Villeggianti 11

di
genere
prime esperienze

Si alzo' improvvisamente, indosso' una sottoveste ed uscì dalla stanza.
La casa era immersa nel silenzio e Gisella probabilmente si mosse con grande abilità perché non si sentiva nulla.
Poi la porta si aprì e lei rientro' accompagnandola con delicatezza fino a chiuderla.
Aveva in mano due cetrioli. Capii immediatamente a cosa aveva pensato. Li getto ' sul letto mentre si sfilava la sottoveste.
I due ortaggi rimbalzarono verso di me. Li presi in mano, non erano molto grandi, Gisella mi guardò e mi chiese : - hanno la forma di un cazzo, no? - beh, più piccoli di quelli che abbiamo visto e che ho preso io però, si, lo sembrano. Sono anche venosi - e scoppiai a ridere.
Gisella mi guardava seria e si massaggiava la fica - te la senti di scoparmi? - disse - si certo, ci proverò ma non so se ci riuscirò -
Poggio' la schiena sul letto e allargo' le gambe. Mi gettai su quella fica come una ossessa e la leccai, di nuovo. Il suo sapore era diventato più familiare e buono.
Presi il cetriolo e lo poggiai sulle labbra fradice.
Cominciai a strusciarlo come avevo visto fare ad Armando perché mi era sembrato più efficace del metodo di Mimmo.
Ogni tanto lo mettevo in perpendicolare ed esploravo l', interno. Feci quel giochino per un po' di tempo, Gisella era già venuta ma continuava a muovere il bacino in semicerchio. Provai ad affondare il colpo, ma Gisella, istintivamente chiuse le gambe.
Mi fermai e la guardai, poi le dissi : - visto? Non è così facile, fa male. - scusa - replico' lei colpa mia, non me lo aspettavo, ti prego, riprova - si distese di nuovo e mi porse la fica. Presi a leccarla di nuovo, la riempii di saliva, poi ripresi in mano il cetriolo e cominciai a fare su e giù per quei pochi centimetri che l'imene ed i suoi piccoli lamenti mi permettevano.
Poi si tirò su poggiandosi sui gomiti, era rossa e aveva gli occhi lucidi, bellissimi. Allungo' di scatto la mano destra e la posò sul dorso della mia, fece un sospiro e tirò a se la mia mano, la sua ed il cetriolo che quasi spari' nella sua fica.
Non urlo', digrigno' i denti e poi mi ordinò : - adesso scopami-
Ero sconvolta dal suo coraggio. Iniziai ad andare su e giù lentamente. Il cetriolo si era striato di rosso ed era ricoperto di bava. Andai avanti qualche secondo poi mi fermai - voglio pulire, poi ricominciamo - dissi. Rimase in silenzio con gli occhi chiusi, mi alzai ed andai in bagno. Lavai il cetriolo che era anche caldo poi presi della carta igienica e tornai in camera per tamponare la fica.
-puoi finire il lavoro? - mi chiese con faccia seria - certo che lo farò, puoi contarci.
Posizionai di nuovo il cetriolo all'ingresso della sua fica ma era troppo asciutta. - sputaci- mi ordinò. Mi faceva senso, non mi piaceva sputare allora presi in bocca il cetriolo e lo leccai abbondantemente.
Glielo piantai nella fica con decisione mentre le carezzavo il clitoride. Godeva come una pazza, mordeva le lenzuola per non urlare mentre io muovevo l'ortaggio nella sua fica ormai rotta.
Lo sfilai e leccai i suoi succhi, erano bollenti. Rimisi al suo posto il cetriolo ed iniziai a pompare velocemente mentre lei alzava il bacino come a volerne di più. Sfilavo è riinfilavo, di continuo.
Poi accadde. Mi pisciò in faccia, violentemente, senza riuscire a controllarsi, aveva gli occhi girati e la bava alla bocca, schianto' sul letto all'improvviso, sembrava svenuta.
Rimasi basita, ero fradicia di una cosa che sembrava pipi' ma non faceva schifo. La sua fica era gonfia, bagnata, oscena. Vi poggiai le labbra sopra e la pomiciai. Gisella ebbe un sussulto, poi mi carezzo' la testa delicatamente e mi ringrazio', poi mi prese per i capelli e mi tirò verso di lei e, con gli occhi lucidi, mi disse : - non mi sbaglio, tu mi farai morire.... - continua.
scritto il
2024-08-26
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