L'ostaggio (CAP 1)
di
Pensionato
genere
esibizionismo
L' O S T A G G I O
CAP 1)
Sara era una bella ragazza di ventisei anni, capelli rossi mossi lunghi fino alle spalle, alta circa un metro e settanta di corporatura snella, con due seni burrosi in contrapposizione ad un culo alto e scultoreo che faceva voltare tutti colleghi e pazienti quando passava nelle corsie dell'ospedale dove Sara era specializzanda. Ma Sara era insoddisfatta della sua vita, soprattutto professionale, tutta la ruffianaggine che vedeva intorno, quel lecchismo generalizzato le dava il voltastomaco ed allora decise, contro il parere di tutti, dei genitori, dello pseudo fidanzato, come lei lo chiamava e financo dei suoi professori, decise di aderire a medici senza frontiere e si preparò a partire per il medio oriente. Mentre era in attesa di sapere la destinazione dovette subire le pressioni di coloro che la invitavano a ripensarci. Tacitati i genitori con la solita tiritera che la vita era la sua, che era maggiorenne e quindi libera di decidere, una sera si vide con il fidanzato, Sergio, e dopo una cena nel ristorante migliore della città, offerta da Sergio, si appartarono in auto nel loro “posticino” dove Sara aveva perso la sua verginità e si erano abbandonati ai giochetti sessuali abituali fra fidanzati: “Perchè vuoi perdere tutto questo? Fra poco, quando avrai preso la specializzazione ed io mi sarò fatto un poco di strada nella società dove lavoro, ci sposeremo, avremo dei figli e saremo una famiglia felice.” Intanto con la mano le accarezzava la gamba , risalendo verso il triangolo d'oro, come lui chiamava il pube di Sara coperto da una leggera peluria rossiccia. “Stai fermo, lo invitò lei, scansando la mano, sii serio una volta ed ascoltami. Ho una voglia matta di questa esperienza, di sentirmi utile dopo anni di studio, che mi sono sembrati lunghissimi. Se il nostro è amore vero resisterà alla lontananza e fra tre anni ci ritroveremo e realizzeremo tutti i nostri sogni, io intanto ritornerò senz'altro arricchita da questa esperienza e soddisfatta; non vuoi anche tu accanto a te una donna realizzata e contenta della vita, piuttosto che una che sognerà sempre quello che poteva essere e non era stato?” A quelle parole Sergio tacque e rimase in disparte come un bimbo imbronciato e Sara avvicinandosi e portando la mano sulla patta dei pantaloni:”Dai su non fare il bambino, che sento il tuo cazzo non lo è più, lasciami partire e non te ne pentirai.” Gli fece scorrere la lampo e tirò fuori la sua virilità che svettava e luccicava umido: ci appoggiò le labbra e con la punta della lingua cominciò a leccare il glande per poi ingoiare tutto il pene fino alla gola. Sergio sembrò dimenticare tutti i problemi che li affliggevano e si dedicò a tastare il culo di Sara, duro come il marmo e forzò con il dito medio l'ano, che non era riuscito mai, nonostante le insistenze, ad avere. Sara si staccò un attimo dal suo oggetto di piacere e gli sussurrò.”Aspetta un momento” creando grandi aspettative nel suo uomo: prese la borsetta e tirò fuori un tubetto che si rivelò essere vasellina, gli prese la mano destra e gli passò sulle dita il gel:”Dai mettimela dentro il culo!!” e si rituffò sul cazzo ,che, se era possibile, era diventato ancora più duro. Lui riprese a trafficare con la mano in mezzo alle natiche di Sara. Arrivò all'ano, introdusse prima un dito, poi un altro e poi un altro ancora, non riuscendo ad inserirne altri. Dopo aver ben umettato il buchetto vole sentire se Sara stava godendo, avendone una evidente conferma dalla figa fradicia di umori e che una volta penetrata dalle dita emetteva uno sciacquio che lo arrapò ancora di più. Sara si sfilò gli slip, inservibili, abbassò il sedile del passeggero e si mise alla pecorina, mentre con la mano si struffava la figa: la posizione non era percorribile, Sergio non ci sarebbe mai entrato, data la sua altezza, ma oramai era talmente infoiato che scese dall'auto trascinandosi dietro Sara, la fece piegare sul cofano, le alzò la gonna e le penetrò il culo in un colpo solo strappandole un grido di dolore che si trasformò di lì a breve in un mugolio di piacere:”Dai tesoro non smettere, spingi dai!” Erano quasi cinque minuti che entrava ed usciva da quella guaina di carne che sentì essere arrivato al punto di non ritorno: lo sfilò in un colpo solo. Fece inginocchiare Sara e le sussurrò”Voglio che lo beva tutto!!” “Si, dai vienimi in bocca”, rispose Sara che spalancò la bocca per ricevere un fiume di sperma che si affrettò ad ingoiare per poi ingoiare anche il cazzo che stava perdendo la sua turgidità per ripulirlo. Quindi con le gambe che non li sorreggevano quasi più, si abbandonarono sui sedili.
Venne il giorno della partenza, Sara era stata destinata ad una regione montagnosa dell'Iran, la accompagnarono all'aeroporto i genitori, Sergio ed alcuni colleghi dell'ospedale. Salutò tutti: “Non vi preoccupate fra tre mesi, mio primo permesso, ci rivedremo!!!!”
