Jessica - Solo per Amore - Cap 3
di
Glorfindel
genere
dominazione
CAPITOLO 3
La mattina successiva mi svegliai nella mia stanza, mi guardai in giro, era un effetto strano, quella stanza in cui avevo vissuto da sempre, quella stanza in cui passavo la maggior parte del mio tempo, quella che consideravo un po’ il mio rifugio oggi mi sembrava diversa, fuori luogo, quasi non mi appartenesse.
Mi mossi senza pensare e subito una fitta di dolore mi attraversò il corpo partendo dal sesso, quella incredibile punizione della sera prima mi invase la mente e feci fatica a sopportarne il ricordo, non riuscivo proprio a credere di essere riuscita a sottopormici.
Mi alzai con attenzione, era veramente difficile muovermi schivando il dolore ma piano piano guadagnai la posizione eretta, camminai, le gambe leggermente divaricate e arrivai davanti allo specchio. Mi osservai, un pigiama a righe che avrà avuto almeno quattro anni, capelli chiari ma non abbastanza da potersi definire biondi, un po’ mossi ma ne ricci ne lisci. Due protuberanze all’altezza del petto che riuscivano appena a gonfiare il pigiama, le mie tette, stramaledette, per quanto le avessi attese per tutta la pubertà non avevano mai voluto crescere più di così. Un vitino stretto, quello si ma il totale non cambiava, quella mattina non mi piaceva proprio nulla di ciò che ero ma infondo non era una novità.
Sospirai e con attenzione mi girai per andare a fare una doccia, era presto, in casa ancora tutti dormivano ma poi vidi il mio cappotto color melanzana e un altro ricordo tornò alla mente ancora insonnolita. Il mio anello o orecchino, non avevo trovato ancora un termine adatto ma inizia a frugare nella tasca, ansiosa, frenetica. Era lì, nella sua custodia nera, la aprii e nella sua semplicità, nel suo colore grigiastro ma brillante, ne oro bianco ne argento non potei fare a meno di sorridere. Certo, guardare quella punta acuminata e pensare a dove doveva andare ad infilzarsi mi fece correre un brivido freddo ma era presto per pensarci e soprattutto quell’oggetto voleva dire che lo avrei rivisto e che lui voleva rivedermi. Ero serena, confusa ma in pace ed era il momento della mia doccia.
Lasciai che l’acqua bollente scorresse sul corpo, mi piaceva così, al limite della sopportazione perché il calore mi entrasse dentro a cancellare il freddo dell’aria che mi circondava. Mi insaponai con calma il corpo ma non la patatina, mi accontentai di far scorrere solo l’acqua insaponata, non osavo guardare.
Rimasi sotto la doccia per almeno venti minuti, anche dopo che ebbi finito di lavarmi rimasi li, la testa un po’ in avanti con il getto caldo che vi scorreva sopra per poi scendere alle spalle e alla schiena abbandonandomi solo all’altezza del culo. Era rilassante, sembrava lavar via lo stress e l’ansia di quell’ultimo periodo.
Alla fine dovetti uscire dal box, lo aprii appena, veloce, feci uscire un solo braccio che arpionò l’accappatoio e subito mi coprii, proprio un tipo freddoloso. Uscii fuori ma rimasi bloccata davanti allo specchio. Tutto quel tempo sotto l’acqua aveva disteso perfettamente i miei capelli che ora ricadevano tutto intorno alla testa coprendo leggermente il viso ai lati. I miei occhi, le mie labbra in quel modo erano messi in risalto mentre rimanevano velati altri lineamenti. Finalmente, quella mattina, trovai qualcosa che mi piaceva, non mi ero mai vista in quel modo, di norma avrei tirato su anche il cappuccio ma l’accappatoio era nuovo e di cappucci neanche l’ombra. Mi fissai per un po’ e poi sorrisi.
…
Ci vollero ben cinque giorni perché il dolore delle frustate mi lasciasse completamente, in casa mi inventai che mi ero fatta uno strappo all’inguine in palestra e che mi faceva molto male così mia madre si mosse per andare dal dottore e si fece fare il certificato così potei andare in malattia per una settimana e ne approfittai per rinchiudermi nella mia stanza e stare lontana da tutti, riposo a letto, così aveva detto il dottore.
Non avendo ben molto da fare mi venne in aiuto internet, per primo toccò al guardaroba, si si, era proprio ora di rinnovarlo e avevo bisogno di idee. Il secondo giorno, già mi muovevo molto meglio, diedi una bella rinfrescata alla camera, e si, sembrava proprio la stanza di una bambina, non è che la stravolsi proprio ma mandai in pensione molti ricordi ormai troppo lontani, cambia lenzuola e affini con quelle nuove che avevo comprato da tempo e non avevo mai messo e licenzia i miei pigiami sostituendoli con una vestaglia che mi avevano regalato le zie al mio diciottesimo compleanno, che strano, fino a due giorni fa la trovavo scomoda e fredda ma ora nei miei pigiamoni non mi sentivo proprio a mio agio quindi.
Il terzo giorno mi decisi, andai davanti allo specchio e slaccia la vestaglia, la aprii lentamente, avevo un po’ paura, la feci cadere a terra e rimasi solo con gli slip. Notai che i capezzoli erano duri, spuntavano sulle tettine come due chiodi, li accarezzai appena e constatai che erano molto sensibili ma ora non era importante, era ora di controllare com’era la situazione di sotto.
Tolsi le mutante e le gettai al lato, divaricai un po’ le gambe e poi, delicatamente allargai con le mani le grandi labbra della patatina. Ero convinta di riceve una specie di scarica elettrica ma invece tutto andò bene, nessun dolore ma proprio nessuno sole che, non potevo crederci, ero già bagnata, certo non molto ma le punte delle mie dita si erano inumidite, cosa mi stava succedendo??? Cosa stavo diventando???
Guardai il clitoride, beh, quello era ancora decisamente gonfio e arrossato ma nulla di eccessivo, non resistetti alla tentazione e incomincia a far scivolare due dita dalla mano destra verso l’alto. Le sensazioni arrivarono attutite all’inizio ma poi il contatto delle dita sul clitoride diede i suoi frutti e la sensazione che sentii fu troppo intensa. Non era dolore ma era troppo forte, sembrava che mi stessero facendo il solletico da dentro la pancia, ebbi un brivido e allontanai le mani.
Meglio rivestirsi e poi avevo avuto l’ordine di fare con calma e trattarmi bene ma ora che fare???
