Stefano, il santo

di
genere
etero

A casa mia il giorno di Santo Stefano è, non si capisce bene in base a quale tradizione, il giorno dei tortellini in brodo. Il pranzo è quello e poco altro. Però è praticamente obbligatorio, è una specie di prolungamento del "Natale con i tuoi". Non che mi dispiaccia, eh? Il Natale in casa mi piace, mi dà sicurezza. Certo, quest'anno è stato, come dire, un po' particolare. Però dai, un po' bisogna resistere. Non facciamo i coglioni proprio adesso.

Per avere ottemperato, io ho ottemperato. Sia ai doveri familiari che a quelli di cittadina. Ho passato la vigilia e il giorno di Natale in casa e ho rispettato zona rossa e coprifuoco. Se Santo Stefano lo santifico con il mio ragazzo non ci sarà niente di male, no? Cioè, non solo Santo Stefano, anche il giorno dopo che è domenica. Tanto io e lui i week end li passiamo sempre o quasi insieme, nello scannatoio. Vabbè, magari un piccolo strappo alla regola lo faremo ma... niente di che, un paio di amici a cena, niente assembramenti. E poi ho l'autocertificazione. Io nello scannatoio ci faccio anche smartworking. Senza contare che mi levo di torno e nonna può restare a dormire a casa senza fare avanti e indietro. E' stata una pensata di mia madre: "Tanto tu vai con Luca, no?". Sensazione strana, perché per la prima volta ha certificato l'esistenza di un mio rapporto sentimentale (e sessuale, non è scema) con un ragazzo. Per lei deve essere stato un bel sollievo. E anche per Martina, cui forse ora mamma smetterà di domandare "ma tua sorella? sempre con le amiche non la sento mai con un ragazzo...".

Quindi parcheggio la macchina nel passo carrabile di un meccanico e arrivo all'appartamentino nel sottoscala, accendo l'alberello di Natale. Luca ancora non c'è, è un po' in ritardo, chissà che cazzo sta combinando, pensavo di trovarlo già qui. Poco male, arriverà. Collego il telefono allo speaker wireless e mi sento un po' di musiche natalizie. Anche se strana, vorrei che questa atmosfera di festa non finisse mai. La musica è un modo per prolungarla, in fondo.

Voi penserete che, trattandosi di un certo tipo di racconto, io sia impaziente di sentire il mio ragazzo che apre la porta di casa per farci immediatamente una gran scopata. Beh, tranquilli, non è proprio così. Anzi, non lo so nemmeno io com'è e, se proprio devo essere sincera, non so nemmeno perché mi sono messa a scrivere. Non è un racconto. Cioè, sono cose sparse, incoerenti, non hanno un filo. Mi è difficile dar loro un senso. E' una cosa che mi capita spesso. L'esercizio che faccio, in genere, è raccogliere tutti i frammenti sparsi e dargli un ordine logico. Sempre che nelle nostre vite sia possibile trovarlo, un ordine logico. Però farlo mi serve, mi tranquillizza. Stavolta no, è come se fossero degli appunti, ma in realtà non sono nemmeno quello.

Quindi, dicevo, non è che sto qui ad aspettare Luca a gambe aperte e mutandine bagnate. Fatemi rilassare un attimo, no? Mica stiamo insieme da una settimana, in fondo. Non è più quel periodo che ti vedi e... bum: ho assolutamente bisogno di congiungermi carnalmente con te! Ma no. Non dico che la passione sia scemata, anzi. Però ci sono tante altre cose. La verità è che mi va molto di vederlo, non solo per scoparci.

Curioso come un anno fa, proprio di questo periodo, non ne potessi quasi più di lui. E sì che non era tanto che stavamo insieme. Ero completamente persa dietro un uomo sposato. Sono stata la sua amante per... beh, fino a qualche settimana fa. Ora l'ho mollato, lui non lo sa ma lo so io. Non gliel'ho detto esplicitamente ma è dall'ultima volta che siamo un po' in fredda. Non mi va più. Non c'è nessun motivo particolare, non è che mi sono scoperta fedele oppure ho sensi di colpa. E non è nemmeno che lui non mi piaccia più. Mi piace sempre. Però mi sono rotta. Capita, no?

Mentre stavo venendo qua, ero in macchina, mi è arrivato un suo WhatsApp: "Non mi fai gli auguri?". Sì, il mio ormai ex amante si chiama Stefano. Ma certo che te li faccio gli auguri, Ste. Quello che non ti faccio più sono i pompini, spero che tu lo capisca da solo, vorrei evitare discussioni o scenate.

