Storie vere - Mortal kombat - 4

di
genere
etero

Molto molto molto figo. Anche molto molto molto stronzo. Probabilmente anche molto più di un receptionist. Non ha nemmeno il badge con il nome sul bavero della sua inappuntabile giacca blu in misto lino. Piccola vendetta che mi concedo, l'occhiata che gli riservo quando lo vedo uscire allo scoperto dal bancone: ma ve l'ha mai detto nessuno quanto siete ridicoli in giacca, cravatta e bermuda? Con i calzettoni di colore bianco, poi.

E' stato lui a dirmi "siamo al completo, non ha prenotato?". Sì che ho prenotato, anzi hanno prenotato per me. Ma non qui, da un'altra parte. E' colpa mia se questo è uno dei due resort più fichi di Darwin? Quello con la posizione migliore, però, proprio sulla spiaggia. Non vorrete mica che vada nell'alberghetto che mi ha prenotato Morr, in centro. Sono certa, anzi stracerta, che ci fa la cresta.

Un'altra cosa di cui sono certa è che il figo-stronzo qui davanti stia mentendo. Cioè, non lo so se sono davvero al completo, ma se anche ci fosse un bungalow o una stanza libera non me l'avrebbero data. Scommetto che è lo zaino. La canotta fino all'ombelico e gli short di jeans inguinali andavano bene, a giudicare dall'occhiata che mi ha lanciato. Lo zaino no. Mi hai presa per una autostoppista, deficiente? Sono arrivata qui dall'Italia alzando il pollice, secondo te?

Lo faccio spesso, soprattutto quando parto così, all'improvviso. Se non trovo quello che mi piace dormo sulla spiaggia, nel sacco a pelo. Si fanno incontri interessanti, tipo quella volta a Fuerteventura che incrociai un gruppo di fattoni portoghesi. Mi feci sbattere da due ragazzi e poi scopai la ragazza di uno di loro, Manoela. La perfezione nelle tette abbronzate e la mia stessa passione per la lingua infilata nel culo.

Certo, possono anche capitarti brutte avventure, come una volta in spiaggia di notte a Essaouira. Mi svegliò il coltello alla gola di un tipo. Mica marocchino, tedesco. Chiaramente ubriaco, probabilmente strafatto e per questo molto pericoloso. Con un compare dietro di lui che ghignava. Di quello che mi diceva capivo sì e no una parola su dieci, ma cosa volesse era evidente. Ora, dovete sapere che noi del quattrocentoventunesimo stormo siamo obbligati a girare armati, quando siamo all'estero. E' una cosa che probabilmente è legata ai rischi di rapimenti e alla riservatezza delle nostre missioni, ai segreti che ci portiamo dentro. Naturalmente quando sono in vacanza me ne fotto altamente, ma di notte in spiaggia, beh, mi sento più sicura. Sono pistole di plastica, che sfuggono ai metal detector. Ma state tranquilli che se vi prendono vi fanno un buco così. Me ne accorsi durante le esercitazioni al poligono, la prima volta. Il bersaglio non lo beccai mai, nemmeno per sbaglio. In compenso dovettero rifare tutto l'intonaco del muro. Ricordo ancora l'istruttore di tiro che mi diede una pacca sulla spalla e mi disse "Annalì, vabbè, se serve tirala fuori per deterrenza, ma tieni sempre la sicura, eh?". Quella notte invece la sicura la tolsi. Lo stronzo con il coltello mi stava sopra, sbagliare era impossibile. Avrei voluto sparargli proprio in mezzo alle gambe, per nemesi, invece quasi gli portai via una caviglia. Con il secondo colpo beccai sì i coglioni, ma quelli del suo amico. Mai capito come abbia fatto, non era lui che volevo colpire. Tuttavia, poiché avevo sparato da dentro il sacco a pelo, alla fine la vera rottura di coglioni fu doverne rimediare un altro.