Fu ancora internet a salvarmi ma questa volta decisi di rinnovare le mie conoscenze di sesso invece che di moda. Provai a cercare nel porno ma devo dire che ne capivo poco il senso, si tanto sesso, posizioni, giochetti e un sacco di cose infilate dappertutto ma non è che mi lasciasse molto, non ne capivo il perché e allora provai a cercare in modo più scientifico. La prima domanda che mi venne in mente fu: “ma come si fa a fare bene un pompino?”
Si aprì il mondo, scoprii che si chiama fellatio e anche se questo non mi insegnava a farlo meglio mi era diventato già molto più simpatico. Incomincia a leggere di esperienze di tante altre donne, di come lo facevano e di come veniva loro chiesto di farlo, scappo fuori un punto L anche per gli uomini e io che credevo fosse una favola il punto G delle donne; alla fine, dopo esser passata dalle esperienze altrui alle spiegazioni tecnico scientifiche quello che compresi è che, si, bisogna saperlo fare ma la parte psicologica era fondamentale anche per l’uomo.
Quelle letture mi avevano coinvolto, mi resi conto che l’unico ragazzo che avevo avuto prima d’ora sapeva del sesso almeno quanto me, non sapeva nulla, soprattutto mi resi conto che la pratica conta ma le basi erano importanti e visto che pareva proprio che per tenermi quell’uomo che sentivo come una fortuna immeritata nella mia vita l’unica strada fosse il suo pene beh, il modo migliore per percorrerla era imparare come gestirlo. Alla pratica ci avrebbe pensato lui, ne ero certa e io volevo che facesse pratica su di me ma volevo partecipare.
Lessi e guardai un po’ tutti gli argomenti fino a notte fonda, mi addentrai anche nel sado maso, un mondo vasto e pieno di estremi, pieno di sfaccettature diverse fra loro, mi lasciò confusa e non capii bene io in che rapporto fossi capitata. Non mi risparmiai certo il sesso anale, sarebbe stato stupido da parte mia, sapevo che prima o poi sarebbe successo, il mio uomo, quell’uomo aveva sempre adorato il mio culo e per come si erano messe le cose lo avrebbe avuto. Alla fine cedetti, avevo saputo troppo e troppo in fretta e per di più mi ero anche eccitata, mi sentivo umida fino alle cosce ma di masturbarmi non se ne parlava proprio, ancora troppo presto. Pensai di mettere alla prova il mio sedere come era consigliato da molti in rete, ero a pancia in giù, sdraiata nel letto, feci risalire la vestaglia fino a lasciare nudo il culo, non avevo rimesso gli slip dalla mattina, lo spinsi verso l’alto fino a sentirsi allargare le chiappe e l’aria fresca andare a contatto con il mio forellino, mi portai un dito alla bocca e lo feci entrare insalivandolo bene, come se facessi un ‘fellatio’ e poi, lo andai a posare sul mio sfintere, spinsi e lui iniziò a cedere ma appena la prima falange fu entrata i muscoli si contrassero, involontariamente, non riuscivo a rilassarmi e spingere e basta non era certo piacevole.
Mi arresi e mi nascosi sotto le coperte, ero infreddolita e ci avrei pensato domani.
Quarto giorno. Oggi shopping, i miei stavano fuori per lavoro almeno fin verso le 18:00 quindi avevo tutto il tempo per uscire senza farlo sapere. Avevo già in mente molti acquisti da fare e li avrei fatti tutti ma prima parrucchiere. Andai da uno nuovo, non il solito e gli spiegai quello che avevo visto qualche giorno prima dopo la doccia e lui mi spiegò che coprendo la parte un po’ spigolosa del mio viso si sarebbero messi in risalto i particolari giusti. Non è che mi fu molto simpatico, spigolosa??? Come si permette questo? Però lo lascia fare e con una buona scalettatura nei punti giusti, la riga nel mezzo e tanta tanta piastra mi trovai con capelli lisci come spaghetti, come due tendine ai lati del volto e di fronte allo specchio non mi vidi certo una strafiga ma devo dire che mi sentivo carina ed era la prima volta.
Galvanizzata da questa nuova sensazione diedi d’assalto vari negozi, vestiti, accessori, lingerie e ‘scarpe’, e si, quell’appunto alle scarpe da tennis all’ultimo incontro con il mio amore mi aveva piccato, soprattutto perché aveva ragione, va beh non sentirsi bellissima ma non valorizzarsi proprio non andava bene.
Quel quarto giorno fu pieno di rinnovamento.
Mi svegliai la mattina dopo e decisi di controllare ancora lo stato della mia fichetta. Lo specchio mi restituì un’immagine del sesso in perfetta forma, provai a toccarlo, strofinarlo, infilarmi dentro e alla fine, senza pensarci, mi mollai uno schiaffo proprio sul clitoride. Non fu piacevole ma niente di che, giusto un istante seguito dal solito e un po’ inquietante aumento dei miei umori. C’era qualcosa dentro di me che non capivo ma ora non ci volevo pensare, lui mi mancava e con uno scatto deciso presi il telefono e chiamai al numero che mi era stato dato per farmi applicare quel suo pegno.
Mi rispose una signorina simpatica a cui, molto imbarazzata, spiegai che volevo farmi fare il piercing al clitoride, lei, evidentemente abituata, mi diede l’appuntamento ma mi gelò, aveva posto fra un’ora e io non mi aspettavo certo questa immediatezza ma presa alla sprovvista accettai.
Dopo lo shock iniziale pensai che era meglio togliersi il dente solo che poi mi venne in mente una cosa a cui non avevo pensato, e se la mia fica avesse risposto nel solito modo? se mi fossi bagnata in modo spropositato? Oddio, mi sarei vergognata come un cane ma ci voleva almeno mezz’ora per arrivare all’appuntamento e mi dovevo ancora preparare.
…
Era un locale dove si facevano tatuaggi e piercing proprio come immaginavo ma era molto pulito, sinceramente, per come era l’ambiente e come era vestito il personale sembrava uno studio medico.
La ragazza all’ingresso mi chiese il nome e mi disse di accomodarmi e che in pochi minuti qualcuno sarebbe venuto da me. Così fu, pochissima attesa e un uomo sui quarant’anni mi venne a chiamare e gentilmente mi chiese di seguirlo.
Entrammo in una stanza, un divano, un lettino tipo quelli da massaggio, uno sgabello e un bancone con tanti strumenti un po’ inquietanti, sudavo freddo.
L’uomo mi chiese cosa volevo e io, presa la mia cara scatolina nera gli spiegai tutto; mi chiese come mi sentivo e se ero tranquilla e poi mi spiegò come si sarebbe svolta l’operazione. Sinceramente lo ascoltai poco, volevo farlo e basta e quanto mi chiese se ero pronta gli risposi di si.
