Villeggianti 12

di
genere
prime esperienze

Ci svegliammo molto presto e Gisella si affretto' a portare le lenzuola nella lavatrice. Le avevamo impregnate di sesso e l'odore, al mattino, era piuttosto penetrante.
La madre aveva già preparato la colazione. Si respirava buon umore, mangiammo con appetito chiacchierando sul da farsi.
Gisella aveva la mattinata occupata da impegni lavorativi, mentre io dovevo tornare a casa.
Salutai Gisella e la madre e mi avviai verso casa.
Era una bella giornata, una brezza leggera sembrava trasportare con discrezione cumoli di nuvole che si affacciavano dietro la collina.
Dopo tante giornate tutte uguali, e a loro modo, eccitanti, questa giornata metteva un punto.
Era chiaro che, inesorabilmente, la villeggiatura volgeva al termine.
Salutai mamma e nonna e posai lo zainetto in camera. Mamma volle sapere come avevo passato la Nottata, gli feci un racconto dettagliato benché censurato e si disse felice per me, per la nuova esperienza fatta, una veggente....
Uscii di casa e mi recai al ritrovo. Non eravamo in molti, i soliti onnipresenti brufolosi,. Mimmo e Armando che chiacchieravano, Ginevra con la sorella, che parlavano con i fratelli Berti che stranamente non si picchiavano ed anzi sembravano aver subito un attacco improvviso di ormoni. Forse, pensai, Ginevra trasmette segnali....
Mimmo mi vide e mi fece cenno di avvicinarmi.
Salutai lui con un bacio e Armando con un sorriso. Parlammo di stupidate per tutta la mattina e i due ragazzi sembravano essere affiatati, erano divertenti, si spalleggiavano, ma senza diventare arroganti o volgari.
Poi Armando, senza un motivo e fuori contesto domandò : - ma Gisella è lesbica? - cioè? - risposi - , sai cosa è una lesbica, vero? - insistette Mimmo - boh balbettai - una che ama le donne? - più o meno- rise Armando - è una donna che fa sesso con le donne -concluse. - e come si fa? - domandai facendo la finta tonta.
- io non le ho mai viste - azzardo' Mimmo - ma credo sia tutta una questione di mani e di lingua. - più o meno - convenne Armando.
Avrei potuto tenere una piccola lezione invece annuii accettando la spiegazione.
-ti ha mai fatto capire qualcosa? - domandò di nuovo Armando - macché - dissi convinta è la mia migliore amica e basta. -
Dopo pranzo e dopo il riposino tornai di nuovo in piazzetta. C'erano ancora meno persone della mattina. Armando era solo, mancava Mimmo e Gisella che avrebbe dovuto esserci.
-Mimmo? - chiesi ad Armando - non lo so,-rispose,- ogni tanto dorme di più.- disse ridendo, poi continuò - scusa per le domande di stamattina ma erano necessarie - perché necessarie? Domandai - beh perché sarebbe stato un peccato che una bella ragazza come te avesse scelto quella strada. Volevo esserne certo, tutto qui -
Grazie- risposi ma tu già sai che non sono così, sono la fidanzata di Mimmo- certo,- disse, - lo so, so tutto di voi - tutto cosa? - domandai allarmata.- So della stanzetta nell'ovile, l'ho indirizzato io e so cosa è successo ma io mantengo il segreto,anche se... - e lasciò la frase in sospeso.
Rimasi in silenzio, lo sguardo rivolto per terra e il cervello che frullava, Che stronzo Mimmo, pensai. Aveva raccontato tutto, magari per vantarsi, e chissà come si era disegnato. Sicuramente aveva taciuto sulla sua resistenza.
Guardai Armando che continuava a fissarmi e dissi: -..... Anche se?..... - beh, si, te lo dico - disse - terrò il segreto ma questa cosa mi ha messo in uno strano stato di agitazione e di eccitazione. Tu mi piaci e non ti nascondo di avere voglia di te- Lo guardai arrossendo - ma io sono fidanzata con Mimmo - abbozzai - io di certo non glielo direi- sussurrò fissandomi.
Abbassai lo sguardo e mi parve di vedere i suoi pantaloncini muoversi. La mia fantasia mi fece rivivere flash di quello che avevo visto con Gisella e sentii la fica bussare.
Armando mi prese la mano e a voce bassa disse : - facciamo una pazzia? - cosa - risposi tremante. - vieni con me nello stanzino?. Facciamo così, io andrò avanti, tu mi raggiungerai e se poi non ti andrà io non ti costringerò e manterrò il segreto-
Lo vidi allontanarsi senza fretta e senza girarsi. Rimasi ferma per quasi dieci minuti indecisa. La fica voleva provare ma io non volevo ferire Mimmo anche se si era vantato sputtanandomi.
Aprii in silenzio la porticina e capii che non sarei tornata indietro. Armando era nudo, seduto sul bordo della brandina e tra le mani aveva il cazzo. Duro, lucido e con la cappella rosa.