E' con questa disposizione d'animo che attendo Luca. Sono tutta per te, baby. In ogni senso. Anche se in questo momento il senso che piacerebbe a me sarebbe quello di prendercela mooolto comoda. Scambiarci i regali, per esempio. Li abbiamo posticipati a oggi. Abbiamo deciso di creare un momento tutto per noi. Un piccolo cazzo di squarcio di Natale come Cristo comanda, anche se è il giorno dopo. Regali, coccole e ciù-ciù-ciù davanti all'albero acceso.

Dice: ma che devono fare un ragazzo e una ragazza soli in un appartamento il pomeriggio di Santo Stefano? E che cazzo ne so? Magari bevono il tè e mangiano il panettone e il torrone, bevono rum e guardano la tv. Su Sky gira Last Christmas, per esempio, e me lo vorrei rivedere. Sì, va bene, buoni sentimenti. Un pomeriggio di buoni sentimenti, un film di Natale e poi un altro. Che c'è di strano? Se volete possiamo metterci dentro un po' di sesso. Possiamo fare così: buoni sentimenti, pompino, ancora buoni sentimenti. Che ne dite? A lui non penso che dispiacerebbe e, in definitiva, nemmeno a me. Lo so che contraddico completamente quello che ho scritto poche righe più su. Ma per un attimo, se penso a Luca, la voglia di prendergli il cazzo in bocca mi assale. Ve l'ho detto che sarei stata incoerente, no? Non potete lamentarvi, vi ho avvertiti. D’altronde ho le mie pulsioni. Tuttavia lasciamo che le cose vadano come debbono andare, dai. Non programmiamo. Rilassiamoci.

Guardo il pacchettino che ho messo sotto l'albero, auricolari Bang&Olufsen da usare quando andiamo a fare jogging e non solo. So che li desiderava. Considerato lo stipendio del cazzo che mi danno, mi sono abbastanza svenata. E' un tipo di regalo che, se lo facessero a me, glielo tirerei dietro. Cioè no, se me lo facesse Luca glielo tirerei dietro, da lui vorrei qualcosa di più, come dire, personale, meno freddo. Chissà cosa sarà.

Scatta la serratura e lo vedo. Non prendetemi per arida ma... beh, stavo pensando al regalo: zainetto con i cambi, borsone con le vettovaglie, bustone. A parte trasmettermi la vaga sensazione di uno che sta partendo per il Nepal con tutti quei bagagli, noto che il regalo lo tiene in un bustone anonimo, lo stronzo. O l'ha comprato su Amazon (lo uccido) o vuole depistarmi. Mi alzo e gli vado incontro. Ammetto che - anche con la mascherina che gli pende da un orecchio - avvolto nel cappottone di loden nero fa la sua cazzo di figura, wow. Tutto il resto passa in secondo piano.

- Di una cosa sarò sempre sicura - gli dico avvicinandomi - tu non mi tradirai mai con Miss Puntualità...

Nemmeno mi risponde, tanto ci è abituato alle mie prese per il culo. Mi afferra, mi stringe a sé, mi bacia. Mi bacia e mi stritola, provocandomi lussazioni alla sesta e settima vertebra toracica e, credo, alla terza lombare. Gli mugolo in bocca per un po' lingua a lingua. Mi fa "auguri amore" mentre gli annaspo addosso e subito dopo "aspetta che metto un po' di cose in frigo" lasciandomi lì come una scema. Tipico suo. Certe volte non sai mai se sia in modalità inginocchiati-adesso oppure in modalità perché-non-stappi-un-paio-di-birre-mentre-faccio-una-chiamata-al-commercialista. Lo attendo sul divano, quando arriva mi dice "bella collanina" prima di infilare il suo regalo sotto l'albero. Carta natalizia anonima, mmm...

Che poi collanina... vabbè Luca non capisci un cazzo. E' un choker d'oro con un inserto di perla. E' il regalo di mamma, credo su indicazione di mia sorella. Lascio correre, è già tanto che se ne sia accorto.

- Grazie! - gli sorrido - quel maglione è nuovo?

- No, questo è nuovo - risponde mostrandomi l'AppleWatch.

Che gli potesse piacere l'AppleWatch proprio non me l'aspettavo.

- Magari per Natale prossimo impari ad usarlo...

- Ma no, è una cazzata... un po' invadente - mi dice sedendosi per terra, accanto all'albero - dai, vieni.

