Camminando

di
genere
etero


Mi piace camminare. Camminare aiuta a pensare, non è la bicicletta, quella serve per arrivare prima in qualche posto o se si è tardi. Camminare non è passeggiare. Passeggiare è un camminare senza pensare. Spesso camminando senza meta faccio passeggiare la mia mente. La libero dal domani, o degli impegni impellenti e la lascio vagare come le lancette di un orologio che vanno sempre avanti e che indietro non possono tornare. E così cammino e cammino spesso senza nessuno che mi aspetta. Mi guardo intorno nella piccola città in cui vivo. Guardo in alto i palazzi, i terrazzini con i vasi di gerani, le luci in quelle abitazioni. Poi vedo una finestra dove, se il tempo non andasse solo avanti, pregherei quell'orologio di farmi tornare in dietro. Si di tutte le finestre quella: la camera da letto, tutta rosa come una bomboniera di Giulia. Chissà dove il suo percorso l'ha portata?. Chissà con chi si addormenta?. Chissà se ha figli?. Chi aveva le colpe?. Forse io, che sono sempre stato uno stronzo con le donne anche se l'ho fatto in maniera delicata cercando di non turbare troppo quelle che credevo non potessero far parte del mio raggiante futuro. Insomma da quella finestra ho visto il mondo sotto, il campetto da basket, le panchine e l'asfalto. Probabilmente ho anche gettato il mozzicone della sigaretta che fumavo lì per non far entrare il fumo in quel posto da bambole. Ma ricordo bene te Giulia, che bambola non eri davvero e volevi giocare con me hai mille pensieri che le nostre menti sfornavano per sentirci più uniti, più amati. Ed in quella camera sei stata un po' male quando quel poco sangue, più rosato che rosso, ti era uscito perché mi avevi donato la verginità. Io di quel pomeriggio in cui tua padre era a lavorare e tua madre, ipercattolica , era ad insegnare catechismo ricordo la sensazione di calore del mio cazzo dentro di te. Sapevamo sconnessamente quello che stavamo facendo, ed il problema del profilattico, comprato in centro, dove nessuno mi conosceva alla velocità della luce che neppure se avessi rapinato la farmacia. Il problema consisteva che mi stava stretto e schiacciandomi le pareti esterne me lo faceva afflosciare. Lui che era pieno di voglia come il cannocchiale di Caboto quando da lontano ha visto terra. E allora ci penso io che tutto so, tranquilla esco prima, tranquilla non rimani incinta. Avevamo 16 anni non si poteva pretendere. Ma ha te la rottura di quella piccola membrana di pelle che ricopriva parzialmente l'esterno dell'apertura della tua vagina, non ha dato fastidi e via 'lui' a perdersi dentro il tuo corpo e noi a smarrirci nelle nostre menti. Ed il sogno ventilato da qualche amico più grande di dovere godere assieme perché quello voleva dire amarsi. Come far bere un elefante ed una scimmia allo stesso modo. Poi la era prima volta con il terrore dietro la schiena alla sola parola gravidanza. Dopo un po' di pretica Giulia avevi sospirato e ti ho visto lo sguardo annebbiarsi sotto i battiti del tuo cuore in tumulto. Camminando penso a te, a quella finestra, e a quella lancetta che indietro non tornerà mai più. Ma sono ancora lì, sei riapparsa in maniera preponderante nella mia mente. Come avrei sognato un finale diverso. Alla fine vengo anch'io sulla tua schiena dopo che avevo preso coraggio e con il fare di quello sicuro ti avevo girata a pecora e vederti così con quel culetto da miss Italia non avevo più resistito. Avevo cercato di arginare quello sversamento pensando a tutti i mali del mondo, e a tutti i miei parenti morti. Ma il tuo culo, il calore della tua fica mi ha esplodere in aria come un dei fuochi di artificio di ferragosto. Proprio cosi, dopo le scoppio sono partito in cielo illuminando di colori la notte e poi sono ricaduto giù come cenere e cartoncino bruciato. Era arrivata la 'piccola morte' come i cinesi chiamano l'orgasmo. Subito dopo c'eravamo baciati a lungo, neanche fossimo partiti per la Luna, come il 20 luglio l'Apollo 11. Sicuri che dopo quella condivisione la nostra vita sarebbe stata inseparabile, ero io ad averti sverginato, ero io il primo. Certamente ne ho sverginate altre, nella mia vita di donne ne ho avute tante, ma non me lo ricordo. Con te sì, perché a 16 anni amare è davvero andare nello spazio ed i sogni per il futuro sono lanciati a chilometri al secondo. Poi un mese dopo il ritardo, se prendevo la bicicletta non avrei tardato, ma non era quel tipo ritardo era una cosa ben diversa. Sono andato in corriera fino al paese vicino a comprare un test per la gravidanza, ho letto le istruzioni e non sapevo mai se le lineette dovevano essere due o una per essere negativo. 'Gravidanza' ed ora 'positivo' le parole del terrore.
Poi in sei uscita dal bagno della biblioteca centrale dove tutti di solito si fanno gli affari propri ed avevi una faccia opaca, traslucida. La sentenza era evidente sul tuo volto, e si è trascritta nel mio con in testa solo un vuoto cosmico. Hai dovuto dirlo a tua madre che da professoressa di religione ha visto putrefarsi il corpo, ma, donna risoluta e decisa ha fatto di testa sua: sei scomparsa e non ti ho più vista. Qualche voce diceva che eri in America, perché avevi deciso di fare la superiori lì, cosa per me del tutto nuova anche se mi avevi confidato che tua madre tradiva , il pantofolaio Gino, con un chitarrista di un gruppo musicale. Penso che una tua partenza e la fine di tutto tra noi me l'avresti perlomeno accennata. E invece da quel ritardo niente, telefono che faceva 'tu..tu..tu' a tu, la mia tu non rispondevi. Se sentivo la voce di tuo padre o di tua madre, vigliaccamente, chiudevo spaventato ancor più di essere messo di fronte al fatto che se l'Arcangelo Gabriele non esisteva io avevo un bambino o una bambina con te, mio piccolo cucciolo. Quanto vorrei far tornare indietro le lancette, ma cosa avremmo fato con 32 anni in due. Una sera poi sempre camminando ho visto un ragazzino, era la mia fotocopia con i tuoi occhi, mi si è paralizzato il respiro, ma non ho fatto nulla. Indietro non si torna e le persone difficilmente cambiano, negli anni vigliacco ero e vigliacco rimarrò. Lui mi ha guardato, quasi, con aria interessata e forse avrà pensato ― guarda come potrò essere io a quarant'anni ― poi un tipo della mia età l'ha chiamato e se ne sono andati come il tempo, come le lancette di quel cazzo di orologio. Mi son abbassato ho preso un sasso e l'ho lanciato contro il vetro rompendolo, mi sono scusato per il folle gesto ho lasciato i soldi ed un buon extra per i vari disturbi causati e ho ripreso a camminare. Meglio la bicicletta a volte, a volte pensare fa male. Dovremmo fare come quelle lancette andare sempre avanti ma spesso i ricordi belli o brutti che siano sono tutto quello che abbiamo per staccarci dalla quotidianità che ci soffoca.
scritto il
2024-11-05
1 . 4 K
visite
1 8
voti
valutazione
6.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Adescamento e ricatto

racconto sucessivo

Esame di Anatomia: la mungitura
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.