Purtroppo non fu così.
CAP 1)
Sara era una bella ragazza di ventisei anni, capelli rossi mossi lunghi fino alle spalle, alta circa un metro e settanta di corporatura snella, con due seni burrosi in contrapposizione ad un culo alto e scultoreo che faceva voltare tutti colleghi e pazienti quando passava nelle corsie dell'ospedale dove Sara era specializzanda. Ma Sara era insoddisfatta della sua vita, soprattutto professionale, tutta la ruffianaggine che vedeva intorno, quel lecchismo generalizzato le dava il voltastomaco ed allora decise, contro il parere di tutti, dei genitori, dello pseudo fidanzato, come lei lo chiamava e financo dei suoi professori, decise di aderire a medici senza frontiere e si preparò a partire per il medio oriente. Mentre era in attesa di sapere la destinazione dovette subire le pressioni di coloro che la invitavano a ripensarci. Tacitati i genitori con la solita tiritera che la vita era la sua, che era maggiorenne e quindi libera di decidere, una sera si vide con il fidanzato, Sergio, e dopo una cena nel ristorante migliore della città, offerta da Sergio, si appartarono in auto nel loro “posticino” dove Sara aveva perso la sua verginità e si erano abbandonati ai giochetti sessuali abituali fra fidanzati: “Perchè vuoi perdere tutto questo? Fra poco, quando avrai preso la specializzazione ed io mi sarò fatto un poco di strada nella società dove lavoro, ci sposeremo, avremo dei figli e saremo una famiglia felice.” Intanto con la mano le accarezzava la gamba , risalendo verso il triangolo d'oro, come lui chiamava il pube di Sara coperto da una leggera peluria rossiccia. “Stai fermo, lo invitò lei, scansando la mano, sii serio una volta ed ascoltami. Ho una voglia matta di questa esperienza, di sentirmi utile dopo anni di studio, che mi sono sembrati lunghissimi. Se il nostro è amore vero resisterà alla lontananza e fra tre anni ci ritroveremo e realizzeremo tutti i nostri sogni, io intanto ritornerò senz'altro arricchita da questa esperienza e soddisfatta; non vuoi anche tu accanto a te una donna realizzata e contenta della vita, piuttosto che una che sognerà sempre quello che poteva essere e non era stato?” A quelle parole Sergio tacque e rimase in disparte come un bimbo imbronciato e Sara avvicinandosi e portando la mano sulla patta dei pantaloni:”Dai su non fare il bambino, che sento il tuo cazzo non lo è più, lasciami partire e non te ne pentirai.” Gli fece scorrere la lampo e tirò fuori la sua virilità che svettava e luccicava umido: ci appoggiò le labbra e con la punta della lingua cominciò a leccare il glande per poi ingoiare tutto il pene fino alla gola. Sergio sembrò dimenticare tutti i problemi che li affliggevano e si dedicò a tastare il culo di Sara, duro come il marmo e forzò con il dito medio l'ano, che non era riuscito mai, nonostante le insistenze, ad avere. Sara si staccò un attimo dal suo oggetto di piacere e gli sussurrò.”Aspetta un momento” creando grandi aspettative nel suo uomo: prese la borsetta e tirò fuori un tubetto che si rivelò essere vasellina, gli prese la mano destra e gli passò sulle dita il gel:”Dai mettimela dentro il culo!!” e si rituffò sul cazzo ,che, se era possibile, era diventato ancora più duro. Lui riprese a trafficare con la mano in mezzo alle natiche di Sara. Arrivò all'ano, introdusse prima un dito, poi un altro e poi un altro ancora, non riuscendo ad inserirne altri. Dopo aver ben umettato il buchetto vole sentire se Sara stava godendo, avendone una evidente conferma dalla figa fradicia di umori e che una volta penetrata dalle dita emetteva uno sciacquio che lo arrapò ancora di più. Sara si sfilò gli slip, inservibili, abbassò il sedile del passeggero e si mise alla pecorina, mentre con la mano si struffava la figa: la posizione non era percorribile, Sergio non ci sarebbe mai entrato, data la sua altezza, ma oramai era talmente infoiato che scese dall'auto trascinandosi dietro Sara, la fece piegare sul cofano, le alzò la gonna e le penetrò il culo in un colpo solo strappandole un grido di dolore che si trasformò di lì a breve in un mugolio di piacere:”Dai tesoro non smettere, spingi dai!” Erano quasi cinque minuti che entrava ed usciva da quella guaina di carne che sentì essere arrivato al punto di non ritorno: lo sfilò in un colpo solo. Fece inginocchiare Sara e le sussurrò”Voglio che lo beva tutto!!” “Si, dai vienimi in bocca”, rispose Sara che spalancò la bocca per ricevere un fiume di sperma che si affrettò ad ingoiare per poi ingoiare anche il cazzo che stava perdendo la sua turgidità per ripulirlo. Quindi con le gambe che non li sorreggevano quasi più, si abbandonarono sui sedili.
Venne il giorno della partenza, Sara era stata destinata ad una regione montagnosa dell'Iran, la accompagnarono all'aeroporto i genitori, Sergio ed alcuni colleghi dell'ospedale. Salutò tutti: “Non vi preoccupate fra tre mesi, mio primo permesso, ci rivedremo!!!!”
Purtroppo non fu così.
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