Mi disse che sarebbe stato meglio se mi fossi tolta i pantaloni e gli slip, mi indicò un apposito paravento che non avevo neanche notato e mi disse che poi potevo stendermi sul lettino.
In pochi minuti mi trovai stesa, nuda dalla vita in giù, con le gambe allargate che dal ginocchio ricadevano fuori dal lettino. Lui si avvicinò con una bombolette, appoggio una mano sul mio sesso e allargò le grandi labbra e poi spruzzo qualcosa dicendomi “questo ti anestetizzerà un po’, vedrai, sarà un attimo”, doveva aver intuito la mia tensione.
Prese una specie di pinze, lunghe con le estremità piatte e ricoperte di gomma, sempre tenendomi allargato il sesso afferrò con le pinze la base del mio clitoride, da sotto e lo tirò delicatamente verso l’esterno poi si avvicinò con quello strano dono e dopo aver cercato il mio sguardo in cerca di assenso, al cenno del mio capo, iniziò ad infilare l’ago attraverso la carne.
Fu come un’iniezione ma un’iniezione fatta in un nervo infiammato, il metallo attraversò la pelle mentre l’aria aveva smesso di raggiungere i polmoni ma effettivamente durò poco e il dolore cominciò subito a svanire.
Lui tenne il clitoride dolorante ancora un po’, rilasciandolo lentamente per poi liberarmi. Disinfettò bene e poi mi chiese di attenderlo li qualche minuto senza muovermi.
Mi rilassai, quello che sentivo era ormai lontano dal dolore, solo una strana sensazione e dopo 5 minuti lui tornò, mi disse che avevamo fatto, mi diede una crema e istruzioni per metterla, mi spiegò come lavarmi e come prendermi cura della mia vagina e poi mi disse una cosa che mi mandò in pezzi il cuore. Almeno tre settimane, almeno tre settimane prima di fare sesso, l’ago inserito era molto sottile e la guarigione sarebbe stata veloce ma non meno di tre settimane, di norma ci possono volere anche mesi.
Mi alzai dal lettino e notai subito che il velo di carta che lo ricopriva era macchiato all’altezza della mia passerina, se ne accorse anche lui e lo tolse senza dir nulla ma ottenne solo di mettere in risalto la macchia sul cuscino subito sotto. Oddio che vergogna e poi mi uscì: “beh, lei è stato molto bravo” Ma come mi era uscito, e lo avevo detto anche con aria maliziosa, lui rimase senza parole dandomi la possibilità di fuggire via.
Un po’ triste me ne tornai verso casa ma infondo era fatta e avrei aspettato. Tornai alla mia vita quotidiana lasciai che i giorni passassero cogliendo l’occasione per migliorare la mia cultura in fatto di sesso.
...
...
Il tempo trascorse e quell’anellino che spuntava dalla mia figa aveva iniziato a piacermi, le dava un’aria particolare tanto che mi ero depilata completamente per farlo risaltare di più. Ormai ci potevo giocare tranquillamente e devo dire che dava delle sensazioni piacevoli, era una vita che non avevo un orgasmo ma dopo aver atteso tanto avrei atteso lui.
Gli mandai un messaggio: “Quando mi vorrai, Io sono pronta”
Cavolo, neanche un minuto e arrivò la risposta: “Domani sera, solito posto, solita ora”
…
Sono le 19:30 ed esco dalla mia stanza per recarmi finalmente al mio appuntamento, non vedevo l’ora di mettere in pratica tanta teoria.
Passai a salutare i miei e notai un’espressione strana poi mi vidi nello specchio, riflessa assieme a loro, indossavo una giacca a tinta unita con due tasche, a maniche corte e chiusa con degli Automatici, tutta bianca con sul bordo e intorno al collo una sottile fascia nera, tessuto leggero, metteva in risalto il mio piccolo seno nudo al suo interno, si intravedevano appena i capezzoli. Pantaloni neri di tessuto che foderavano in maniera aderente i glutei e le cosce per poi scendere più larghi fino ai piedi. Come scarpe un Decolletes bianco scamosciato chiuso in punta e con il tacco non troppo alto e largo, dovevo ancora abituarmi.
Il tutto sormontato dalla mia nuova pettinatura. Non stavo affatto male e loro erano stupiti, fortemente religiosi e conservatori, li amavo molto ma era ora che prendessi la mia strada. Alla fine mi salutarono, o meglio mi salutò mia madre con un risolino, il mio povero babbo doveva ancora riprendersi. Infilai il cappotto, era ora di andare.
…
Le otto in punto, suono, subito mi apre, mi guarda senza dire nulla, il viso inespressivo ma non si muove dalla porta, mi crolla il mondo, dio, non gli piaccio, dio ho sbagliato, dio dio dio ma ormai che posso fare? al che gli chiedo: “ti va se entro???” Si sposta e mi dirigo subito verso la camera, ho il cuore in gola. Arrivo davanti al letto, solito posto, mi giro e lui è ancora la che mi guarda, lontano, mi sfilo il cappotto, so cosa devo fare, lo appoggio alla poltrona e mi accingo a slacciare la giacca ma lui parla, mi dice di aspettare e si avvicina piano, sempre inespressivo, ho paura, lui arriva alla porta della camera da letto, a poco più di un metro da me e dopo avermi osservato ancora mi dice: “sei carina” Non sorride, non fa nulla, rimane li a guardarmi.
Mi riprendo in fretta, quella piccola frase mi ha dato comunque sicurezza, continuo a spogliarmi, ripongo la giacca sul cappotto e lascio scoperto il mio seno nudo, scendo dalle scarpe e guardandole, finalmente, gli sfugge un sorriso, sfilo i pantaloni e rimango con un semplice perizoma nero, credo che la semplicità gli piaccia ma poi lo sfilo, infilo le dita ai lati degli elastici, o faccio scivolare giù per le cosce e poi lo lascio cadere, con il piede lo alzo e lo faccio finire sulla poltrona, alzando la gamba per trasportare lo slip il mio sesso resta esposto completamente e il suo dono svetta in bella vista. Mi avvicino a lui, avvicino le labbra alle sue e guardandolo negli occhi cerco approvazione ma lui resta immobile allora porto le mani dietro la schiena e mi sporgo per baciarlo, appassionatamente, come piace a lui, accolgo la sua lingua nella bocca, ne lecco la punta e gli giro intorno poi lo seguo mentre si ritrae e gli lecco appena le labbra, lui allunga le mani e afferra i miei capezzoli, con forza, fa male, no fa bene, mi tira verso di lui, gli mordicchio un labbro, continuo a tenere le mani indietro ma avvicino il corpo, alzo una gamba a strusciare contro la sua, struscio il sesso mentre continuo a baciarlo e lui lascia i miei seni, due sberle, contemporaneamente, sul mio sedere, scotta la pelle ma scotta più il ventre, mi afferra le natiche e mi tira su con forza, mi solleva e sono costretta a cingere il suo collo con le braccia per non cadere, ci baciamo a lungo e mi sento bene.
