Adescamento e ricatto

di
genere
incesti


Non ho mai avuto voglia di lavorare, devo aver capito troppo presto quanto sudore ci vuole per portare a casa il pane con un lavoro ordinario. I primi anni di università, mi sono laureata in Lettere, d'estate andavo a fare le stagioni al mare per guadagnare un po' di soldi per mantenermi un piccolo monolocale a Mestre; Venezia, dove studiavo, risultava per me fuori budget. Sono figlia di un operaio e di una casalinga, a quei tempi, a pelo, una famiglia riusciva e vivere con uno stipendio, o forse è meglio dire sopravvivere. Zero fantasie e zero spese extra se non calcolate in tempo. Vedere mio padre che faceva i turni in cartiera a 58 anni mi faceva piangere il cuore. Saperlo in auto che andava a lavoro col freddo, la pioggia o la nebbia mi metteva sempre in agitazione. NO, io quella vita non l'avrei mai fatta. Credo che la mia salvezza fosse data dal fatto che ero bella, quelli che mi vedevano dai 17 anni in poi non rimanevano indifferenti. Non voglio essere immodesta ma certe cose si capiscono se non si è proprio addormentati. Con due moine avevo quello che ritenevo importante in quel momento. Non avevo molte amiche, anche perché spesso i loro genitori erano più ricchi dei miei, e bastava poco, e si atteggiavano a principesse che potevano ciò che volevano. Avevo imparato, però, che la malizia ed il saper giocare alla 'gatta morta' mi portava ad avere molto più di quelle mie amichette snob.
Per abbindolare un uomo ci voleva davvero poco, bastava slacciarsi un bottone della camicetta lasciano intravedere la mia terza oppure passando vicino al tavolo tirarsi su i jeans a mostrargli meglio la mercanzia. Insomma gliela facevo 'annusare ma non toccare'. Oltre a non piacermi troppo il mondo femminile, quello dei maschi lo detestavo. Tutti sporchi guardoni che non facevano che sorridersi l'un l'altro per darsi man forte e perdersi in fantasie che sarebbero rimaste tali. A dirla tutta odiavo il mondo che mi circondava. Dovevo trovare una strategia, un piano che mi avrebbe fatto diventare ricca e fottermene di tutti gli altri. Magari con qualche eccezione. Naturale, da sola non potevo e non volevo vivere. Ma in qualche modo anche quei 'fortunati' dovevano capire chi aveva lo scettro in mano. Ero una gran bella stronza. Le mie avventure sessuali quasi sempre mi lasciavano l'amaro in bocca, non avevamo ancora finito, o meglio 'il lui del momento' non aveva ancora finito che io sarei già andata a farmi la doccia. Raramente davo la mia 'passerina', e se succedeva era sempre senza troppa passione o smancerie, ma solo per convenienza. Con i più stupidi bastava un giochetto di mano per farli sentire innamorati e farmi fare i regali che volevo. Piccole strategie di un piccola sgualdrinella. Ma se "il fine giustifica i mezzi" quel fine mi faceva pensare e ripensare, ma un modo ci doveva essere. L'estate dell'ultimo anno di università sono andata a lavorare da mio zio Francesco, fratello di mia madre, che aveva ristrutturato un piccolo albergo appena fuori dal centro di Milano. Dopo anni di lavoro all'estero sempre nel settore alberghiero aveva deciso di fermarsi, arrivato a 36 anni, voleva metter su famiglia. Quell'albergo era una piccola perla, per gente 'in', adatto per la 'Milano bene'. Quando lavoravo lì, soggiornavo in una stanza dell'albergo, la camera 28, che essendo l'ultima in fondo al corridoio aveva un'entrata che dava sul giardino quindi potevo entrare e uscire senza passare per la hall. Francesco era un uomo di mondo e avendo frequentato gente importante sapeva comportarsi con eleganza in ogni occasione. Era un gran bell'uomo e ogni tanto mi sorprendevo a fissarlo e ha guardarlo con un interesse più che malizioso. Aveva un fisico atletico, muscoloso, possente. I capelli lisci neri gli coronavano un bel viso sul quale spiccavano due grandi e profondi occhi verdi. All'estero un italiano così di certo aveva fatto strage di cuori. I primi tempi lavoravo alle camere, cambiare letti, lavare e spazzare la sporcizia degli altri, così ho cominciato a provocarlo per capire se in qualche modo potessi far cambiare quella mia condizione. E' vero era mio zio ma era anche un gran figo. Così ho cominciato a sedurlo con piccole cose, se stava leggendo facevo finta di essere interessata, curiosa e gli appoggiavo le tette sulla schiena, se cadeva qualcosa mi piegavo per fargli vedere meglio il mio culetto. Insomma giochetti innocenti. Una settimana dopo ero alla reception. Io non lo nascondo lo desideravo e ogni tanto avevo anche passato le mie ditine tra le mie cosce pensando a lui. Una sera mentre lui era alla scrivania, arrivandogli alle spalle avevo notato che guardava sul pc un video di una ragazza che si masturbava.
