Er cravattaro 2
di
Carcassone
genere
pulp
Nel mio ufficio c'è tutto quello che serve per il mio lavoro. Ho un armadietto pieno di preservativi, vasellina morbida e creme scivolanti all'acqua. Nel ripiano in basso ho anche una serie di mini clisteri molto utili.
Come dicevo inculare è il mio divertimento. Da sempre è una pratica che mi manda fuori di testa. Forse dipende dal fatto che da adolescente ne subii qualcuna, senza dover per forza fare lo psicologo immagino che quegli episodi abbiano, in qualche modo, segnato la mia vita.
Credo di non essere provvisto di pietà. Chi si è rivolto a me non può sperare di intenerirmi. Posso trattare, accettare qualche ritardo, ma il prezzo è il culo.
Agli inizi del duemila la mia attività era fiorente. I ragazzi che lavoravano per me erano ormai più di due ed i clienti mi venivano mandati anche da amici bancari che dirottavano da me persone solvibili ma senza documenti utili alle banche.
Piero era uno di quelli. Aveva quarantasette anni, vedovo con due figli a casa, un maschio di diciannove anni ed una ragazza di ventitré .
Aveva una officina molto promettente, era bravo nel suo lavoro e con i miei soldi aveva comprato attrezzature moderne che lo facevano lavorare bene.
Il debito che aveva con me era alto, gli avevo prestato settantamila euro. Tecnicamente io ero già rientrato ma piccoli ritardi e qualche forzatura avevano fatto sì che mi dovesse ancora quasi cinquantamila euro.
L'infarto lo sorprese seduto nell'ufficio della sua officina di fronte ad un suo cliente che gli aveva salvato la vita chiamando immediatamente i soccorsi.
Seppi subito della cosa e lasciai le cose così per dieci giorni, poi convocai i due ragazzi.
Li mandai a chiamare dai miei ragazzi ai quali ordinai di essere cortesi e vaghi.
Quando me li trovai di fronte capii che mi sarei potuto divertire.
La ragazza, non più alta di 155 centimetri, aveva tutto quello che serviva, oltre a dei bei capelli biondi a caschetto ed un viso ovale molto bello. Il fratello era un colosso. 190 centimetri e un fisico costruito da un qualche sport. Aveva un viso duro dove spiccava un naso lungo, fino e leggermente aquilino. Nel complesso però, c'era un bel ragazzo.
Sapevo quello che volevo da loro ma dovevo giocarmela bene. Il rischio era sempre che qualcuno dei miei "clienti" potesse recarsi alla polizia, per evitarlo dovevo usare tutte le carte che avevo in mano.
Feci con loro il punto della situazione, conti alla mano il loro padre mi doveva quei soldi e dissi : - il problema è che vostro padre ne avrà ancora per molto, ammesso che ce la farà, e quei soldi che mi deve sono investimenti di altri, che non vogliono perdere. Io posso prendere un po' di tempo ma se questi si innervosiscono diventano intrattabili e non vi conviene. Voi avete accesso ai conti di Piero? - i due si guardarono come se avessi parlato una lingua sconosciuta, poi, a testa bassa, fecero cenno di no.
- avete cinque giorni di tempo per venirne a capo, fate i vostri giri e comportatevi da adulti. Evitate di stressare il povero cuore di Piero e cercate di svegliarvi. -
Li congedai bruscamente ma prima che uscissero dalla porta gli dissi che il martedì successivo sarebbe bastato uno solo di loro e che certe processioni avrebbero dato troppo all'occhio.
Avevo il cazzo in tiro, li volevo tutti e due ma l'immagine di quel ragazzo, con quel fisico, messo a pecorina e scopato per bene mi costringe a segarmi sulla poltrona.
Il martedì pomeriggio si presento' solo Elena la figlia più grande. Aveva uno sguardo che voleva trasmettere fierezza, mi strinse la mano e si sedette. Era vestita casual, jeans felpa e scarpe da ginnastica. Era ben truccata ed aveva il viso luminoso. Mi disse che in banca non aveva potuto fare nulla perché il conto era intestato al padre e lei, su mio consiglio, non gliene aveva nemmeno parlato. Il risultato era che non aveva la rata da darmi. Stetti un attimo in silenzio a testa bassa poi la guardai negli occhi e iniziai a giocare : - peccato - dissi, - pensavo che avreste potuto risolvere. Io non li posso tenere a lungo i miei investitori e hanno metodi di persuasione, puoi fidarti, piuttosto validi. Puoi giocare la carta della tua bellezza. Non ci girerò intorno, io sono in grado di mettere tutto in stand by ma lo farò solo se ci guadagnerò qualcosa e siccome tu mi piaci potresti comprarti un po' di tempo ed evitare certi incontri. - mi guardò con gli occhi sbarrati, amavo quegli sguardi impauriti. Affondai il colpo : - non c'è devi penza troppo, è semplice. Tu me dai er culo e io, in qualche modo, te lo salvo.....