Mi fa scendere e si stacca dalla mia bocca ma di poco, sento il suo alito, fumatore ma l’odore è misto a menta credo, mi piace e mi sussurra: “fammi un pompino” non riesco ad impedire alla mia mente di pensare “un fellatio”, quanto mi piace, certo che te lo faccio.
Lo prendo per la cintura e lo trascino verso il letto, mi siedo, lui, in piedi di fronte a me, gli slaccio i pantaloni e li faccio scendere mentre lui sfila le scarpe e le lancia indietro, mentre gli sfilo i pantaloni la mia bocca è già sul suo sesso, duro, pulsante e caldo, lo lecco attraverso gli slip neri e intanto con le mani mi libero del suo indumento. Afferro quell’ultimo strato di stoffa che protegge la sua verga e lo mando verso il basso, cadono ma è lui a sfilarli con i piedi, le mie mani sono già impegnate, gli accarezzo le palle mentre con l’altra mano tengo il suo cazzo staccato dal ventre e lo lecco per tutta la sua altezza. Scopro il glande, con la lingua gli giro intorno, proprio sotto la base e poi lecco il frenulo mentre il suo sesso ha degli spasmi tra le mie mani.
Continuo così, piccole leccate in quel punto sensibile mentre gli massaggio le palle e sego la base lentamente ma stringendo. Non oso guardarlo negli occhi, vorrei tanto sapere come sta andando, lo sento gemere e lo vedo inarcarsi verso di me. All’improvviso mi toglie le mani e mi dice “apri”, spalanco la bocca e lui ci entra con foga, mi stantuffa come sa la mia bocca fosse una fica e faccio molta fatica a trattenere qualche conato ma lo lascio fare, continua così per forse un minuto poi rallenta e si ferma dentro di me, ne faccio entrare più che posso ma tutto proprio non riesco. Colgo l’occasione e gli riafferro il cazzo con una mano, la chiudo sulla base e quello che avanza me lo infilo in gola, in quel modo ci sta e riesco a stimolare tutto il membro. Tenendo la mano ben attaccata alla bocca e prendendogli con l’altra il sedere incomincio a fare su è giù con la testa, succhio quel pezzo di carne come succhiassi da una cannuccia anche se ho il timore di esagerare, lo lecco dentro la bocca, la punta, il buchetto e poi ancora il frenulo. Aumento la velocità della testa e della lingua mentre lui mi asseconda con il bacino sbattendo forte sulla mia mano, lui geme e geme sempre di più, mi sento orgogliosa e aspetto il suo sperma, il mio premio ma si ferma, mi blocca e mi dice: “voglio entrare tutto, togli la mano” Non ce la farò mai, non ci sta e lo allontano, lo faccio uscire dalle labbra. Mi guarda, è già arrabbiato ma non ha capito: “aspetta un secondo, ti prego” Mi sposto più al centro del letto e poi mi stendo, pancia in su, la testa verso di lui sempre in piedi davanti al letto. Scivolo finché la mia testa non esce dal bordo e può inclinarsi all’indietro, prima il suo pene mi sbatteva sul palato ma forse così, apro la bocca e gli dico “vieni, vieni e spingi forte” Lui allarga le gambe e si avvicina, si china in avanti fino ad appoggiare le mani al lato dei miei fianchi e in quella posizione mi entra in gola ed entra meglio di prima, gli afferro di nuovo il culo con entrambe le mani e lo tiro a me, sempre più in fondo, la cappella mi chiude la gola, faccio fatica a respirare ma i conati riesco a controllarli bene, la mia testa è bloccata dal letto, non posso andare più indietro e se volesse potrebbe soffocarmi ma lo ha capito e mi segue, quando sente le mie mani smettere di spingere si allontana un po’ per poi tornare più in profondità appena lo tiro. Si sta facendo strada dentro di me, la lingua è diventata inutile e mancano ancora almeno cinque centimetri ma ad ogni affondo diventano un po’ di meno. I miei occhi lacrimano molto, il trucco, se pur leggero cola sul mio viso, avrei veramente bisogno di respirare liberamente ma manca così poco. Un altro affondo, allungo le labbra per accoglierne più che posso e sento le sue palle sul naso, gonfie, pronte ad esplodere, resta li un tempo infinito poi esce un attimo, giusto un respiro e lo ritiro dentro, i peli del suo pube a contatto con le mie labbra e lui che si appoggia di peso su di me, il suo membro finalmente al caldo nella mia gola, tutto ma non ce la faccio più e inizio a muovere la testa quel tanto che posso in modo frenetico, i rumori che escono dalla mia bocca spalancata sono osceni, saliva mi cola sul viso da ogni parte ma lui geme, geme forte in modo roco e poi il pene incomincia a pulsare, vibra, lo sento benissimo, è come se riuscissi a sentire la sborrata salire su su dai coglioni fino alla punta del cazzo e alla fine, con un urlo, mi si riversa in bocca, liquidi, abbondante e caldo, direttamente in gola, uno, due, tre fiotti, sembrano non finire ma poi lo faccio uscire un po’ e incomincio a succhiare, succhiare tutto fino all’ultima goccia e leccare fino a che è lui che deve staccarsi dalla mia bocca perché le sensazioni diventano troppo intense da sopportare. Aria fresca nei polmoni in quantità, mi sento soddisfatta e sono convinta di aver fatto bene. Lui resta li, sdraiato su di me, il suo pene che si va rilassando appoggiato su una mia guancia mentre lui, con il fiatone, allunga una mano e accarezza il mio piercing: “ti sta bene, ti piace???”
“molto”
…
Dopo qualche minuto si rialza per poi sdraiarsi di fianco a me e mi dice:
“quando ti sei ripresa vorrei che ti rivestissi, la notte è ancora lunga e dobbiamo andare in un posto a comprare qualcosa per iniziare il tuo allenamento. E’ ora di preparare il tuo culo per me”
Doveva succedere ma ero convinta che ne valesse proprio la pena, lui magari non si era accorto ma stava sorridendo beato e non lo faceva mai. Avrei avuto quell’uomo per me tutta la vita, avrei fatto del mio corpo una droga di cui non avrebbe mai potuto fare a meno, ce l’avrei fatta.