Mi accoccolo davanti a lui. Mi invita a scartare il regalo ma voglio che sia lui a farlo per primo. Gli occhi gli si illuminano divertiti nell'espressione di chi quegli auricolari se li aspettava ma è comunque contento. Se però mi domanda "come hai fatto a capire che..." glieli spacco in testa, giuro. Insisto che li provi prima di scartare il mio regalo, anche se riconosco di essere ormai curiosa come una scimmia. Attendo che colleghi il bluetooth e che faccia partire Afterglow. Fa una faccia sorpresa e estasiata, poi me li passa e, ammetto, costeranno pure un botto ma è come stare in sala di registrazione con Ed Sheeran. Wow.

Anche lui però non vede l'ora di vedere la mia reazione. Tira fuori il pacco che ha portato per me e me lo porge. E' morbido, ma sotto la carta si avverte una consistenza. Deve essere qualche cosa di abbigliamento dentro una busta di cellophane di quelle spesse, tipo... tipo minchia-ma-tu-sei-completamente-scemo! Capisco che i soldi ti escono dal... ma proprio un vestito di...? Vabbè, la marca non la dico ma tanto quelle papabili sono due o tre. Maglia in cachemire. Ah, no, cachemire e seta. Una robetta, eh?

- Ti piace? - domanda mentre con le gambe ancora incrociate sul pavimento cerco di far distendere l'abito il più possibile.

Vedi, vorrei dirgli, il problema non è se mi piace. Il problema è che gli occhi stanno godendo, ma mi sa che le mani stanno per avere un vero e proprio orgasmo. Ah, l'altro problema è che sono rimasta a bocca aperta e non riesco a spiccicare parola. Dirigo il volto verso di lui e lo bacio sulle labbra. Nulla di sessuale, chiarisco. Non ricordo il bacio che diedi a papà quando mi regalò la casa delle principesse, ma ricordo benissimo quello del primo iPhone o del completo Maria Sharapova (scarpe comprese). E' un bacio tipo quello. Mi alzo in piedi seguendo l'invito a provarlo per-vedere-come-mi-sta, mi avvio verso la stanza da letto commentando in modo finto-sconsolato "un pazzo...", simulando indignazione per i soldi che deve aver speso. Prima che io scompaia ai suoi occhi mi domanda perché svestizione e rivestizione non posso farli lì davanti a lui. Il mio sguardo gli risponde un "sei scemo?" quasi scandalizzato. Vado in camera e adagio il vestito sul letto per osservarlo mentre comincio a spogliarmi. Via gonna maglione e top. Ci penso un attimo e decido di lasciare su stivali e collant. Gli stivali ci stanno bene, i collant bianchi... insomma. Ma è così lungo che si vedranno poco. Collo alto, maniche lunghe (tre quarti), tasche laterali. Scuro tipo antracite (no, leggermente più chiaro) con qualche strass qua e là. Ho quasi paura a indossarlo ma quando mi scivola addosso è come se si impossessasse completamente di me, solido e leggero allo stesso tempo. E' perfetto. Forse ci vorrebbe una cinturina per dare un tocco e fare pendant con gli stivali, ma anche sticazzi. Mi sciolgo la coda e i capelli cadono verso terra come attratti da una calamita, li agito. Oddio come vorrei avere un po' più di volume. Faccio un paio di espressioni allo specchio. Meglio altera o capricciosa? O troia-chic-stronza? Preda o cacciatrice? Voi ste prove allo specchio non le fate mai? Io un sacco.

Non so bene però quale espressione abbia in viso quando torno da Luca. Nessuna, immagino, se non quella che lui si ostina a definire da-pulcino-sperduto e che evidentemente mi spunta fuori davanti alle sorprese che mi fa lui. E' sbracato sul divano alle prese con i suoi auricolari, gli roteo davanti con un sorridente e silenzioso come-mi-sta? Vengo afferrata per un braccio e schiantata sulle sue ginocchia, stritolata in un nuovo abbraccio dentro il quale mi nascondo. Sussurra "ti piace-piace?" e io gli rispondo "ma quanto cazzo hai speso?". Così, per ringraziarlo rimproverandolo. Però ridacchio e questo a lui basta. Ridacchio finché non mi infila la lingua in bocca, voglio dire... Ci abbandoniamo ad un lungo, cinematografico, bacio. Di quelli che a lui piacciono tanto. E che a me non fanno schifo, eh? Mi rialzo in piedi e me lo rimiro. Dico "è bellissimo", vengo rischiantata giù sulle sue ginocchia. Mi sussurra "ora te lo tolgo", mi ribacia e comincia a tastarmi le tette. Forse almeno il reggiseno avrei dovuto levarmelo.

