Yussuf, quando da baco diventi farfalla - parte 2
di
Ottobre Rosso 66
genere
trans
Non ci volle molto tempo, appena mezza giornata che ero lì, a capire quali fossero le dovute cautele per il prete: fare sesso solo con lui con la promessa di un lavoro e un regolare permesso di soggiorno.
Quindi da quel giorno iniziammo col fare la doccia assieme. Io lo masturbavo mentre lui insaponandomi mi toccava dappertutto, soffermandosi sul mio piccolo cazzo eretto verso il quale poi si inginocchiava per ciucciarlo facendosi sborrare in bocca.
Dormivamo nello stesso letto, al prete, tutte le sere prima di dormire e talvolta pure nei pomeriggi dopo pranzo, piaceva massaggiarmi e soprattutto leccarmi piedi e cazzo. In particolare gli piaceva distendersi in maniera opposta alla mia in modo da avere i miei piedi in faccia e il cazzo nella mia mano così da masturbarlo mentre me li leccava facendosi umiliare.
La mattina non avevo obblighi di alzarmi presto, anzi dormivo a mio piacimento e al risveglio il prete, con tanto di vassoietto, mi serviva il caffè a letto e mentre lo sorbivo, lui in ginocchio a bordo letto mi leccava i piedi accavallati, per poi, raggiunta la massima eccitazione, alzarsi avvicinarsi a me col cazzo eretto e io lo facevo venire con la bocca.
Per la prima volta in questa storia il dominante ero io. Non ero abituato, ma a questa esperienza mi ci adeguai velocemente.
Voleva che lo trattassi come fosse il mio maggiordomo, punendolo con vergate alle natiche se non mi ritenevo soddisfatto dei suoi servizi. Tutti i giorni mi riempiva di attenzioni, cucinando i piatti di mio gradimento, facendomi la pedicure. Ogni tanto mi faceva dei regali in denaro, in indumenti vari ed altre cose di cui potevo avere di bisogno. Il tutto subordinato al fatto che lo ricompensassi con la mia bocca, le mie mani, il mio cazzo e i miei piedi.
Purtroppo quella bella vita dopo circa un paio di mesi finì. Per quanta discrezione e impegno ci metteva il prete a nascondere la sua passione nei miei confronti e fare apparire la mia presenza in chiesa solo come una sorta di aiuto sacrestano, il chiacchiericcio delle comari di paese si faceva ogni giorno sempre più insistente tanto da indurlo a trovarmi velocemente un'altra sistemazione.
E fu così che trovai casa presso un facoltoso commerciante del luogo molto amico del prete, che mi diede pure un lavoro come tuttofare in una delle pizzerie da asporto di cui era proprietario e come alloggio un monolocale ricavato nell'ammezzato del punto vendita dove prestavo servizio.
Lui era un uomo giovane, sulla trentina d'anni, ma non proprio un adone o un gentleman. Era il classico cafone arricchito, la quintessenza del porco in tutti i sensi: fisicamente, nei modi in cui si rivolgeva ai suoi impiegati e senza ritegno negli appetiti culinari e, presto ebbi modo di scoprire, pure sessuali. Nonostante fosse formalmente sposato, però non faceva nulla per nascondere le numerose frequentazioni con prostitute, nemmeno alla moglie che, lo sapevano tutti, lo aveva sposato solo perchè ricco.
Ricordo che già al mio primo giorno di lavoro sentivo i suoi occhi addosso. Ad un porco depravato come quello, il mio aspetto effeminato dai tratti mediorientali non poteva passare inosservato. Seduto dietro al bancone della cassa mi seguiva con un'espressione beffarda e vogliosa, mentre aiutavo i pizzaioli, entravo ed uscivo dal magazzino delle provviste, pulivo e rassettavo il locale.