“ok, mi preparo”
…CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
La mattina successiva mi svegliai nella mia stanza, mi guardai in giro, era un effetto strano, quella stanza in cui avevo vissuto da sempre, quella stanza in cui passavo la maggior parte del mio tempo, quella che consideravo un po’ il mio rifugio oggi mi sembrava diversa, fuori luogo, quasi non mi appartenesse.
Mi mossi senza pensare e subito una fitta di dolore mi attraversò il corpo partendo dal sesso, quella incredibile punizione della sera prima mi invase la mente e feci fatica a sopportarne il ricordo, non riuscivo proprio a credere di essere riuscita a sottopormici.
Mi alzai con attenzione, era veramente difficile muovermi schivando il dolore ma piano piano guadagnai la posizione eretta, camminai, le gambe leggermente divaricate e arrivai davanti allo specchio. Mi osservai, un pigiama a righe che avrà avuto almeno quattro anni, capelli chiari ma non abbastanza da potersi definire biondi, un po’ mossi ma ne ricci ne lisci. Due protuberanze all’altezza del petto che riuscivano appena a gonfiare il pigiama, le mie tette, stramaledette, per quanto le avessi attese per tutta la pubertà non avevano mai voluto crescere più di così. Un vitino stretto, quello si ma il totale non cambiava, quella mattina non mi piaceva proprio nulla di ciò che ero ma infondo non era una novità.
Sospirai e con attenzione mi girai per andare a fare una doccia, era presto, in casa ancora tutti dormivano ma poi vidi il mio cappotto color melanzana e un altro ricordo tornò alla mente ancora insonnolita. Il mio anello o orecchino, non avevo trovato ancora un termine adatto ma inizia a frugare nella tasca, ansiosa, frenetica. Era lì, nella sua custodia nera, la aprii e nella sua semplicità, nel suo colore grigiastro ma brillante, ne oro bianco ne argento non potei fare a meno di sorridere. Certo, guardare quella punta acuminata e pensare a dove doveva andare ad infilzarsi mi fece correre un brivido freddo ma era presto per pensarci e soprattutto quell’oggetto voleva dire che lo avrei rivisto e che lui voleva rivedermi. Ero serena, confusa ma in pace ed era il momento della mia doccia.
Lasciai che l’acqua bollente scorresse sul corpo, mi piaceva così, al limite della sopportazione perché il calore mi entrasse dentro a cancellare il freddo dell’aria che mi circondava. Mi insaponai con calma il corpo ma non la patatina, mi accontentai di far scorrere solo l’acqua insaponata, non osavo guardare.
Rimasi sotto la doccia per almeno venti minuti, anche dopo che ebbi finito di lavarmi rimasi li, la testa un po’ in avanti con il getto caldo che vi scorreva sopra per poi scendere alle spalle e alla schiena abbandonandomi solo all’altezza del culo. Era rilassante, sembrava lavar via lo stress e l’ansia di quell’ultimo periodo.
Alla fine dovetti uscire dal box, lo aprii appena, veloce, feci uscire un solo braccio che arpionò l’accappatoio e subito mi coprii, proprio un tipo freddoloso. Uscii fuori ma rimasi bloccata davanti allo specchio. Tutto quel tempo sotto l’acqua aveva disteso perfettamente i miei capelli che ora ricadevano tutto intorno alla testa coprendo leggermente il viso ai lati. I miei occhi, le mie labbra in quel modo erano messi in risalto mentre rimanevano velati altri lineamenti. Finalmente, quella mattina, trovai qualcosa che mi piaceva, non mi ero mai vista in quel modo, di norma avrei tirato su anche il cappuccio ma l’accappatoio era nuovo e di cappucci neanche l’ombra. Mi fissai per un po’ e poi sorrisi.
…
Ci vollero ben cinque giorni perché il dolore delle frustate mi lasciasse completamente, in casa mi inventai che mi ero fatta uno strappo all’inguine in palestra e che mi faceva molto male così mia madre si mosse per andare dal dottore e si fece fare il certificato così potei andare in malattia per una settimana e ne approfittai per rinchiudermi nella mia stanza e stare lontana da tutti, riposo a letto, così aveva detto il dottore.
Non avendo ben molto da fare mi venne in aiuto internet, per primo toccò al guardaroba, si si, era proprio ora di rinnovarlo e avevo bisogno di idee. Il secondo giorno, già mi muovevo molto meglio, diedi una bella rinfrescata alla camera, e si, sembrava proprio la stanza di una bambina, non è che la stravolsi proprio ma mandai in pensione molti ricordi ormai troppo lontani, cambia lenzuola e affini con quelle nuove che avevo comprato da tempo e non avevo mai messo e licenzia i miei pigiami sostituendoli con una vestaglia che mi avevano regalato le zie al mio diciottesimo compleanno, che strano, fino a due giorni fa la trovavo scomoda e fredda ma ora nei miei pigiamoni non mi sentivo proprio a mio agio quindi.
Il terzo giorno mi decisi, andai davanti allo specchio e slaccia la vestaglia, la aprii lentamente, avevo un po’ paura, la feci cadere a terra e rimasi solo con gli slip. Notai che i capezzoli erano duri, spuntavano sulle tettine come due chiodi, li accarezzai appena e constatai che erano molto sensibili ma ora non era importante, era ora di controllare com’era la situazione di sotto.
Tolsi le mutante e le gettai al lato, divaricai un po’ le gambe e poi, delicatamente allargai con le mani le grandi labbra della patatina. Ero convinta di riceve una specie di scarica elettrica ma invece tutto andò bene, nessun dolore ma proprio nessuno sole che, non potevo crederci, ero già bagnata, certo non molto ma le punte delle mie dita si erano inumidite, cosa mi stava succedendo??? Cosa stavo diventando???
Guardai il clitoride, beh, quello era ancora decisamente gonfio e arrossato ma nulla di eccessivo, non resistetti alla tentazione e incomincia a far scivolare due dita dalla mano destra verso l’alto. Le sensazioni arrivarono attutite all’inizio ma poi il contatto delle dita sul clitoride diede i suoi frutti e la sensazione che sentii fu troppo intensa. Non era dolore ma era troppo forte, sembrava che mi stessero facendo il solletico da dentro la pancia, ebbi un brivido e allontanai le mani.
Meglio rivestirsi e poi avevo avuto l’ordine di fare con calma e trattarmi bene ma ora che fare???