Mi guardava fisso. Non era un bel ragazzo ma sapeva quello che voleva e aveva tecnica.
Chiusi la porta e mi avvicinai, lo conoscevo, sapevo cosa voleva.
Mi inginocchiai, lo afferrai e cominciai a strusciarmelo in faccia. Lo guardai, mi osservava incuriosito.
Lo misi in bocca e iniziai a pomparlo. Ginevra era un mito, riusciva ad ingoiarlo tutto mentre io avevo difficoltà già a tenerlo in bocca ma prenderlo tutto non era per me. Allora lo tirai fuori e presi a lavorare la cappella con la lingua mentre tenevo in mano i suoi coglioni bollenti. Sembrava apprezzare, si piego' verso di me e mise la mano nelle mie mutande trovando subito la fica umida. Infilo' un dito e cominciò a muoverlo in sincronia con le mie leccate. - fermati - disse improvvisamente, - scopiamo - si,- dissi- ma fai piano però -
Si alzò lasciandomi il posto, mi sdraiai sulla brandina e mi tolsi le mutandine. Allargai le cosce e aspettai. Lui si tuffo' con la testa sulla mia fica, mi venne in mente che forse non ero troppo pulita, e mi vergognai. Armando sembrava non farci caso e mi porto' all'orgasmo succhiandomi il clitoride. Era bravo, quasi quanto Gisella.
Poi si mise in piedi e afferro' il cazzo stringendolo. La cappella divenne paonazza, enorme, ebbi paura. Lo avvicinò alla fica ed iniziò il suo giochetto. Lo strusciava avanti e indietro miscelando i nostri umori. Mi stava mandando fuori giri. Un maestro ed una allieva che ha tutto da imparare.
Quando la cappella finalmente entro' ebbi un sussulto. Mi prese per i fianchi ed accompagno' l'ingresso del cazzo.
La fica lo avvolse e lo coccolo',, il suo andirivieni mi procuro' tre orgasmi consecutivi. Armando mi guardava soddisfatto e pompava senza fermarsi. Al quarto orgasmo uscì dalla mia fica slabbrata e mi disse di girarmi e mettermi a quattro zampe.
Le mani di Gisella erano fantastiche, i suoi baci, un sogno, ma il cazzo di Armando cancellava tutto. Sentivo la cappella sulle pareti e ad ogni passaggio avevo la sensazione di perdere i sensi.
Ebbi altri tre orgasmi, l 'ultimo dei quali mi aveva stremata.
Speravo che finisse presto perché il mio cuore batteva troppo veloce e mi faceva paura.
Improvvisamente aumento' l'incedere, le palle sbattevano sulla fica facendo un rumore assurdo.
Mi mise un police nel culo e mentre lo faceva entrare mi dava gli ultimi colpi. Le ginocchia mi mollarono, venni per l'ennesima volta e sentivo l'aria sulla fica. Lui era uscito e, in piedi su di me, si menava il cazzo furiosamente. Poi si bloccò e fece partire cinque fiotti di sborra in sequenza che mi colpirono ovunque.
Mi girai piano e portai quel cazzo in bocca, meritava un premio. Lo pulii per bene e gli stampai due baci sulla cappella ancora gonfia.
Ci vollero dieci minuti per cancellare le tracce, poi uscimmo alla chetichella e ci salutammo furtivamente. Era stato fantastico ma mi sentivo un pochino merda.
A casa feci una lunga doccia e constatai che la mia fica era ormai adulta. Potevo lavarla infilando due dita senza dover fare sforzi.
Mi faceva impressione ma quella sensazione mi faceva stare bene.
Poco prima di cena mamma mi chiamò e mi avverti', che Gisella stava venendo in camera mia.
Aprii la porta e me la trovai davanti : - che fine hai fatto - le chiesi - ti aspettavo oggi.... -
Mia madre aveva bisogno di me e quando mi sono liberata tu non c'eri più - rispose a bassa voce. Poi continuò - così non sapendo che fare sono andata al cinema - sentii le guance diventarmi di fuoco ma prima che potessi controbattere qualcosa, continuò - Ho visto un film che non conoscevo, molto introspettivo, che mi ha fatto capire tante cose. Non era un brutto film anzi, la recitazione era davvero notevole, forse la sceneggiatura era un pochino debole, a tratti troppo scontata.
Però mi ha fatto riflettere sul valore ed il peso di certe parole, specialmente d'amore.
Sono passata solo per dirti che mi è dispiaciuto che tu non fossi lì con me, avresti sentito il rumore di un anima che soffre, le sue grida, ma forse non ti avrebbe fatto l'effetto che ha fatto a me. - si avvio' verso la porta e la aprì. Poi uscì e rimanendo sull'uscio cercò i miei occhi. Io non sapevo cosa dire, così parlo'lei : - te lo avevo detto che tu mi avresti fatto male, ma davvero non immaginavo quanto - chiuse la porta dietro di sé e se ne andò....
Continua...

scritto il
2024-08-27
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