Accettare le condizioni - Capitolo 7

di
genere
dominazione

CAPITOLO 7

“…PREGO, AVANTI”

Ancora in ginocchio sul divano, con il petto appoggiato allo schienale, piegata e novanta gradi, i miei orifizi completamente esposti, sentii la porta aprirsi e poi un rumore di tacchi.
Ansimavo ancora per l'orgasmo appena subito, mio fratello, seduto al mio fianco, mi carezzava i seni distrattamente mentre seguiva la scena che si svolgeva alle mie spalle e poi sentii la voce di una donna:

“caro Dottore, che piacere rivederti, non so come ringraziarti per aver trovato il tempo per me”

“Pamela cara, è un vero piacere vederti, vieni, accomodati, dimmi pure che problema hai e sentiti libera di esprimerti, noi ci conosciamo ma in questo momento sei una paziente e tutto quello che mi dirai resterà strettamente confidenziale, per telefono mi avevi parlato di un problema imbarazzante”

Nella mia sconcia posizione sentivo la discussione chiedendomi se quella donna avesse notato la mia presenza nuda e esposta sul divano:

“guarda, mi riesce molto difficile parlarne ma la situazione è divenuta per me ormai insopportabile e visto che conosco le tue abitudini per il tempo libero ho deciso di rivolgermi a te come medico e come uomo per cambiare la mia vita. Devi sapere che io non ho mai avuto un orgasmo in vita mia”

Seguirono attimi di silenzio all'affermazione della donna:

“Pamela, per capire il tuo problema ho bisogno di farti alcune domande che potrebbero essere imbarazzanti ma ti prego di essere il più sincera possibile, il tuo è un problema che va affrontato seriamente”

“certo, chiedimi ciò che vuoi, sono venuta da te apposta e voglio andare in fondo alla situazione”

“avrei bisogno di capire se il fatto di non raggiungere l'orgasmo significa che non riesci proprio ad eccitarti o se pur provando desiderio non riesci a raggiungere il tuo obbiettivo”

“ma guarda, è un po' complicato, non è che eccitarmi sia difficile, ci vuole solo il modo giusto però questo non cambia che anche se ero eccitatissima i rapporti che ho avuto non sono mai sfociati in un orgasmo”

“mi hai detto che per eccitarti basta il modo giusto, potresti essere più chiara”

“beh, diciamo che quando ci siamo conosciuti a quella tua festa qualche tempo fa, i giochini che ho visto mi hanno eccitata molto, rientrati a casa sono saltata addosso al mio compagno ma per quanto io ci abbia provato e lui si sia impegnato è stato un fallimento, non ti dico la frustrazione”

“capisco, e questo vale anche per la masturbazione, sempre se ti masturbi”

“certo che mi masturbo, farei di tutto per un orgasmo ma anche in quel caso il piacere sale, mi sembra di stare per arrivare e poi mi rendo conto che la fantasia che sto vivendo è solo nella mia mente e tutto crolla”

“mhhh... Posso ipotizzare che le fantasie che usi per masturbarti ti ritraggano in veste di donna sottomessa visto quello che hai provato alla mia festa?”

“no, no, hai capito male, io non mi immedesimo in chi subisce, quello che mi eccita è immedesimarmi in chi domina”

Il mio culo continuava a svettare bene esposto, mio fratello aveva preso a pizzicarmi i capezzoli seguendo il discorso e facevo fatica a non mugolare mentre il silenzio tornava a riempire la stanza per lunghi secondi.

“Pamela, da quello che mi dici sono abbastanza convinto che tu non abbia un problema medico o fisico, credo solo che il tuo corpo non abbia mai avuto le stimolazioni giuste ma, se te la senti, credo ci sia un solo modo per scoprirlo”

“Che modo? ti ascolto”

“Credo che dovresti provare a ricoprire il ruolo di dominatrice per vedere che effetto ti fa e se vuoi ho proprio qui la nostra cara Tania di cui puoi approfittare liberamente e senza remore, vero Tania?”

Ero stordita dalla piega che aveva preso il discorso e restai ghiacciata senza rispondere ma mio fratello, sempre attento alle occasioni, mi pizzicò forte un capezzolo, il dolore fu intenso e improvviso:

“ahhhh, si, si padrone dottore, si padrona Pamela, può fare di me ciò che vuole, tutto quello che vuole”

Le parole mi uscivano ormai dalla bocca senza controllo, pronunciavo frasi che non credevo avrei mai neanche pensato ma il silenzio era tornato fino a che, quasi sottovoce:

“si, va bene, vorrei provare”

“vuoi che ti lasci sola con Tania? un po' di intimità?”