Fu ancora internet a salvarmi ma questa volta decisi di rinnovare le mie conoscenze di sesso invece che di moda. Provai a cercare nel porno ma devo dire che ne capivo poco il senso, si tanto sesso, posizioni, giochetti e un sacco di cose infilate dappertutto ma non è che mi lasciasse molto, non ne capivo il perché e allora provai a cercare in modo più scientifico. La prima domanda che mi venne in mente fu: “ma come si fa a fare bene un pompino?”
Si aprì il mondo, scoprii che si chiama fellatio e anche se questo non mi insegnava a farlo meglio mi era diventato già molto più simpatico. Incomincia a leggere di esperienze di tante altre donne, di come lo facevano e di come veniva loro chiesto di farlo, scappo fuori un punto L anche per gli uomini e io che credevo fosse una favola il punto G delle donne; alla fine, dopo esser passata dalle esperienze altrui alle spiegazioni tecnico scientifiche quello che compresi è che, si, bisogna saperlo fare ma la parte psicologica era fondamentale anche per l’uomo.
Quelle letture mi avevano coinvolto, mi resi conto che l’unico ragazzo che avevo avuto prima d’ora sapeva del sesso almeno quanto me, non sapeva nulla, soprattutto mi resi conto che la pratica conta ma le basi erano importanti e visto che pareva proprio che per tenermi quell’uomo che sentivo come una fortuna immeritata nella mia vita l’unica strada fosse il suo pene beh, il modo migliore per percorrerla era imparare come gestirlo. Alla pratica ci avrebbe pensato lui, ne ero certa e io volevo che facesse pratica su di me ma volevo partecipare.
Lessi e guardai un po’ tutti gli argomenti fino a notte fonda, mi addentrai anche nel sado maso, un mondo vasto e pieno di estremi, pieno di sfaccettature diverse fra loro, mi lasciò confusa e non capii bene io in che rapporto fossi capitata. Non mi risparmiai certo il sesso anale, sarebbe stato stupido da parte mia, sapevo che prima o poi sarebbe successo, il mio uomo, quell’uomo aveva sempre adorato il mio culo e per come si erano messe le cose lo avrebbe avuto. Alla fine cedetti, avevo saputo troppo e troppo in fretta e per di più mi ero anche eccitata, mi sentivo umida fino alle cosce ma di masturbarmi non se ne parlava proprio, ancora troppo presto. Pensai di mettere alla prova il mio sedere come era consigliato da molti in rete, ero a pancia in giù, sdraiata nel letto, feci risalire la vestaglia fino a lasciare nudo il culo, non avevo rimesso gli slip dalla mattina, lo spinsi verso l’alto fino a sentirsi allargare le chiappe e l’aria fresca andare a contatto con il mio forellino, mi portai un dito alla bocca e lo feci entrare insalivandolo bene, come se facessi un ‘fellatio’ e poi, lo andai a posare sul mio sfintere, spinsi e lui iniziò a cedere ma appena la prima falange fu entrata i muscoli si contrassero, involontariamente, non riuscivo a rilassarmi e spingere e basta non era certo piacevole.
Mi arresi e mi nascosi sotto le coperte, ero infreddolita e ci avrei pensato domani.
Quarto giorno. Oggi shopping, i miei stavano fuori per lavoro almeno fin verso le 18:00 quindi avevo tutto il tempo per uscire senza farlo sapere. Avevo già in mente molti acquisti da fare e li avrei fatti tutti ma prima parrucchiere. Andai da uno nuovo, non il solito e gli spiegai quello che avevo visto qualche giorno prima dopo la doccia e lui mi spiegò che coprendo la parte un po’ spigolosa del mio viso si sarebbero messi in risalto i particolari giusti. Non è che mi fu molto simpatico, spigolosa??? Come si permette questo? Però lo lascia fare e con una buona scalettatura nei punti giusti, la riga nel mezzo e tanta tanta piastra mi trovai con capelli lisci come spaghetti, come due tendine ai lati del volto e di fronte allo specchio non mi vidi certo una strafiga ma devo dire che mi sentivo carina ed era la prima volta.
Galvanizzata da questa nuova sensazione diedi d’assalto vari negozi, vestiti, accessori, lingerie e ‘scarpe’, e si, quell’appunto alle scarpe da tennis all’ultimo incontro con il mio amore mi aveva piccato, soprattutto perché aveva ragione, va beh non sentirsi bellissima ma non valorizzarsi proprio non andava bene.
Quel quarto giorno fu pieno di rinnovamento.
Mi svegliai la mattina dopo e decisi di controllare ancora lo stato della mia fichetta. Lo specchio mi restituì un’immagine del sesso in perfetta forma, provai a toccarlo, strofinarlo, infilarmi dentro e alla fine, senza pensarci, mi mollai uno schiaffo proprio sul clitoride. Non fu piacevole ma niente di che, giusto un istante seguito dal solito e un po’ inquietante aumento dei miei umori. C’era qualcosa dentro di me che non capivo ma ora non ci volevo pensare, lui mi mancava e con uno scatto deciso presi il telefono e chiamai al numero che mi era stato dato per farmi applicare quel suo pegno.
Mi rispose una signorina simpatica a cui, molto imbarazzata, spiegai che volevo farmi fare il piercing al clitoride, lei, evidentemente abituata, mi diede l’appuntamento ma mi gelò, aveva posto fra un’ora e io non mi aspettavo certo questa immediatezza ma presa alla sprovvista accettai.
Dopo lo shock iniziale pensai che era meglio togliersi il dente solo che poi mi venne in mente una cosa a cui non avevo pensato, e se la mia fica avesse risposto nel solito modo? se mi fossi bagnata in modo spropositato? Oddio, mi sarei vergognata come un cane ma ci voleva almeno mezz’ora per arrivare all’appuntamento e mi dovevo ancora preparare.
…
Era un locale dove si facevano tatuaggi e piercing proprio come immaginavo ma era molto pulito, sinceramente, per come era l’ambiente e come era vestito il personale sembrava uno studio medico.
La ragazza all’ingresso mi chiese il nome e mi disse di accomodarmi e che in pochi minuti qualcuno sarebbe venuto da me. Così fu, pochissima attesa e un uomo sui quarant’anni mi venne a chiamare e gentilmente mi chiese di seguirlo.
Entrammo in una stanza, un divano, un lettino tipo quelli da massaggio, uno sgabello e un bancone con tanti strumenti un po’ inquietanti, sudavo freddo.
L’uomo mi chiese cosa volevo e io, presa la mia cara scatolina nera gli spiegai tutto; mi chiese come mi sentivo e se ero tranquilla e poi mi spiegò come si sarebbe svolta l’operazione. Sinceramente lo ascoltai poco, volevo farlo e basta e quanto mi chiese se ero pronta gli risposi di si.