Poi a fine giornata, in tarda serata, mi disse che era molto contento di come avevo lavorato per essere il primo giorno e che aveva piacere di mangiare assieme una pizza che avrebbe fatto lui per me. Ovviamente avevo intuito subito dove sarebbe andata a finire la serata, ma non potevo non accettare, anzi lo ringraziai e mi dissi lusingato, era il mio nuovo padrone e da lui dipendeva l'ottenimento del permesso di soggiorno e dunque la mia vita.
Quindi siamo saliti nel mio monolocale per stare più comodi e soprattutto, disse lui, più tranquilli lontani da occhi indiscreti. Finito di cenare ci accomodammo sul divanetto dove volle gli raccontassi ancora la mia storia. Nel bel mezzo del racconto, si denudò il cazzo mi prese per la testa, me l'abbassò e me lo mise in bocca ordinandomi di dimostrargli cosa si era perso il mio maestro della madrasa denunciandomi e che dovevo meritarmi il posto di lavoro e la protezione che mi aveva dato.
Il suo cazzo era durissimo e niente male come dimensioni considerato che sbucava da sotto una pancia prominente, però puzzava perchè era dentro le stesse mutande dalla mattina. Ma nonostante il disgusto iniziale glielo spompinai lo stesso ben bene come sapevo fare io fino a farlo esplodere in una sborrata industriale. Il padrone ne fu soddisfatto e mi disse che così continuando avrei dimostrato di meritare il suo aiuto, però guai a me se mi fossi azzardato a dirlo a qualcuno e se non fossi sempre così sottomesso e disponibile. Non solo mi avrebbe licenziato, ma mi avrebbe fatto rispedire nel mio paese per direttissima. Fu così che tornai ad essere una schiava sessuale.
Per approfittare di me non aspettava solo l'orario di chiusura, c'erano dei momenti, in pieno orario di lavoro, in cui non appena mi vedeva entrare nel magazzino delle provviste, mi seguiva quatto quatto, chiudeva la porta a chiave e fra i sacchi di farina mi scopava in bocca e nel culo. Poi tornava al suo posto soddisfatto come se nulla fosse e nessuno degli altri impiegati osava chiedere come mai ci mettevo tanto a prendere una scatola di pelati.
Un pomeriggio all'apertura, mentre aiutavo il pizzaiolo ad accendere il forno, mi seguì nel ripostiglio della legna, pensai che mi volesse scopare subito, invece mi mostrò un sacchettino regalo dove c'era della lingerie femminile sexy rossa, trucchi, smalti per unghia, profumo e bagnoschiuma da donna. Mi disse che ero autorizzato a salire nel monolocale un ora prima della chiusura, che sapevo come utilizzare tutta quella roba e di farmi trovare sul letto al suo arrivo.
Così feci. Mi lavai, mi profumai, mi truccai, misi lo smalto a mani e piedi, indossai il completino sexy, mi guardai allo specchio e mi piacqui tantissimo: finalmente sembravo davvero una ragazza. Il mio sogno. Poi mi misi sul letto ed aspettai. Quando arrivò e mi vide in quella maniera, s'infoiò di brutto, lo notai subito dal rigonfiamento che gli creava l'erezione nei pantaloni della tuta. Stavolta prima si fece una doccia poi venne a letto nudo col solo asciugamano in vita che appena mi fu vicino si tolse via velocemente.
Lo spettacolo del suo corpo nudo e grasso era vomitevole, tra l'altro aveva pure un pò di bava che gli colava da un lato della bocca da com'era eccitato, ma era il mio padrone e dovevo sottostare alle sue voglie, ma almeno questa volta non puzzava di piscio.
Quindi rimanendo ancora in piedi mi fece inginocchiare sul letto e con forza mi schiaffò in bocca il cazzo già eretto al massimo. Ma evitò accuratamente di venire subito. Voleva godersi la serata quanto più a lungo era possibile. Così, dopo alcuni colpetti su e giù che mi faceva fare tenendomi la testa, lo tirò fuori, mi fece stendere sul letto, si mise su di me e togliendomi un indumento alla volta mi baciava e leccava la pelle nuda come fossi una donna vera.
