La sala 4

di
genere
dominazione

Che coglione.... Nei giorni che seguirono il nostro ultimo incontro questo giudizio era sempre presente. Avrei potuto averla ma avevo rovinato tutto mettendole fretta e paura.
Eppure mi era piaciuto molto ordinarle le cose, era una cosa che non avevo mai fatto ma mi piaceva. Al solo pensiero sentivo il cazzo cercare una via d'uscita.
Eva non si era fatta più viva e, probabilmente non l'avrebbe più fatto. Dovevo trovare il modo di forzare la mano.
Una sera, dopo quasi due settimane, mentre guardavo un vecchio porno, decisi che dovevo tentare qualcosa. Presi lo smartphone e aprii WhatsApp. Rimasi fisso sullo schermo verde a cercare mentalmente le parole giuste, il grimaldello capace di scardinarla. - ciao, Domani mattina ti aspetto al solito posto, alle nove. Vedi di essere puntuale e non indossare inutili mutandine - guardai la frase, era pesante, ma sentivo che dovevo giocarmela così, pigiai invio e gettai il telefono sul letto. Ripresi a guardare il porno e mi feci una gran sega sognante.
La doppia spunta colorata suggeriva che aveva letto il messaggio. Andai a letto convinto che il mattino seguente avrei fatto un giro a vuoto, da solo.
Mi svegliai prestissimo, era stata una nottataccia piena di incubi e pensieri sinistri. Teoricamente Eva avrebbe potuto parlarne con qualcuno, forse anche con il marito e magari poteva aver mandato questi all'appuntamento.
Indossai una felpa verde con cappuccio e un pantalone da ginnastica grigio e comodo.
Alle nove meno dieci ero sul posto, sbirciavo il cellulare mentre la radio dava notizie inutili di un mondo alla deriva.
Quando la vidi arrivare, trafelata, con vistosi occhiali da sole, ebbi un tuffo al cuore.
Apri' la portiera e si butto' dentro :- buongiorno - le dissi porgendole la mano - ciao- mi rispose stringendola.
- non ho molto tempo e nemmeno soldi da spendere, quindi sarà inutile andare al centro commerciale. Sono una scema perché il tuo messaggio mi ha messo in agitazione, mi ha fatto paura ed è solo per questo che sono qui. Se qualcuno mi scopre verrei bandita dai miei fratelli e sorelle e la cosa, ti garantisco, non è piacevole. Sono qui per chiederti di lasciarmi stare, per favore, e dimenticarti quello che abbiamo fatto - la guardai in silenzio, aveva paura, si vedeva, ma a me stava facendo scoppiare il cazzo. Misi in moto e partii mentre Eva mi guardava senza capire. :- adesso andremo al centro commerciale e ti darò i soldi per comprarti un vestito che sarà il nostro vestito. Cercalo comodo e bello - allungai al solito la mano e senza indugiare salii verso l'inguine. :- apri queste gambe - ordinai. Si aprirono lentamente, tremanti. La mia mano venne a contatto con la fica nuda, non indossava niente, come le avevo ordinato, ed era umida. Il clitoride sembrava un piccolo cazzo in cerca di attenzioni, impossibile da evitare. Lo strinsi forte ed Eva fece un piccolo urlo, lo torturai per bene e venne tremando con tutto il suo corpo. - hai pensato al mio cazzo, vero? - respirava velocemente e si toccava il grembo ma non rispondeva. - allora? Si o no,? - insistei afferrandomi il cazzo e facendolo ballare sotto la tuta comoda. - si, rispose con Un filo di fiato, - ci ho pensato - anche lui ti ha pensato molto e vuole attenzioni - nel dirlo abbassai i pantaloni. Era paonazzo e Eva lo fisso' per qualche secondo. Lo rimisi a posto perché eravamo arrivati. Aprii il portafoglio e sfilai il bancomat, glielo porsi e poi su un pezzetto di carta annotai il pin e glielo passai.
Dopo mezz'ora era già di ritorno, aveva un sacchetto in mano e camminava, al solito, velocemente. : - trovato? - chiesi - credo di sì, a me piace - rispose cordiale.