Ma torniamo al figo-stronzo. Ok, gli faccio, non è che prima di rimettermi in cammino posso prendere qualcosa al bar? Mi dice "vada pure" nemmeno a parole, con un gesto della mano. Dio quanto è stronzo. Sarà anche un gran figo ma dio quanto è stronzo.

Tuttavia, per carattere, formazione e per lavoro, sono abituata ad avere un piano B. E' il momento di metterlo in pratica. Anche questa non è una novità. Sostanzialmente, si tratta di farsi rimorchiare. Non che sia semplice, non vi illudete. Ma il più delle volte una si mette lì e... da cosa nasce cosa. Il più delle volte, ripeto, non sempre. Ci vuole soprattutto pazienza.

Sono al secondo long drink e me ne sto seduta su uno sgabello a parlare amabilmente con il bartender. Ho già respinto le avances di un asiatico palesemente assurdo. A parte il fatto che sarà stato dieci centimetri più basso di me, a tutto c'è un limite, soldi o non soldi. Meglio dormire sulla spiaggia. Ma c'è ancora tempo, il pomeriggio è appena iniziato.

Un paio di ore dopo si avvicinano due uomini, si presentano come Mike e Paul. Trenta, trentacinque anni. Difficile dire. Verosimilmente fratelli, anche se non proprio due gocce d'acqua. A occhio, anche se in costume da bagno, pieni di soldi. Con due fratelli mai capitato, penso. Con due amici sì, e anche con una coppia. Due fratelli, mai. C'è anche qualcosa che non torna, perché alzandosi dai lettini hanno lasciato in mezzo una sventola rossa. Tra cappello e occhiali da sole non la vedo bene, ma se il viso mantiene ciò che il corpo promette è meglio, come genere femminile, fare tutte un passo indietro e dirle "ok, scegli il meglio fico, poi ce la vediamo tra noialtre".

I due non sono per l'esattezza due Adoni, ma nemmeno da buttare via. Il più carino è Mike, deve essere il più grande, ma anche il più chiuso. Quello espansivo è Paul, simpatico, battuta pronta, ironico, sveglio. Mi sorprende che non faccia una piega quando gli dico che in Italia lavoro in un McDonald's. Sono abbastanza fiduciosa, non so come evolveranno le cose ma a sto punto mi aspetto almeno un invito a cena. Tuttavia, come vi dicevo prima, queste situazioni sono imprevedibili. E l'imprevedibilità si manifesta nel momento in cui Mike si scusa e si allontana. Verso il bagno, immagino.

- Sei una prof, vero?

- Uh?

- Una escort, è evidente.

- Potrei anche incazzarmi, eh? Perché dici questo?

- Per farti una proposta.

- Che proposta?

- Io e Scarlett lo abbiamo portato con noi perché è fortemente depresso, se ti prendessi cura di lui sarei molto generoso...

- Perché è depresso? E' proprio malato?

- No, ma ha chiuso con la sua fidanzata storica un anno e mezzo fa. Da allora non è più lui.

- C'è un piccolo particolare, io non ho un bungalow qui, non ho una stanza, niente di niente, mi hanno detto che sono pieni.

- Questo in un certo senso è anche meglio...

- Non dovrei essere io a dirlo maaa... e se si innamora?

- Non si innamora, non ti preoccupare. Tu dagli solo del buon sesso e un po' di tenerezza.

Paul apparecchia abbastanza bene la cosa. Tipo "Mike, io e Scarlett ospitiamo Annalisa nel nostro bungalow, poverina, è rimasta senza stanza". Chiaramente Mike si offre di ospitare la piccola fiammiferaia sotto il suo tetto. "C'è tanto posto". Cosa tra l'altro vera: un bungalow qui è di certo più grande del mio bilocale+bagno+cucina. La prima notte dormo in una stanza che non è quella di Mike. E' molto riservato, molto timido, molto gentiluomo. Paul e Scarlett sono un'ottima compagnia, anche se lei appare diffidente. Cioè, non lo so se è così. Mi guarda in modo strano, forse passare le vacanze con una troia non era nei suoi progetti.