“no, no, vorrei che mi guidassi magari”

“va bene Pamela, dimmi, c'è qualcosa in particolare che ti piacerebbe provare a vedere che effetto fa sul corpo di Tania?”

“alla festa… quello che mi ha colpito… Dio, l'ho sognato per una settimana e mi svegliavo sempre tutta bagnata… quella ragazza che…”

“Pamela, stai tranquilla, nessuno ti giudica qui, sentiti libera, dimmi la tua fantasia”

“alla festa una ragazza è stata frustata con un frustino da cavallo sul sesso, sulla pancia, sui seni, le sue urla mi hanno fatto un effetto incredibile”

“cara Pamela, per così poco, non c'è nessun problema, puoi farlo per tutto il tempo che vuoi”

Il Dottore fece cenno a mio fratello di avvicinarsi e di portare anche me mentre prendeva da un mobile delle corde e un frustino nero che finiva con una parte piatta. Mi tremavano le gambe mentre mi avvicinavo, avrei voluto fuggire ma non sapevo proprio come e dove. Nel totale silenzio venni portata verso un basso tavolino, era lungo come la mia schiena, mi ci fecero sdraiare a pancia in su, il mio corpo tremava visibilmente per la paura ma la cosa sembrava non interessare a nessuno. Mio fratello, sotto la direzione del dottore, mi legò le braccia alle gambe del tavolo, la testa pendeva indietro priva di appoggio mentre il culo spuntava un po' dalla parte opposta, il frustino venne consegnato a Pamela che guardava in silenzio poi i due uomini mi si misero ai lati, mi presero ognuno una caviglia e mi tirarono indietro le gambe allargandole fino a che non fui completamente esposta dal sesso al collo.

“Prego Pamela, serviti a sazietà”

Pamela, una donna alta, capelli neri, lisci e lunghi fino alla schiena, un bel viso ma dai tratti duri, severi, le labbra sottili delineate da un rossetto intenso, scuro. Indossava un tailleur elegante con una camicia bianca candida allacciata quasi fino al collo, un seno prosperoso, spalle rigide, la vita che si stringeva poco per poi arrivare su fianchi secchi e su un culetto piccolo e muscoloso. La gonna fasciava le gambe fino sopra il ginocchio per poi lasciare alla vista polpacci ben torniti e scarpe nere aperte in punta e con un lungo tacco. Si aggirava davanti a me come uno squalo, faceva avanti e indietro nello specchio visivo che avevo attraverso le gambe tenute divaricate oscenamente.

“Ti chiami Tania giusto?”

“Si signora” La voce tremava sensibilmente.

“Tania, hai sentito qual’è il mio problema?”

“Si signora”

“Riesci a capire quanto sia frustrante per me dover vivere in questo modo Tania?”

“Si signora, mi spiace signora”

“Ti spiace??? Beh, se ti spiace potresti fare qualcosa per alleviare le mie pene Tania?”

“Si signora, tutto quello che vuole signora”

“Bene Tania, sono felice delle tue risposte e approfitterò della tua disponibilità ma devi sapere che la cosa che più mi ha fatto eccitare in vita mia è stata una ragazza come te che urlava disperata sotto i colpi di un frustino proprio come questo, hai capito Tania?”

Mentre diceva quella frase i suoi occhi sembrarono come luccicare, la sua espressione cambiare mentre parlava con me, mentre io, ad ogni istante, mi sentivo più come un animale pronto ad essere macellato. Deglutii e risposi con tono tremante:

“Si signora”

Lei sorrise e vidi il suo braccio allungarsi, vidi la punta piatta del frustino sorvolare il mio corpo a pochi millimetri dalla pelle per poi andarsi a posare fra i miei seni e li iniziare a ruotare piano, giri sempre più larghi, salendo su una coppa per poi ridiscendere e risalire sull'altra, sempre più larghi fino ad incontrare i capezzoli turgidi, passarvi sopra, schiacciarli e poi fermarsi:

“Non preoccuparti Tania, non dovrai fare nulla per accontentarmi, faro tutto io, userò il tuo corpo come è giusto che sia usato, tu sarai perfetta per il solo fatto di esistere, sarai perfetta nella semplicità del tuo ruolo di oggetto, non avrai responsabilità alcuna, rilassati e lascia che ti usi esattamente come è giusto che tu sia usata”

Quelle parole mi trafissero la mente, sarai perfetta per il solo fatto di esistere, non avrai responsabilità alcuna, mi avevano colpito anche se non ne afferravo in pieno il senso e non ebbi molto tempo per pensarci. Pamela iniziò a colpire con il frustino, lo alzava di pochi centimetri e lo riabbassava velocemente, dava quei piccoli colpi in modo molto veloce sfruttando l'elasticità del frustino, presi singolarmente non erano poi molto dolorosi ma il ripetersi serrato iniziò presto ad irritare la pelle sensibile del capezzolo su cu si abbatteva.
Iniziai a tendermi in tutto il corpo per resistere, cercavo di muovermi per sfuggire al veloce susseguirsi dei colpi sullo stesso punto ma le braccia erano legate strette e le gambe tenute saldamente quindi non facevo che contorcermi inutilmente per il piacere dei miei utilizzatori.
In breve il dolore divenne insopportabile, comincia a mugugnare:

“mmmmmhhh, mmmmhhhh, ahi, ahi, brucia, basta, mmmmhhhh, per favore signora, brucia” Sciafffff “ahhhhhhhhhhhhhhhhhh, ahh, ahh, ahhhhhhh” Come risposta alle mie supplice la signora aveva alzato il frustino sferrando un forte colpo al seno destro, lo strumento si era abbattuto non con la punta piatta ma con la parte dura e cilindrica colpendo il seno per lungo qualche centimetro sopra il capezzolo e lasciando una lunga riga rossa. Il dolore era stato fortissimo e l'urlo che avevo fatto lo dimostrava, ora singhiozzavo continuando a contorcermi per il dolore intenso che mi riempiva il seno, il desiderio di massaggiarlo, lenirlo ero forte ma le corde non mi lasciavano questa possibilità. Pamela, per fortuna, aveva fermato il suo colpirmi, mi guardava con il viso stravolto, visibilmente ebbra di eccitazione, un piatto sorriso sul volto mentre si sfilava il vestito. Aveva occhi solo per il mio corpo, guardava il seno su cui si era accanita, il capezzolo era rosso e gonfio e poco sopra vi era una lunga riga violacea, in breve rimase solo con l'intimo e si riavvicinò a me, frustino in mano. Feci un respiro profondo cercando di calmarmi, non avevo possibilità di scampo e volevo mantenere un po' di contegno anche se il mio corpo non voleva smettere di tremare.
Lo strumento sorvolò il mio corpo di nuovo, questa volta andò diretto sopra il capezzolo sano, vi si appoggio delicato ma io sobbalzai comunque al contatto:

“Sei pronta per i desideri della tua padrona Tania?”

“Padrona, fa tanto male, la prego, padrona”

“Mi stai dicendo che non vuoi più aiutare la tua Signora Tania? Che il tuo dolore è più importante della ricerca di un orgasmo per me Tania?”

La disperazione mi avvolse completamente, non vi era scampo al mio ruolo ma quello che mi prese alla sprovvista fu che mentre mi veniva chiesta quella cosa mi trovai non solo a rispondere ma a credere a ciò che rispondevo:

“No padrona, mi scusi padrona, sono stata una stupida a pensare al mio dolore, farò quello che è giusto perché io serva a qualcosa, perché io le sia utile”

Pamela sorrise, prese a muovere la frusta lentamente, colpetti leggeri, lenti ma che aumentavano millimetricamente, presto ogni colpo diede vita ad uno schiocco sulla carne del capezzolo, presto la frusta ricominciò a piegarsi aumentando la velocità, il ritmo, presto la pelle bruciò e il dolore si fece intenso:

“mmmmhhhhhh, mi brucia padrona, ahi, ahi, fa tanto male, brucia, mmmmmhhhhh”

“vuoi che smetta Tania?”