Mi disse che sarebbe stato meglio se mi fossi tolta i pantaloni e gli slip, mi indicò un apposito paravento che non avevo neanche notato e mi disse che poi potevo stendermi sul lettino.
In pochi minuti mi trovai stesa, nuda dalla vita in giù, con le gambe allargate che dal ginocchio ricadevano fuori dal lettino. Lui si avvicinò con una bombolette, appoggio una mano sul mio sesso e allargò le grandi labbra e poi spruzzo qualcosa dicendomi “questo ti anestetizzerà un po’, vedrai, sarà un attimo”, doveva aver intuito la mia tensione.
Prese una specie di pinze, lunghe con le estremità piatte e ricoperte di gomma, sempre tenendomi allargato il sesso afferrò con le pinze la base del mio clitoride, da sotto e lo tirò delicatamente verso l’esterno poi si avvicinò con quello strano dono e dopo aver cercato il mio sguardo in cerca di assenso, al cenno del mio capo, iniziò ad infilare l’ago attraverso la carne.
Fu come un’iniezione ma un’iniezione fatta in un nervo infiammato, il metallo attraversò la pelle mentre l’aria aveva smesso di raggiungere i polmoni ma effettivamente durò poco e il dolore cominciò subito a svanire.
Lui tenne il clitoride dolorante ancora un po’, rilasciandolo lentamente per poi liberarmi. Disinfettò bene e poi mi chiese di attenderlo li qualche minuto senza muovermi.
Mi rilassai, quello che sentivo era ormai lontano dal dolore, solo una strana sensazione e dopo 5 minuti lui tornò, mi disse che avevamo fatto, mi diede una crema e istruzioni per metterla, mi spiegò come lavarmi e come prendermi cura della mia vagina e poi mi disse una cosa che mi mandò in pezzi il cuore. Almeno tre settimane, almeno tre settimane prima di fare sesso, l’ago inserito era molto sottile e la guarigione sarebbe stata veloce ma non meno di tre settimane, di norma ci possono volere anche mesi.
Mi alzai dal lettino e notai subito che il velo di carta che lo ricopriva era macchiato all’altezza della mia passerina, se ne accorse anche lui e lo tolse senza dir nulla ma ottenne solo di mettere in risalto la macchia sul cuscino subito sotto. Oddio che vergogna e poi mi uscì: “beh, lei è stato molto bravo” Ma come mi era uscito, e lo avevo detto anche con aria maliziosa, lui rimase senza parole dandomi la possibilità di fuggire via.
Un po’ triste me ne tornai verso casa ma infondo era fatta e avrei aspettato. Tornai alla mia vita quotidiana lasciai che i giorni passassero cogliendo l’occasione per migliorare la mia cultura in fatto di sesso.
...
...
Il tempo trascorse e quell’anellino che spuntava dalla mia figa aveva iniziato a piacermi, le dava un’aria particolare tanto che mi ero depilata completamente per farlo risaltare di più. Ormai ci potevo giocare tranquillamente e devo dire che dava delle sensazioni piacevoli, era una vita che non avevo un orgasmo ma dopo aver atteso tanto avrei atteso lui.
Gli mandai un messaggio: “Quando mi vorrai, Io sono pronta”
Cavolo, neanche un minuto e arrivò la risposta: “Domani sera, solito posto, solita ora”
…
Sono le 19:30 ed esco dalla mia stanza per recarmi finalmente al mio appuntamento, non vedevo l’ora di mettere in pratica tanta teoria.
Passai a salutare i miei e notai un’espressione strana poi mi vidi nello specchio, riflessa assieme a loro, indossavo una giacca a tinta unita con due tasche, a maniche corte e chiusa con degli Automatici, tutta bianca con sul bordo e intorno al collo una sottile fascia nera, tessuto leggero, metteva in risalto il mio piccolo seno nudo al suo interno, si intravedevano appena i capezzoli. Pantaloni neri di tessuto che foderavano in maniera aderente i glutei e le cosce per poi scendere più larghi fino ai piedi. Come scarpe un Decolletes bianco scamosciato chiuso in punta e con il tacco non troppo alto e largo, dovevo ancora abituarmi.
Il tutto sormontato dalla mia nuova pettinatura. Non stavo affatto male e loro erano stupiti, fortemente religiosi e conservatori, li amavo molto ma era ora che prendessi la mia strada. Alla fine mi salutarono, o meglio mi salutò mia madre con un risolino, il mio povero babbo doveva ancora riprendersi. Infilai il cappotto, era ora di andare.
…
Le otto in punto, suono, subito mi apre, mi guarda senza dire nulla, il viso inespressivo ma non si muove dalla porta, mi crolla il mondo, dio, non gli piaccio, dio ho sbagliato, dio dio dio ma ormai che posso fare? al che gli chiedo: “ti va se entro???” Si sposta e mi dirigo subito verso la camera, ho il cuore in gola. Arrivo davanti al letto, solito posto, mi giro e lui è ancora la che mi guarda, lontano, mi sfilo il cappotto, so cosa devo fare, lo appoggio alla poltrona e mi accingo a slacciare la giacca ma lui parla, mi dice di aspettare e si avvicina piano, sempre inespressivo, ho paura, lui arriva alla porta della camera da letto, a poco più di un metro da me e dopo avermi osservato ancora mi dice: “sei carina” Non sorride, non fa nulla, rimane li a guardarmi.
Mi riprendo in fretta, quella piccola frase mi ha dato comunque sicurezza, continuo a spogliarmi, ripongo la giacca sul cappotto e lascio scoperto il mio seno nudo, scendo dalle scarpe e guardandole, finalmente, gli sfugge un sorriso, sfilo i pantaloni e rimango con un semplice perizoma nero, credo che la semplicità gli piaccia ma poi lo sfilo, infilo le dita ai lati degli elastici, o faccio scivolare giù per le cosce e poi lo lascio cadere, con il piede lo alzo e lo faccio finire sulla poltrona, alzando la gamba per trasportare lo slip il mio sesso resta esposto completamente e il suo dono svetta in bella vista. Mi avvicino a lui, avvicino le labbra alle sue e guardandolo negli occhi cerco approvazione ma lui resta immobile allora porto le mani dietro la schiena e mi sporgo per baciarlo, appassionatamente, come piace a lui, accolgo la sua lingua nella bocca, ne lecco la punta e gli giro intorno poi lo seguo mentre si ritrae e gli lecco appena le labbra, lui allunga le mani e afferra i miei capezzoli, con forza, fa male, no fa bene, mi tira verso di lui, gli mordicchio un labbro, continuo a tenere le mani indietro ma avvicino il corpo, alzo una gamba a strusciare contro la sua, struscio il sesso mentre continuo a baciarlo e lui lascia i miei seni, due sberle, contemporaneamente, sul mio sedere, scotta la pelle ma scotta più il ventre, mi afferra le natiche e mi tira su con forza, mi solleva e sono costretta a cingere il suo collo con le braccia per non cadere, ci baciamo a lungo e mi sento bene.