Il primo bacio io e Mike ce lo scambiamo la seconda sera, davanti a una luna spettacolosa. Sembriamo due coppie di studenti che pomiciano sulla spiaggia, ma in verità è tutto molto romantico. Il primo pompino invece glielo faccio quando ci ritiriamo nel bungalow. Per essere uno che non combina da un po' di tempo, dura abbastanza. In compenso faccio davvero fatica a buttare giù tutto.

Peccato che a scoparci sia noioso, Mike. Altrimenti sarebbe davvero la vacanza perfetta. La sera mi si butta sopra e comincia a spingere. Sempre nello stesso modo, sempre nella stessa posizione. Lui sopra io sotto. Parte e stantuffa come un forsennato, quasi con disperazione. Certe volte vorrei dirgli "guarda che mica stiamo alle Olimpiadi", ma lascio perdere. Per fortuna il mio primo orgasmo è sempre abbastanza rapido. Il secondo invece, il più delle volte, lo fingo. Fingere in fondo non costa nulla, la ritengo una cortesia nei suoi confronti. Dopo un paio di giorni fingo anche a parole: "Nessuna mi ha mai scopata come te", sussurrato con il suo cazzo ancora dentro e lui che mi ansima sopra. Perché lo faccio? Beh, non perché lo farebbe una professionista. Ho già deciso che i soldi di Paul non li accetterò. Lo faccio perché è carino e triste, gentile e malinconico. Senza nominarla e senza darlo a vedere parla spesso della sua ex, lo intuisco. Come uno che si strugge perché gli hanno strappato via la gran voglia di vivere che si portava dentro. E poi, particolare da non sottovalutare, paga tutto lui. Dalla gita in barca alle isole Tiwi alle boutique di Darwin, dalle cene al conto del bar. Io lo ripago come mi ha chiesto di fare Paul: pussy & tenderness, perché non dovrei? L'unico momento di bel sesso è la mattina, con il pompino del buongiorno: lo sveglio, lo succhio e poi gli salgo sopra, mi impalo, faccio la cowgirl. Godo senza fingere e quando sta per farlo lui mi butto giù a ingoiare. Così come non fingo quando gli dico "che bel cazzo Mike, lo sento tutto". Perché la verità è che un cazzo discreto ce l'ha per davvero, se lo sapesse usare sarebbe il Luna Park. Proprio un peccato.

La sorpresa piuttosto è Scarlett – i genitori hanno avuto occhio, con il nome - con cui mi trovo benissimo. Dopo la diffidenza iniziale siamo due bff. Spettegoliamo e ci confidiamo, ci inabissiamo nella spa sotto le mani di abili massaggiatori thai e andiamo a fare jogging insieme. Facciamo il giro dei negozi con le carte di credito dei due fratelli. Ci proviamo nel suo bungalow i vestiti e i costumi da bagno appena comprati. A vederla nuda mi prende un colpo ogni volta, bacerei e leccherei ogni singola cellula del suo corpo. Ma non oso fare qualcosa che potrebbe rompere l’incantesimo. L’unica volta che riesco a trattenermi per miracolo è, in verità, più per colpa sua che mia. “Oh Annalisa, come mi piacerebbe potere andare in giro senza reggiseno come te”. “Io veramente me ne metterei quattro per avere le tette come le tue”. “Ma le tue sono così graziose…”. Dice “charming” e me ne sfiora una con la mano. Il modo in cui le dico “grazie” potrà sembrarle timido e pieno di vergogna per la reazione sfacciata del mio capezzolo. In realtà devo trattenermi dal saltarle addosso. Lei però intanto chissà cosa pensa di una puttana timida e vergognosetta.

L’altra sorpresa, ma fino a un certo punto, è Paul. Lui è Scarlett fanno davvero una bella coppia. Uniti, innamorati, mai appiccicosi. Più di una volta, nel corso dei giorni, mi dice “non pensavo che fossi così”. Non so bene cosa intenda ma un’idea ce l’ho: per essere una mignotta sono sin troppo brillante, a modo, sensibile.

Però per lui sempre una mignotta rimango, è chiaro.