Mentre usava la lingua faceva dei versi ripugnanti, simile ai suini. L'ultimo capo che mi tolse furono gli slip, così da leccarmi e succhiarmi il cazzo come fosse un clitoride, ma mi provocò un'eiaculazione che lo fece incazzare parecchio. Mi urlò “che cazzo hai fatto frocio di merda!”. Arrabbiato mi fece girare mettendomi alla pecorina e mi inculò violentemente urlandomi che il maschio era lui e io devo essere solo la sua lurida puttana. Mi faceva un male cane, ma lo assecondavo gemendo dei “perdono padrone”, “non lo faccio più padrone”, e poco prima di venirsene, uscì il cazzo dal mio culo mi fece girare e mi sborrò tutto in bocca grugnendo proprio come un maiale.
Pensavo fosse finita lì, perchè lo vidi accasciarsi esausto sul letto a gambe aperte e quasi addormentarsi. Invece non appena mi alzai per andare in bagno, mi afferrò per un braccio, mi chiese dove cazzo stessi andando e alla mia risposta che avrei voluto fare un bidet, mi ordinò di mettermi ancora fra le sue grasse cosce e lavorargli il cazzo fino a farlo ritornare duro e voglioso perchè mi desiderava ancora.
Ubbidii senza esitazioni e usando mano, lingua e bocca in men che non si dica glielo feci tornare eretto. Lui se ne compiacque e definendomi una brava puttana mi ordinò solo un pompino per concludere la serata perchè era tanto stanco per incularmi ancora.
Altre sere si presentava con qualche prostituta per farla ancora più porca. Io dovevo sempre aspettarlo a letto travestito da donna e per l'occasione mi comprò degli altri completini sexy ma di colori diversi, nero, bianco, viola, con autoreggenti o giarrettiera. Una volta mi volle pure infermiera sexy con tanto di camice bianco e cuffietta. Il mio ruolo era quello di mettere a sua disposizione le mie mani e la mia bocca prima come “scaldacazzo” che gli agevolasse la scopata con l'accompagnatrice di turno, e dopo come “riempisborra” quando se ne veniva perchè non sopportava il preservativo.
Poi dopo averle mandato via concludeva la serata con me nella la doccia che gli spompinavo il cazzo dopo avergli fatto il bidet.
Passai alcuni anni facendo la troia sottomessa ad ogni sorta di capriccio e depravazione del mio padrone, cosa che, comunque, mi fece meritare l'ottenimento dell'agognato permesso di soggiorno. Poi un giorno conobbi una persona che diede una svolta definitiva alla mia vita.
Da qualche tempo, infatti, notavo un bel giovane abbastanza distinto frequentare la pizzeria. Lui mi guardava e mi sorrideva sempre appena incrociava il mio sguardo, ma no come facevano gli altri. Non c'era curiosità morbosa o depravazione nei suoi occhi. C'era qualcosa di diverso. Ebbi modo di scoprirlo una mattina che libero dal lavoro lo incontrai per caso dentro un bar e fu lui a fare il primo passo. Mi offrì la colazione e nel corso della quale ci conoscemmo meglio.
Fu molto dolce e garbato, ma diretto. Infatti dopo aver sentito la mia storia, senza ulteriori preamboli, mi disse che gli piacevo molto e che veniva in quella pizzeria principalmente per vedere me. Aggiunse che non era giusto che bello e dolce com'ero facessi quella vita, che lui era un magistrato ed aveva degli amici che potevano aiutarmi.
In particolare si riferiva ad un medico che con delle cure a base di ormoni e un po' di silicone poteva cambiarmi sesso, cosa che mi avrebbe permesso di coronare quel sogno che si faceva ancora più forte tutte le volte che mi guardavo allo specchio con indosso la lingerie che mi regalava il mio padrone per soddisfare le sue voglie, e che mi sembrava irrealizzabile.