Tette, fianchi, cosce, culo, lingua in bocca e calore al ventre. Non sono mica di legno. Ah quindi il tuo programma per il pomeriggio era questo? Ok, ok, adesso va anche a me, non solo a lui. E sono due giorni che non scopiamo. E' tanto? E' poco? Boh, dipende. Però sì, certo che mi è venuta voglia. Me l'ha messa addosso lui la voglia. Forse dovrei dirglielo: lo sai che quando mi passi la mano sulle tette così divento ninfomane? Vabbè, ora non esageriamo. Sì, d'accordo. Ma non subito, non sul divano. Voglio prolungare questo momento. Non è masochismo o chissacché. Non so nemmeno bene io cosa è, magari tra un po' mi viene in mente e ve lo dico. Ho voglia di...

- Andiamo a letto? - gli domando.

Si alza e mi riabbraccia ancora, mi attira a sé prendendomi per le chiappe, sento il suo pacco sulla pancia. Certo, detta così la mia era una domanda da gatta in calore. Ma vi assicuro che ha capito male. E adesso glielo dimostrerò.

Lo porto per mano in camera e lo faccio sedere, mi inginocchio ai suoi piedi. Scarpe via e calzini via. Poi via il maglione e la Lacoste a manica lunga. Affondo il naso al centro del suo petto, tra la sua peluria. Mi piace il suo odore naturale, mi piace il suo deodorante che si sovrappone ad esso. Mi piace leccarlo lì. Si distende all'indietro, puntando sui gomiti. Come se a questo punto il prosieguo fosse scontato: via i pantaloni, via le mutande, pompino di ingaggio. Un classico, lo so. Con l'unica incognita di dove disseminerà i suoi spermatozoi. Nella mia bocca, sulla mia pelle, nella mia fica. Del resto lui mi guarda proprio con la faccia di chi ama il classico e se lo aspetta. E invece no, tesoro, ne hai beccata solo una su tre. Via i pantaloni.

Mi rialzo, vedo che porta i pollici sull'elastico dei boxer, lo fermo. "No, aspetta, entra a letto...", gli dico. Mi sfilo stivali, vestito, collant. Rimango in mutandine e reggiseno. Forse aspettava il completo da zoccola che mi ha regalato lui, quello che mia sorella (altra bella zoccola solo a dirmela, una cosa del genere) ha definito "l'anticoncezionale perfetto" visto che ti copre davanti e ti lascia il culo completamente scoperto e alla mercè di chiunque. In realtà ho un normalissimo coordinato bianco preso da Intimissimi, non è questo l'underwear della seduzione. L’underwear della seduzione è quella sottoveste di seta blu che, quando l'ho ficcata nel borsone, ci ho proprio pensato, ho pensato alla scena: voglio impalarmi su di lui con questa addosso, voglio essere io a darmi quella spinta che mi riempie la fregna e mi svuota i polmoni. Ho pensato esattamente questo, giuro. E mi sono eccitata.

Adesso invece eccitata lo sono sì, ma vagamente. Gli sorrido e giro intorno al letto per raggiungere il mio posto accanto a lui. Quasi un anno fa - un anno e due giorni fa per la precisione, la vigilia di Natale - lo trattai malissimo proprio sopra questo letto, lo umiliai, mi negai a lui facendo l'offesa pur sapendo strabene che di offendermi non aveva alcuna intenzione. Ma qualche giorno prima ero stata sbranata viva da Stefano e non potevo pensare ad altro che ad essere sbranata ancora ed ancora. Che stronza.

Mi infilo sotto il piumone, lo stringo, lo bacio. Molto prima del suo cazzo in questo momento voglio il suo calore. Voglio squagliarmici dentro nei baci e negli abbracci. E poi sì, scivolare sotto il suo comando senza quasi rendermene conto. Trovi lui il modo per farmi piagnucolare che sono la sua troia. Va bene tutto. Mi sento languida e remissiva, arrendevole. Mi andrebbe una lunghissima pomiciata, prima, questo sì.

