La sala 2

di
genere
dominazione

Quella donna mi intrigava. Non che fosse chissà quale bellezza, era una donna piacente ma del tutto normale. Quello che mi faceva eccitare era la sua appartenenza. Era una testimone di Geova e doveva vivere rispettando i dettami della bibbia o, per meglio dire l'interpretazione che ne davano loro.
Era una donna sposata e quindi sottomessa al marito che doveva comportarsi da capobranco con tutti gli oneri e gli onori del caso. A lei spettavano i figli, la casa e poco altro.
Decisi che dovevo sporcarla. L'idea di scoparmela di brutto mi faceva bollire il sangue.
Sapevo dove abitavano e decisi di farle le poste.
Feci mettere Paolo al turno di mattina per potermi giocare le mie carte con più tranquillità.
Lui dalle sei alle 13 ed io nel turno successivo.
Abitavano a dieci minuti da casa mia ed avevano il mercato rionale proprio ad un passo da casa. Mi feci l'idea che Eva dovesse fare la spesa proprio lì, così, con noncuranza cominciai a girare fra i banchi sperando di intercettarla.
Il primo giorno non la incontrai e cominciai a pensare ad un piano b.
Il mattino seguente, mentre compravo della frutta la vidi passare di fronte a me. Era bella, altroché... Camminava veloce con il carrello della spesa ed un bambino di quattro o cinque anni vicino.
Pagai velocemente e la seguii con lo sguardo. Si era fermata al banco della carne. Mi avvicinai velocemente e mi misi a guardare la vetrina. Aveva una bella voce ed una certa confidenza con il macellaio. Scherzavano parlando dei figli di entrambi.
Mi allontanai di qualche metro e attesi che finisse. Pagò e si girò dalla mia parte senza guardarmi. Mi parai di fronte a lei ed esclamai : - emmm.... Eva? -
Lei mi scruto' cercando di ricordare poi disse :- si, lei è? - Stefano, lavoro con tuo marito, ti ricordi di me? Ci siamo presentati alla festa dell'azienda.. - si, scusa - disse - non avevo collegato. Non ti ho mai visto qui, come mai? - ho scoperto da poco questo posto- risposi - ed ora, quando ho la mattina libera vengo volentieri, si risparmia ed è più accogliente del centro commerciale.- Eva annuì ma non sembrava convinta poi disse : - io preferisco di gran lunga il centro commerciale ma non ho la patente e quindi mi devo arrangiare - capisco - dissi - ti va un caffè? - non posso - si scuso', rischio di fare tardi - ma non dobbiamo sederci, lo prendiamo qui dentro, in piedi - mi guardò, poi guardo' l'ora sul cellulare e alla fine acconsenti'. Mentre sorseggiava il caffè la osservavo e quelle labbra mi fecero addrizzare il cazzo.
Pagai e mentre uscivamo le feci domande in generale sulla sua famiglia. Disegno'una routine familiare che mi sembrava le stesse stretta. Di Paolo ne parlava come di un buon marito, un brav'uomo, uno splendido genitore ma tra le righe mi sembrava di leggere una grande frustrazione. Ebbi la netta impressione di poter provare a scardinare quella porta priva di lucchetti.
Due giorni dopo riuscii a convincerla a farsi portare al centro commerciale. Non voleva noie quindi le proposi di accompagnarla senza poi seguirla all'interno. Le dissi che l'avrei aspettata e avrei atteso un suo squillo sul cellulare per riportarla verso casa.
Venne da sola, era riuscita a lasciare il piccoletto dalla madre. Avevo parcheggiato dietro al mercato e lei era salita velocemente come una che sta facendo una cosa sbagliata.
Il centro commerciale era a dieci minuti e dovevo giocarmi le mie carte in poco più di venti minuti.
All'andata parlammo della sua religione e delle cose che era costretta a fare e che non le piacevano. Erano parole d'oro per me, era come vedere delle fessure su un muro, apparentemente integro, nelle quali inserire uno scalpello per farlo cadere.
Dopo poco più di un ora squillo' il cellulare, era il segnale. Mi avviai con l'auto verso l'uscita e andai verso l'uscita. Lei era dietro la vetrata e come vide la mia macchina scese velocemente la scala ed entro'.
Lungo il tragitto mentre lei controllava le buste allungai una mano sul suo ginocchio e lo accarezzai. Mosse la gamba come quando viene sollecitato il ginocchio stesso con il martelletto per testarne i riflessi, ma non disse nulla.
Era come se mi avesse detto : - vai tranquillo - salii velocemente fino a conquistare il centro della coscia sinistra, era calda e liscia. Mi bloccò la mano con la sua e oppose resistenza : - non esagerare - mi disse - non sto esagerando - risposi - ma vorrei davvero esagerare. - Tolsi la mano in prossimità del parcheggio. Eva scese velocemente chiudendo la portiera. Tirai giù il finestrino e dissi : - quando vorrai io sarò sempre a disposizione per il centro commerciale, basterà uno squillo. Sarò buono, lo prometto - e le feci l'occhiolino. Lei senza girarsi disse : - vedremo, ci devo pensare - e se ne andò con le buste in mano dondolando leggermente il culo, ma forse era solo una mia idea.
Passarono diversi giorni e troppe seghe. Pensavo all'approccio forse troppo precipitoso e al da farsi. Invece una sera, dopo cena un messaggio WhatsApp mi avvertiva che lei il mattino seguente, alle 9,30 mi avrebbe aspettato al parcheggio perché doveva per forza andare al centro commerciale per dei cambi.
... Continua
scritto il
2024-10-06
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