Non mi sembrava vero quello che mi stava per accadere. Si stavano esaudendo le mie preghiere. In breve tempo ci innamorammo ed una mattina mi invitò a casa sua dove per la prima volta nella mia vita feci l'amore, no solo sesso, ma l'amore quello vero.
Per lui quel giorno indossai un arrapante completino intimo che però avevo comprato io, compreso trucco e smalto, e per la prima volta agli occhi di un uomo non mi sentivo più una troia, ma una femmina vera. Lui di contro fu romantico e dolcissimo, creò la penombra e disseminò la camera da letto di candele profumate. In quella stanza c'era un'atmosfera giusta e un profumo stupendo compreso quello della sua pelle. Mi prese dolcemente sul letto dove ci baciammo e ci accarezzammo l'un l'altro con una passione che può esserci solo in una storia d'amore.
Abbiamo fatto un “69” stupendo, con lui sotto che si alternava a leccarmi un po' il culo e un po' a succhiarmi il cazzo, il tutto con una passione mista a dolcezza che mi faceva impazzire di piacere. Io sopra ricambiai con uno dei miei pompini più appassionati e goduriosi mai fatti, che quando sborrò dal piacere sembrò un vulcano in eruzione.
In breve tempo mi fece licenziare dalla pizzeria e andai a vivere con lui. Nel frattempo iniziai la cura con l'amico medico e dopo poco più di un anno persi quel poco di maschio che avevo addosso tranne il mio piccolo cazzo, perchè piaceva tanto al mio uomo, però allungai i capelli, mi crebbero due belle tette da quarta misura, si modellarono i fianchi, mi spuntò un delizioso culetto a mandolino. Si, il baco finalmente si trasformò in quella bellissima e coloratissima farfalla che aveva sempre desidearto. Ero felicissima e mi convinsi che dopo una vita fin troppo avventurosa, di cui sia chiaro non rinnego nulla, me l'ero proprio meritato.
Quindi da quel giorno iniziammo col fare la doccia assieme. Io lo masturbavo mentre lui insaponandomi mi toccava dappertutto, soffermandosi sul mio piccolo cazzo eretto verso il quale poi si inginocchiava per ciucciarlo facendosi sborrare in bocca.
Dormivamo nello stesso letto, al prete, tutte le sere prima di dormire e talvolta pure nei pomeriggi dopo pranzo, piaceva massaggiarmi e soprattutto leccarmi piedi e cazzo. In particolare gli piaceva distendersi in maniera opposta alla mia in modo da avere i miei piedi in faccia e il cazzo nella mia mano così da masturbarlo mentre me li leccava facendosi umiliare.
La mattina non avevo obblighi di alzarmi presto, anzi dormivo a mio piacimento e al risveglio il prete, con tanto di vassoietto, mi serviva il caffè a letto e mentre lo sorbivo, lui in ginocchio a bordo letto mi leccava i piedi accavallati, per poi, raggiunta la massima eccitazione, alzarsi avvicinarsi a me col cazzo eretto e io lo facevo venire con la bocca.
Per la prima volta in questa storia il dominante ero io. Non ero abituato, ma a questa esperienza mi ci adeguai velocemente.
Voleva che lo trattassi come fosse il mio maggiordomo, punendolo con vergate alle natiche se non mi ritenevo soddisfatto dei suoi servizi. Tutti i giorni mi riempiva di attenzioni, cucinando i piatti di mio gradimento, facendomi la pedicure. Ogni tanto mi faceva dei regali in denaro, in indumenti vari ed altre cose di cui potevo avere di bisogno. Il tutto subordinato al fatto che lo ricompensassi con la mia bocca, le mie mani, il mio cazzo e i miei piedi.