Luca invece - a giudicare da ciò che avverto premermi su una coscia - direi che sarebbe più propenso a montarmi come un bufalo. Non che ci sia nulla di male a essere montata da un bufalo, intendiamoci, e anzi spero proprio che più avanti lo faccia. Però ora come ora il mio piacere è quello di bearmi del suo desiderio. Che non è solo quello che spinge dentro il tessuto elasticizzato delle sue mutande, è anche la sua mano che preme su e giù per la mia schiena nuda, è l'altra mano che mi passa sulla coscia e sulla natica, è la sua lingua che sembra volermi scopare la bocca. Tutto di lui mi dice che il suo corpo è pronto a travolgermi, a possedermi. Me lo dice la tensione dei suoi muscoli. La sento sotto la mia, di mano, che percorre la sua schiena immensa.

Mi offro, mi abbandono, ma allo stesso tempo è come se mi negassi. Come se fossi tornata indietro di qualche anno alle avventure del liceo: lo sai che di scopare non se ne parla, vero? sì, d'accordo, tra un po' ti faccio una pompa, ma guadagnatela un pochino; pomiciami furiosamente, baciami, stringimi, succhiami una tetta.

Va bene, non sono più quei tempi, ma è bello giocare così. Immaginare le sue voglie. Per esempio, se adesso gli dessi un segnale, quale sarebbe la sua prima mossa? Se mi togliessi le mutandine o gli dicessi di togliermele, cosa farebbe? No, un attimo, se gli dicessi di togliermele lo so cosa farebbe: sistemato tra le mie gambe, me la leccherebbe. Probabilità novanta per cento. Perché a lui piace e sa che a me piace come lo fa lui. Gliel'ho ululato un sacco di volte quanto mi piace. Ma se me le togliessi io? Cosa farebbe come prima cosa? Di cosa, esattamente, avrebbe voglia in questo momento? Cosa gli passa per la testa? Ma siamo proprio sicure che gli passi qualcosa per la testa? O gli passa tutto attraverso il cazzo? Chi lo sa come ragiona in questo istante (sempre che ragioni)? Le piccole spinte di bacino che dà... le controlla o sono solo istintive? Se ne rende conto? Luca, non per dire nulla maaaa... lo sai che ce l'hai ancora nelle mutande, vero? Chissà che pensa, chissà che vorrebbe.

- Dimmi la voglia che hai... ora, in questo preciso momento!

- Voglio te... - risponde dopo qualche istante.

- No, no... non hai capito un cazzo. Voglio sapere cosa vorresti da me ora e con esattezza, i particolari zozzi.

Ok, il sasso contro la vetrata. E' andato tutto in frantumi. L'ho capito subito che l'istante si era spezzato, da quando ha detto "voglio te".

- Ah ok, beh...

- No, è inutile, non ci devi pensare... volevo proprio sapere in quel momento lì... ora è troppo tardi...

- Ma che cazzo di differenza fa se ti dico di cosa ho voglia adesso, invece? - domanda.

- La fa, la fa... è una cosa mia - gli dico.

Ora, non so se avete mai giocato a tennis. Io sì. E posso dirvi una cosa: quando si è in difficoltà perché stai per perdere il punto l'unica cosa da fare è ributtare la pallina nel campo avverso. Farlo e rifarlo ancora. E’ l'unica. Poi succeda quel che succeda. Magari l'avversaria sbaglia, le prende un colpo, pensa ad altro, che cazzo ne so? Ma l'unica cosa che conta è restare attaccate a quel cazzo di punto. E' la stessa cosa che fa Luca. Resta attaccato al punto, non vuole vedere svanire quell’attimo, vuole rimettere insieme i cocci. E' una reazione umana. Non c'è niente che ti spieghi le relazioni interpersonali meglio del tennis.

- E tu invece? Che voglia avevi? - mi domanda.

Io? Io questa voglia avevo. Lo scopro, tiro via il piumone e vado con lo sguardo direttamente tra le sue gambe. La sagoma del cazzo è perfettamente visibile sotto le sue mutande a pantaloncino elasticizzate. Abbastanza di traverso, se fosse perfettamente in asse forse sbucherebbe fuori dall'elastico.

- Io avevo voglia di vedere questo - gli dico - ma non ti dà fastidio?

- Non molto, in ogni caso sperava che qualcuno si prendesse cura di lui... - sogghigna - avevi solo voglia di vedere?

- Soprattutto - rispondo accarezzandogli con due dita la mazza - soprattutto vedere... anche un po' toccare...

- Ahahahahah... e adesso? Altre voglie?

