Er cravattaro 3

di
genere
pulp

Aveva cominciato a frignare, piagnuccolava sommessamente mentre io continuavo a fissarla negli occhi : - nun c'è gnente da piagne, è na cosa veloce, io me diverto e te e tu fratello potrete respira', che fai? - non replico', fece un respiro profondo e si slaccio' i pantaloni facendoli accartocciare sulle caviglie. Aveva un perizoma bianco e, a quel che mi era dato di vedere, un bel culetto. Le indicai, senza parlare, dove doveva mettersi, mi passo' davanti e, dandomi la schiena, poggio' le mani sulla scrivania.
- piegati bene,- le dissi a bassa voce - e allarga le gambe.-
Si posiziono' a novanta gradi mettendomi il culo in faccia. Spostai il filo nero e vidi una cosa che non mi piacque. Avevo una certa esperienza ed ero sicuro che quel buchetto, che avevo immaginato stretto, aveva, in realtà, preso belle dosi di cazzo. Somigliava ad una piccola gettoniera, una mini fica.
Non dissi nulla, mi imbrattai le dita di gel e cominciai a massaggiarlo. Avevo ragione, alla minima pressione di indice e medio il foro si aprì bollente e cedevole. Cominciai a scoparlo con due dita girando il polso di continuo. La ragazza tremava e ansimava. Non l'avevo pensata così. Lei avrebbe dovuto soffrire ed invece le piaceva. Mi calai i pantaloni e cominciai a menarmelo. Intanto con la mano libera continuavo a spanarle il culo. Non c'era molto da spanare, quando poggiai la cappella su quel buco ebbi l'impressione di essere risucchiato.
La inculai a fondo e di tanto in tanto lo estraevo per vedere quella voragine che rimaneva aperta. - sei proprio una rotta in culo- le dissi mentre andavo su e giù - ma quanti cazzi hai preso ar culo, eh?.- qualcuno, - rispose a bassa voce - qualcuno? - dissi sarcasticamente- è più largo della fregna! - lo so,- replico'- ma a me piace ed anche ai ragazzi che ho avuto.
Poggiai le mani sui suoi fianchi e cominciai a fare sul serio. Sentivo il rumore delle mie palle sulla sua fica. Che sembrava pisciare. Era bagnatissima e quando fui sul punto di sborrare mi accorsi che si stava toccando e che forse aveva già goduto. La cosa mi fece incazzare, il godimento doveva essere mio e a lei doveva toccare la sofferenza invece mi aveva fregato. Le riempii l'intestino di sborra e poi lo sfilai piano piano tenendole le schiappe spalancate. Il buco del culo sembrava una bocca gonfia che sputava bava bianca tra le labbra della fica rossa e umida.
Le passai dei fazzolettini mentre mi pulivo il cazzo.
Ci mettemmo seduti rimanendo in silenzio. La guardai negli occhi, se avessi dovuto giudicare dalla faccia avrei scommesso che il culo era sano, già... La faccia. - allora piccole', capirai che questa nun è na carta che te poi gioca' troppe vorte, poi certo nun è un asso, è na carta da quarche punto, nun te fa vince la partita. Te do quindici giorni, e so' pure tanti. Ve consiglio de rimedia'li sordi. Ma nun scappate però, se nun lì trovate me lo dovete veni' a di' perché se ve devo veni' a cerca' io poi la pagate cara-
Si alzo lentamente e senza salutare aprì la porta e se ne andò.
La mia posizione è quella di chi, seduto sul greto di un fiume, vede passare persone che annaspano e sceglie a chi tirare una corda e a chi no, con la certezza comunque che quella è l'unica via che possono percorrere.
Il loro tempo è diverso dal mio. Le loro settimane sono giorni e i giorni, ore. Cosi, spesso, vengono da me con facce di chi è stato domato dal tempo, di chi, avendone perso tanto senza sapere dove e come, ne chiede altro, costretto a pagarlo quello che voglio io.
I quindici giorni dei due ragazzi erano passati così, come fossero poche ore. Con il padre ancora fermo in ospedale dovevano di nuovo venire da me.
Aspettavo la ragazza, avrei inveito fino a farla cacare sotto e poi me la sarei scopata, questa volta però non solo nel culo.
Invece si presentò il fratello. In tuta da ginnastica e cappellino, era enorme. Aveva le spalle ampie e gambe come tronchi, ma non aveva i miei soldi..... Continua
scritto il
2024-11-30
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