Purtroppo quella bella vita dopo circa un paio di mesi finì. Per quanta discrezione e impegno ci metteva il prete a nascondere la sua passione nei miei confronti e fare apparire la mia presenza in chiesa solo come una sorta di aiuto sacrestano, il chiacchiericcio delle comari di paese si faceva ogni giorno sempre più insistente tanto da indurlo a trovarmi velocemente un'altra sistemazione.
E fu così che trovai casa presso un facoltoso commerciante del luogo molto amico del prete, che mi diede pure un lavoro come tuttofare in una delle pizzerie da asporto di cui era proprietario e come alloggio un monolocale ricavato nell'ammezzato del punto vendita dove prestavo servizio.
Lui era un uomo giovane, sulla trentina d'anni, ma non proprio un adone o un gentleman. Era il classico cafone arricchito, la quintessenza del porco in tutti i sensi: fisicamente, nei modi in cui si rivolgeva ai suoi impiegati e senza ritegno negli appetiti culinari e, presto ebbi modo di scoprire, pure sessuali. Nonostante fosse formalmente sposato, però non faceva nulla per nascondere le numerose frequentazioni con prostitute, nemmeno alla moglie che, lo sapevano tutti, lo aveva sposato solo perchè ricco.
Ricordo che già al mio primo giorno di lavoro sentivo i suoi occhi addosso. Ad un porco depravato come quello, il mio aspetto effeminato dai tratti mediorientali non poteva passare inosservato. Seduto dietro al bancone della cassa mi seguiva con un'espressione beffarda e vogliosa, mentre aiutavo i pizzaioli, entravo ed uscivo dal magazzino delle provviste, pulivo e rassettavo il locale.
Poi a fine giornata, in tarda serata, mi disse che era molto contento di come avevo lavorato per essere il primo giorno e che aveva piacere di mangiare assieme una pizza che avrebbe fatto lui per me. Ovviamente avevo intuito subito dove sarebbe andata a finire la serata, ma non potevo non accettare, anzi lo ringraziai e mi dissi lusingato, era il mio nuovo padrone e da lui dipendeva l'ottenimento del permesso di soggiorno e dunque la mia vita.
Quindi siamo saliti nel mio monolocale per stare più comodi e soprattutto, disse lui, più tranquilli lontani da occhi indiscreti. Finito di cenare ci accomodammo sul divanetto dove volle gli raccontassi ancora la mia storia. Nel bel mezzo del racconto, si denudò il cazzo mi prese per la testa, me l'abbassò e me lo mise in bocca ordinandomi di dimostrargli cosa si era perso il mio maestro della madrasa denunciandomi e che dovevo meritarmi il posto di lavoro e la protezione che mi aveva dato.
Il suo cazzo era durissimo e niente male come dimensioni considerato che sbucava da sotto una pancia prominente, però puzzava perchè era dentro le stesse mutande dalla mattina. Ma nonostante il disgusto iniziale glielo spompinai lo stesso ben bene come sapevo fare io fino a farlo esplodere in una sborrata industriale. Il padrone ne fu soddisfatto e mi disse che così continuando avrei dimostrato di meritare il suo aiuto, però guai a me se mi fossi azzardato a dirlo a qualcuno e se non fossi sempre così sottomesso e disponibile. Non solo mi avrebbe licenziato, ma mi avrebbe fatto rispedire nel mio paese per direttissima. Fu così che tornai ad essere una schiava sessuale.
Per approfittare di me non aspettava solo l'orario di chiusura, c'erano dei momenti, in pieno orario di lavoro, in cui non appena mi vedeva entrare nel magazzino delle provviste, mi seguiva quatto quatto, chiudeva la porta a chiave e fra i sacchi di farina mi scopava in bocca e nel culo. Poi tornava al suo posto soddisfatto come se nulla fosse e nessuno degli altri impiegati osava chiedere come mai ci mettevo tanto a prendere una scatola di pelati.