― Che bella ragazza, zio.―
Ho detto sorridendo, lui vergognandosi ha chiuso rapido il computer.
― Anche tu però, comparirmi alle spalle. ―
― Però sono più bella io, non credi? Vuoi scommettere? ―
― Diciamo che non ti ho mai vista così.. insomma intendo.. ―
Il discorso è girato sullo scherzo, ma io non scherzavo affatto. Quando sono tornata in camera quella notte, riprendendomi con il telefonino, mi sono masturbata, mi aprivo le labbra e mettevo la mia 'patatina' in primo piano. Il fatto che l'avrebbe vista Francesco mi eccitava ancora di più, e sono venuta. Ho selezionato il suo numero e clic l'ho inviato. Di risposta mi e arrivata una videochiamata "Sei più bella tu. Guarda che effetto mi fai.." Punta la telecamera sul suo cazzo e con la mano se lo toccava piano. Era bellissimo lungo, 22 cm circa, non grosso, con la pelle che quando la tirava indietro faceva uscire una cappella rosa. Mi sono sentita in tumulto, mi stavo eccitando e la mia 'patata' si stava lubrificando senza toccarla. Mi sono tolta il perizoma e guardando quel cazzo mi sono messa la mano sotto, schiacciandomi forte la clitoride, volevo scopare con mio zio.
― Dai zio vieni qui, vuoi farmi un po' di compagnia?
Un quarto d'ora dopo era da me. Ero già nuda con la mia terza ed il mio triangolino di morbidi peli pronta tutta per lui.
Senza dire una parola ci siamo baciati e gli ho sbottonato i pantaloni. Forse perché era una cosa potenzialmente vietata e sbagliata io ero eccitata come non mai, la mi fica pulsava il desiderio mi faceva ansimare. Ho abbassato con forza i boxer e l'ho preso in mano e lo masturbavo con calma, delicatamente. Intanto lui mi baciava le labbra e mi toccava i seni schiacciandomi i capezzoli facendomi un po' male, un dolore che aumentava la mia libido. Mi sono inginocchiata ed ho iniziato a succhiare quel pisello con decisione, era durissimo e non riuscivo a metterlo tutto in bocca. Mi ha sbattuto sul letto e mi ha penetrato al lungo e mi ha fatto godere ero quasi ipnotizzata, ogni volta che spingeva io sussultavo con le gambe tremanti. Poi anche Francesco si è lasciato andare e mi è venuto dentro. Appena i nostri corpi si sono destati dal momento erotico ci siamo quasi staccati, forse avevamo superato un limite invalicabile. No, mi era piaciuto troppo, non avevo mai goduto così. Mi sono accucciata e lentamente il suo cazzo ha ripreso la dimensione che volevo e l'ho succhiato e leccato fino che il suo sperma mi ha riempito la gola. Quando sono rimasta sola ho iniziato ad elaborare il piano che mi avrebbe reso ricca senza lavorare. O perlomeno secondo i canoni normali 'del lavoro'. Il piano era semplice, attirare nella ragnatela la vittima e dissanguarla mantenendola però in vita. Quando mi sono laureata era un anno che scopavo con mio zio in tutti i modi e devo dire che ci avevo preso gusto, ero ossessionata dall'avere il cazzo in bocca. Con Francesco abbiamo pensato alla strategia migliore: seduzione e ricatto. Dopo aver cercato informazioni dettagliate sulla possibile preda il mio compito era adescarla e portarmela in camera. Gestire il gioco fin dove mi andava e far leva sulla paura del povero malcapitato. La camera era tappezzata di telecamere ad infrarossi, praticamente da quando un metteva piede nella camera 28 poteva essere ripreso da più lati. Avevo un solo dipendente Alfio che era un tecnico informatico con il sogno di diventare regista. A lui il