. Alcuni erano triti ma pur sempre efficaci (la “Banana” e il “Torrone”; il “Clito” e il “Pistolotto”), tanto che da un pezzo erano diventati patrimonio universale della (dis)umanità, altri invece, a mio giudizio e (an)opinione, suonavano inediti (La mia bocca era la “Vagina Alta”, lo “Scompiscio” e il suo “Pippostiglio”; il mio culo la “Vagina Bassa”, il “Vaginetto” e la sua “Ameba”; il suo cazzo il “Metronomo” e il “Motore a scoppio”; il mio il “Tiramolla” e il “Femminino”), molto immaginifici, di conio del padrone. Compulsavo supinamente il breviario del dom con una tale frequenza che fui comandato di riordinarlo e di ricavarne una tavola sinottica. Detto fatto ho suddiviso gli elenchi in curiose colonne a tema. Esse sono: IL PENE, I TESTICOLI, IL PUBE, IL CULO, LA SODOMIA (sesso anale), LA BOCCA, LA FELLATIO (sesso orale), IL SEME e IL PISCIO (chiamati la "Schiuma", la "Pietanza" e la sua "Cocachecola"), GLI I.I. (= Intimi Indumenti; a titolo di esempio: il “Copriverga” i suoi e i “Stringichiappe” i miei), I NOMI E I NOMIGNOLI, GLI INSULTI, I VERBI DEL MESTIERE, I MODI DELLA FRUSTA e I VOCALIZZI (che ne derivano). Dentro a queste gabbie ho suddiviso, come era logico, una zona “superior” per i termini riguardosi destinati al padrone, e una zona “inferior” per i termini più vili di spettanza dello schiavo. Ci ho sudato su parecchio ma posso dire che il lavoro mi è davvero riuscito bene. Ne è venuto fuori un Bignamino dell'indecenza. Una specie di “Buco della serratura” affacciato sulla camera da letto, che sbircia le varie (de)gradazioni del sesso perverso. Un ironico e iconico diorama del BDSM.
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