“mmmmhhhhhh, no padrona, ahi, ahi, brucia tanto ma io non conto nulla, mmmmhhhhh”

Pamela aumentò ancora il ritmo, i colpi si fecero più forti, intensi, mi entravano dentro, il seno colpito mandava scariche al cervello mentre mi contorcevo:

“aaahhhhh, aaaahhhhh, non ce la faccio, pietà, pietà”

Continuò a farmi urlare come una pazza mentre continuava a colpire sempre lo stesso punto, sempre lo stesso capezzolo che sembrava andare a fuoco, non so quanto continuò mentre mi disperavo ma poi, improvvisa, sferro tre fendenti per seno, sempre con la parte rigida, mi fiacco il respiro per il dolore terribile, già il primo affondo mi fece impazzire ma quando arrivarono gli altri in rapida successione non riuscii più a respirare, stavo li, tesa come una corda, tremante, la bocca spalancata da cui colava saliva mentre cercavo di ricominciare a respirare inutilmente, pensavo sarei annegata nel dolore ma poi l'aria arrivò assieme alle lacrime e ai miei lamenti. Pamela mi lasciò il tempo di riprendermi un po', mentre respiravo gemendo mi carezzava dolcemente i seni offesi, seguiva con le dita i lunghi solchi violacei che mi rigavano entrambe le mammelle, girava intorno ai capezzoli che sentivo pulsare e dopo un po' si calò su di me con la bocca, ingoiò i capezzoli alternativamente massaggiandoli con la lingua con una delicatezza che non mi sarei mai aspettato da una donna così dura, continuò a lenire la mia sofferenza con la lingua per lunghi minuti fino a che il mio respiro non tornò normale, mi fece rilassare e il lungo massaggio alla fine mi eccitò terribilmente. Si staccò, si portò vicino alla mia testa che pendeva senza supporto, si sfilò gli slip che caddero a terra davanti ai miei occhi mettendo in mostra un sesso peloso, un folto triangolo di peli neri che terminavano sulle grandi labbra evidentemente gonfie.

“Tania, vuoi sapere che effetto hanno fatto le tue urla alla mia fica?”

Mi ero rilassata sotto le carezze di quella donna, la stessa che mi aveva inferto tanto dolore lo aveva poi lenito e nel farlo mi aveva piegata, mi sentivo sua, al suo servizio, non solo poteva fare quello che voleva di me ma desideravo che lo facesse, che mi usasse:

“Sono ai suoi ordini padrona, farò tutto quello che vuole padrona”

Vidi le sue gambe divaricarsi mentre si posizionava sopra la mia testa poi sentii una mano afferrarmi i capelli con fermezza per tirarmi verso l'alto, mi ritrovai a baciare il sesso della padrona perfettamente e senza neanche pensarci dischiusi le labbra per ospitarlo e con la lingua mi insinua al suo interno. Appena sfiorai le grandi labbra quelle si dischiusero riversandomi in bocca copiosi umori salati e acidi che ormai non riuscivano più a contenere. Li accettai felice e li laccai avidamente sentendomi orgogliosa di aver provocato quell'eccitazione.

“Senti Tania come sono bagnata? le tue urla, i tuoi lamenti mi hanno eccitata in modo incredibile ed ho bisogno di venire, di raggiungere l'orgasmo, di sfogarmi finalmente”

Al sentire quelle parole spinsi la testa in su per aderire al massimo al sesso della padrona e la leccai con tutto l'impegno che riuscivo, percorsi tutto il sesso, vi introdussi la lingua spingendola in profondità tanto quanto mi era possibile e le leccai il clitoride gonfio con tutta l'energia che avevo mentre Pamela mi tirava la testa per i capelli ruotando il bacino e allargando le gambe più che poteva, mentre mi carezzava i seni doloranti:

“mhhh Tania, sei brava, ti impegni, mi piace tanto quella tua lingua da cagna ma non arriva, come al solito non riesce ad esplodere, manca qualcosa”

Volevo che godesse, desideravo far godere la mia padrona e girando la testa da un lato per riuscire a parlare biascicai:

“mi frusti ancora padrona Pamela”

Lei si fermò e allentò la presa sui capelli in modo da staccarmi la bocca dal sesso e:

“che cosa hai detto Tania?”

Presi un profondo respiro: “vorrei che mi frustasse ancora per farla eccitare, se le mie grida possono servire vorrei che mi facesse urlare mentre si masturba con la mia bocca”

“ma Tania, in questa posizione mi resta scomodo frustarti il seno, come pretendi che raggiunga l'orgasmo se sto scomoda?”