Continua
Come dicevo inculare è il mio divertimento. Da sempre è una pratica che mi manda fuori di testa. Forse dipende dal fatto che da adolescente ne subii qualcuna, senza dover per forza fare lo psicologo immagino che quegli episodi abbiano, in qualche modo, segnato la mia vita.
Credo di non essere provvisto di pietà. Chi si è rivolto a me non può sperare di intenerirmi. Posso trattare, accettare qualche ritardo, ma il prezzo è il culo.
Agli inizi del duemila la mia attività era fiorente. I ragazzi che lavoravano per me erano ormai più di due ed i clienti mi venivano mandati anche da amici bancari che dirottavano da me persone solvibili ma senza documenti utili alle banche.
Piero era uno di quelli. Aveva quarantasette anni, vedovo con due figli a casa, un maschio di diciannove anni ed una ragazza di ventitré .
Aveva una officina molto promettente, era bravo nel suo lavoro e con i miei soldi aveva comprato attrezzature moderne che lo facevano lavorare bene.
Il debito che aveva con me era alto, gli avevo prestato settantamila euro. Tecnicamente io ero già rientrato ma piccoli ritardi e qualche forzatura avevano fatto sì che mi dovesse ancora quasi cinquantamila euro.
L'infarto lo sorprese seduto nell'ufficio della sua officina di fronte ad un suo cliente che gli aveva salvato la vita chiamando immediatamente i soccorsi.
Seppi subito della cosa e lasciai le cose così per dieci giorni, poi convocai i due ragazzi.
Li mandai a chiamare dai miei ragazzi ai quali ordinai di essere cortesi e vaghi.
Quando me li trovai di fronte capii che mi sarei potuto divertire.
La ragazza, non più alta di 155 centimetri, aveva tutto quello che serviva, oltre a dei bei capelli biondi a caschetto ed un viso ovale molto bello. Il fratello era un colosso. 190 centimetri e un fisico costruito da un qualche sport. Aveva un viso duro dove spiccava un naso lungo, fino e leggermente aquilino. Nel complesso però, c'era un bel ragazzo.
Sapevo quello che volevo da loro ma dovevo giocarmela bene. Il rischio era sempre che qualcuno dei miei "clienti" potesse recarsi alla polizia, per evitarlo dovevo usare tutte le carte che avevo in mano.
Feci con loro il punto della situazione, conti alla mano il loro padre mi doveva quei soldi e dissi : - il problema è che vostro padre ne avrà ancora per molto, ammesso che ce la farà, e quei soldi che mi deve sono investimenti di altri, che non vogliono perdere. Io posso prendere un po' di tempo ma se questi si innervosiscono diventano intrattabili e non vi conviene. Voi avete accesso ai conti di Piero? - i due si guardarono come se avessi parlato una lingua sconosciuta, poi, a testa bassa, fecero cenno di no.
- avete cinque giorni di tempo per venirne a capo, fate i vostri giri e comportatevi da adulti. Evitate di stressare il povero cuore di Piero e cercate di svegliarvi. -
Li congedai bruscamente ma prima che uscissero dalla porta gli dissi che il martedì successivo sarebbe bastato uno solo di loro e che certe processioni avrebbero dato troppo all'occhio.
Avevo il cazzo in tiro, li volevo tutti e due ma l'immagine di quel ragazzo, con quel fisico, messo a pecorina e scopato per bene mi costringe a segarmi sulla poltrona.
Il martedì pomeriggio si presento' solo Elena la figlia più grande. Aveva uno sguardo che voleva trasmettere fierezza, mi strinse la mano e si sedette. Era vestita casual, jeans felpa e scarpe da ginnastica. Era ben truccata ed aveva il viso luminoso. Mi disse che in banca non aveva potuto fare nulla perché il conto era intestato al padre e lei, su mio consiglio, non gliene aveva nemmeno parlato. Il risultato era che non aveva la rata da darmi. Stetti un attimo in silenzio a testa bassa poi la guardai negli occhi e iniziai a giocare : - peccato - dissi, - pensavo che avreste potuto risolvere. Io non li posso tenere a lungo i miei investitori e hanno metodi di persuasione, puoi fidarti, piuttosto validi. Puoi giocare la carta della tua bellezza. Non ci girerò intorno, io sono in grado di mettere tutto in stand by ma lo farò solo se ci guadagnerò qualcosa e siccome tu mi piaci potresti comprarti un po' di tempo ed evitare certi incontri. - mi guardò con gli occhi sbarrati, amavo quegli sguardi impauriti. Affondai il colpo : - non c'è devi penza troppo, è semplice. Tu me dai er culo e io, in qualche modo, te lo salvo.....
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