Arriva un pomeriggio dopo la palestra, ancora bagnato dalla doccia fatta in spiaggia. Mi raggiunge all’ombra di un gazebo fatto di foglie, dietro il bar, mentre sto sorseggiando un Sex on the beach. Si siede accanto a me.

- Che ti porto, Paul?

- Dovrei farmi un milkshake, ma penso che berrò una birra.

Gliela vado a prendere. Lo so che mi osserva mentre sculetto. Ma non è la prima volta e del resto lo fanno tutti. Lo informo che Mike è a letto che dorme rincoglionito dal sole e dal vento preso in barca e che Scarlett è in centro città a cambiare degli abiti.

- Mike sembra rifiorito.

- Mi fa piacere, ma a volte è così malinconico.

- Ha sofferto parecchio, tu eri quello che gli ci voleva.

- Fica e tenerezza?

- Bella fica e bella tenerezza, se devo essere sincero.

- Grazie!

- C’è qualche extra per me?

Lo dice mentre mi mette una mano in mezzo alle cosce. Senza tentennamenti, come se fossi roba sua. In verità, in parte lo sono, almeno di questo è convinto lui. Resto di sasso, presa alla sprovvista. Devo fare due sospiri belli lunghi. Mentre li faccio lui infila la mano nel costume, mi volto a guardarlo e mi piacerebbe davvero sapere che faccia ho. Scatto da seduta con tutti i muscoli e i nervi che ho quando mi infilza. E’ un modo bastardo e autoritario che mi attira sempre, non posso mentire. E nemmeno la mia fica che si bagna può mentire.

- Non si può fare, Paul.

- Qui no, nel mio bungalow sì.

Se il fratello è monocorde, lui è un vero vulcano. Davanti, da dietro, di sopra, di sotto, di lato. Anche troppa grazia. Schiaffi sul culo e pure un paio di schiaffi in faccia. Non mi fanno proprio piacere, ma ammetto che ci stanno. Pensa che sia una troia, dunque mi chiava come una troia. Non ho nemmeno bisogno di dirgli "vienimi in bocca", ci pensa da solo. Milkshake, appunto. E al secondo round mi incula. Senza preavviso e senza riguardi. Facendomi male ma facendomi anche dire dopo un po' "dio quant'è bello essere inculata così", quasi ridendo. Peccato che non lo capisca, perché sono così partita che glielo dico in italiano. Alla fine, con uno di quei gesti di sfregio che mi fanno impazzire, tira fuori da un cassetto un dildo e me lo infila dove ha appena finito di scempiarmi. Ci metto un po’ prima di recuperare il dono della parola.

- Vedo che a Scarlett piace divertirsi...

- Taci, se lo venisse a sapere...

- Gelosa, eh?

- Ma sai che gliene frega se scopo una puttana... se venisse a sapere che ti ho scopata senza di lei...

- Che cazzo dici?

- Uh uh, abbiamo fatto dei giochetti sai? A lei piace fare finta di essere una puttana, ma le piacerebbe molto di più scoparti insieme a me.

- Sei serio?

- Molto serio.

- Ma porca zozza – dico anche stavolta in italiano, affondando la mia delusione nel cuscino.

- Paul, questo coso vibra?

- Sì.

- Ce la fai a farne un'altra?

- No...

- Allora accendilo e scopami con le dita...

In inglese suona più sexy, questioni di polisemia: "Turn it on and fist me". Nella mia immaginazione, lui mi scopa e Scarlett mi lavora con il dildo. In ogni caso, l'orgasmo migliore di tutta la vacanza.

La notte a Mike non gliela do. Lui è stanco e a me non va di fare confronti. Sul telefono trovo un messaggio del Comandante Morr: “Preparati, domattina ti vengono a prendere”. “Non sono nella topaia che mi ha prenotato lei”. “Lo sappiamo benissimo dove stai”. Mentre Mike dorme preparo lo zaino. Domattina, penso con un po’ di tristezza, ultimo pompino del buongiorno e ultima scopata con questo gentiluomo malinconico.