Aveva fatto un passo indietro nel dire questa frase e ora mi guardava dritto negli occhi sorridendo, avevo capito chiaramente dove voleva arrivare e ne avevo una paura folle ma ancora di più desideravo darle piacere. Rilassai le gambe che si divaricarono ancora di più di come le tenevano il dottore e mio fratello che assistevano impassibili alla scena e poi:

“se il dottore e mio fratello potessero essere così gentili da tenermi bloccata in questa posizione e da tenermi allargata la fica lei potrebbe frustarmi proprio li in modo comodo, credo che mi farebbe molto male e che urlerei molto”

Pamela sorrise sadica e scambio uno sguardo con i due uomini che spostarono la mano che tenevano sulle mie cosce più in basso e poi divaricarono tirando forte, sentii le grandi labbra aprirsi seguite poi dalle piccole e l'aria fresca raggiungere l'interno del sesso madido. Mi afferrarono meglio per le caviglie in modo da tenermi ben ferma e Pamela rimise la mia testa ben attaccata alla sua fica grondante tirandomi sempre per i capelli. Io ripresi subito il mio lavoro di lingua impegnandomi al massimo, continuai anche quando sentii la parte piatta del frustino carezzare il mio sesso, il mio clitoride, cercai di pensare solo fica che avevo in bocca ma poi si sentì un sibilo e un forte schiocco, la frusta si abbatté proprio sul mio clitoride gonfio, tutto divenne bianco mentre un urlo disumano si soffocava nelle morbide carni del sesso della padrona, mi contorsi tutta ma mi tenevano ben stretta e non riuscii a muovermi gran che, tremavo e urlavo dibattendo la testa ottenendo solo di strofinare di più la fica della padrona, il dolore sembrava non voler finire mentre sentivo le gambe di Pamela stringersi ai lati del mio viso, mentre sentivo i suoi gemiti misti ai miei urli soffocati fino a che, lentamente, il dolore cominciò a scendere lasciandomi sfinita e inerme:

“devi leccare Tania, mi devi leccare o sarò costretta a frustarti la fica per tutto il giorno”

Un secondo affondo mi colpì in pieno, il dolore fu ancora più forte ma mentre mi sbattevo mi forzai a tenere fuori la lingua, a leccare disperatamente mentre umori misti a saliva mi colavano per tutto il viso.

“brava Tania, continua così”

Arrivò un terzo colpo che fu così intenso che mi convinsi che sarei impazzita, ero disperata, chiedevo pietà piangendo mentre leccavo come una furia, mi insinuavo nel sesso che stavo mangiando, spingevo la lingua talmente tanto da farmi male ma i colpi divennero quattro mentre tutto il corpo sembrava andare in pezzi, mentre le mie parole di supplica divenivano rantoli incomprensibile, mentre le mie urla divenivano lancinanti.

“oh si, oh si Tania, oh Tania ti sento urlare nella mia fica, ti sento soffrire nella mia fica, mi sta facendo impazzire, voglio farti male, voglio che il tuo dolore mi faccia godere”

Ormai ero completamente persa, il dolore partiva dal sesso ma aveva raggiunto tutto il corpo, tremavo tutta e l'unica cosa che riuscivo a fare era tenere la lingua ben fuori dalla bocca. I due uomini mi tenevano saldamente bloccata ed esposta mentre Pamela mi tirava e muoveva la testa sul suo sesso per masturbarsi e continuava a frustarmi la fica con ferocia alternando colpi secchi a colpi più leggeri ma molto più veloci e ravvicinati. Era vero che Pamela aveva problemi a raggiungere l'orgasmo, per quanto stesse provando un grande piacere nell'usarmi in quel modo ci volle un tempo infinito prima che esplodesse, mi frustò senza sosta tanto che alla fine non mi dibattevo neanche più, avevo il viso ricoperto completamente di saliva e di umori e mi sentivo bagnati anche i capelli poi, improvviso, arrivò finalmente il suo orgasmo, si accasciò sul mio corpo tremante mentre mi teneva la bocca ben salda alla fica pulsante. Con l'altra mano mi afferrò in pieno il sesso stringendolo con tutte le forze, avevo la passera completamente irritata e la sua presa fu terribile, mi sembrava che le dita mi entrassero dentro la carne mentre la padrona si contorceva su di me in un lungo orgasmo liberatorio e poi finì, Pamela si sollevò e mi lasciò mentre mi liberavano le gambe che caddero inermi e persi i sensi.

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scritto il
2025-02-11
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