Uscii velocemente dal parcheggio e una volta immessi sulla strada ordinai : - toccami il cazzo dai.. - non rispose, allungo' la mano e lo strinse da sopra i pantaloni. La sua manina lo avvolgeva con difficoltà ma la presa sembrava sicura - toccalo a pelle - ordinai. Scivolo' dentro la tuta e lo afferro' meglio, aveva un tocco delicato, troppo. - stringilo, forza - le dissi e subito sentii quella piccola morsa premere lungo l'asta e muoversi su e giù.
Rischiavo di replicare la volta precedente ma io volevo di più. Mentre Eva era intenta a maneggiare il cazzo io sviai dalla strada principale e parcheggiai in un luogo isolato. Quando se ne rese conto mi guardo' preoccupata e chiese : - che fai? - io niente - risposi piano - tu invece me lo prenderai in bocca, sto morendo dalla voglia - non pensarci proprio, - mi disse arrossendo - non l'ho mai fatto e non voglio cominciare ora. - invece lo farai - dissi deciso mentre mi calavo i pantaloni. Il cazzo, incastrato, quando riuscì a liberarsi sbatte' violentemente sulla mia pancia. - segalo dai - le dissi pacato, - fallo con due mani - si sposto' in silenzio verso di me e cominciò a muovere le mani avvolgendolo tutto. Quella postura aveva avvicinato la sua testa al mio petto, ne approfittai e mettendole una mano sulla nuca la spinsi verso la cappella che distava solo pochi centimetri. Il suo collo era un po' rigido ma cedeva e in breve la sua bocca era a contatto con la cappella. :- leccalo, non farti pregare - sentii il caldo della lingua sulla punta e mi sembrava che questa prendesse velocemente confidenza con il cazzo. Potevo solo immaginarlo perché la testa di Eva copriva la visuale :- adesso apri la bocca e mettilo al caldo - chiesi con fermezza. Lo sentii avvolgere completamente ed era meraviglioso. La presi per i capelli è la tirai su chiedendole :- davvero è il tuo primo pompino? - si - rispose annuendo anche con la testa. Lasciai i capelli e la sua bocca si riempi di nuovo. Era frenetica ma mi stava facendo impazzire, dovevo vederla all'opera. Inclinai un po' il sedile e le tenni la testa perpendicolare al cazzo. Vedevo le sue guance gonfiarsi al passaggio della cappella e i suoi occhi socchiusi, sembrava sognante. Allungai la mano destra e trovai la sua fessura zuppa. Infilai due dita e andai al ritmo del suo pompino. Si sentiva il rumore dei suoi umori pasticciati dalle mie dita. Sentii montare la sborra improvvisamente. Afferrai la sua testa e la tirai su quel tanto che bastava per poter liberare la cappella. Volevo che la vedesse eruttare da vicino. Il primo schizzo raggiunse il mio petto mentre gli altri allagarono la mia pancia. Eva stringeva il cazzo che era pieno di vene gonfie e violaceo. : - leccalo e puliscilo - ordinai mentre le mie dita slargavano la sua fregna facendola ansimare senza ritegno. Fece un bel lavoro, leccandolo tutto intorno. Inzuppai un dito della mia mano sinistra nella sborra che avevo sul petto e glielo misi in bocca : - senti questo sapore? Dovrai abituarti perché lo sentirai fino a sentirlo familiare. - vibrava tutta, stava godendo in modo incredibile mentre mi ciucciava il dito.
Tolsi le dita dalla sua fica e me le misi in bocca, aveva il sapore che amavo. Presi Eva per la testa e, per la prima volta la baciai. Mi intrippava l'idea di mischiare i nostri umori e poi lei.... Sapeva baciare.
Ci ricomponemmo e avviai l'auto verso il mercato. Era passata poco più di mezz'ora ma mi era sembrato un sacco di tempo bellissimo.
-La prossima volta voglio entrarti dentro, ti avvertiro' un giorno prima e ti presenterai con il vestito nuovo e senza mutande, capito? Fece un gesto di assenso con la testa mentre indossava di nuovo gli occhiali da sole. Uscì dall'auto, come al solito, senza girarsi e si perse tra la folla. Sentivo di averla in pugno e dovevo giocarmela bene. L'idea che una volta a casa sarebbe tornata la mogliettina premurosa tutta famiglia e Geova che tutti conoscevano mi faceva indurire il cazzo, di nuovo.... Continua
scritto il
2024-10-14
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