Un pomeriggio all'apertura, mentre aiutavo il pizzaiolo ad accendere il forno, mi seguì nel ripostiglio della legna, pensai che mi volesse scopare subito, invece mi mostrò un sacchettino regalo dove c'era della lingerie femminile sexy rossa, trucchi, smalti per unghia, profumo e bagnoschiuma da donna. Mi disse che ero autorizzato a salire nel monolocale un ora prima della chiusura, che sapevo come utilizzare tutta quella roba e di farmi trovare sul letto al suo arrivo.
Così feci. Mi lavai, mi profumai, mi truccai, misi lo smalto a mani e piedi, indossai il completino sexy, mi guardai allo specchio e mi piacqui tantissimo: finalmente sembravo davvero una ragazza. Il mio sogno. Poi mi misi sul letto ed aspettai. Quando arrivò e mi vide in quella maniera, s'infoiò di brutto, lo notai subito dal rigonfiamento che gli creava l'erezione nei pantaloni della tuta. Stavolta prima si fece una doccia poi venne a letto nudo col solo asciugamano in vita che appena mi fu vicino si tolse via velocemente.
Lo spettacolo del suo corpo nudo e grasso era vomitevole, tra l'altro aveva pure un pò di bava che gli colava da un lato della bocca da com'era eccitato, ma era il mio padrone e dovevo sottostare alle sue voglie, ma almeno questa volta non puzzava di piscio.
Quindi rimanendo ancora in piedi mi fece inginocchiare sul letto e con forza mi schiaffò in bocca il cazzo già eretto al massimo. Ma evitò accuratamente di venire subito. Voleva godersi la serata quanto più a lungo era possibile. Così, dopo alcuni colpetti su e giù che mi faceva fare tenendomi la testa, lo tirò fuori, mi fece stendere sul letto, si mise su di me e togliendomi un indumento alla volta mi baciava e leccava la pelle nuda come fossi una donna vera.
Mentre usava la lingua faceva dei versi ripugnanti, simile ai suini. L'ultimo capo che mi tolse furono gli slip, così da leccarmi e succhiarmi il cazzo come fosse un clitoride, ma mi provocò un'eiaculazione che lo fece incazzare parecchio. Mi urlò “che cazzo hai fatto frocio di merda!”. Arrabbiato mi fece girare mettendomi alla pecorina e mi inculò violentemente urlandomi che il maschio era lui e io devo essere solo la sua lurida puttana. Mi faceva un male cane, ma lo assecondavo gemendo dei “perdono padrone”, “non lo faccio più padrone”, e poco prima di venirsene, uscì il cazzo dal mio culo mi fece girare e mi sborrò tutto in bocca grugnendo proprio come un maiale.
Pensavo fosse finita lì, perchè lo vidi accasciarsi esausto sul letto a gambe aperte e quasi addormentarsi. Invece non appena mi alzai per andare in bagno, mi afferrò per un braccio, mi chiese dove cazzo stessi andando e alla mia risposta che avrei voluto fare un bidet, mi ordinò di mettermi ancora fra le sue grasse cosce e lavorargli il cazzo fino a farlo ritornare duro e voglioso perchè mi desiderava ancora.
Ubbidii senza esitazioni e usando mano, lingua e bocca in men che non si dica glielo feci tornare eretto. Lui se ne compiacque e definendomi una brava puttana mi ordinò solo un pompino per concludere la serata perchè era tanto stanco per incularmi ancora.
Altre sere si presentava con qualche prostituta per farla ancora più porca. Io dovevo sempre aspettarlo a letto travestito da donna e per l'occasione mi comprò degli altri completini sexy ma di colori diversi, nero, bianco, viola, con autoreggenti o giarrettiera. Una volta mi volle pure infermiera sexy con tanto di camice bianco e cuffietta. Il mio ruolo era quello di mettere a sua disposizione le mie mani e la mia bocca prima come “scaldacazzo” che gli agevolasse la scopata con l'accompagnatrice di turno, e dopo come “riempisborra” quando se ne veniva perchè non sopportava il preservativo.