Sì certo, bello di casa, altre voglie. Sono piena di altre voglie. Ma non quelle che pensi tu. O meglio, anche quelle, ma dopo. Adesso la voglia principale è divertirmi alle tue spalle.

- Dio quanto è grosso - gli faccio continuando ad accarezzarlo ancora al riparo del tessuto - ho una voglia di prenderlo in bocca...

- Fallo, no? - mi dice con la voce carica di aspettative, oltre che di testosterone.

- Ahahahahah, la parola "fallo" ci casca proprio bene!

- Ok, allora dirò "succhialo"... - ride.

- E se invece mi dicessi qualcosa di dolce?

- Uh? - mi fa dopo qualche istante di sorpresa.

Non gli dico nulla, tolgo la mano dal suo pacco e mi limito a una smorfia. Però abbastanza eloquente. Una cosa tipo "eh, che c'è di strano, non posso avere bisogno di smancerie anche io, ogni tanto?".

- Tipo bignè? - ironizza.

- Non in quel senso - rispondo giusto un po' meno che indispettita.

- Egnib?

Lo guardo per qualche secondo, giusto il tempo di capirla. O meglio, di ricordarla, perché è un po’ vecchia. E’ vero che sono mentalmente disturbata, ma non sono cretina.

- Hai portato il prosecco, amò? - domando.

- Che c'entra adesso? - chiede.

- Vorrei percuoterti con una bottiglia di prosecco, ecco che c'entra - rispondo cercando di mantenere il tono della mia voce un po' asciutto.

In realtà mi viene da ridere. Non lo so nemmeno io che voglio. Fino a qualche secondo fa avrei detto che avrebbe continuato ad insidiarmi abbattendo la mia finta ritrosia, che mi avrebbe conquistata centimetro dopo centimetro, progressivamente. Esasperandomi con lentezza, facendomi crescere dentro ogni calore, accelerando il ritmo del mio cuore e del mio respiro fino a che la domanda del mio corpo non si fosse fatta assordante: cosa aspetti? cosa aspetti? cosa aspetti? E poi mi avrebbe presa, divorata. Con le sue braccia, le sue mani, la sua bocca, il suo cazzo. Adesso invece non lo so nemmeno io cosa aspettarmi, né di cosa ho voglia.

Lui sì, invece. Lui lo sa benissimo. Mi ristringe a sé, mi appiccica al suo corpo caldo, mi bacia dicendomi "stronzetta". Madonna quanto mi piace questo modo di giocare che abbiamo tra noi, questo insultarsi e vezzeggiarsi. Il contatto con la sua pelle nuda mi commuove. Sentire il suo cazzo ancora duro contro la mia coscia, anche. La sua mano sul culo. Non è che mi eccita, ve lo ripeto, mi commuove proprio. Ma quanto mi desideri, Luca? Qualche altra magari si offenderebbe: ma come, io rido, parlo, scherzo e mi commuovo e tu pensi solo a scoparmi? Beh, io non ci trovo nulla di male che lui adesso pensi solo a scoparmi. Da una parte mi piacerebbe restare così, incollati. Ma dall'altra, se mi ribaltasse e mi prendesse con forza, boh... non penso che mi lamenterei.

Non è la voglia di essere penetrata che parla. In generale, non è nemmeno voglia di sesso. E' la voglia di sentirmi sua. Ecco, vi avevo promesso che se l'avessi capito ve l'avrei detto. Adesso l'ho capito.

Sentirmi sua, oggi pomeriggio, vuol dire un sacco di cose. Che vanno dal sentirmi stretta a lui, protetta, all'essere chiavata selvaggiamente. Ci sta bene tutto, d'accordo. Ma, non so come dirvelo, soprattutto protetta. E non escludo nemmeno che mi sentirei protetta anche a essere chiavata selvaggiamente. Ho delle paure e, forse per la prima volta nella mia vita, reagisco così, aggrappandomi a qualcuno. Sì, lo so, può sembrare egoista, forse disonesto. Perché in fondo lui pensa che io lo ami e io... io proprio non lo so. Però mi fido, ho una fiducia cieca in lui. Farei qualsiasi cosa. Restare stretti così, scopare, scopare restando stretti così... anche alzarmi e andare a fargli il caffè, per dire... Mi rendo conto, non ci capite un cazzo. Tranquilli, nemmeno io. Solo che, probabilmente a differenza vostra, io in questo momento non mi annoio. Sto bene. Sto talmente bene che mi viene da piangere.

- Luca, lo sai io di cosa ho voglia, invece?

scritto il
2021-01-03
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