A colazione, in costume, come gli altri. Voglio che sappiano solo all’ultimo momento. L’unica eccezione la faccio per Scarlett. Quando si alza e dice “torno subito” le zompetto dietro: “Aspetta, vengo anche io”, la seguo in bagno portandomi appresso lo zainetto.

- Scarlett, non dirlo agli altri, sto per partire da un momento all'altro.

- Davvero? Perché?

- Lavoro, dear, lavoro.

- Mike ci rimarrà male...

- Spero di avergli restituito un po' di gusto per la vita... senti, volevo dirti una cosa.

Per la verità non voglio "dirle" nessuna cosa. Voglio "farle" una cosa. La bacio e, mentre la bacio, le infilo le mani nel costume. Quando sento che comincia a essere pronta, la penetro. Di solito non sono mai così brusca, ma non abbiamo troppo tempo e ho anche una certa voglia di ridurla a brandelli. Si appoggia a un ripiano e apre le gambe. Smettiamo di baciarci e ci fissiamo negli occhi. E' mia, lo so io e lo sa lei. Gli occhi non mentono.

- Tu non sei una escort, vero?

- No, e non lavoro nemmeno da McDonald's - le sorrido.

Gode irrigidendosi di scatto, censurando il gemito, scuotendo i capelli rossi. Vorrei essere un uomo solo per sentirmi stringere il cazzo così come stringe le mie dita. Sussurra "dio come ho sognato questo" dopo che le ho infilato quelle dita in gola per farmele pulire. Mi inginocchio, le abbasso il perizoma e gliela lecco, non voglio rinunciare al suo sapore. Ci starei ore, ma è solo un assaggio, non abbiamo tempo. Sopra di noi il rumore assordante di un elicottero. Mentre si riprende tiro fuori dallo zainetto penna e post-it, scrivo. Le infilo il post-it nelle mutandine del costume. "Andiamo Scarlett, quello è il mio numero, di solito rispondo".

Quando ritorniamo al tavolo nessuno fa caso a noi. La scena è monopolizzata dall'elicottero militare atterrato cento metri più in là, sul prato all'inglese. Intorno a noi vola di tutto. Alzo un braccio per farmi vedere dal soldato che è appena sceso. Io e Scarlett ci avviciniamo a Mike e Paul che osservano la scena perplessi.

Il soldato si avvicina, con tanto di mimetica e casco. Scatta in un saluto militare.

- Tenente di volo Harrison, signore. Ho l'ordine di condurla alla base Raaf.

- Riposo, tenente, chiamate "signore" anche le donne, in Australia?

- Sì signore, dobbiamo andare signore. Le ho portato questa.

- Vada a prendere il mio zaino alla reception, per favore, la raggiungo sull'elicottero.

Va bene, facciamo questa pantomima. Mi infilo la tuta che mi è stata porta, mimetica anch'essa, e i Ray-ban a goccia. Mi volto verso Scarlett, Paul e Mike. Più che perplessi ora sono esterrefatti.

- Già con la mia taglia le tute mi fanno un brutto culo, questa è pure più grande... e poi il mimetico andava fino all'anno scorso...

Scarlett non reagisce, Paul non reagisce, Mike non reagisce. Eppure era a loro che parlavo. Saluto con un bacetto Scarlett e Paul, "thanks for everything". A Mike, semiparalizzato, infilo proprio la lingua in bocca.

- Ma chi sei?

- Nel mio Paese c'è una favola con un personaggio, la Fata Turchina. Sono la Fata Turchina, vengo dal cielo, me ne vado dal cielo. Ma se vuoi chiamarmi blowjob's fairy per me va bene lo stesso...

Mi chino verso l'orecchio di Mike, voglio dirgli una cosa che gli altri non devono sentire. Non è nulla di speciale, lo faccio perché sappia che è una cosa che voglio condividere solo con lui.

- La tristezza non è obbligatoria, Mike, sei una persona fantastica... buona vita e buon tutto.




CONTINUA



scritto il
2021-06-19
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