Poi dopo averle mandato via concludeva la serata con me nella la doccia che gli spompinavo il cazzo dopo avergli fatto il bidet.
Passai alcuni anni facendo la troia sottomessa ad ogni sorta di capriccio e depravazione del mio padrone, cosa che, comunque, mi fece meritare l'ottenimento dell'agognato permesso di soggiorno. Poi un giorno conobbi una persona che diede una svolta definitiva alla mia vita.
Da qualche tempo, infatti, notavo un bel giovane abbastanza distinto frequentare la pizzeria. Lui mi guardava e mi sorrideva sempre appena incrociava il mio sguardo, ma no come facevano gli altri. Non c'era curiosità morbosa o depravazione nei suoi occhi. C'era qualcosa di diverso. Ebbi modo di scoprirlo una mattina che libero dal lavoro lo incontrai per caso dentro un bar e fu lui a fare il primo passo. Mi offrì la colazione e nel corso della quale ci conoscemmo meglio.
Fu molto dolce e garbato, ma diretto. Infatti dopo aver sentito la mia storia, senza ulteriori preamboli, mi disse che gli piacevo molto e che veniva in quella pizzeria principalmente per vedere me. Aggiunse che non era giusto che bello e dolce com'ero facessi quella vita, che lui era un magistrato ed aveva degli amici che potevano aiutarmi.
In particolare si riferiva ad un medico che con delle cure a base di ormoni e un po' di silicone poteva cambiarmi sesso, cosa che mi avrebbe permesso di coronare quel sogno che si faceva ancora più forte tutte le volte che mi guardavo allo specchio con indosso la lingerie che mi regalava il mio padrone per soddisfare le sue voglie, e che mi sembrava irrealizzabile.
Non mi sembrava vero quello che mi stava per accadere. Si stavano esaudendo le mie preghiere. In breve tempo ci innamorammo ed una mattina mi invitò a casa sua dove per la prima volta nella mia vita feci l'amore, no solo sesso, ma l'amore quello vero.
Per lui quel giorno indossai un arrapante completino intimo che però avevo comprato io, compreso trucco e smalto, e per la prima volta agli occhi di un uomo non mi sentivo più una troia, ma una femmina vera. Lui di contro fu romantico e dolcissimo, creò la penombra e disseminò la camera da letto di candele profumate. In quella stanza c'era un'atmosfera giusta e un profumo stupendo compreso quello della sua pelle. Mi prese dolcemente sul letto dove ci baciammo e ci accarezzammo l'un l'altro con una passione che può esserci solo in una storia d'amore.
Abbiamo fatto un “69” stupendo, con lui sotto che si alternava a leccarmi un po' il culo e un po' a succhiarmi il cazzo, il tutto con una passione mista a dolcezza che mi faceva impazzire di piacere. Io sopra ricambiai con uno dei miei pompini più appassionati e goduriosi mai fatti, che quando sborrò dal piacere sembrò un vulcano in eruzione.
In breve tempo mi fece licenziare dalla pizzeria e andai a vivere con lui. Nel frattempo iniziai la cura con l'amico medico e dopo poco più di un anno persi quel poco di maschio che avevo addosso tranne il mio piccolo cazzo, perchè piaceva tanto al mio uomo, però allungai i capelli, mi crebbero due belle tette da quarta misura, si modellarono i fianchi, mi spuntò un delizioso culetto a mandolino. Si, il baco finalmente si trasformò in quella bellissima e coloratissima farfalla che aveva sempre desidearto. Ero felicissima e mi convinsi che dopo una vita fin troppo avventurosa, di cui sia chiaro non rinnego nulla, me l'ero proprio meritato.
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