Mi fa scendere e si stacca dalla mia bocca ma di poco, sento il suo alito, fumatore ma l’odore è misto a menta credo, mi piace e mi sussurra: “fammi un pompino” non riesco ad impedire alla mia mente di pensare “un fellatio”, quanto mi piace, certo che te lo faccio.
Lo prendo per la cintura e lo trascino verso il letto, mi siedo, lui, in piedi di fronte a me, gli slaccio i pantaloni e li faccio scendere mentre lui sfila le scarpe e le lancia indietro, mentre gli sfilo i pantaloni la mia bocca è già sul suo sesso, duro, pulsante e caldo, lo lecco attraverso gli slip neri e intanto con le mani mi libero del suo indumento. Afferro quell’ultimo strato di stoffa che protegge la sua verga e lo mando verso il basso, cadono ma è lui a sfilarli con i piedi, le mie mani sono già impegnate, gli accarezzo le palle mentre con l’altra mano tengo il suo cazzo staccato dal ventre e lo lecco per tutta la sua altezza. Scopro il glande, con la lingua gli giro intorno, proprio sotto la base e poi lecco il frenulo mentre il suo sesso ha degli spasmi tra le mie mani.
Continuo così, piccole leccate in quel punto sensibile mentre gli massaggio le palle e sego la base lentamente ma stringendo. Non oso guardarlo negli occhi, vorrei tanto sapere come sta andando, lo sento gemere e lo vedo inarcarsi verso di me. All’improvviso mi toglie le mani e mi dice “apri”, spalanco la bocca e lui ci entra con foga, mi stantuffa come sa la mia bocca fosse una fica e faccio molta fatica a trattenere qualche conato ma lo lascio fare, continua così per forse un minuto poi rallenta e si ferma dentro di me, ne faccio entrare più che posso ma tutto proprio non riesco. Colgo l’occasione e gli riafferro il cazzo con una mano, la chiudo sulla base e quello che avanza me lo infilo in gola, in quel modo ci sta e riesco a stimolare tutto il membro. Tenendo la mano ben attaccata alla bocca e prendendogli con l’altra il sedere incomincio a fare su è giù con la testa, succhio quel pezzo di carne come succhiassi da una cannuccia anche se ho il timore di esagerare, lo lecco dentro la bocca, la punta, il buchetto e poi ancora il frenulo. Aumento la velocità della testa e della lingua mentre lui mi asseconda con il bacino sbattendo forte sulla mia mano, lui geme e geme sempre di più, mi sento orgogliosa e aspetto il suo sperma, il mio premio ma si ferma, mi blocca e mi dice: “voglio entrare tutto, togli la mano” Non ce la farò mai, non ci sta e lo allontano, lo faccio uscire dalle labbra. Mi guarda, è già arrabbiato ma non ha capito: “aspetta un secondo, ti prego” Mi sposto più al centro del letto e poi mi stendo, pancia in su, la testa verso di lui sempre in piedi davanti al letto. Scivolo finché la mia testa non esce dal bordo e può inclinarsi all’indietro, prima il suo pene mi sbatteva sul palato ma forse così, apro la bocca e gli dico “vieni, vieni e spingi forte” Lui allarga le gambe e si avvicina, si china in avanti fino ad appoggiare le mani al lato dei miei fianchi e in quella posizione mi entra in gola ed entra meglio di prima, gli afferro di nuovo il culo con entrambe le mani e lo tiro a me, sempre più in fondo, la cappella mi chiude la gola, faccio fatica a respirare ma i conati riesco a controllarli bene, la mia testa è bloccata dal letto, non posso andare più indietro e se volesse potrebbe soffocarmi ma lo ha capito e mi segue, quando sente le mie mani smettere di spingere si allontana un po’ per poi tornare più in profondità appena lo tiro. Si sta facendo strada dentro di me, la lingua è diventata inutile e mancano ancora almeno cinque centimetri ma ad ogni affondo diventano un po’ di meno. I miei occhi lacrimano molto, il trucco, se pur leggero cola sul mio viso, avrei veramente bisogno di respirare liberamente ma manca così poco. Un altro affondo, allungo le labbra per accoglierne più che posso e sento le sue palle sul naso, gonfie, pronte ad esplodere, resta li un tempo infinito poi esce un attimo, giusto un respiro e lo ritiro dentro, i peli del suo pube a contatto con le mie labbra e lui che si appoggia di peso su di me, il suo membro finalmente al caldo nella mia gola, tutto ma non ce la faccio più e inizio a muovere la testa quel tanto che posso in modo frenetico, i rumori che escono dalla mia bocca spalancata sono osceni, saliva mi cola sul viso da ogni parte ma lui geme, geme forte in modo roco e poi il pene incomincia a pulsare, vibra, lo sento benissimo, è come se riuscissi a sentire la sborrata salire su su dai coglioni fino alla punta del cazzo e alla fine, con un urlo, mi si riversa in bocca, liquidi, abbondante e caldo, direttamente in gola, uno, due, tre fiotti, sembrano non finire ma poi lo faccio uscire un po’ e incomincio a succhiare, succhiare tutto fino all’ultima goccia e leccare fino a che è lui che deve staccarsi dalla mia bocca perché le sensazioni diventano troppo intense da sopportare. Aria fresca nei polmoni in quantità, mi sento soddisfatta e sono convinta di aver fatto bene. Lui resta li, sdraiato su di me, il suo pene che si va rilassando appoggiato su una mia guancia mentre lui, con il fiatone, allunga una mano e accarezza il mio piercing: “ti sta bene, ti piace???”
“molto”
…
Dopo qualche minuto si rialza per poi sdraiarsi di fianco a me e mi dice:
“quando ti sei ripresa vorrei che ti rivestissi, la notte è ancora lunga e dobbiamo andare in un posto a comprare qualcosa per iniziare il tuo allenamento. E’ ora di preparare il tuo culo per me”
Doveva succedere ma ero convinta che ne valesse proprio la pena, lui magari non si era accorto ma stava sorridendo beato e non lo faceva mai. Avrei avuto quell’uomo per me tutta la vita, avrei fatto del mio corpo una droga di cui non avrebbe mai potuto fare a meno, ce l’avrei fatta.
“ok, mi preparo”
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