compito di elaborare il video selezionando le scene migliori. A Milano tra banche, grosse aziende, politica potevo fare caccia grossa. Il primo che ho catturato è stato un direttore di banca di 45 anni. Un pezzo grosso, famiglia aristocratica alle spalle, una bellissima moglie, due bambini la vita perfetta. L'ho conosciuto a piccoli passi nel ristorantino dove spesso da solo faceva la pausa pranzo. Avevo 22 anni e quando mi tiravo ero come una dea dell'Olimpo. Dopo un po' di volte che ci vedevamo, un piccolo cenno di saluto con la testa, poi un ―buon appetito―, poi il caffè insieme al banco. Dopo due mesi eravamo a bere un aperitivo con il suo sguardo piantato sulle mie tette. Il gioco era fatto. Quando al telefono capivo che iniziavano a mentire alle mogli per me inventando scuse più o meno plausibili era ora del passo successivo. Tre mesi dopo siamo entrati nella camera 28 e con un tocco ad un interruttore messo alla parete la registrazione era partita. Ovviamente lui aveva le idee chiare e mi ha fatto spogliare nuda. Se ci penso bene non avevo pensato molto al lato erotico con lui, per me era solo lavoro. Infatti solo quando è rimasto nudo con il cazzo, abbastanza grande, in tiro non mi sono, davvero, accorta che era un bel uomo. E così l'ho fatto giocare con me, me la sono fatta leccare, mi ha scopata ma il mio desiderio latitava, non c'era quel trasporto che solo Francesco mi sapeva dare. Comunque ho suggellato la nostra serata con la mia passione un lungo pompino con l'ingoio. Non ero una puttana, non mi facevo pagare per la prestazione offerta, volevo solo un piccolo riconoscimento mensile, che con i soldi che guadagnava per lui erano briciole. Ma questo, ancora, non lo sapeva.
Sono rimasta sola, mi sono fatta la doccia ho chiamato Francesco e mi sono fatta togliere le voglie rimaste in me.
Una settimana dopo ci siamo visti in un parco, avevo il portatile e in una panchina all'ombra gli ho fatto vedere il video, con 500 euro al mese per un anno o 5000 subito sarebbe rimasto segreto. Quando a cercato di ribellarsi gli ho elencato i nomi: della moglie, dei figli e gli ho fatto notare che per una possibile eredità ai suoi genitori non sarebbe proprio piaciuto vedere il figlio mentre mi leccava la fica quando doveva essere a Torino ad una conferenza. Dopo due anni avevo circa quindici uomini di spicco che mi passavano la paghetta mensile. Certo a volte qualcuno di loro mi scopava, un paio si erano fin innamorati e volevano lasciare per me le loro famiglie ma così i miei video avrebbero perso di importanza e poi non volevo nessuno oltre a mio zio. Lui era il mio uomo, gli altri lavoro. Con due o tre sere 'impegnate' alla settimana guadagnavo 7500 euro se ci penso ero pure onesta. L'unico extra era il rapporto anale che costava a loro 1000 euro in contanti a gioco fatto. Insomma i miei quindici benefattori potevano fare tutto con me che ero strafiga, per due o tre volte al mese per solo 500 euro. Ogni anno quando volevo dare il video incriminato molti mi dicevano di tenerlo per continuare il nostro 'segreto' altrimenti accalappiavo altri nuovi adepti. Quando sono arrivata a venti il terzo anno di attività, mi sentivo stressata e a cinque di loro: un paio perché mi facevano pena e gli altri perché proprio non mi piacevano ho tornato i video. Lavorare non mie è mai piaciuto.
scritto il
2024-11-04
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